Non faceva altro che osservare quella strana ragazza che era giunta al villaggio settimane addietro, scrutandola con uno sguardo che, nonostante tutte le avventure che in quel poco tempo avevano affrontato insieme, sembrava colmo d'odio.
    Non poteva sopportarla. Non l'avrebbe mai sopportata. Quella ragazzina di nome Kagome non sarebbe dovuta essere lì, seduta ai piedi di quell'albero sui cui rami lui si trovava, a sorridergli come se si conoscessero da anni.
    Stava tranquillamente mangiando una rapa, probabile offerta di un qualche abitante del villaggio. Tutti credevano ancora che lei fosse la reincarnazione di Kikyo, e persino quella vecchiaccia di Kaede non faceva altro che alimentare quella diceria.
    Possibile che l'unico che non ci credesse fosse proprio lui? Quella ragazzina imbranata non era Kikyo. Forse poteva somigliarle nell'aspetto, ma non più di tanto. L'aveva vista all'azione e, per quanto il suo potere spirituale potesse sembrare potente, le mancava quel qualcosa che Kikyo aveva sempre posseduto. Non era certo di sapere cosa, ma aveva questa strana e netta sensazione ogni qual volta lo sguardo gli cadeva sul volto di quella Kagome.
    Si scoprì nell'osservarla, lasciando che gli occhi ambrati corressero lungo tutta la sua figura: aveva un corpo longilineo e forte per essere una semplice mocciosa, e i lunghi capelli neri, che si agitavano pigramente nel lieve vento che si era alzato, sembravano muoversi sinuosi, quasi fossero dotati di vita propria. Era bella, probabilmente.