Nascondino
Era una triste e piovosa giornata a Netherfield. Jane era ancora
costretta a letto dalla malattia, Bingley steso sulla sua sedia giocherellava
con un cuscino pensando a lei, Darcy sedeva contento leggendo il suo libro
(ciononostante aveva letto la stessa frase per molte volte), Caroline sedeva al
tavolo mescolando e rimescolando un mazzo di carte, e Lizzie sedeva alla panca
della finestra guardando il cortile bagnato. Caroline emise un sospiro
frustrato e poi, con un sorriso birichino, posò le sue carte ed esclamò,
“Non potremmo giocare a qualche sorta di gioco che ci rianimi un po’?”
Darcy e Lizzie alzarono lo sguardo verso Caroline per un momento, ma poi
tornarono alle loro precedenti attività. Bingley fu il solo a rispondere
curioso,
“Che tipo di gioco Caroline?”
“Credo che questo sia l’ambiente perfetto per giocare a nascondino;
abbiamo molti posti in cui nasconderci.” Bingley pensò subito che fosse una
fantastica idea e chiese,
“Sì, andiamo! Venga Signorina Elizabeth, non vuole unirsi a noi?” disse
rivolto verso di lei. Lei lo guardò, poi guardò Caroline e quindi rispose,
“Immagino che sarà più divertente che restare seduti. Sì, credo che mi
unirò a voi.” Darcy guardò verso di lei e pensò ai giovamenti e ai problemi che
avrebbe portato la sua partecipazione a questo gioco. Se lui e Caroline fossero
stati soli insieme sarebbe stato un disastro, il suo desiderio di restargli
vicino non gli era nascosto. Ma d’altro canto se lui e
“Darcy, vieni subito non possiamo divertirci molto con sole tre
persone.” Darcy acconsentì, alla condizione di limitare le stanze nelle quali
nascondersi. Bingley fu d’accordo, sapendo che Elizabeth non era abituata alla
casa quanto loro, e pertanto suggerì alcune stanze al piano di sotto e le due
camere da letto sopra le scale.
“Vogliamo pescare le carte per vedere chi si nasconderà?” Suggerì
Bingley. Poi prese un mazzo e lasciò che Elizabeth pesasse la prima: un tre.
Caroline prese infastidita la carta successiva, pregando che fosse un due… un
otto. Bingley pescò un quattro e poi Darcy pescò un re. Lizze sorrise e pensò
tra sé che non è la carta appropriata.
“Bene Signorina Elizabeth, lei si nasconderà per prima; conosce le
regole. Noi conteremo fino a cento, uno… due… tre… quattro…” Il Signor Bingley
chiuse gli occhi e la scacciò via con la mano. Lei si avviò verso il salone e
pensò, non ci sono molti posti per
nascondersi nella sala da colazione, o nella biblioteca se è per questo. Ah, ci
sono sempre angoli e fessure nelle camere da letto! Corse delicatamente ma
velocemente su per le scale e nella stanza a destra. Appena entrata chiuse la
porta e corse nel bagno. Il gabinetto è
perfetto! Nessuno mi cercherà lì. Si sedette rapidamente nel mezzo e chiuse
la porta, lasciando solo una piccola apertura per vedere fuori.
Si rilassò per un momento, congratulandosi con se stessa per il bel
lavoro che aveva fatto trovandosi un nascondiglio, e poi sentì qualcuno entrare
nella stanza. Erano passi lunghi e forti, quindi non poteva essere la signorina
Bingley, ma quale dei gentiluomini era? Lizzie allungò il collo per guardare
attraverso la fessura ma ancora non ci arrivava, così posò una mano sul pavimento
vicino a lei per sostenersi. Appena posò la mano sul pavimento sentì un dolore
acuto al palmo.
“Ah!” urlò inconsapevolmente, poi strinse a se la mano offesa,
maledicendosi per aver fatto scoprire la sua posizione. Subito sentì i passi
venire verso la sua direzione e fermarsi davanti al bagno. Aprirono
improvvisamente la porta con suo grande stupore, era il Signor Darcy!
“Siete qui.” Disse con un piccolo sorriso. Lei sorrise a malincuore e
replicò,
“Sono qui.” Lui si inginocchiò accanto a lei, e poi notò che stringeva
a se la mano sanguinante.
“Posso vedere?” chiese e fece un cenno verso la sua ferita. Lizzie
porse la mano e fu un po’ meravigliata quando lui la cullò dolcemente con la
sua.
“Vedo che avete trovato i miei rasoi.” Commentò con un piccolo sorriso.
Infilò una mano nella tasca del suo cappotto ed estrasse un fazzoletto.
“No, non lasciate che vi macchi il fazzoletto.” Lei allungò l’altra
mano per fermarlo. Lui la guardò affettuosamente per un momento poi procedette
ad appoggiarlo sul suo taglio e disse,
“Insisto.” Lui avvolse la mano sulle sue dita e premette lentamente
finché lei non strinse il fazzoletto nelle sue. La guardò in viso mentre lo
faceva, cercando qualche segno di disagio, non ne trovò. Lei alzò lo sguardo su
di lui e sentì che le mani cominciavano a tremare. Lui lo notò, e avvolse
entrambe le mani intorno a quelle di lei cercando di scaldarle.
“State tremando, avete freddo?” chiese guardandola con preoccupazione.
Lei sorrise ed abbassò gli occhi per un momento, poi li rialzò e rispose,
“No, non del tutto.” Lei si meravigliò di quanto i suoi occhi
sembrassero blu in quel momento. Sicuramente non era lei la causa di tutto ciò,
lo era? Lei si era inconsciamente spostata più vicina a lui e restarono seduti
per un momento, pietrificati nello sguardo dell’altro. Presto sentirono i passi
di qualcun altro avvicinarsi alla stanza. Non diedero alcun segno di
riconoscimento, ma quando sentirono i passi avvicinarsi nel bagno Darcy prese
il suo viso e le baciò con fervore le labbra. Lei rimase stordita per un
momento, ma poi si sentì sciogliere sulle sue labbra e posò una mano sulla sua
guancia.
Dopo un momento, con riluttanza, si separarono, sentendo entrambi il
respiro dell’altro sul viso. Aprirono gli occhi e si guardarono, tenendo ancora
le loro teste, non disposti a lasciarle andare. I passi si fermarono davanti
alla porta, poi un ciuffo di capelli rosso carota sbirciò attraverso la fessura
della porta. Elizabeth e il Signor Darcy sobbalzarono e portarono le mani alle
bocche provando a sembrare tranquilli.
“Trovati.” Disse Bingley con un sorriso irrisorio in viso. Lizze provò
a fare un sorriso ma lo trovo atrocemente difficile. Il signor Darcy abbassò
semplicemente gli occhi e non provò ad iniziare una conversazione. Subito
Bingley si intromise tra i due e si sedette un momento girandosi i pollici.
“Avete fatto niente di emozionante mentre vi cercavo?” domandò. Darcy
si strozzò quasi con la sua saliva e Lizzie fu grata che non fosse abbastanza
chiaro per vedere l’evidente rossore sulle sue guance. Bingley colpì Darcy
sulla schiena per fermare la sua tosse e poi esclamò,
“Calmati Darcy! Non è che avete realmente fatto qualcosa… giusto?” li
guardò entrambi ma nessuno dei due pronunciò una parola. Bingley pensò che
fosse sciocco che fossero così a disagio, ma poi respinse il pensiero mentre
sapeva cosa avrebbe potuto essere successo. Darcy
è troppo gentiluomo. Pensò tra sé.
Caroline finalmente sentì qualcosa dalle stanze da letto. Sembra che Bingley l’abbia trovata,
accidenti! Preferirei non essere la perdente… Caroline salì le scale con i
suoi soliti pensieri. Presto sentì delle voci provenire dal bagno della stanza
del signor Darcy. Come sarebbe
conveniente se fossero nascosti nella vasca da bagno. Pensò prima di
prendere quella direzione.
Bingley stava ridendo per l’eccitazione ma Lizzie e Darcy misero le
mani davanti alla sua bocca per farlo stare zitto. Accidentalmente Darcy aveva
messo la mano proprio sopra quella di Lizzie mentre stavano zittendo l’assurda
risata di Bingley. Tutto ciò che poterono fare fu fremere dentro per quel
contatto e guardarsi l’un l’altro. Ora Bingley era ancora più curioso di sapere
cos’era successo mentre erano soli. Poteva sentire un lieve tremore nella mano
di Elizabeth premuta contro la sua bocca ed era estremamente perplesso del
perché.
Nel frattempo, mentre Caroline stava guardando gli oggetti personali
del signor Darcy, acqua di colonia, asciugamani usati, una tazza semivuota di
caffé, sentì un suono attutito venire dal gabinetto. Delusa dal fatto di non
avere tempo di prendere un gingillo dai suoi effetti personali, andò verso il
bagno per indagare sul rumore.
Darcy tolse lentamente la mano da quella di lei facendo scorrere le
dita sulle sue mentre la ritraeva. Lei lasciò andare la bocca del signor
Bingley mentre lui si rilassava, guardandoli a bocca aperta. L’ultima cosa che
nessuno dei due voleva successe, non un attimo dopo: Caroline aprì la porta.
Nel momento in cui aveva aperto la porta si era resa conto che il suo
piano le si era ritorto contro.
“Oh.” Fu tutto ciò che riuscì a dire. Bingley cercò di alleviare la fin
troppo evidente tensione dichiarando,
“Ci hai trovati Caroline! Andiamo, potremmo vestirci per la cena? Sicuramente
non manca molto. Andiamo Caroline, non restare lì.” Si alzò velocemente e uscì
dal bagno trascinando la sua muta sorella con se.
Il signor Darcy si alzò e poi offrì la mano a Lizzie. Lei si fermò un
momento e poi la prese mentre lui la sollevò gentilmente. Lei restò lì di
fronte a lui per un momento, stringendo ancora la sua mano. Lui si portò
lentamente la mano alle labbra, baciandole leggermente le dita.
“Mi auguro che la sua mano guarisca completamente.” Sussurrò appena,
guardandola intensamente negli occhi mentre lo faceva. Lei sentì un rossore
salire dal collo alle guance. Fece un inchino, poi lasciò la sua mano e camminò
lentamente verso la stanza sua e di Jane per vestirsi per la cena. Lui rimase
lì pietrificato per un minuto, fissando ancora il retro del suo bel collo da
cigno. Gli scappò un debole sospiro mentre chiudeva la porta del suo gabinetto.
Più tardi quella notte mentre tutti stavano dormendo Lizze era sveglia
vicino al letto di Jane, stringendo ancora il suo fazzoletto tra le mani delicate. Infine cedette e si mise lo
scialle per andare al balcone sul retro della casa. Si strinse addosso la
piccola coperta sentendo il freddo gelo dell’aria notturna. Si sporse dal
balcone e si sciolse nel vento che soffiava sul suo viso e attraverso i suoi
capelli; le ricordava come si era sciolta nel bacio del signor Darcy quel
pomeriggio. Perché quel momento mi ha
torturato tanto questa notte? Non ci possono essere sentimenti connessi ad esso.
Perché le mie emozioni giocano in questo modo con me?... continuò a pensare
allo scenario, al gioco, a se il signor Bingley sospettasse qualcosa, a cosa il
signor Darcy – o Caroline per giunta – pensassero di lei adesso. Presto i suoi
pensieri furono interrotti dalla sensazione di essere fissata. Si girò di
scatto per vedere il signor Darcy con un abbigliamento simile, un accappatoio
legato liberamente, una camicia stropicciata e abbastanza aperta per vedere il
suo torace muscoloso, i capelli scompigliati dal rigirarsi sul cuscino per
l’inutile sforzo di addormentarsi.
“Signor Darcy!” disse con un acuto sussurro. Lui si avvicinò di pochi
passi e rispose,
“Perdonatemi, non intendevo spaventarvi… non riuscivo a dormire.”
Giocherellava nervosamente con le sue mani mentre lei rispondeva,
“Neanche io.” Strinse le braccia attorno a se in un misero tentativo di
proteggersi dal vento forte.
“Qui,” disse lui togliendosi l’accappatoio. “E’ troppo freddo per
restare fuori con solo uno scialle.” Fece un passo avanti e lo avvolse intorno
alle sue spalle. Lei inconsapevolmente strinse più forte l’accappatoio, sentiva
più il calore residuo del suo corpo che quello della stoffa.
“Signorina Elizabeth,” disse, senza sapere da dove cominciare. “Io, io
devo scusarmi… per quanto è… accaduto questo pomeriggio.” Perché le menti, uomo? Tu non vuoi scusarti, vuoi prenderla di nuovo
tra le braccia e baciarla! Gli disse la sua mente a metà frase. La guardò
ardentemente ma non poté trovare altre parole che esprimessero minimamente ciò
che provava in quel momento. Lei gli si avvicinò e lentamente prese il
fazzoletto dalla sua piccola, delicata mano. Con l’altra mano prese la sinistra
di lui e lo posò lì.
“La colpa è mia quanto vostra… non sarebbe dovuto succedere, ma è successo.” Mentre parlava lei strinse la mano intorno alle sue dita e le premette nel fazzoletto. Lui non poté resistere al contatto e posò la mano sul suo viso e sul collo. Gli occhi di lei si riempirono di lacrime mentre lo guardava, il suo accappatoio scivolò dalle sue spalle. Sbatté le palpebre sull’orlo delle lacrime e scosse la testa. Si allontanò, tornò in casa e corse nella sua stanza. Lui restò lì, fissando ancora il punto dov’era lei, sentendo ancora il suo calore nella mano, ancora nel dolore delle lacrime che aveva visto nei suoi occhi. Si piegò per recuperare l’accappatoio, ma non lo indossò; non aveva freddo in quel momento. Darcy aprì la mano e guardò il fazzoletto che stringeva; lo spiegò e sorrise. Avrebbe potuto giurare che la macchia di sangue era a forma di cuore.
Note dell'Autore:
L'autrice di questa storia - pubblicata precedentemente su fanfiction.net - è americana, io (_Aras_) l'ho solo tradotta. Vi lascio il link della storia in lingua originale e della pagina dell'autrice.Il nome originale della storia è "Sardines" (=nascondino)
Sardines
iluvobiwan91