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Autore: F l a n    30/03/2011    4 recensioni
[Future!Fic - Furt (come fratelli)/ Finchel (accennata)/Klaine (subtext)]
Dopo svariati tentativi - tutti rigorosamente falliti - Finn è riuscito a chiedere a Rachel di sposarsi. La cosa naturalmente gli creerà delle ansie, che riuscirà a raccontare solo al suo fratello acquisito...
Da un dialogo ed alcuni gesti, emergeranno emozioni del passato e capiranno, senza troppe parole, che i veri legami, quelli importanti sono proprio quelli come il loro.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Finn Hudson, Kurt Hummel
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Legami Indissolubili
Fandom: Glee
Rating: PG
Pairing: Finchel (accennato) Klaine (accennatissimo), Furt come fratelli.
Timeline: Furture!Fic
Wordcount: 1606 (FdP)
Prompt: 'matrimonio' per la challenge del cow-t per il team cavalieri organizzata da [info]maridichallenge 
Warning: nessuno, credo...
Disclaimer: I personaggi appartengono tutti a RM e tutto ciò di cui parlo non è successo veramente.
Betareader: [info]nessie_sun 
Note: Amo Kurt e FInn, intendiamoci. Li amo come fratelli, come eventuali amanti e come amici. Ma trovo che il legame fraterno che hanno 'deciso' per loro, sia stata una via bellissima, una via che dovrebbero approfondire e che, aimè, non approfondiranno temo... per cui c'ho pensato io. Spero che questa semplice fic vi piaccia, non ha molte pretese se non quella di raccontare un possibile missing moments tra questi due.


“E così le hai chiesto di sposarti,” Kurt stava sorseggiando un bicchiere di latte caldo di fronte a Finn, sul tavolo in salotto; erano soli in casa ed oltre alle loro voci ed i loro respiri non si udiva nient’altro, se non il ticchettio dell’orologio in cucina.
Erano rare quelle scene da quando Kurt si era sposato con Blaine, loro due vivevano in un’altra casa e Finn era rimasto solo; cioè, non proprio da solo visto che viveva ancora con Burt e Carole, ma la mancanza di Kurt si faceva sentire da qualche mese a quella parte. Alla fine, Finn aveva deciso che gli serviva solo un po’ di coraggio e che se il suo fratellastro – gay oltretutto – era riuscito a sposarsi con tutte le problematiche che comportava il matrimonio omosessuale, non vedeva perché non doveva provarci lui.
Così, un mattino si era alzato stanco di quella solita monotonia, stanco della solitudine vissuta nel proprio letto da ormai 26 anni ed aveva deciso che sì, quel giorno avrebbe invitato per l’ennesima volta Rachel a cena e le avrebbe dato quel dannatissimo anello che conservava nel comodino da troppo tempo.
Aveva deciso di parlarne con Kurt il giorno dopo invitandolo a casa e lui naturalmente si era precipitato.
E poi si erano ritrovati lì, davanti a quel bicchiere di latte caldo che ricordava un po’ i vecchi tempi, quelli in cui il più piccolo era solito a portargliene uno in camera la sera dopo ogni stressante giornata scolastica.
“Già, sai quell’anello stava lì da un anno e quattro mesi…” confessò Finn con un leggero rossore sulle guance, Kurt rise e fece le spallucce.
“Tanto per curiosità, quante volte l’hai invitata fuori a cena con la pura intenzione di chiederle di sposarti?”
Finn guardò il soffitto e cominciò a contare sulle mani, quando si rese conto che non aveva più dita a disposizione chinò il capo e lo scosse.
“Troppe per ricordarle, davvero. Non so neanche come ho fatto l’altra sera a chiederglielo…”
“Comunque mi fa piacere, finalmente avrai modo di realizzare ‘il tuo sogno’. Vi amate e sono felice per voi.”
“Grazie, Kurt,” gli rispose Finn, con un sincero sorriso sulle labbra.
La sua attenzione fu, poi, calamitata dall’anello sull’anulare della mano sinistra di Kurt; la luce della stanza pareva riflettersi su di esso, quasi a ricordargli che a breve avrebbe avuto anche lui quella fascetta al dito.
L’idea del legame in qualche modo lo spaventava, non sapeva se sarebbe stato mai in grado di accudire una famiglia ed in quel momento provò una profonda stima per Kurt che, nonostante tutto, aveva avuto il coraggio di legare la propria vita a quella di qualcun altro con tutti i rischi che ciò comportava.
“Finn? Sono cinque minuti che sei fermo immobile e mi fissi la mano, che succede?”
“Ti sei mai chiesto cosa faresti se le cose andassero male?”
Kurt trasalì e sgranò per un attimo gli occhi, sorpreso da quella domanda, e cominciò ad intrecciare le mani.
“Non so, le cose prima del matrimonio sono andate male diverse volte ma… abbiamo sempre trovato una via. Suppongo che cercherei di risolverle, ecco. Ma Finn, dannazione, sii positivo. Tu e Rachel state insieme da anni ormai, non cambierà niente… sarà solo un anello al dito ed un contratto su carta.”
Finn rimase colpito da una certa durezza presente in quelle ultime parole e si ricordò improvvisamente ricordato che Kurt non vedeva un lato spirituale nel matrimonio; per lui non era importante l’unione davanti ad un ipotetico Dio, come forse non erano importanti le carte… era importante il concetto che c’era dietro quell’unione a prescindere che fosse fatta in chiesa o meno e quindi anche a prescindere da un anello. Dipendeva dal rapporto ed il rapporto s’instaurava ancor prima del matrimonio. In fondo, il ragionamento di Kurt non faceva una piega neanche nella sua ottusa mente.
“Suppongo tu abbia ragione…”
“No, non lo supponi. Io ho ragione, Finn Hudson,” puntualizzò Kurt, con un ampio sorriso sulle labbra e sorseggiando l’ultimo goccio di latte rimasto nel bicchiere.
Kurt sorrideva di più da quando si era sposato.
Kurt era anche oggettivamente più bello quando sorrideva.
Chissà se sarebbe successo così anche a lui.

*

“Finn non so se ridere o piangere. Hai ventisei anni e non hai ancora imparato ad allacciarti una misera cravatta, cosa devo fare con te?”
Kurt si avvicinò a Finn e prese i lembi di stoffa, legandoli in un nodo morbido ma saldo. Finn osservò le mani di Kurt intrecciarsi in un gesto fluido ed il suo sguardo fiero e concentrato.
Era una bella giornata di sole, per cui la luce filtrava perfettamente dalle finestre; tutto sommato era anche caldo e lui stava decisamente sudando. Non poteva sudare dannazione, non nel suo nuovissimo vestito da sposo.
“Sei perfetto,” concluse Kurt lisciandogli la giacca con entrambe le mani; Finn lo ricambiò con uno sguardo grato e le guance lievemente arrossate per l’imbarazzo. Non si sarebbe mai abituato ai complimenti di Kurt.
C’era qualcosa di estremamente familiare in quel momento; no, non era quella sensazione che sentiva quando Kurt gli consigliava come vestirsi per un qualsiasi appuntamento… gli ricordava tanto quel pomeriggio di parecchi anni prima in cui Kurt lo aveva aiutato a scegliere i vestiti per andare a cena dai Fabray. Era stato un momento intimo, uno di quelli che non era riuscito a dimenticare perché Kurt gli era sembrato estremamente vicino a lui ed, anche, estremamente simile a lui. Il suo cuore mancò di un battito quando si accorse che il fratellastro gli aveva preso le mani ed i suoi occhi avevano cominciato ad inumidirsi; stava evidentemente per piangere.
“K-Kurt?”
“Abbracciami Finn, ti prego.”
Finn non era riuscito a capire il perché di quella strana richiesta, ma non protestò. Aprì le braccia e vi accolse Kurt, stringendolo per quanto possibile, perché Dio, forse ne sentiva il bisogno anche lui.
In quella stretta riconobbe una serie di sensazioni confortanti che lo fecero stare bene; in realtà non era mai stato un tipo fisico, specialmente se si trattava di Kurt, ma quell’abbraccio gli ricordò tanto quello del matrimonio dei loro genitori, quello in cui era sceso a patti con se stesso ed aveva messo in chiaro che sì, in fondo poteva accettare l’idea di avere un fratello gay, ma soprattutto un fratello speciale come Kurt.
Kurt era realmente speciale. Era l’unico che anche nei momenti di buio non l’aveva abbandonato, l’unico che lo aveva ascoltato senza dargli mai dello stupido. Certo, probabilmente molte volte lo doveva aver pensato, tuttavia non glielo aveva mai detto in faccia: si limitava ad un lieve sorriso rassegnato senza proferir parola.
Kurt era anche quella persona che gli portava il bicchiere di latte caldo la sera; lui in realtà non glielo aveva mai chiesto e le prime volte avevano passato il tempo in silenzio a sorseggiarlo ma, con il passar dei mesi, nonostante tutto, il giovane Hummel non aveva mai smesso di farlo e la sua costanza gli aveva permesso, effettivamente, di stringere anche un certo legame con quella strana usanza.
La verità era che doveva ringraziare Kurt; doveva ringraziarlo per la sua pazienza e per il suo amore, perché nonostante spesso avrebbe dovuto mandarlo a quel paese non lo aveva mai fatto veramente, neanche quando lo aveva insultato pesantemente senza ragione.
Il gesto che fece dopo stupì entrambi; Finn prese il volto di Kurt e gli diede un lievissimo bacio sulla fronte, quasi vicino all’attaccatura dei capelli – considerata sempre la differenza di altezza che li separava.-e fu in quel momento che Kurt cominciò a piangere veramente senza una ragione precisa.
Entrambi provavano un sentimento che non si poteva esprimere a parole, ma solo in quei calorosi gesti. Forse, un semplice segno d’affetto e gratitudine.

*

La cerimonia fu splendida e, neanche a dirlo, Kurt aveva fatto di tutto per organizzarla al meglio.
Non mancavano fiocchi di ogni genere, non mancavano decorazioni sfarzose ed eleganti allo stesso tempo; insomma, tutto ciò ricalcava perfettamentelo stile di Kurt – che non aveva lasciato propriamente decidere a Rachel, ma lei stessa aveva pensato che in fondo fosse meglio così -.
Kurt faceva naturalmente da testimone, aveva voluto assolutamente perdersi l’occasione di poter indossare un abito elegante e, assolutamente, non voleva perdersi l’occasione di essere al fianco di Finn in un momento del genere.
Mentre lo guardava infilare la fede all’anulare di Rachel su quell’altare, pensò che in fondo ogni cosa era andata come doveva. Lui era felice per Finn, lo era davvero. C’erano stati dei momenti in cui si era pentito di non poterlo avere – non che in effetti potesse dipendere da lui – ma pensò che probabilmente il destino avesse fatto la scelta migliore rendendoli fratelli. In quel modo sarebbero rimasti comunque legati per sempre e quel rapporto sarebbe stato più valido di qualunque legame matrimoniale e di qualunque anello d’oro scintillante.
Kurt si sentì bene nel notare il sorriso di Finn e le lacrime di Rachel; si meritavano ed erano entrambe brave persone, avrebbero tirato su una favolosa famiglia e lui sarebbe stato un fantastico zio per un’eventuale nipotina – lui sperava tanto in una femmina.-
Guardò Blaine; era poco distante da lui, seduto sulla prima panca mentre stava applaudendo gli sposi come il resto della sala; gli stava sorridendo e gli fece un cenno con la mano. Kurt si asciugò le lacrime di commozione e camminò verso di lui che ,nel frattempo, si era alzato, andandogli incontro.
Mentre era tra le braccia di Blaine, lanciò uno sguardo a Finn; lui li stava guardando ed aveva dipinto sulle labbra uno splendido e radioso sorriso, uno di quelli sinceri; contraccambiò e si lasciò cullare dal calore di quelle emozioni.

Avevano la certezza che non importava cosa sarebbe successo ad uno dei due, ci sarebbero stati sempre e quello era più confortante di qualunque altra cosa e di qualunque altro ‘lo voglio’.

Le paure di Finn erano improvvisamente sparite.
   
 
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