To
A Breathtaking Butterfly And Her Beloved Apprentice
A Yuuko.
E a Watanuki, ovviamente. Tanti auguri. ♥
#01 – Angelo
Erano passati dieci anni da quando aveva ereditato il negozio; un giorno venne
a fargli visita un angelo, e, dopo un attimo di sgomento – “Sei davvero
un angelo? Davvero davvero?” –
ripensò a lontane credenze d’una religione d’Occidente, e volle chiedergli se
Yuuko fosse passata oltre – se l’avesse vista, se stesse bene; ma poi scosse la
testa, e disse semplicemente: “Qual è il tuo desiderio?”
#02 – Sorriso
C’era qualcosa di insopportabilmente malinconico nel sorriso che Yuuko gli
rivolse, il primo Aprile di quell’anno – e scorgerlo gli diede quasi una
sensazione di disagio, come avesse visto i colori delle ali di una farfalla
tendere lentamente verso il grigio.
#03 – Felicità
Era confuso – che cos’era quell’onirica
realtà attorno a lui? – e straziato – perché,
perché non ricordava il nome dei suoi genitori? – e terrorizzato – cos’altro avrebbe dimenticato, ora? -,
ma bastò un istante affinché la confusione, il dolore e la paura si
dissolvessero, cedendo il posto, con un breve inchino, alla profonda felicità
di un abbraccio.
#04 – Pericolo
“La tua esistenza metterà in pericolo le persone a cui vorrai bene, a partire
dai tuoi genitori-“; gli tappò le orecchie, d’istinto; non avrebbe potuto
donare a quel bambino la vita che avrebbe meritato – non ancora -, ma l’avrebbe
difeso da quelle parole, questo sì.
#05 – Confusione
La prima volta che l’aveva vista si era sentito confuso – che razza di posto era quello, e perché ci era entrato senza volerlo e
perché quella donna blaterava di eventi inevitabili senza curarsi di dare un
senso logico alle sue frasi? -; a ripensarci, certe volte, gli capitava
ancora di provare confusione, ma la domanda che si poneva era differente: che
cosa ne era stato della sua esistenza, prima che lei gli mostrasse il
significato della vita?
#06 - Mondo
"Per chi è in grado di rendersene conto, il
mondo non è uno solo" gli aveva detto, mesi e mesi addietro; ma lui non
aveva compreso; poi era passato del tempo - molto tempo - ed ora, finalmente,
aveva capito: era consapevole, sì, della vastità delle dimensioni, ma sapeva
altrettanto bene che quando tornava al negozio per cena e si fiondava in cucina e le bambine gli saltellavano
dietro e Mokona cantava e, infine, lei gli sorrideva... In quegli attimi, il
mondo era racchiuso in una stanza.
#07 – Finestra
Vide il vetro della finestra della scuola infrangersi e capì con rammarico che,
sebbene avesse detto a Kohane-chan che, nonostante tutto, era felice – e lo era davvero - di aver incontrato Yuuko,
e fosse certo che lei l’avrebbe saputo – sapeva
sempre tutto, Yuuko -, lui non avrebbe mai potuto dirglielo.
#08 – Spazio
“Cioè, mi stai dicendo che sei stata tu,
esaudendo un desiderio, a contribuire al lancio sul commercio dei primi
giocattoli spaziali? Insomma, Buzz Lightyear e roba simile? Lavoravi già
allora?” le domandò, tentando d’immaginarsi il negozio nella Tokyo degli anni
settanta, o giù di lì; “Sì, ero nel pieno della mia attività da anni. Ricordo
perfettamente quel caso” fu la risposta – pronunciata con il tipico sguardo imperscrutabile
che spesso assumeva parlando dei suoi clienti -, “Ma guai a te se sfrutti queste informazioni per darmi della persona
anziana!”.
#09 – Vista
Alla vista di Maru e Moro in lacrime – “La
padrona se n’è andata davvero!” – gli
si strinse il cuore; nei sorrisi e nelle canzoncine di quelle bambine,
dopotutto, c’era sempre stata una parte di Yuuko - e lo realizzò solo così,
vedendole piangere: lei era morta sul serio.
#10 – Pace
Da quando lavorava per lei, non aveva un attimo di tranquillità: il suo tempo
libero era soffocato tra i piatti che le doveva preparare, quei suoi clienti
che parevano usciti da un film e quel maledetto sakè che tanto amava
trangugiare – però, dovette ammettere un giorno, da quando lavorava per lei,
dentro di sé si sentiva molto più in pace di quanto non fosse mai stato.
#11 – Sbaglio
Vedendola scolarsi il sessantatreesimo bicchiere di Guinness, emise un sospiro
rassegnato – ma come diavolo faceva?
- e pensò che cedere alla stanchezza ed entrare in quell’Irish Pub era
decisamente stato uno sbaglio.
#12 – Occhio
Ebbe un solo istante di lucidità, dopo essere entrato in possesso di metà dell’occhio
di Domeki: sbatté le palpebre, ed avvertì immediatamente tutta la spossatezza
degli ultimi mesi avvolgerlo; l’ultima cosa che percepì, infine, fu
l’espressione di Yuuko – capì che era pronta a dargli un riparo, nel sonno e
nell’incoscienza – e si sentì a casa.
#13 – Mare
L’oceano, al tramonto, si estendeva davanti a loro - maestoso ed impassibile,
si tingeva di rosso, come indossasse con eleganza un abito da sera capace di
donargli illimitate sfumature – e come le pieghe dello stesso vestito erano le
onde, che giocavano tra loro, strizzando l’occhio all’umanità - e se avessero
tenuto lo sguardo fisso sull’orizzonte, avrebbero notato una barchetta, cullata
dal mare con un ondeggiare quasi materno; Yuuko sorrise, lanciando un’occhiata
al ragazzo, e si chiese se, alla fine di quel cammino, sarebbe stato in grado
di vedere la sua ombra tra quelle onde che tanto le assomigliavano.
#14 – Folla
Erano passati quattro anni, e ancora sperava di poter vedere il suo viso tra la
folla – ma solo per un istante si chiese cosa sarebbe successo se fosse stata
lei a scorgerlo tra migliaia di persone, in qualche piega tra le Dimensioni:
cos’avrebbe pensato della vita che andava conducendo in un tempo inesistente?
#15 – Gabbiano
Fu mentre lo osservava fasciare con cura e dolce impegno l’ala di un gabbiano
ferito che ne ebbe la conferma: lei e Clow non si erano sbagliati – Watanuki
era davvero straordinario.
#16 – Sogno
Quando Yuuko incontrò Haruka in sogno, gli chiese, per prima cosa, come stessero
andando le cose a quel ragazzo; ma quando l’uomo le rispose, lei abbassò lo
sguardo e disse semplicemente “Capisco”.
#17 – Libertà
All’inizio la considerava una viziata, insopportabile schiavista, e avrebbe
dato qualsiasi cosa pur di avere un po’ di libertà – pur di starsene per conto
proprio per qualche ora, lontano dalle grinfie della strega; ma si rese conto
col tempo che, sempre più spesso, mentre la sentiva prenderlo in giro per la
sua avversione verso Domeki o mentre riceveva da lei brevi, preziosi
insegnamenti, gli sembrava di avere finalmente scovato quello che chiamano ‘il
tuo posto nel mondo’; era dunque quella, la libertà?
#18 – Gelato
Era estate - Maru e Moro, instancabili nonostante il caldo, lanciavano
palloncini pieni d’acqua ad Himawari, mentre Mokona sorseggiava, insieme a Domeki,
alcolici ghiacciati; ma, ovviamente,
visto che la padrona di casa era niente meno che un tiranno, lui doveva
preparare gelato per tutti sotto il sole cocente… Prima o poi gliene avrebbe
dette quattro, a quella là.
#19 - Controllo
Lavorando per lei, aveva iniziato a capire che tipo fosse: Yuuko sapeva; sapeva
molto più di qualsiasi altro essere umano a quel mondo – e lo dimostrava, con
quelle brevi, misteriose osservazioni, così cariche di significati a lui
celati; Yuuko non perdeva mai il controllo della situazione; così, vederla
sorpresa dalle sue parole – “Farò del mio
meglio per esaudire il tuo desiderio!” -, per qualche motivo, lo riempì di
gioia.
#20 – Pesce
“No, no, no, così non si fa, Watanuki!” lo rimproverò, ridendo – e ignorando
completamente la reazione isterica del ragazzo -: “Come credi di fare colpo
sulla dolce Himawari se riesci persino a rimanere impigliato in una canna da
pesca?”
#21 – Sole
Quell’anno la stagione delle piogge gli parve più duratura e più triste del
solito; probabilmente, pensò, era per colpa di qualche dispetto
dell’Amewarashi, da lei se lo sarebbe aspettato; ma poi capì: vi era un altro
significato in quella pioggia eterna; il Paese del Sol Levante celebrava, annullando,
con la sacralità della natura, il proprio nome e se stesso, il lutto per Yuuko.
#22 – Brezza
Desiderava solo che lui vivesse, affinché potesse sentire ancora, per anni, il
fragile soffio del vento sulle braccia, e carpirne il più nascosto significato
– ma lui, all’interno di quel negozio, non sentì mai più l’arrivo della brezza.
#23 – Costa
Come la sabbia sulla costa è portata dalle onde, con dolcezza, negli abissi
marini, così Yuuko svanì nel buio, lasciando a lui solo polvere dorata ed un
negozio ormai deserto.
#24 – Città
Tokyo, con i suoi tetti e i suoi locali, i suoi grattacieli e le sue vie
costantemente popolate, non gli era mai parsa così vuota.
#25 – Casa
Era il posto più strano che avesse mai visto: pareva inscatolato nel mondo
sbagliato, in un quadrato di terra solitaria circondata e quasi oppressa dai
mastodontici grattacieli di Tokyo – eppure quello steccato di legno e
quell’erba e quel negozio erano avvolti da una tale aura di mistero che
sembravano, per contrasto, schiacciare gli edifici circostanti; sì, era decisamente
quanto di più strano avesse mai osservato, ma non ci mise molto a considerarlo
casa sua.
#26 – Bugia
A lui non poteva mentire, gli assicurò, con l’ultimo, malinconico sorriso – ma,
per un fugace istante, nel cogliere un disperato vuoto nei suoi occhi – “Ti
prego, dimmi che è un sogno” -, volle solo potergli dire una bugia.
#27 – Telefono
Himawari ripose il cellulare nella tasca, in silenzio; con l’altra mano
accarezzava un girasole; dopo qualche secondo, una ragazza d’una ventina
d’anni, sua collega all’università, le parlò: “Chi era?” – “Watanuki”, rispose,
con un sorriso rimasto immutato negli anni; “Oh”, osservò la ragazza,
indugiando un momento, per poi riprendere: “Che cosa fa?” – “Aspetta. Soltanto
questo”.
#28 – Orizzonte
Pioveva – pioggia fitta, che cadeva sulle case, e sulle montagne oltre
l’orizzonte; e tra l’acqua che piombava sul mondo, a qualche passante parve
d’intravedere una donna che le gocce non sfioravano, e un ragazzo che
strillando qualcosa le porgeva un tè – ma no, era un duo così assurdo,
sicuramente se lo erano immaginato.
#29 – Stile
“Ho vinto di nuovo! Watanukiiii, va’ a prendere un po’ di sakè per
festeggiare!” ; a quelle parole, il ragazzo si avviò controvoglia sul retro del
negozio, borbottando che quella maledetta strega era fin troppo avvantaggiata:
quel videogioco era giunto poche ore prima da Piffle, era vero, ma era certo che lei l’avesse richiesto
espressamente – chissà quante volte ci aveva giocato nei decenni passati! – e
pertanto sapeva che le ripetute vittorie
di Yuuko erano dovute solo e soltanto alla sua esperienza, altro che… come lo
chiamava lei?, “Miglior stile di gioco delle Dimensioni”!
#30 – Malinconia
Credeva davvero in quel che stava facendo, e credeva nel suo desiderio; ma nonostante ciò, talvolta, lo coglieva il dubbio
d’aver fallito nel mescolare gli ingredienti di quella pietanza che era la sua
vita – d’aver fallito, e di essere ancora lì.
#31 – Bacio
Trovarsi con la dolce Himawari-chan in un posto che poteva quasi essere definito romantico era già abbastanza imbarazzante
senza che Yuuko, da dietro un cespuglio, chiaramente
divertendosi alle sue spalle, sussurrasse a spiritelli di ogni sorta di
intonare “Sha la la la la la, il ragazzo
è troppo timido, coraggio, baciala!”.
#32 – Mano
Lasciò che i guanti scarlatti aderissero alle sue mani, senza perdere
occasione, nel frattempo, di stuzzicare Watanuki – “Allora sei anche un bravo sarto, oltre che un bravo cuoco! In effetti
noto ora che mi andrebbe proprio un bel vestito nuovo… Sai, per una serata a
base di alcolici!” -, mentre si rendeva conto che erano passati tanti,
tanti anni dall’ultima volta che aveva ricevuto un regalo, e non un semplice prezzo.
#33 – Caduta
Nei pochi istanti in cui cadde dalla finestra, vide immagini confuse scorrere
davanti ai suoi occhi, senza un filo logico, come in uno di quei film scadenti
che propongono di tanto in tanto ogni anno – vide il sorriso di Himawari, e
vide Kohane-chan, e vide anche quell’idiota di Domeki – perché cavolo quell’idiota di Domeki doveva infiltrarsi pure nei suoi
ultimi attimi di vita, insomma?! – e poi vide se stesso entrare nel
negozio, e incontrare Maru e Moro - e vide Yuuko come l’aveva vista la prima
volta, e solo un secondo prima di schiantarsi a terra, tra il vetro spezzato e
il sangue, si rese conto con tristezza di quanto lei avesse cambiato la sua
vita.
#34 – Volo
Fin da quando era entrato nel negozio, aveva capito che si era trovato un
lavoro nel bel mezzo della fiera dell’assurdo, ma se viaggiare su un uccello di
dimensioni titaniche alla ricerca di una ragazza volante in possesso di un dolcetto
di cioccolato era veramente, veramente pazzesco, il peggio, senza ombra di
dubbio, era che per lei era tutto
normale!
#35 – Felino
Quando gli piombò in testa una specie di incrocio tra una ragazza e un felino,
era impegnato a gonfiare a fiato la piscina di quella maledetta schiavista, ed avrebbe
anche aperto la bocca per dirgliene quattro, ma, letteralmente schiacciato dagli eventi, si limitò a
scuotere la testa rassegnato.
#36 – Gravità
Ora che i suoi poteri erano al culmine, riusciva a creare cerchi magici di
dimensioni notevoli e sollevarsi in aria sorretto da essi, sfidando la gravità
– e sperava quasi di sollevarsi tanto da raggiungerla, ovunque lei fosse.
#37 – Fantasma
Alla fine, lei se ne era andata; ma ogni volta che Shizuka entrava nel negozio,
vedendo Watanuki, con quel kimono e quella pipa, aveva l’impressione che il
fantasma di Yuuko vagasse ancora per quelle stanze.
#38 – Lotta
Ogni volta era una lotta all’ultimo sangue – “Stasera metà razione di sakè!”;
“Almeno tre quarti!”; “Metà, e potrei anche abbassare!”; “Sai che, in cambio,
dovrai uscire con Domeki, vero?” – ma, quando l’aveva vinta lui, era una gran
soddisfazione.
#39 – Motore
“Coooooosaaaaa? Perché devo farlo io? Io non so riparare motori!” protestò, a
occhi sgranati; “Ma è ovvio”, cantilenò lei, “Perché è inevitabile! E se non lo
facessi ora, finiresti per farlo comunque, te l’ho detto: è inevitabile;
quindi, tanto vale che tu lo faccia ora, non credi?”.
#40 – Tornado
Si diceva che un solo battito d’ali di una farfalla potesse causare un tornado
dall’altra parte del mondo; se ne rese conto, con stupore e ammirazione, quando
la vide pronunciare poche parole – “Esaudirò il tuo desiderio” – e sconvolgere
una città lontana d’un'altra dimensione.
#41 – Vecchiaia
Yuuko-san era una di quelle persone che danno l’impressione di non conoscere il
significato della parola ‘vecchiaia’; per quanto i giorni, i mesi, gli anni
passassero, lei era sempre lì, identica a com’era sempre stata, avvolta nella
sua aura di elegante superiorità e saggezza – fu per questo che ben presto se
ne convinse: Yuuko non sarebbe mai invecchiata, né morta; lei non se ne sarebbe
mai andata.
#42 – Domani
Sorrise, quando capì che, dopo tanto, tanto tempo, avrebbe finalmente vissuto
un ultimo ‘domani’ – fu un sorriso di stanca serenità, ma si trasformò presto
in un’espressione di affettuosa malinconia, poichè, prima di andare, lo vide
piangere per lei.
#43 – Sangue
Per l’ennesima volta in poche ore, si sentì male – eppure l’aveva promesso a quella donna, le sarebbe stato accanto –
e tossì – e si accorse di sputare sangue e si accorse di stare per svenire – di nuovo – e udì la voce di Yuuko, al
telefono, sempre più distante, e volle dirle di non preoccuparsi, ma non riuscì
a pronunciare alcun suono.
#44 – Paradiso
Per quella là, ogni scusa era buona per bere; probabilmente, pensò Watanuki,
borbottando tra sé e sé mentre evitava accuratamente di portare alcool a
tavola, la sua concezione di paradiso consisteva in verdi vallate, firmamenti celesti…
e fiumi di sakè cadenti dal cielo.
#45 – Volontà
Era cambiato: aveva compiuto molti passi e fatto molte scelte, di propria volontà;
e sì, l’avrebbe ringraziata per ogni singolo passo – perché da quando se n’era
reso conto, non sentiva più quel peso che l’aveva accompagnato per l’intera
vita.
#46 – Reale
Non c’erano ferite, né sangue, né fragili battiti d’un cuore che si spegne;
nulla, nel momento in cui le disse addio, sembrava reale – eccetto la
disperazione.
#47 – Rosa
“E così il piccolo principe si diede da fare ogni giorno per la sua rosa, ma
poi-“ – “Si sono addormentate”, lo interruppe Yuuko, comparsa alle sue spalle;
“Ma saranno felici di ascoltarti anche domani. Ora va’ a letto anche tu… O
domattina non ti alzerai in tempo per prepararmi il sakè!”; Watanuki annuì,
sbadigliando, e si avviò verso la stanza degli ospiti, con un ultimo sguardo
alle bambine, ed in quegli occhi Yuuko non poté che riconoscere tutta la
dolcezza di sua madre – Sakura.
#48 – Voce
L’aveva vista distruggere un computer con una mazza – “Rossa, perché si intona al vestito di oggi!” - e comprare
frigoriferi di dimensioni impossibili, e così ormai l’aveva imparato: quando
sentiva la sua voce provenire dall’ingresso – “Watanuki, usciamo!” – si preparava, automaticamente, ad ogni
improbabile tipo di stranezza che quel mondo gli riservava.
#49 – Solitudine
L’avrebbe rivista, anche a costo di attendere per un’intera vita e trascorrer
così cent’anni di solitudine.
#50 - Cecità
“Oh, capisco… Tu ci vedi male, quindi inciampi spesso, mentre Domeki
solo occasionalmente!” sogghignò, divertita, in risposta alle sue lamentele – e
a Watanuki, esasperato, non rimase che pensare che, forse, sarebbe stato meglio
essere completamente cieco.
Disclaimer.
1) La tabella con i prompt appartiene alla
community 1frase, alla cui iniziativa questa
fanfiction originariamente doveva partecipare; tuttavia, dal momento che
diverse delle mie frasi non rispettano il regolamento imposto dalla community,
ho optato (poiché che secondo la community stessa è possibile farlo) per il
semplice utilizzo della tabella al fine di creare una storia da poter postare
altrove – per l’appunto qui su EFP.
Raccomando a tutti di passare dalla community,
poiché offre degli
ottimi prompt e cimentarsi in quest’impresa si è rivelato, nuovamente, uno
splendido esercizio!
2) Parte del titolo è, ancora una volta, un omaggio ai Nightwish: l’espressione
breathtaking butterfly proviene da Cadence of her last breath – e il
copyright per l’idea va a Ely.
3) Non scrivo a scopo di lucro, Yuuko e Watanuki – e anche le comparse,
Shizuka-kun e Haruka-san, e le inimitabili Maru e Moro, e Mokona – appartengono
a quelle maledette streghe.
Note dell’Autrice.
E qui, null’altro da dire.
Se non… Grazie, Yuuko. Per tutto.
E tanti, tanti auguri, Wata. Nonostante
tutto.