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Autore: visbs88    30/03/2011    4 recensioni
Continuo di "In chat".
La serata erotica salta, causa febbre di Jakotsu.
Scritta per l'iniziativa "Un prompt al giorno", prompt "Unto".
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Bankotsu/Jakotsu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Bankotsu x Jakotsu'
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Bankotsu stava meditando se abbandonare o meno a metà la lezione di marketing che stava seguendo. Proprio non riusciva a stare attento, si annoiava a morte. La materia era pure interessante e forse era quella che più gli piaceva, ma senza Jakotsu vicino a lui non riusciva a rimanere concentrato. Stranamente, la presenza del fidanzato, con le sue battutine e i suoi bigliettini, lo metteva a suo agio, conciliando anche l’attenzione. Ma il giorno prima il ragazzo castano aveva avuto la bella idea di ammalarsi.
Già, la serata erotica era saltata. Causa? Febbre di Jakotsu. Il ragazzo aveva chiamato Bankotsu, dicendogli con aria smorta di essersi preso l’influenza. Il giovane con la treccia non l’aveva ancora visto, ma pensava di andarlo a trovare facendogli una sorpresa, giusto per rallegrarlo un po’. La lezione però ostacolava quel progetto, e solo alle quattro, quando finì mezz’ora dopo, Bankotsu poté uscire di corsa dall’aula.
Finalmente all’aria aperta, prese il suo Iphone, domandandosi se in realtà fosse maleducato piombare a casa di un malato senza avvisare. Decise di avviarsi nel frattempo, ci avrebbe pensato strada facendo. Passeggiando per le vie di Milano, si guardava intorno con fare svogliato. Almeno finché lo sguardo non gli cadde su una vetrina.
 
Jakotsu, decisamente di malumore, era a letto con la coperta tirata fino al collo e l’aria imbronciata. Febbre. Come diavolo fosse riuscito a prendersi la febbre era un mistero. Troppa passione, si era infiammato? Nah, improbabile. Diavolo, era anche iniziata la primavera da più di una settimana, e non faceva nemmeno freddo, fuori! Che poi lui continuasse a rabbrividire era un altro discorso. Probabilmente, era colpa di quello stramaledettissimo autobus che avrebbe dovuto portarlo al supermercato, parecchio distante dalla sua casa, perché non era detto che Bankotsu si procurasse tutto per la loro serata, e in ogni caso era meglio abbondare di scorte. Tuttavia, era matematico: Jakotsu prendeva l’autobus raramente, eppure, quando arrivava puntuale ad aspettarlo quel mezzo del diavolo era in ritardo, e quando invece si attardava un poco quello diventava preciso come un orologio svizzero, e lo costringeva a rincorrerlo urlando al mondo la propria rabbia fino alla fermata successiva, perché Jakotsu non era il tipo da aspettare il prossimo mezzo, che tra l’altro sarebbe passato molto dopo. Sudato per la corsa, uscito in maniche corte malgrado tirasse un’aria abbastanza fresca, probabilmente il colpo di grazia glielo aveva dato l’aria condizionata già accesa nel supermarket. La cosa aveva un che di incredibile, considerando il fatto che andava a giocare a calcetto con Bankotsu d’inverno anche sotto la pioggia senza prendersi nulla. Oh, ma in effetti quell’anno non aveva pagato il suo pegno. E così la serata erotica era scoppiata, e con lei il consueto buonumore del ragazzo. Voleva godersela, quella nottata, ed era meglio rimandarla.
Sbuffò guardando il soffitto. Proprio la volta in cui aveva convinto Bankotsu, chissà se in seguito il ragazzo sarebbe stato ancora d’accordo.
Un rumore improvviso lo distrasse.
Perfetto. Ci si mettevano anche i coglioni che suonavano i campanelli per divertimento, oppure i rompiballe delle promozioni a domicilio. Stava diventando estremamente acido e ne era consapevole.
Decise di non andare ad aprire, che si attaccassero al bus, giusto per rimanere in tema.
Suonarono di nuovo. Ovviamente era il suo desiderio più grande, andare ad aprire a qualche idiota sottraendosi al calore che era riuscito a creare. Tuttavia, pur di far cessare quell’odioso trillo, si costrinse ad alzarsi e a ciondolare fino alla porta.
- Chi è? – disse al citofono, con voce stanca. Gli girava la testa a stare in piedi.
- Sono io, amore!
Oh sì. Sì, sì, sì, sì. Era colui che riusciva a tirargli sempre su il morale. Ritirò all’istante ogni maledizione pensata.
- Bankotsu, tesoro! Che ci fai qui? – disse sforzandosi di suonare pimpante, malgrado il forte dolore alla testa.
- Fammi salire!
- Ok, amore!
Aprì il portone giù e la porta, quindi si diresse di nuovo verso la propria camera. Bankotsu non si sarebbe di certo perso nella sua casa. Si infilò di nuovo sotto le coperte del suo letto, finché non lo sentì entrare.
- Sono in camera! – gridò, quando udì la porta chiudersi.
Il ragazzo con la treccia si diresse subito verso la stanza, entrando quasi timidamente.
- Ciao, piccolo – disse con dolcezza, sedendosi sul bordo del letto, vicino al fidanzato.
- Ciao, scusa l’accoglienza – rispose Jakotsu, mettendosi una mano sulla fronte.
- Oh, figurati. Stai un po’ meglio? – chiese Bankotsu.
- Mica tanto – borbottò l’altro – Sto peggio di ieri.
- Hai ancora la febbre alta? Hai il raffreddore? Spero tu non abbia il mal di gola…
- Ehi, calmo – sorrise debolmente Jakotsu, divertito dall’aria premurosa del fidanzato. Era davvero un tesoro di ragazzo – Stavo per misurarmi la febbre, saresti davvero gentile se mi passassi il termometro.
- Sì, certo – asserì subito Bankotsu, prendendo il piccolo strumento e passandolo al ragazzo castano, che lo accese infilandoselo sotto l’ascella. Il moro gli accarezzò la fronte, sentendola bollente.
- Sei caldissimo – mormorò, sfiorandogli con delicatezza una guancia.
Jakotsu non rispose. Attesero per un po’ il trillo del termometro, che inesorabile emise il verdetto: 38 e mezzo.
- Fanculo – sbottò il ragazzo dagli occhi neri, piuttosto lucidi.
- Dai, vedrai che ti passa presto – cercò di consolarlo Bankotsu.
- Per quanto rimani qua? – chiese Jakotsu, prendendogli una mano.
- Anche fino a sera, se vuoi – sorrise il giovane dagli occhi blu – Posso darti una mano con la cena.
- Uhm… ok, con te vicino mi sento più sollevato, anche se sto da cani – disse piano il ragazzo castano. Bankotsu lo fissò, un po’ rattristato. Jakotsu era sempre così solare, vederlo così smorto gli faceva uno strano effetto.
- Uffa…
- Dai, parliamo di cose allegre – rimaneva solo una cosa da fare: tentare in tutte le maniere di sollevargli il morale.
- Ma io volevo la serata erotica – si lamentò il ragazzo a letto – E invece sto da cani, e non voglio nemmeno baciarti perché non mi va di attaccarti niente. Forse è meglio se vai a casa, non vorrei che ti sentissi male per colpa mia.
- E’ un modo carino per dirmi che ti disturbo e che vuoi dormire? – domandò esitante Bankotsu.
- No, ma che dici? – si affrettò a rispondere Jakotsu, chiudendo gli occhi – Ti voglio qui, ma mi rompe non poterti baciare. Vorrei che ti distendessi qua con me, così magari mi addormenterei meglio abbracciandoti, ma non posso, volevo cenare con te, ma non posso farlo, dato che dovrò limitarmi a qualche pezzo di mela perché stamattina ho anche vomitato, volevo fare l’amore con te tutta la notte a casa tua, in tutte le stanze e in tutti i posti, ma sembro un’ameba da come mi sento, volevo ricoprirti di schifezze ma la sola idea ora mi fa venire voglia di rimettere pensando che non sono riuscito a tenere nello stomaco manco una banana frutto, e tutto ciò mi scazza altamente.
Il ragazzo castano aveva pronunciato quelle parole con una stizza crescente, sembrava davvero abbattuto.
- Cazzo, non sono solo un pervertito, io ti amo, porca puttana, e che tu mi creda o no io mi diverto a fare sesso con te non solo perché sei figo ma perché ti amo davvero, perché potendo rimarrei fuso con te tutto il tempo, ti vorrei sempre dentro di me, e scusa ma la sola idea di aver mandato a monte tutto per un fottutissimo autobus in anticipo e quella cazzo di aria condizionata mi fa imbestialire come…
- Ehi, ehi, calmati, Jako! – lo interruppe Bankotsu, che aveva ascoltato il suo sfogo piuttosto stupito anche dal crescendo di parole colorite. Forse Jakotsu si divertiva a stuzzicarlo e a provocarlo non solo perché voleva più eccitazione, ma anche più amore?
- Sì, mi sta venendo un mal di testa ancor più furioso…
- Posso chiederti una cosa?
- Cosa?
- Chi l’ha detto che non mi puoi baciare? – disse con un sorriso il ragazzo con la treccia, sperando di contagiare il fidanzato – Non mi prenderò nulla solo per un bacio. E ho voglia di baciarti anche io.
- Non voglio correre rischi, mi sentirei in col…
Jakotsu non finì la frase. Bankotsu si era chinato rapidamente, tappandogli la bocca posando le proprie labbra sulle sue. Il ragazzo castano era troppo debole per tentare di respingerlo, e nemmeno lo voleva. La lingua del moro, il suo tocco familiare lo rasserenarono all’improvviso, facendolo sentire molto meglio malgrado il malessere generale. Gemette piano, un po’ per protesta, un po’ per piacere, rispondendo come poteva al fidanzato.
- Mi sembri la bella addormentata nel bosco – ridacchiò Bankotsu quando si separarono, mantenendosi vicino al volto di Jakotsu.
- Tu sei il mio principe? Mi è andata bene, è più gnocco degli altri – rispose questo con un sorriso finalmente del tutto spontaneo.
- E ti porta pure i regali – gli sussurrò il moro all’orecchio, prima di alzarsi all’improvviso e andare verso l’ingresso.
Jakotsu rimase immobile, senza capire bene quel repentino cambiamento nel fidanzato, finché questi non tornò con un sacchettino in mano. Il ragazzo castano notò il rossore sulle guance dell’altro.
- Cos’è? – domandò curioso, protendendo una mano verso il sacchetto.
- Un pensierino. Pensavo ti avrebbe rallegrato un po’ – Bankotsu era davvero rosso. Era così imbarazzante per lui?
Jakotsu tirò fuori il misterioso regalo. Lo guardò un secondo, poi rise.
- Ma che carina! – esclamò entusiasta, guardando la scimmietta di peluche uscita dal sacchetto – Oh, è Trudi, li adoro, sono morbidissimi!
- Su Messenger ti piacciono tanto… - mormorò Bankotsu, imbarazzato.
- Ma sì, è bellissima! Tenerissima, da piccolo amavo i peluches! Oh, Bankotsu, sei un amore! Se ti va baciami ancora, per favore! – disse Jakotsu, che sembrava davvero contento di quel piccolo pensiero.
Il ragazzo con la treccia si chinò di nuovo, e stavolta il giovane castano rispose al bacio con ben più entusiasmo.
- Oh, ti amo, sei un tesoro!
- E’ solo un peluche – fece imbarazzato Bankotsu, grattandosi un orecchio.
- Ma tu sei dolcissimo. Sai… mi sento così fortunato ad averti come fidanzato, sei così bello e adorabile che avresti potuto scegliere tutte le ragazze del mondo, e invece hai scelto me…
- Oh, Jakotsu… - mormorò il ragazzo con la treccia.
- Fidati, non sto delirando per la febbre, anche se ho la mente un po’ annebbiata – ridacchiò l’altro – Con questo peluche ci dormirò la notte. Mi ricorderà sempre te. Anche se sei insostituibile.
Così dicendo Jakotsu si appoggiò la scimmietta sul petto, guardandola con aria soddisfatta. Bankotsu, dentro di sé, sospirò di sollievo. Aveva temuto che il fidanzato si sarebbe offeso, sentendosi trattato come una ragazzina, ma invece il lato di checca repressa, come ormai l’aveva soprannominato il moro, aveva preso il sopravvento, forse a causa della febbre.
- Vuoi… qualcos’altro? – domandò, tentando di cambiare discorso.
- Sì, vorrei fare l’amore con te, ma mi basta anche che ti distenda con me, tanto ormai mi hai baciato, e che magari prima di farlo tu mi vada a prendere una tachipirina. Ho anche le supposte, se vuoi.
- Ehm, non sarebbe meglio una pastiglia? – mormorò imbarazzato Bankotsu. Incredibile, Jakotsu riusciva a far battute anche in quello stato, se lo si metteva dell’umore giusto.
- Ok, speravo di fare almeno qualcosina di eccitante – ridacchiò il ragazzo castano.
- Ma se fino a poco fa ti lamentavi di quanto stavi male?
- Mi hai messo di buon umore. Mi è perfino venuta voglia di chiederti del pronto, pensa un po’.
- Unto.
- Cosa?
- Il pronto.
- Il pronto è unto?
- Sì, è la parola.
- Ah, mi domandavo perché il pronto dovesse essere unto… non so se ci capiamo – ridacchiò Jakotsu, sollevato anche dal fatto che il fidanzato non l’avesse rimproverato per aver storpiato la parola prompt.
- Sì, ho capito, la febbre ti fa molto male – sospirò Bankotsu.
- Dai, scrivi una storia su qualcuno dai capelli unti e dedicala a me, ecco cosa voglio – disse il ragazzo castano, deciso.
- Vuoi una storia dedicata?
- Sì. Dirai a tutti che mi ami e che mi dedichi la storia.
- D’accordo, ma allora devo andare a casa.
- Scrivila qui con me, usa pure il mio computer.
- Davvero?
- Sì, prendo la tachipirina, ti stendi con me e scriviamo insieme.
Bankotsu sorrise. Era davvero una bella prospettiva. Jakotsu era davvero grazioso, con i capelli castani scompigliati, gli occhi lucidi e le guance un po’ arrossate, il sorriso dolce sulle labbra.
- Ok, amore. A questo punto però sì che se domani ho la febbre ti ammazzo.
- D’accordo, correrò il rischio.

 
Ehm, vado di frettissima!
Dunque, so che questa shot ha un po’ di linguaggio colorito in più, e che è un po’ difficile prendere la febbre in sta stagione, ma non diciamo nulla, che a me viene il raffreddore d’estate  -.-‘ ma spero vi sia piaciuta lo stesso!
La dedico a Alys93, eien91yurei, Matiux, killa_chan96, Piccola_Lady e Hana Angel per le recensioni a “Fiore”, e a quest’ultima per averla messa nelle preferite!
Scappo via, il letto mi chiama >.<
Visbs88
   
 
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