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Autore: Fiby_Elle    01/04/2011    11 recensioni
Il giorno in cui Yamcha ha capito...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Intuizione

 

Era tutta un’impressione all’inizio, una vocina dispettosa a cui, volutamente, avevi deciso di non fare troppo caso.

Lui viveva lì con lei.

Lei viveva lì con lui.

Ok, ti era sembrato paradossale, ma… lo avevi accettato.

Se una cosa avevi imparato di quella buffa bambina era che mai faceva qualcosa per caso.

 

“Quei dannati aggeggi, donna! Non funzionano per niente!”

“No, invece! Funzionano a meraviglia… anzi funzionerebbero… se TU non li riducessi in quello stato!”

“Trova una soluzione!”

“Sono una scienziata non una maga!

“Allora ti consiglio di diventarlo o vi faccio saltare tutti in aria!”

 

Si urlavano addosso in continuazione, questo era certo, con una tenacia e un impegno al limite  dell’ordinario.

I motivi erano futili, tutt’al più, cose che a lungo andare ti facevano ridere o preoccupare della loro sanità mentale.

Una porta chiusa male, una spalancata senza permesso, una battuta di troppo, una macchia che non sarebbe andata via…

Cose stupide, no Yamcha?

Cose incredibilmente, teatralmente stupide…

Tanto da sembrare che lo facessero apposta…

 

“Prima pensavo che gli altri esagerassero a definirti pazzo, ma adesso ne ho proprio la certezza: tu sei fuori di testa!”

“Tieni a bada la lingua, terrestre, potrebbe essere l’ultima volta che la usi!”

“Provaci, vediamo un po’ che succede!”

 

Minacce…

Minacce…

Minacce...

Ma tu rimanevi sempre lì, Yamcha, semplicemente a guardare.

Sapevi che nonostante tutto lei non aveva bisogno di essere soccorsa, di essere protetta come un fiore da un temporale.

No, non ne aveva bisogno, Yamcha…

Non voleva…

 

“È una sfida, puttanella?”

“Oh, puoi giurarci!”

 
Si odiavano, nessuno avrebbe potuto affermare il contrario.

E in quella tua piccola, bonaria sicurezza ti cullavi sereno, illuso come ogni comune mortale.

Le realtà più difficili sono dure da accettare, questa è il problema, e la verità è stata che finchè hai potuto, Yamcha, finchè non ti è apparso chiaro, irreparabile, perduto come un vetro rotto, tu davvero hai fatto di tutto per coprirti gli occhi, per non vedere quello che ormai definitivamente era spacciato.

 

“Lasciami il braccio! Mi fai male, stronzo! Spostati! Ho detto spostati!”

“Dove è andato a finire tutto il tuo coraggio? Eh, donna?”

“Nello stesso posto dove finirà il tuo quando ti troverai davanti a Goku, l’unico Super Saiyan!”

 

E tu l’hai capito in quel momento, sì, in quell’esatto, preciso istante.

Roba da niente, incredibile davvero.

Il Saiyan l’aveva avvicinata a sé pericolosamente, per metterla in soggezione è chiaro, e le stava stringendo i polsi così dolorosamente che la sua pelle di neve non poteva che imprimere su di sé le dita nodose dell’altra mano.

Si osservarono a lungo, in silenzio, con i respiri un po’ in affanno per le grida e la foga della rabbia che ancora scalpitava inespressa in fondo ai loro cuori.

Lo avevano fatto altre volte, di essere così vicini, ci erano arrivati tante volte al punto che per un attimo nessuno dei due avrebbe riconosciuto il proprio fiato, ma quella volta, Yamcha, quella volta non aveva eguali.

Bulma, la tua Bulma, e Vegeta, quel Vegeta, si stavano guardando.

Non vedendo, non studiando, ma guardando.

Con ira, rancore, sdegno magari, ma soprattutto con un’intimità latente, un’ossessività insana.

 

“Tu non sai niente! Tu non sai un bel niente di me!”

“Di te so più di quanto pensi, saiyan, te lo posso assicurare”

 

Sì, Yamcha, è stato allora che hai capito.

è stato quando hai abbassato gli occhi, neanche fossi un bambino, e senza parole hai abbandonato la stanza, come qualcuno di troppo, un estraneo che lì si era trovato per caso.

Loro non si odiavano, no, sarebbe stato troppo facile.

Si amavano, questo era il problema.

Si amavano con un tormento implicito e devastante che prima o poi li avrebbe fatti inevitabilmente avvicinare.

E a te, piccolo disilluso, ormai non è rimasto che andare.

Perché il mondo intero lo sa che quando due così si avvicinano non c’è niente, davvero, che li possa separare.

 

 

 

Come, da dove e perché mi sia sgorgata questa cosa, non lo so, ma è carina, mi ha fatto piacere scriverla ed eccola qui.

Aspetto con ansia un vostro commento  :)

   
 
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