A Cuoripoli stava calando la sera, come al solito, le luci degli edifici iniziavano ad accendersi, le  prime stelle apparivano fioche nel cielo.
Ma lui attendeva la notte; era il suo momento preferito di tutta la giornata , amava godersi lo spettacolo del sorgere delle stelle e si divertiva a collegarle in modo che formassero i musi dei suoi Pokèmon, anche se era una sorta di sfida, visto che poteva godere di quella vista solo attraverso la finestra della sua camera, ma il ragazzo amava le sfide, da sempre, quindi per lui non era assolutamente un problema.
In qualunque istante della giornata riusciva a mantenere il sorriso, non riusciva a spiegarselo nessuno come facesse; aveva la forza di riportare il sorriso nei volti spenti di alcuni infermieri ,anche in quello di sua madre che, quando veniva a trovarlo, non riusciva mai a trattenere le lacrime, di tristezza, o di gioia, chissà….
 
A CerulianCity una ragazza dai capelli rossi se ne stava appollaiata sul molo, ormai vuoto, fissando il mare, lasciandosi cullare dalla brezza fresca e dal rumore così familiare. Il mare ormai era il solo a poterla consolare: lui non c’era.
Erano tanti anni, troppi, che non vedeva più i suoi occhi color nocciola, i suoi capelli spettinati, il suo sorriso da bambino.
 
Nell’ospedale di Cuoripoli Delia stava ascoltando il dottore che le stava riferendo, fuori dalla stanza del figlio, ciò che la donna si aspettava di sentire. Ash non afferrò molto della conversazione, solo pezzi di frasi sconnesse, ma sapeva perfettamente l’argomento di cui stava parlando il dottore. Delia entrò nella stanza del figlio, la testa bassa, che la accolse con il suo solito sorriso –Ciao mamma- -Ciao tesoro- Delia non riuscì a sostenere lo sguardo del figlio, non voleva dirglielo, non voleva crederci –Quanto tempo mi resta?- chiese il ragazzo. Delia alzò lo sguardo su di lui e, trattenendo a fatica le lacrime, rispose -… un altro giorno- dopodiché non riuscì a trattenersi oltre, abbracciò piangendo il figlio –mi dispiace tanto- disse singhiozzando –Anche a me mamma- rimasero abbracciati per tanto tempo, fino a che Delia sciolse l’abbraccio, Ash si era addormentato. Per un attimo sua madre rivide il suo bambino paffutello di cinque anni che si addormentava sempre tra le sue braccia.
Quando Delia tornò all’albergo dove alloggiava rifletté a lungo: non le sembrava giusto che gli amici di suo figlio sapessero tutto troppo tardi.
Così la donna compose il numero di Misty, Brock, Vera, Gary, Lucinda e Paul. Tutte le reazioni, o quasi tutte, furono simili: quasi tutti avevano pianto senza neanche accorgersene. Tutti quanti sarebbero stati lì il giorno dopo ,per vederlo l’ultima volta.
Le prime luci del mattino apparivano in cielo, Ash era già sveglio: non voleva perdersi la sua ultima alba. Dopo che il sole fu sorto si appisolò e fu svegliato da sua madre che provò un dolore…. forte, come solo quello di una madre che soffre può essere, un dolore che una scrittrice come me non dovrebbe neanche provare a descrivere.
-Ciao tesoro- -Ciao mamma- Delia prese fiato –Ci sono delle persone che vorrebero vederti. Ash, Ash io…- Ash sorrise mentre qualche lacrima si affacciava ai suoi occhi –Addio mamma- sussurrò Ash –Addio tesoro- dopo Delia posò un bacio sulla guancia di Ash e gli accarezzò il viso, uscì. La porta si chiuse e lentamente si riaprì con un cigolio. Ash riuscì a scorgere una ragazza dai capelli rossi, un codino di lato e gli occhi verde acqua. Il ragazzo sgranò gli occhi sorpreso, Misty si avvicinò al letto –Misty, sei tu!? Io… perdonami se non mi sono fatto sentire ma…- Ash fu interrotto da Misty che si era buttata tra le sue braccia mentre fiumi di lacrime percorrevano il suo viso –Ma che hai combinato Ash!? Sei sempre il solito! Ti cacci sempre nei guai quando non ci sono!- ad Ash scappò un sorrisino mentre abbracciava la ragazza.
Nel frattempo gli altri entrarono, Vera e Lucinda già con le lacrime agli occhi. Gary fu il primo a parlare
 -Ciao Ash- disse con un tremolio nella voce –Ciao Gary, mi dispiace, avrei voluto combattere contro di te un’altra volta- -Non preoccuparti Ash, vuol dire che rimarrai imbattuto- Ash sorrise –Avanti Ash ce la puoi fare!- disse Vera cercando di incoraggiarlo –Si Ash, tu ce l’hai sempre fatta, ce la farai anche adesso- disse Lucinda –Fatti forza amico mio, non devi arrenderti!- disse Brock. Paul osservò la scena in silenzio, non capiva perché tutti non volessero rassegnarsi, possibile che solo lui si fosse accorto che Ash se ne stava andando!? Il ragazzo dai capelli viola parlò –Addio ragazzino- disse appoggiando un pugno sulla spalla di Ash –Addio Paul- Paul se ne andò. –Ragazzi, promettetemi che non direte nessuna bugia ai miei Pokèmon, ok?- Gary sospirò, cercando di trattenere le lacrime, era davvero finita –Ok amico-.
-Misty-  -Si Ash?-  -Guardiamo in faccia la realtà: ormai mi restano pochi minuti e io ecco, si insomma, volevo dirti che io….. i-io- Ash deglutì, non aveva nulla da perdere ormai –I-io ti amo, dal primo momento in cui ci siamo incontrati-  -… Ash i-io, anch’io ti amo- e piangendo di gioia e di dolore abbracciò Ash aggrappandosi disperatamente alla sua maglietta –Ash ti prego, non andartene-  -Ma, Misty io non…- prese fiato, il respiro sempre più affannato –io non ce la faccio-  -No Ash, ti prego non puoi lasciarmi!-  -Ma, ma io non ti lascerò mai. Qualunque cosa accada, sarò sempre al tuo fianco- il ragazzo posò la mano sul viso della roscia che la strinse forte. Ciò che però attirò l’attenzione del gruppetto fu che la macchina che scandiva i battiti del cuore di Ash si era fermata –Ciao ragazzi- -Ash…- sussurrarono gli amici mentre le palpebre del ragazzo si chiudevano lentamente ma inesorabilmente, strappandolo così a un mondo malvagio e ingiusto, dove anche un solo lampo di amore illumina i cuori degli uomini.
Dopo qualche minuto tutti i suoi amici si abbandonarono ad un pianto disperato che durò tanto… tanto.
 
Due giorni dopo si svolsero i funerali, c’erano proprio tutti, anche Paul. I funerali si svolsero su una collinetta dove Ash, quando era ancora un bambino, si rifugiava e osservava i Pokèmon selvatici. Tutte le persone erano disposte intorno alla lapide mentre il sacerdote recitava parole che sperava potessero essere di conforto, ma Misty non aveva recepito una sola parola, era troppo impegnata ad osservare, piena di ammirazione, il mucchietto di sfere bianche e rosse che giacevano a qualche centimetro di distanza dalla lapide. Le sfere erano disposte in modo circolare e, al centro, ce n’era una con su incisa una piccola saetta gialla. Già, i suoi Pokèmon, dal primo all’ultimo, erano lì, vicino a lui, e vi sarebbero rimasti per sempre.
Misty sussurrò qualche parola a fior di labbra –Mi mancherai Ash…- pochi secondi dopo tutti udirono il rumore del vento che scuoteva le fronde degl’alberi, poteva sembrare un comune venticello pomeridiano, me Misty sapeva che non era così, sapeva che era lui.
“Qualunque cosa accada, sarò sempre al tuo fianco”… 


eccomi qui al termine di un'altra storiella!!!!!
spero vi sia piaciuta!!
questa one-shot la dedico a Elena una mia amica che sta in classe con me!!! la dedico anche ad un certo Tuta\Obama che sarebbe il ragazzo a cui non riesce a dichiararsi ( non mi ha voluto dire il vero nome).
non aspettare che sia lui a dichiararsi, potresti aspettare troppo tempo e a Tuta potrebbe succedere ciò che è successo al povero Ash, anche se non ho la più pallida idea di che gli sia successso!!! sto scherzando ovviamente!
forza facciamo tutti un in bocca al lupo per Ela!! IN BOCCA AL LUPO!!!!!
forza gente