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Autore: costanzamalatesta    30/03/2011    0 recensioni
La prima volta che lo vidi avevo 15 anni.
Me ne innamorai all’istante, fu una scarica di adrenalina che mi investì il corpo e la mente.
Può esistere il colpo di fulmine a 15 anni?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ringrazio tutte voi che mi avete letto fino a qui. Sono abituata a leggere e non a farmi leggere e non sono neanche abituata a fare i ringraziamenti giusti per far capire quanto mi abbia fatto piacere. Grazie di nuovo. Quetso dovrebbe essere il penultimo capitolo.....spero vi piaccia.
 


CAPITOLO14
 

 
Settembre era volato via spazzato da un vento gelido arrivato troppo in anticipo.
Ottobre era iniziato, così come la scuola.
Ma neanche sapere che quell’anno avrei dovuto iniziare a valutare le varie opzioni e scegliere il College, mi elettrizzava più di tanto.

Il pensiero degli esami non mi sfiorava neanche.
In un altro momento avrei già iniziato a farmi venire le peggiori paranoie, ma adesso avevo ben altre angosce da affrontare.
 
Axel era partito per la filiale di Bordeaux…quel famoso viaggio insieme...
.....e lì era rimasto.
Questa volta se n’era andato lui.

In pratica avevamo passato gran parte della nostra vita a scappare l’uno dall’altra.
Sarebbe stato quasi da ridere, invece c’era solo da piangere.

Il dubbio che mentirgli fosse stata la decisione migliore mi assaliva ogni giorno.
Ma poi ripensavo a tutto il dolore che mi aveva provocato, partendo dall’inizio…da quel famoso pomeriggio... ed allora il dubbio svaniva e rimaneva la certezza che forse mi ero innamorata di una carogna e che non ne valeva la pena continuare a pensarlo.

Ma lo pensavo.
 
Che non valeva la pena amarlo ancora.
Ma lo amavo.
 
E’ ancora troppo presto, la ferita è troppo fresca mi dicevo.
Fresca? Sono quasi cinque anni che lo pensi….la cosa non è più tanto fresca…Dovevo mettere a tacere quella Bianca sapientona e cinica.

Era accertato che soffrissi di personalità doppia .
In me c’erano due Bianche, una che cercava di giustificare il mio comportamento, come una mamma che continua ad essere amorevole con il proprio figlio, nonostante continui a fare errori su errori.
L’altra parte invece che mi mostrava la realtà nuda e cruda per quanto tragica fosse.
 
Odiavo pensare di pensarlo ogni giorno.
Ma lo pensavo
 
Odiavo continuare ad amarlo.
Ma lo amavo.
 
Axel si era preso un po’ di tempo, in attesa della ripresa dei corsi al College, per riflettere se continuare gli studi o lavorare a tempo pieno nella società di famiglia.

Questo è quello che mi aveva riferito Alice nelle poche notizie stringate che mi elargiva di tanto in tanto visto che le avevo proibito qualunque accenno alla persona in questione.
Proibizione che ogni tanto sfuggiva al suo controllo.

Io mi stavo illudendo di riprendermi ma era una balla colossale.

Fingevo di essere in fase di miglioramento ma ogni cosa mi ricordava lui. Ogni persona che incontravo la paragonavo a lui, ed il paragone era sempre impari, l’altro usciva sempre sconfitto.
 
Alice entrò sventolando un foglietto giallo sotto il mio naso.
 
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Miguel, Josè, Theresa
 
                            ∫∫∫∫
 
 
<< beh? >> chiesi dubbiosa dopo aver letto
<< come, beh? Mi sembra fin troppo chiaro. Abbiamo deciso di iscriverci tutti quanti >>
<< tutti quanti chi? >>
<< Io, Jasper, Steve, Roose..e naturalmente tu! >>
<< ma neanche morta ci vengo >> replicai << sono peggio di un pezzo di legno. Non sento la musica ..inciampo anche senza muovere i piedi……..vuoi qualche altra ragione o posso fermarmi qui ? >> chiesi piccata
<< Bianca, come dice il maestro Miguel tutti possiamo ballare. Il ballo è un corroborante per il corpo, aiuta a liberare la nostra energia interna stimola il libero fluire dell'energia vitale  così da ristabilire armonia ed equilibrio tra corpo, mente e spirito. >> accompagnò le parole con un elegante volteggio atterrando sul letto con un tonfo poderoso privo di qualsiasi armonia ed equilibrio.
 
<< codesta spiegazione mi pare si intoni di più al tai chi che alla danza caraibica. Sei sicura che te l’abbia detto il maestro Miguel o te lo sei inventato tu sul momento? >> replicai inarcando il sopracciglio in un gesto di palese incredulità.
Ebbe il buon gusto di arrossire << ovunque l’abbia sentita devi ammettere Bianca che danzare è una forma di liberazione dell’anima >> proseguì infervorandosi sempre più
<< certo. Se una sa muoversi. Prova a chiederlo al ballerino al quale pesterò i piedi un passo si ed uno si, se per lui il ballo è una forma di liberazione o se invece per Lui, la liberazione è la fine del ballo con ME! >> continuai cercando di reprimere un sorriso alla vista della faccia che avrebbe fatto il maestro dopo la prima lezione con me
<< non esistono allievi incapaci. Ma maestri incapaci di insegnare…. anche i passi minimi >> sentenziò Alice seria.
Sospirai, sapevo che non ci sarebbe stato niente da fare, avrei dovuto accettare quella realtà. Mi sarei iscritta a questa scuola ..con loro.
<< e va bene Alice, ma se mi buttano fuori chiedendomi i danni per le cure ortopediche subite dagli insegnanti paghi tu! >> esclamai rassegnata mentre Ali mi abbracciava ridendo.
<< non ce ne sarà bisogno vedrai. Sarai bravissima >>
 
<< e uno e due e tre. ...........Signorina Shafford? >> il maestro Josè mi guardò con uno sguardo esasperato..tra poco sarebbe arrivato quello della resa. Il fatto era che i passi urlati da Josè erano così complicati  e le istruzioni incomprensibili per me che mi muovevo completamente fuori sincrono con tutti gli altri.
 Era inutile.
 Josè parlava un linguaggio marziano

<<  Se tutti noi andiamo a destra dovrebbe andare a destra anche lei se non le dispiace. Con questo non voglio dire che debba uniformarsi alla massa, giammai, ma sarebbe un uniformarsi che produrrebbe sicuramente meno dolore al piede del suo vicino >> alcune risatine partirono qua e là
<< la scusi è un po’ distratta ultimamente ma vedrà che in breve tempo riuscirà a riprendere il controllo della propria vita >> esclamò Alice intervenendo in mia difesa << vero? >>  aggiunse poi piegando la testa a destra e guardandomi negli occhi mentre con la mano sinistra mi dava delle pacche sulla spalla.
Feci si con la testa senza proferire parola, anche perché non c’era molto da dire. Il riferimento a fatti o persone non era casuale.

Ci riposizionammo tutti di fronte allo specchio che occupava un’intera parete. Mi guardai con cipiglio severo e mi imposi di prestare attenzione alle movenze del maestro. Che diamine Bianca! possibile tu non sia capace di fare un passo decente ?
Mi tirai su i pantaloni della tuta leggera che mi stavano un po’ larghi visto che avevo perso qualche chilo, e da vita bassa divennero pantaloni a vita normale. Alice mi guardò inorridita mentre mi faceva cenno di rimettere a posto i pantaloni ma io sbuffai e feci finta di niente. Che me ne fregava a me di essere sexy? Niente di niente.
Aveva voluto che mi iscrivessi a quel corso?
Bene.
Adesso mi prendeva così com’ero! Certo la verità fondamentale era che non mi interessava in alcun modo fare colpo su qualcuno dei ragazzi del corso, avevo cancellato dal mio vocabolario la parola “uomo”.
 
Riprendemmo la lezione ed io cercai di mettere tutto l’impegno e l’attenzione possibili e devo dire che per la prima volta ottenni dei lievi risultati, non pestai alcun piede, non sbattei in nessuna schiena voltandomi dalla parte sbagliata ma, soprattutto, mi divertii.

Alla fine della lezione ci ritrovammo tutti all’uscita ed Alice mi fece i complimenti
<< lo vedi? Che ti avevo detto? Stasera hai anche riso, quindi vuol dire che la situazione sta migliorando >> mi abbracciò sorridendo
<< quando riderai anche con gli occhi e non solo con la bocca vorrà dire che sarai guarita >> aggiunse Steve scompigliandomi i capelli e guardandomi con uno sguardo dolce.
Gli risposi con un sorriso mentre un leggero groppo mi infastidiva la gola.
Non devi piangere non devi piangere non devi piangere

Riuscii a dominare le lacrime e mi avviai all’auto, Jasper ed Alice mi seguirono pronti, chiedendomi se mi univo a loro per un drink.
<< più che un drink lei avrebbe bisogno di una bella bistecca, perde i pantaloni. Quanto sei dimagrita Bianca? >> aggiunse serio Steve. Mi aveva preso sotto la sua ala protettrice, non potevo farci niente, a meno di litigare

<< A proposito di pantaloni Bianca >> sapevo che avrebbe sollevato l’argomento e finsi completa ignoranza su cosa volesse dire << delle due, o ti metti un paio di pantaloni più piccoli o la smetti di tirarli su facendoli diventare ascellari. Lo so che al momento non te ne importa niente ma io te lo sto dicendo perché devi farlo per te e non per gli altri >>
 
Scossi la testa << va bene ci proverò. Io stasera per il drink passo, sono un po’ stanca, vado a letto. Mi accompagnate a casa? >>
Rimanemmo in silenzio per tutto il tragitto anche se vedevo Alice fremere sul sedile, avrei atteso il giorno dopo per la ramanzina. Appena arrivati mi precipitai fuori dall’auto urlandole un ciao a domani e sparii in casa.

Indugiai un po’ in camera. La stanchezza era una scusa. Stavo diventando sempre più asociale.
Ma stare sola iniziava a piacermi molto, forse troppo perché stavo tagliando i contatti con tutti.
Era più forte di me, ad un tratto le conversazioni sugli abiti, il gossip sui frequentatori della scuola, non mi interessava più, anzi trovavo molto puerili e bambinoni tutti coloro che lo praticavano. Mi apparivano tremendamente piccoli e vuoti.
Guardavo i miei compagni di classe, molti di loro avevano ancora volti adolescenziali, corpi con i muscoli non ancora ben definiti, ed io invece volevo qualcos’altro, o meglio qualcun altro con le spalle forti, con il fisico asciutto, la muscolatura potente ma non esagerata.

Volevo lui.
 
Beccata! Ci stai di nuovo pensando!
Oggi molto meno.
Davvero.
A lezione di ballo non ci ho quasi mai pensato.
Cioè, solo un pochino.
..dall’inizio alla fine della lezione…….
....sarebbe stato divertente farlo con lui....
 
<< mi prenderanno le suore ? >>
Alice lasciò cadere il croissant nella tazza di latte incurante degli schizzi e mi guardò con due occhi sgranati << che cazzo stai dicendo Bianca? >>
La guardai smarrita << ho chiesto se secondo te mi prenderebbero dalle suore, le Carmelitane , mi sembra alquanto chiaro >>
<< m...m...m..ma Bianca, in un convento prendono quelle devote a Dio ed in quanto a devozione, la tua, mi sembra che sia rivolta a qualcun altro >> replicò timidamente Alice mentre si guardava la maglietta che presentava alcuni schizzi di latte qua e là e tentava di smacchiarla con un po’ di acqua minerale.
<< heeeh? Ma che... >> scoppiai a ridere. Dopo tanto tempo stavo ridendo
<<  ma che hai capito Alice! volevo sapere se mi prendevano perché volevo iniziare un’attività di volontariato. Per cui pensavo di aiutare entrando in qualche istituto.    Le Carmelitane fanno molte attività di volontariato! >>
<< WOW! Per un attimo ho sudato freddo! Magari potresti aiutarle con i bambini, nel coro..o magari potresti dare lezioni di chitarra..Io conosco Suor Maria Clara,  ogni Natale facciamo sempre un’offerta al Convento>>
<< proprio lezioni no, però potrei insegnare i primi rudimenti questo si >>
<< non è che lasci il ballo però, vero? Sta iniziando ad essere così divertente >> replicò Alice
<< tranquilla: E’ buffa questa cosa, ma quasi quasi inizio a divertirmi anch’io >> le sorrisi alzando il pollice

<< allora dovresti completare l’opera unendoti a noi nel dopo ballo >> continuò Alice << mi si stringe il cuore doverti lasciare a casa e noi andare a divertirci >>

<< non essere sciocca Ali, io sto facendo esattamente quello che desidero >> non proprio esattamente << quindi non essere triste per me perché io non lo sono >> vorrei solo urlare ma è un’altra storia.

L’abbracciai sorridendo.
Ci incamminammo verso la scuola, ad un tratto mi sembrava di vedere in lontananza uno spiraglio di luce.
 
Anche ottobre si avviava al termine, avevo iniziato a prestare attività di volontariato dalle Suore Carmelitane e questo mi faceva essere più tranquilla, lavorare con i bambini poi era veramente appagante, i loro sorrisi sinceri scaldavano il cuore e mi facevano sentire importante.
 
La vita scorreva ......…come?
…..tranquilla?
La vita scorreva. punto.
 
Scuola – volontariato  - studio – amici ..a volte
Scuola – studio – danza – “dopo ballo” …mai.

Non mi univo mai a loro, declinavo sempre gli inviti ed Alice non mi raccontava mai le loro serate, forse perchè non c’era molto da dire.
Non capivo questo mutismo da parte di Alice, sembrava spesso distante, assorta nei suoi pensieri e a volte mi guardava con sguardo triste...ma le facevo così pena?
 
Quel sabato ero appena arrivata a casa, dopo aver prestato attività dalle suore, che Alice piombò in camera e mi si gettò tra le braccia piangendo

<< Alice che è accaduto? >> esclamai spaventata. Pensai subito che fosse accaduto qualcosa a qualcuno lontano
<< Bianca mi dispiace così tanto...e nello stesso tempo sono così contenta ! >> esclamò Alice continuando a singhiozzare
<< ti prego Ali dimmi che sta accadendo, mi fai venire l’ansia >> la scossi leggermente
<< Bianca. Non so come dirtelo >> mi sentii morire.
In un attimo vidi Axel in compagnia di una ragazza...
Tirò su con il naso << Bianca, non so come dirtelo, ma io e Jasper stiamo insieme >>
<< nooooooooooooooooooo! >> esclamai stupita mentre un sorriso si apriva sul mio volto
<< Oddio Alice come sono contenta! Tu. E Jasper! Miseriaccia che accoppiata che sarete! Farete fuoco e fiamme insieme! >> iniziai a ridere seguita da Alice << non capisco cosa ci sia da piangere però > continuai pensierosa
<< Oh, Bianca! Io e Jasper siamo dispiaciuti perché avevamo paura di innescare dei ricordi, e poi perché ci immaginavamo come avremmo potuto divertirci tutti insieme se anche te ed Axel..>> la voce divenne un sussurro ed ammutolì di colpo non avendo il coraggio di finire la frase
<< sono contentissima per voi.
Adesso oltre che amiche siamo anche cognate! >> esclamai abbracciandola felice.
<< altrochè e questo mi mette nella posizione di poterti dare dei consigli sul tuo stile di vita, senza che tu mi giudichi invadente o inopportuna >> mi guardò trionfante.
<< bene, e poiché per oggi sei già stata invadente ed inopportuna dirigiti verso la stanza di Jasper e restaci! >> le indicai ridendo la porta mentre  evitavo con un'unica mossa l'asinello hi-ho e winnie the pooh che lei prontamente mi aveva lanciato.
 
Novembre … il vuoto


Vuoto.

Escluso le giornate passate con i bambini e la felicità per Alice e Jasper.
Erano cambiati molto entrambi e forse da quella famosa sera. Non ci avevo mai riflettuto molto perché mi faceva ancora male pensarci ma credo che quell’ avvenimento avesse portato ad una serie di cambiamenti non tutti poi così negativi. Jasper si era tranquillizzato molto dal lato caratteriale. Era cresciuto, più maturo. Di certo non era stata un’esperienza facile neanche per lui visto che Alice era stata brava a creargli dei sensi di colpa relativamente al fatto che non fosse intervenuto quella sera ma avesse lasciato che gli avvenimenti scorressero inevitabili come la piena di fiume, lasciando che travolgessero tutti e tutto. Il fatto poi che tale avvenimenti avessero causato tanto dolore, in primis a me, certo non lo avevano aiutato a mettere a tacere la propria coscienza.
In tutto questo dolore la cosa più bella era che due delle persone alle quali volevo più bene stessero insieme. Loro erano restii a manifestare i propri sentimenti di fronte a me, lo sapevo che si sentivano a disagio, quasi in colpa perché loro erano felici ed io no. Col tempo..forse..anch’io sarei riuscita a superare tutto..col tempo…anche se era difficile anche perché stavo scoprendo lati di Axel a me sconosciuti, come quel martedì precedente
 
Suor Maria Roberta mi aveva chiamato appena arrivata al convento << Bianca oggi potresti rimanere un po’ di più? Dopo i più piccoli dovresti tenere i bambini più grandi perché Suor Maria Clara oggi è con la madre Superiora dal vescovo Claves per decidere sui fondi da assegnare al nostro Convento. Puoi tranquillamente continuare con loro l’intrattenimento con la chitarra perché anche loro hanno avuto un maestro, quindi sono in grado di seguirti. Naturalmente se hai tempo >> proseguì dolcemente.

Cara Suor Maria Roberta, era di una dolcezza unica, chiedeva le cose sempre con titubanza, quasi ad aver paura di disturbare. E e questa era la sua forza perché ad una richiesta presentata con tanta modestia nessuno poteva rifiutare.
<< certamente >> mi ritrovai a rispondere. Tanto che avevo da fare a casa, a parte lo studio? Almeno avrei continuato il pomeriggio in quel posto così calmo. Cioè calmo, escludendo i bambini era calmo.
Appena entravo mi sentivo pervadere da un senso di pace molto salutare, quando uscivo da lì mi sembrava di essere stata in centro di purificazione dell’anima. Non sapevo descrivere quella sensazione di pace e benessere che mi infondeva quel posto, e forse era per quello che avevo continuato a frequentarlo, era benefico per l’anima.
I bambini, tutti di età compresa tra i 12 ed i 13 anni entrarono un po’ titubanti ma appena mi videro con la chitarra in mano proruppero in un Evviva gioioso. Il maestro precedente doveva essere stato proprio bravo se era riuscito ad infondergli quell’amore per la musica. Si diressero subito verso l’angolo dove 7chitarre facevano bella mostra di sé appoggiate al muro dipinto di un tenue verde acqua , ormai un po’ scrostato qua e là, e tornarono con i loro strumenti fieri come un cavaliere con la propria lancia.
Fin dai primi accordi capii che quei ragazzini, erano veramente in gamba, ma soprattutto avevano una cosa che non si trovava molto spesso : l’entusiasmo di imparare.
Anch’ io, piccola ragazza cresciuta in una famiglia dove non c’erano problemi economici e problemi gravi di incomprensione o convivenza, avevo perso quell’entusiasmo iniziale per la scuola, per la conoscenza. Anche la chitarra era stato un momento di evasione, ma certo non l’avevo vissuto con quell’entusiasmo che stavano dimostrando invece quei bambini.
<< siete molto bravi lo sapete ? >> dissi loro alla fine del primo giro di accordi. Mi guardarono con gli occhi che brillavano dalla contentezza, chissà se a casa avevano qualcuno che faceva loro questi complimenti. << è da tanto che studiate chitarra ? perché avete una padronanza dello strumento eccezionale >>
le risposte furono varie ma tutti avevano almeno due anni di studio ed alcuni anche tre
<< il ragazzo che c’era prima era bravissimo >> disse il più grande << ed era anche molto paziente. Non ci sgridava mai, e quando sbagliavamo ci incoraggiava sempre a continuare e a non
arrenderci  >> proseguì un altro molto alto per avere 12 anni
<< era anche molto paziente. All’inizio lo abbiamo fatto un po’ dannare >> continuò sorridendo il primo, fisico massiccio e sguardo fiero, da leader del gruppo << poi abbiamo capito che non voleva imporci niente, lui era lì per insegnarci, ma solo se lo volevamo anche noi. Da  lì la strada è stata tutta in discesa >>
<< era anche molto bello sai? >> si intromise una ragazzina con la testa piena di treccioline piccole piccole ornate da corallini colorati
<< si le ragazze erano tutte innamorate di lui! >> ridacchiò il più piccolo, doveva avere 11 anni, mentre la ragazza con le treccioline gli rifilò un colpo sul fianco che, l’avesse dato a me, mi avrebbe steso per alcuni minuti.
<< peccato non venga più sarebbe piaciuto anche a te! >> proseguì un’altra. La domanda nacque spontanea dalle mie labbra << come mai non viene più? È troppo impegnato ? >>
<< no, è andato via >> replicò la trecciolina di nome Lucy.
<< è andato a lavorare in Francia. Me lo ha detto Suor Roberta >> aggiunse il più piccolo orgoglioso di avere una notizia che ancora nessuno conosceva.



Mi sentii percorrere da un brivido ed una sensazione di calore mi pervase partendo dalla punta dei piedi fino ad arrivare alla punta dei capelli. Strano, nonostante quella ondata calda avevo le mani completamente congelate. Aggrappata alla chitarra, riuscii a formulare la fatidica domanda, la cui risposta o mi avrebbe tranquillizzato o fatto piombare in una nuova dimensione di angoscia.
<< co…come si chiamava questo ragazzo? >> la voce mi uscì incerta, non la riconobbi neanch’io
<< Axel! >> la risposta arrivò ed io non so come arrivai alla fine di quel pomeriggio.
 
Axel!  Axel!  Axel! Quella risposta continuava a rimbombare nella mia mente per tutto il tragitto di strada, e continuò anche dopo ormai giunta a casa.
 
……non voleva imporci niente
….. lui era lì per insegnarci, ma solo se lo volevamo anche noi.
…..Da  lì la strada è stata tutta in discesa 
…. era anche molto bello sai?
….si le ragazze erano tutte innamorate di lui!
 
…..peccato non venga più
….sarebbe piaciuto anche a te!
 
…………sarebbe piaciuto anche a te!
………..sarebbe piaciuto anche a te!
 
Mi presi la testa tra le mani. Seduta sul letto continuavo a ripetermi gli stralci di conversazione
 
come mai non viene più? È troppo impegnato ?
 
 no, è andato via
è andato a lavorare in Francia
 
come si chiamava ?
Axel!
 
Axel!  Axel! Axel! Axel!
 
Chi sei veramente Axel ? possibile che non avessi capito niente di te? Possibile ?

  
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