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Autore: iluvobiwan91    30/03/2011    3 recensioni
Una one-shot AU ambientata durante il soggiorno di Jane ed Elizabeth a Netherfield. Un giorno di pioggia, un gioco per divertirsi, e un piccolo incontro tra due dei nostri personaggi preferiti.
Darcy/Elizabeth
Ispirato al film del 2005
Questa storia è di proprietà di un'autrice americana che ha autorizzato la traduzione.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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nascondino

Nascondino


Era una triste e piovosa giornata a Netherfield. Jane era ancora costretta a letto dalla malattia, Bingley steso sulla sua sedia giocherellava con un cuscino pensando a lei, Darcy sedeva contento leggendo il suo libro (ciononostante aveva letto la stessa frase per molte volte), Caroline sedeva al tavolo mescolando e rimescolando un mazzo di carte, e Lizzie sedeva alla panca della finestra guardando il cortile bagnato. Caroline emise un sospiro frustrato e poi, con un sorriso birichino, posò le sue carte ed esclamò,

“Non potremmo giocare a qualche sorta di gioco che ci rianimi un po’?” Darcy e Lizzie alzarono lo sguardo verso Caroline per un momento, ma poi tornarono alle loro precedenti attività. Bingley fu il solo a rispondere curioso,

“Che tipo di gioco Caroline?”

“Credo che questo sia l’ambiente perfetto per giocare a nascondino; abbiamo molti posti in cui nasconderci.” Bingley pensò subito che fosse una fantastica idea e chiese,

“Sì, andiamo! Venga Signorina Elizabeth, non vuole unirsi a noi?” disse rivolto verso di lei. Lei lo guardò, poi guardò Caroline e quindi rispose,

“Immagino che sarà più divertente che restare seduti. Sì, credo che mi unirò a voi.” Darcy guardò verso di lei e pensò ai giovamenti e ai problemi che avrebbe portato la sua partecipazione a questo gioco. Se lui e Caroline fossero stati soli insieme sarebbe stato un disastro, il suo desiderio di restargli vicino non gli era nascosto. Ma d’altro canto se lui e la Signorina Elizabeth fossero stati soli…

“Darcy, vieni subito non possiamo divertirci molto con sole tre persone.” Darcy acconsentì, alla condizione di limitare le stanze nelle quali nascondersi. Bingley fu d’accordo, sapendo che Elizabeth non era abituata alla casa quanto loro, e pertanto suggerì alcune stanze al piano di sotto e le due camere da letto sopra le scale.

“Vogliamo pescare le carte per vedere chi si nasconderà?” Suggerì Bingley. Poi prese un mazzo e lasciò che Elizabeth pesasse la prima: un tre. Caroline prese infastidita la carta successiva, pregando che fosse un due… un otto. Bingley pescò un quattro e poi Darcy pescò un re. Lizze sorrise e pensò tra sé che non è la carta appropriata.

“Bene Signorina Elizabeth, lei si nasconderà per prima; conosce le regole. Noi conteremo fino a cento, uno… due… tre… quattro…” Il Signor Bingley chiuse gli occhi e la scacciò via con la mano. Lei si avviò verso il salone e pensò, non ci sono molti posti per nascondersi nella sala da colazione, o nella biblioteca se è per questo. Ah, ci sono sempre angoli e fessure nelle camere da letto! Corse delicatamente ma velocemente su per le scale e nella stanza a destra. Appena entrata chiuse la porta e corse nel bagno. Il gabinetto è perfetto! Nessuno mi cercherà lì. Si sedette rapidamente nel mezzo e chiuse la porta, lasciando solo una piccola apertura per vedere fuori.

Si rilassò per un momento, congratulandosi con se stessa per il bel lavoro che aveva fatto trovandosi un nascondiglio, e poi sentì qualcuno entrare nella stanza. Erano passi lunghi e forti, quindi non poteva essere la signorina Bingley, ma quale dei gentiluomini era? Lizzie allungò il collo per guardare attraverso la fessura ma ancora non ci arrivava, così posò una mano sul pavimento vicino a lei per sostenersi. Appena posò la mano sul pavimento sentì un dolore acuto al palmo.

“Ah!” urlò inconsapevolmente, poi strinse a se la mano offesa, maledicendosi per aver fatto scoprire la sua posizione. Subito sentì i passi venire verso la sua direzione e fermarsi davanti al bagno. Aprirono improvvisamente la porta con suo grande stupore, era il Signor Darcy!

“Siete qui.” Disse con un piccolo sorriso. Lei sorrise a malincuore e replicò,

“Sono qui.” Lui si inginocchiò accanto a lei, e poi notò che stringeva a se la mano sanguinante.

“Posso vedere?” chiese e fece un cenno verso la sua ferita. Lizzie porse la mano e fu un po’ meravigliata quando lui la cullò dolcemente con la sua.

“Vedo che avete trovato i miei rasoi.” Commentò con un piccolo sorriso. Infilò una mano nella tasca del suo cappotto ed estrasse un fazzoletto.

“No, non lasciate che vi macchi il fazzoletto.” Lei allungò l’altra mano per fermarlo. Lui la guardò affettuosamente per un momento poi procedette ad appoggiarlo sul suo taglio e disse,

“Insisto.” Lui avvolse la mano sulle sue dita e premette lentamente finché lei non strinse il fazzoletto nelle sue. La guardò in viso mentre lo faceva, cercando qualche segno di disagio, non ne trovò. Lei alzò lo sguardo su di lui e sentì che le mani cominciavano a tremare. Lui lo notò, e avvolse entrambe le mani intorno a quelle di lei cercando di scaldarle.

“State tremando, avete freddo?” chiese guardandola con preoccupazione. Lei sorrise ed abbassò gli occhi per un momento, poi li rialzò e rispose,

“No, non del tutto.” Lei si meravigliò di quanto i suoi occhi sembrassero blu in quel momento. Sicuramente non era lei la causa di tutto ciò, lo era? Lei si era inconsciamente spostata più vicina a lui e restarono seduti per un momento, pietrificati nello sguardo dell’altro. Presto sentirono i passi di qualcun altro avvicinarsi alla stanza. Non diedero alcun segno di riconoscimento, ma quando sentirono i passi avvicinarsi nel bagno Darcy prese il suo viso e le baciò con fervore le labbra. Lei rimase stordita per un momento, ma poi si sentì sciogliere sulle sue labbra e posò una mano sulla sua guancia.

Dopo un momento, con riluttanza, si separarono, sentendo entrambi il respiro dell’altro sul viso. Aprirono gli occhi e si guardarono, tenendo ancora le loro teste, non disposti a lasciarle andare. I passi si fermarono davanti alla porta, poi un ciuffo di capelli rosso carota sbirciò attraverso la fessura della porta. Elizabeth e il Signor Darcy sobbalzarono e portarono le mani alle bocche provando a sembrare tranquilli.

“Trovati.” Disse Bingley con un sorriso irrisorio in viso. Lizze provò a fare un sorriso ma lo trovo atrocemente difficile. Il signor Darcy abbassò semplicemente gli occhi e non provò ad iniziare una conversazione. Subito Bingley si intromise tra i due e si sedette un momento girandosi i pollici.

“Avete fatto niente di emozionante mentre vi cercavo?” domandò. Darcy si strozzò quasi con la sua saliva e Lizzie fu grata che non fosse abbastanza chiaro per vedere l’evidente rossore sulle sue guance. Bingley colpì Darcy sulla schiena per fermare la sua tosse e poi esclamò,

“Calmati Darcy! Non è che avete realmente fatto qualcosa… giusto?” li guardò entrambi ma nessuno dei due pronunciò una parola. Bingley pensò che fosse sciocco che fossero così a disagio, ma poi respinse il pensiero mentre sapeva cosa avrebbe potuto essere successo. Darcy è troppo gentiluomo. Pensò tra sé.

Caroline finalmente sentì qualcosa dalle stanze da letto. Sembra che Bingley l’abbia trovata, accidenti! Preferirei non essere la perdente… Caroline salì le scale con i suoi soliti pensieri. Presto sentì delle voci provenire dal bagno della stanza del signor Darcy. Come sarebbe conveniente se fossero nascosti nella vasca da bagno. Pensò prima di prendere quella direzione.

Bingley stava ridendo per l’eccitazione ma Lizzie e Darcy misero le mani davanti alla sua bocca per farlo stare zitto. Accidentalmente Darcy aveva messo la mano proprio sopra quella di Lizzie mentre stavano zittendo l’assurda risata di Bingley. Tutto ciò che poterono fare fu fremere dentro per quel contatto e guardarsi l’un l’altro. Ora Bingley era ancora più curioso di sapere cos’era successo mentre erano soli. Poteva sentire un lieve tremore nella mano di Elizabeth premuta contro la sua bocca ed era estremamente perplesso del perché.

Nel frattempo, mentre Caroline stava guardando gli oggetti personali del signor Darcy, acqua di colonia, asciugamani usati, una tazza semivuota di caffé, sentì un suono attutito venire dal gabinetto. Delusa dal fatto di non avere tempo di prendere un gingillo dai suoi effetti personali, andò verso il bagno per indagare sul rumore.

Darcy tolse lentamente la mano da quella di lei facendo scorrere le dita sulle sue mentre la ritraeva. Lei lasciò andare la bocca del signor Bingley mentre lui si rilassava, guardandoli a bocca aperta. L’ultima cosa che nessuno dei due voleva successe, non un attimo dopo: Caroline aprì la porta.

Nel momento in cui aveva aperto la porta si era resa conto che il suo piano le si era ritorto contro.

“Oh.” Fu tutto ciò che riuscì a dire. Bingley cercò di alleviare la fin troppo evidente tensione dichiarando,

“Ci hai trovati Caroline! Andiamo, potremmo vestirci per la cena? Sicuramente non manca molto. Andiamo Caroline, non restare lì.” Si alzò velocemente e uscì dal bagno trascinando la sua muta sorella con se.

Il signor Darcy si alzò e poi offrì la mano a Lizzie. Lei si fermò un momento e poi la prese mentre lui la sollevò gentilmente. Lei restò lì di fronte a lui per un momento, stringendo ancora la sua mano. Lui si portò lentamente la mano alle labbra, baciandole leggermente le dita.

“Mi auguro che la sua mano guarisca completamente.” Sussurrò appena, guardandola intensamente negli occhi mentre lo faceva. Lei sentì un rossore salire dal collo alle guance. Fece un inchino, poi lasciò la sua mano e camminò lentamente verso la stanza sua e di Jane per vestirsi per la cena. Lui rimase lì pietrificato per un minuto, fissando ancora il retro del suo bel collo da cigno. Gli scappò un debole sospiro mentre chiudeva la porta del suo gabinetto.

Più tardi quella notte mentre tutti stavano dormendo Lizze era sveglia vicino al letto di Jane, stringendo ancora il suo fazzoletto tra le mani delicate. Infine cedette e si mise lo scialle per andare al balcone sul retro della casa. Si strinse addosso la piccola coperta sentendo il freddo gelo dell’aria notturna. Si sporse dal balcone e si sciolse nel vento che soffiava sul suo viso e attraverso i suoi capelli; le ricordava come si era sciolta nel bacio del signor Darcy quel pomeriggio. Perché quel momento mi ha torturato tanto questa notte? Non ci possono essere sentimenti connessi ad esso. Perché le mie emozioni giocano in questo modo con me?... continuò a pensare allo scenario, al gioco, a se il signor Bingley sospettasse qualcosa, a cosa il signor Darcy – o Caroline per giunta – pensassero di lei adesso. Presto i suoi pensieri furono interrotti dalla sensazione di essere fissata. Si girò di scatto per vedere il signor Darcy con un abbigliamento simile, un accappatoio legato liberamente, una camicia stropicciata e abbastanza aperta per vedere il suo torace muscoloso, i capelli scompigliati dal rigirarsi sul cuscino per l’inutile sforzo di addormentarsi.

“Signor Darcy!” disse con un acuto sussurro. Lui si avvicinò di pochi passi e rispose,

“Perdonatemi, non intendevo spaventarvi… non riuscivo a dormire.” Giocherellava nervosamente con le sue mani mentre lei rispondeva,

“Neanche io.” Strinse le braccia attorno a se in un misero tentativo di proteggersi dal vento forte.

“Qui,” disse lui togliendosi l’accappatoio. “E’ troppo freddo per restare fuori con solo uno scialle.” Fece un passo avanti e lo avvolse intorno alle sue spalle. Lei inconsapevolmente strinse più forte l’accappatoio, sentiva più il calore residuo del suo corpo che quello della stoffa.

“Signorina Elizabeth,” disse, senza sapere da dove cominciare. “Io, io devo scusarmi… per quanto è… accaduto questo pomeriggio.” Perché le menti, uomo? Tu non vuoi scusarti, vuoi prenderla di nuovo tra le braccia e baciarla! Gli disse la sua mente a metà frase. La guardò ardentemente ma non poté trovare altre parole che esprimessero minimamente ciò che provava in quel momento. Lei gli si avvicinò e lentamente prese il fazzoletto dalla sua piccola, delicata mano. Con l’altra mano prese la sinistra di lui e lo posò lì.

“La colpa è mia quanto vostra… non sarebbe dovuto succedere, ma è successo.” Mentre parlava lei strinse la mano intorno alle sue dita e le premette nel fazzoletto. Lui non poté resistere al contatto e posò la mano sul suo viso e sul collo. Gli occhi di lei si riempirono di lacrime mentre lo guardava, il suo accappatoio scivolò dalle sue spalle. Sbatté le palpebre sull’orlo delle lacrime e scosse la testa. Si allontanò, tornò in casa e corse nella sua stanza. Lui restò lì, fissando ancora il punto dov’era lei, sentendo ancora il suo calore nella mano, ancora nel dolore delle lacrime che aveva visto nei suoi occhi. Si piegò per recuperare l’accappatoio, ma non lo indossò; non aveva freddo in quel momento. Darcy aprì la mano e guardò il fazzoletto che stringeva; lo spiegò e sorrise. Avrebbe potuto giurare che la macchia di sangue era a forma di cuore.

Note dell'Autore:

L'autrice di questa storia - pubblicata precedentemente su fanfiction.net - è americana, io (_Aras_) l'ho solo tradotta. Vi lascio il link della storia in lingua originale e della pagina dell'autrice.

Il nome originale della storia è "Sardines" (=nascondino)


Sardines

iluvobiwan91



  
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