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Autore: Smocchan    30/03/2011    7 recensioni
La notte era giovane e l’aria era umida. Era un giorno d’estate. Ero con Beth e Lindsay a Siviglia in Spagna da quasi 2 settimane, questa era l’ultima notte e ognuna di noi aveva deciso di fare qualcosa di diverso. Lindsay, come sempre, entrò in tutti i negozi aperti a far shopping, come se non avesse già abbastanza cose, mentre Beth aveva stretto amicizia con un paio di ragazze e si erano organizzate per frequentare un club di yoga. Patetico. Io…avevo deciso di passarla in un bar che avevo scoperto una settimana prima, molto carino ed accogliente e soprattutto ti davano in omaggio le “tapas”, piccoli antipasti. Oltre a questo facevano un caffè strepitoso, il caffè leche credo che sia. Non sono molto pratica in fatto di nomi spagnoli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Alejandro/Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte era giovane e l’aria era umida.

Era un giorno d’estate. Ero con Beth e Lindsay a Siviglia in Spagna da quasi 2 settimana,questa era l’ultima notte e ognuna di noi aveva deciso di fare qualcosa di diverso.

Lindsay, come sempre, entrò in tutti i negozi aperti a far shopping, come se non avesse già abbastanza cose, mentre Beth aveva stretto amicizia con un paio di ragazze e si erano organizzate per frequentare un club di yoga. Patetico.

Io…avevo deciso di passarla in un bar che avevo scoperto una settimana fa, molto carino ed accogliente e soprattutto ti davano in omaggio le “tapas”, piccoli antipasti.

Oltre a questo facevano un caffè strepitoso, il caffè leche credo che sia. Non sono molto pratica in fatto di nomi spagnoli.

Ho preso posto a sedere praticamente nel mezzo della sala e aspetto Carmen, la cameriera che prende sempre le mie ordinazioni, simpatica, ma non posso definirla un’amica.

Nessuno può esser definito mio amico.

I tavoli erano piccoli, massimo per 3 persone, le finestre erano alte e grandi, dalla mia postazione potevo scorgere la luna piena.

Improvvisamente si innalzò nel locale della nebbia artificiale, questo era il segno che preannunciava l’arrivo dei “Los Cabarillos”, dei musicisti di quartiere che deliziavano l’atmosfera con le loro canzoni tipiche del posto.

-Fotocellule y senoritas Bienvenido a La Habitación de los Amantes!"- esclamò il direttore del bar prendendo il microfono in mano -¡Que Permita introduzca Alejandro!- il proprietario se ne andò dal palco lasciando spazio ad un ragazzo seduto su una sedia mentre cominciava a strimpellare la chitarra.

Aveva la pelle abbronzata, lunghi capelli scuri e un sorriso sulle labbra. Nonostante il caldo indossava un camicia rossa a maniche corte, pantaloni lunghi e stivali.

Era seduto con gli occhi chiusi aspettando che la gente rimanesse in silenzio prima di cominciare a suonare e a cantare con la sua voce di velluto come la seta. Mi incantai – Chi è che…- i miei pensieri furono interrotti quando udìì la voce di Carmen – Hola Heater! Ti vedo distratta – aveva dichiarato

- Chi è quello? – domandai senza un briciolo di formalità, mi guardai indietro e notai che i suoi occhi verdi erano puntati verso di me.

- El es Alejandro, uno del luogo, strano che tu non l’abbia mai incontrato – disse mentre tirava fuori il blocchetto per le ordinazioni – Il solito? –

Annuii non molto attenta, quei suoi occhi avevano catturato il mio sguardo

- Stai lontana da lui chica – aveva detto prima di andarsene. Un tipo pericoloso eh? Veramente interessante, come ho fatto a non notarlo gli altri giorni solo dio lo sapeva.

Aveva finito il suo e si alzò in piedi inchinandosi – Gracias! Esta cancion era dedicata a la Mujer de mi Suenos, la donna dei miei sogni – si guardò attorno per un attimo e poi tornò a fissare me sorridendo. In quel momento sentii le mie guance avvampare.

- Tieni – disse Carmen poggiando il caffè davanti a me – Heather, non fidarti di quel tipo, usa la musica per ingannare le donne –

- Lo terrò a mente – soffiai per far raffreddare la bevanda, non ero un’idiota che si faceva sedurre dal primo che capitava, sapevo esser molto ma molto…

- Hola chica – la voce di quel ragazzo mi aveva fatta sobbalzare dalla sedia, allora quella di prima non era una mia impressione. Stava veramente fissando me.

- Posso sedermi? – chiese gentilmente - si – risposi con troppa precipitazione, accidenti a me. - Allora, piaciuto lo spettacolo? – - Moltissimo, dove hai imparato a suonare in quel modo – domandai bevendo un sorso di caffè - Mia madre, era anche a lei una musicista e il suo sogno era quello che io diventassi come lei…purtroppo la morte l’ha portata via prima di vederlo realizzato – sospirò - M-mi dispiace…- avevo toccato un tasto dolente a quanto pare

- Non importa, piuttosto che dici di uscire da qui? Fa un po’ troppo caldo -, mi aveva letto nel pensiero o cosa? - Ehm…d’accordo, prima però devo pag…- Alejandro mi prese la mano trascinandomi fuori dal tavolo – Non ti preoccupare chica, ci penso io dopo, adesso andiamo –

Andiamo? E dove? Quello lì non mi convinceva, e se Carmen intendeva che era pericoloso perché era un maniaco sessuale? In caso avrei utilizzato le mosse di difesa femminili. Non avevo problemi.

Andammo a finire verso il ponte in cui si poteva scorgere il riflesso della luna nell’acqua del fiume, uno spettacolo meraviglioso – Allora, come trovi la Spagna? – domandò fissandomi dritta negli occhi – Fantastica, purtroppo domani devo tornare a casa, preferirei restare qui ancora un po’ – - Resta allora – aveva detto con molta tranquillità - Ho il test di ammissione all’università tra una settimana, devo esser pronta – ero scoraggiata, avrei dovuto venirci prima in Spagna altroché, non avrei avuto questo peso – Comunque prima al bar stavi fissando me…perché?- domandai con il cuore a mille notando che si trovava a pochi centimetri da me – Avevo detto la ragazza dei miei sogni prima…Sembri…- oramai ci dividevano pochi millimetri – lei – Un bacio. Aveva poggiato le labbra sulle mie e non mi era nemmeno opposta, sentii come una scarica elettrica passarmi per tutto il corpo, la scintilla dell’amore? Sciocchezze, eppure ora la sentivo.

Lo baciai con più forza, come ero contenta che Lindsay e Beth se ne fossero andate per i cavoli loro, se avessero visto me,Heather, la ragazza che non voleva avere una storia estiva stava baciando un ragazzo di cui sapeva solo il nome. Si staccò da me - Ti sta squillando il cellulare - Bene, chi cavolo rompe a quest'ora sul punto più bello? Lo presi fuori e risposi con più freddezza possibile - Che vuoi Beth? -, potei scorgere un sorriso nel volto di Alejandro.

- Scusa Heather se ti ho disturbata ma...Lindsay sta male, ha mangiato qualcosa e le si è fermato in gola, abbiamo bisogno di una mano - - Chiama il 118! Non sono mica un'infermiera! - - Ti prego Heather - ribadi, udii i gemiti di Lindsay, allora non era una pagliacciata - Ok - avevo detto chiudendo il cellulare con rabbia. - Vai dalla tua amica, sarai molto più utile lì che stare qui con me - ,quel ragazzo era anche altruista, non c'era nulla di sbagliato in lui eppure ero sicura che nascondesse qualcosa - Aspetterò il tuo ritorno - diede un bacio dolce alla mia mano prima di voltarsi e cominciare a suonare la chitarra di nuovo e a cantare - Usted siempre será mi canción - Sorridevo mentre mi giravo dalla parte opposta alla sua - Lei sarà sempre la mia canzone -. Non piango disperata, non corro da lui dicendogli - Non te ne andare -, non voglio un finale alla Moccia. La mia sicurezza è che lo rincontrerò...un giorno.

   
 
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