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[196 parole]
Il corridoio era buio e vuoto, nessuna finestra permetteva il passaggio di caldi raggi, era buio e freddo, portava ad una sola porta.
Una porta che si diceva portasse all’inferno stesso, dove la dea morte ricuciva le anime dei dannati.
L’aprì.
E dalla stanza  infernale uscivano le solitarie note di un requiem d’addio.
Lei cantava sempre, cantava e piangeva, cantava e cuciva.
Con il filo rosso di vita cuciva e cantava, quel requiem d’addio per un altro dannato.

- vi ho portato un’altra anima eccellenza -
- l’ennesima dunque? Che triste destino  per queste anime, ne sono talmente addolorata! -
- eccellenza, posso fare qualcosa per poter alleviare le vostre sofferenze? -

Si voltò lei, gli occhi spenti guardavano il suo pupillo con malcelata tristezza.
E riprese a cantare il suo requiem d’addio per le anime dannate.
Ma prima che il suo pupillo richiudesse la porta infernale gli disse:

- non puoi alleviare le mie sofferenze, poiché io stessa sono la causa di esse! -



                                              Fine