Film > Dracula di Bram Stoker
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Autore: Shari Deschain    02/04/2011    5 recensioni
[Bram Stoker's Dracula] E in fondo quale diritto hanno gli uomini per decidere che i mostri debbano essere uccisi?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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N/A: Scritta per il mio bellissimo team orgiastico angelico del COW-T @ maridichallenge e più precisamente per la missione #3, "La maledizione degli uomini è che essi dimenticano" (Excalibur).
− Il titolo è una parte di una bellissima citazione del film stesso (“I have crossed oceans of time to find you”).
− Niente da fare, io sono di parte. Fosse stato per me, il film finiva con Harker, Van Helsing & compagnia bella morti stecchiti, mentre Vlad, Mina e Lucy se ne andavano a fare orge animalesche in giro per il mondo.



 
Oceans of time




Cammina con studiata lentezza per le strade di Londra, mondo moderno e sconosciuto. Ogni angolo di strada brulica di uomini, donne e bambini, di urla e di odori, di sapori vecchi e nuovi. La vita esplode con dolce prepotenza davanti ai suoi sensi quasi sopraffatti da quella bellezza che i londinesi, piccole formiche indaffarate ed incuranti, hanno smesso da tempo di vedere.
Una vaga sensazione di pericolo giace sul fondo dei suoi pensieri, ma il vampiro si limita semplicemente a scacciarla via come un insetto fastidioso.
Sa che gli amici di Lucy tengono sotto controllo la sua discepola, e che sono costantemente sulle sue tracce: infervorati dal sacro fuoco di quella che per loro è sia fede che giustizia, armati solo della loro religione e del loro coraggio, quegli uomini si stanno organizzando per trovarlo, davvero convinti poi di riuscire ad ucciderlo.
Sciocchi. Folli. Illusi.
Non hanno idea di chi si trovano davanti, o fuggirebbero a gambe levate. Già altri prima di loro hanno provato ad eliminarlo, e a loro spese hanno imparato che esistono mostri che non si possono uccidere solo perché meritano la morte.
E in fondo quale diritto hanno gli uomini per decidere che i mostri debbano essere uccisi? Da dove gli viene la presunzione di poter riconoscere il Bene dal Male, quando lui stesso, che pure ha vissuto centinaia di anni più di loro, non è mai davvero riuscito a tracciare una linea di confine?
Di nuovo sciocchi. Di nuovo folli. Di nuovo illusi.
La maledizione degli uomini è che essi dimenticano.
Dimenticano che tutti i loro libri di storia sono macchiati del sangue versato in cento e mille guerre inutili, combattute in nome di un fanatico ideale o di un meschino interesse personale, o peggio ancora, in nome di un Dio indifferente e crudele, che non premia né i suoi fedeli né i suoi avversari.
Dimenticano i loro inganni, intessuti per odio o per vendetta, che riempiono di lacrime i fiumi e di sangue le chiese, e che strappano le principesse ai loro principi.
E così danno la caccia ai mostri, dimenticando che essi stessi sono stati mostri, e non meno affamati e sanguinari dei vampiri che tanto odiano e disprezzano. Se non fossero accecati dalle convinzioni inculcategli dai loro idoli, forse vedrebbero che tra lui e loro ci sono meno differenze di quante ne vorrebbero.
Ma che importa, in fin dei conti. Ha già ucciso migliaia di uomini, e altrettanti ancora ne ucciderà. Quando giungerà il momento anche loro diventeranno macchie confuse di quella scia di sangue che segue i suoi passi ormai da secoli.
Ora il principe Vlad ha cose molto più importanti a cui dedicarsi.

Il ristorante in cui entra è caldo e accogliente, decorato con sfarzo e buon gusto. Appartato da tutti gli altri, esattamente secondo le sue istruzioni, c'è un tavolo già pronto per lui e per la sua accompagnatrice: la dolce Mina, che con un leggero tremito nella voce e un lieve rossore sulle guance, ha accettato sorridendo il suo invito.
Mentre pazientemente attende il suo arrivo, Dracula si copre il volto con le mani, e la osserva con gli occhi della memoria, sovrapponendo alla sua immagine quella di un amore ormai perduto da centinaia e centinai di anni.
Perché se la maledizione degli uomini è quella di dimenticare, la sua, invece, è quella di ricordare.
Ricordare una fronte bianca, una bocca rossa, e due occhi dello stesso colore della notte.
Ricordare un viso che ha tanto amato, e dai cui tanto è stato amato, prima che la morte li dividesse con quella crudele ironia che sbeffeggia un soldato che, partito per la guerra con la Morte al suo fianco, riesce a sopravvivere ad ogni tipo di orrore solo per poi tornare a casa e scoprire che al posto della sua vita, la Morte si è presa quella di coloro che amava.
Inevitabilmente, seguendo un ordine tracciato dai secoli all'interno della sua memoria, il vampiro rivede il corpo spezzato della sua sposa, stesa ai piedi di quell'altare che ha segnato la fine di entrambi, e a quel punto apre di scatto gli occhi, liberandosi dai propri ricordi.
Se i mostri potessero avere degli incubi, quella terribile immagine, che non è stata soffocata né dal sangue né dal tempo, sarebbe l'incubo di ogni suo giorno ed ogni sua notte.
A quelli come lui, però, che sia per grazia o per punizione, l'oblio del sogno non è concesso.
In quel preciso istante, quasi richiamata dal suo bisogno disperato di vederla, la porta del ristorante si apre, ed il suo bellissimo incubo entra con passo leggero nella realtà, con addosso un vestito di velluto rosso e un vago imbarazzo dipinto sul viso pallido.
Con una naturalezza che credeva perduta da tempo, Vlad si alza in piedi e le si avvicina fino a prenderle la mano e a portarsela alle labbra: anche questo è un gesto fin troppo antico, eppure ancora così dolorosamente familiare.
«Buona sera, Madame Mina», sussurra, nel suo inglese fortemente accentato, mentre il suo cuore la accoglie con parole ben diverse: Buona sera, amore mio.
E quando rialza lo sguardo dalla piccola e candida mano, il sorriso e gli occhi di Mina gli svelano che lei ha sentito sia il saluto della sua voce, sia quello del suo cuore.
 
 
 
   
 
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