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Autore: Prof    03/04/2011    1 recensioni
[Nei Dolci Fremiti] Inghilterra si stupisce del tono stranamente morbido e dolce; c’è qualcosa in Francia che non riesce a decifrare, qualcosa di insolito e curioso, che lo rende un filo diverso dalla Nazione di sempre. A Inghilterra piacerebbe tanto sapere che gli è preso alla rana, ma perdersi in un tal discorso vorrebbe dire perdersi in inutili lungaggini, senza contare che anche solo pensare ad un’ipotetica domanda di tal fatta, pronunciata dalla sua stessa bocca, risulta ridicolo. È molto più facile mettersi l’anima in pace con la banale ma sicura opinione che Francia non è mai stato un granché a posto. Ma non è questo l’importante.
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Fuggevole Ora - Nei dolci fremiti
Prompt: Libiam ne' lieti calici da La Traviata, di Giuseppe Verdi
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Inghilterra, Francia, Italia
Genere: commedia, comico, introspettivo, malinconico
Rating: verde
Avvertimenti: one-shot; sì può leggere anche in chiave shonen ai, se proprio uno vuole. ^^''
Disclaimer: di Hidekazu Himaruya. Titolo da Libiam ne' lieti calici, di Francesco Maria Piave
Conteggio Parole: 1861 - citazioni comprese - (fdp)
Note: scritta per il Contest delle Nove Muse, dal quale purtroppo mi son dovuta ritirare. Attenzione: presenza notevole di Inghilterra noioso, e troppa pucciosità italiana. ^^''
Mi è stato fatto notare che Francia è un po' meno maniaco del solito; rispondo che se avessi messo in luce pure questo aspetto Inghilterra avrebbe commesso un omicidio. ^^"
Riassunto: Inghilterra si stupisce del tono stranamente morbido e dolce; c’è qualcosa in Francia che non riesce a decifrare, qualcosa di insolito e curioso, che lo rende un filo diverso dalla Nazione di sempre. A Inghilterra piacerebbe tanto sapere che gli è preso alla rana, ma perdersi in un tal discorso vorrebbe dire perdersi in inutili lungaggini, senza contare che anche solo pensare ad un’ipotetica domanda di tal fatta, pronunciata dalla sua stessa bocca, risulta ridicolo. È molto più facile mettersi l’anima in pace con la banale ma sicura opinione che Francia non è mai stato un granché a posto. Ma non è questo l’importante.



Nei Dolci Fremiti



Perfino la porta d'ingresso dell'appartamento di Francia riesce ad emanare quel misto di  eleganza ed ostentata ricercatezza propria del padrone di casa. Con il suo legno scuro e lucido, con le sue scanalature che si piegano in linee curve e morbide, con il pomello d'oro e le cifre del numero civico che risaltano superbi in contrasto con la superficie, così incastonata in una bianca parete luminosa da farla sembrare quasi un quadro, ecco, tenendo conto di tutti questi elementi, si può dire che sia proprio una gran bella porta.
Sì sì, una gran bella porta, si ripete in testa Inghilterra, sapendo fin troppo bene di risultare patetico, lì immobile a contemplare qualcosa che aveva visto così tante volte da averne noia.
Il fatto è che, ancor prima di bussare e pretendere di essere ricevuto, dovrebbe trovare un valido motivo per giustificare la sua presenza lì; e non è sorprendente che la giustificazione non sia tanto per la rana...
Perché, effettivamente, gli costa non poco ammetterlo, arrivare davanti a quella porta non si è trattato di una scelta; è capitato, lì.
È capitato lì, perché è dovuto uscire dalla propria casa prima di essere sopraffatto dall'inevitabile voglia di strangolare Scozia.
È capitato lì perché un'altra parola di Galles lo avrebbe fatto impazzire.
È capitato lì perché il solo pensiero che avrebbe dovuto incontrare anche Irlanda gli strizzava le viscere in modo disgustoso.
È capitato lì, uscito di casa in fretta e furia, perché proprio non ce la faceva a reggerli tutti insieme, non questa volta, per pietà, di lasciarlo in pace, per favore, che le cose erano già abbastanza nere senza che ci si mettessero loro di mezzo a cercare di aggiungere peggio al peggio.
Francia... Francia sarebbe stato un buon diversivo. Francia era sempre stato un buon diversivo.
Chiude gli occhi, scrolla le spalle, sbuffa.
Un'ultima sistemata alla giacca, e suona il campanello.


Libiam libiamo, ne' lieti calici,
    che la bellezza infiora;


“Ciao!”
Inghilterra strizza le palpebre un paio di volte, il dito ancora sospeso a pochi centimetri dal campanello.
“Salve... Italia.” biascica, più perché lo costringe il suo piccolo gentleman interno che per vera cortesia.
Ora, di per sé non è strano incontrare Italia a casa di Francia. Quello che proprio non va giù a Inghilterra è che Italia sia presente in suddetta casa nel momento in cui la sua presenza non risulta, come dire, gradita; almeno, non è gradita secondo il non-piano di Inghilterra. Già fa lo sforzo di tollerare la rana e di onorarla della sua presenza; ma chiedere di tollerare pure quella radiolina sputa-parole italiana è decisamente troppo.
“Vuoi entrare? Sto aiutando il fratellone a fare una torta. Tu puoi aspettare in salotto.”
'Fantastico!' si limita a pensare Inghilterra, prima di varcare la soglia.


e la fuggevol fuggevol'ora
    s'inebrii a voluttà.



Non è che sia un grande esperto di torte – brutti trascorsi con le cucine, ma Inghilterra ha come l'impressione che ci stiano mettendo un po' troppo tempo. Decisamente troppo.
E lui odia aspettare. Soprattutto odia che lo parcheggino in un salotto come un regalo poco gradito.
Non gli era piaciuto affatto che Italia lo avesse scaricato lì, senza tanti complimenti e con uno sciocco prodigarsi di sorrisini e versetti e stupide frasette di circostanza che con lui proprio non funzionano.
Ed era stato perfettamente inutile che tirasse fuori, proprio solo per lui e visto che era lui, quel liquore tanto buono che aveva portato apposta per il ‘fratellone’.
Ed è incredibilmente noioso per quanto ci mette a compiere una semplice azione come quella di aprire una bottiglia e riempire un semplice bicchierino, infarcendo tutto con parole petulanti e stridule. Si costringe a non sbottare.
Italia, sempre senza smettere di emettere suoni molesti, si fosse anche trattato di esprimersi mediante versi insensati, gli porge il bicchiere, già da in piedi, liquidandolo con uno sbrigativo ‘Ci metteremo un attimo’.
Inghilterra si rigira in mano il bicchiere, pensoso.
Beh, era passato ben più di un attimo, di bicchierini ne erano passati ben di più, e comincia davvero ad annoiarsi delle voci così dannatamente allegre filtranti  dalla porta della cucina.
Non aveva certo bisogno di arrivare fin lì per ridursi a bere da solo.


Libiam ne’ i dolci fremiti
    Che suscita l’amore,


Che poi, Francia è davvero un gran maleducato, alla fine della fiera. Non è il modo quello di trattare un ospite. Ci si sarebbe almeno aspettato dal padrone di casa una degna accoglienza, visto che è venuto fin lì solo per onorarlo della sua presenza, non un veloce saluto urlato, nascosto in una cucina come uno topo da stanare – seguito dal categorico divieto di non azzardarsi ad entrare, pena la distruzione di un capolavoro.
Un altro bicchierino, e Inghilterra si chiede se l’anomalia in tutto quel bel quadretto non sia proprio la presenza Italia.
 

Poiché quell’occhio al core
    Onnipotente va.


Francamente ad Inghilterra non piace poi tanto Italia. In quei casi poi in cui si trasforma in una vera e propria palla al piede, e questo capitava per la maggior parte delle occasioni in cui doveva avere a che fare con quel mandolino strimpellato, non può fare a meno di detestarlo dal profondo dell’animo.
Lo detesta per una serie, notevolmente lunga, di comportamenti, di usi e costumi; lo detesta per quello che è e quello che fa; lo detesta ancora di più per quello che non è mai stato e quello che non fa.
Italia è petulante, piagnucolone, debole, vigliacco, impacciato, indeciso, fuori luogo, pasticcione, troppo buono e troppo ingenuo, troppo gentile e troppo sorridente, troppo ottimista e con troppa inventiva.
Italia, quando si tratta di cose serie e importanti, ovunque lo metti risulta stonato e inadatto.
Per questo proprio non riesce a capire come mai Francia sia tanto legato a una palla al piede tanto inutile come quello.


Libiamo, amore; amor fra i calici
    Più caldi baci avrà.


Un altro bicchierino, e il pensiero di quel legame quasi fraterno viene sommerso da una colata calda e corroborante di alcol, che scende lunga la gola, regalandogli un piacevole calore diffuso sulle guance.
Si incassa meglio nel divano, a quel punto fregandosene della posizione scomposta assunta, che tanto, a quanto pare, l'educazione non è del posto.
Così, scomposto, abbandonato disordinatamente sul divano, la mano che regge distratta il bicchiere con un ultimo sorso di liquore, aspetta che la dannata rana si dia una mossa con quella stupida torta e quella stupida pulce di un italiano.
Sbuffa, consolandosi con il pensiero rassicurante che, quando avranno finito di giocare alle allegre casalinghe, Italia se ne andrà a casa propria con tanti saluti, e Francia, a quel punto, per forza di cose, dovrà ritornare a fare il bravo padrone di casa – ché non è affatto giusto che lo abbiano escluso come un cane, e che diamine!
Si concede mezzo sorriso soddisfatto, e un ultimo sorso. Chiude gli occhi, cullato dall’allegro vociare che proviene dalla cucina. Un dolce odore gli solletica il naso: in fondo non gli dispiacerebbe assaggiare l’ennesima torta di Francia.


Tra voi saprò dividere
    Il tempo mio giocondo;


Due mani fredde e bagnate sulle sue guance d’improvviso, e balza sul posto, sgranando gli occhi e trattenuto a stento un grido di sorpresa.
Di scattò si volta, asciugandosi al contempo il viso con la manica della camicia, ritrovandosi alle sue spalle Francia che ride sornione, intento a strofinarsi a sua volta le mani nel grembiule ancora attorno alla vita.
“Scusami, Angleterre, - ridacchia senza essere veramente dispiaciuto – ma eri così calmo da non essere vero!”. Segue una breve risata divertita, alla quale Inghilterra risponde con una burbera cuscinata in faccia.


Tutto è follia follia nel mondo
    Ciò che non è piacer.


“Sei un idiota!”
Francia gli regala un’altra risata serena, divertito da qualcosa che pare andare oltre il semplice piacere di vedere Inghilterra furibondo.
“Ti ho già detto che mi dispiace.” Lo canzona, mentre si china per affondare i gomiti nello schienale del divano, poggiando il mento sulle mani intrecciate.
Inghilterra si stupisce del tono stranamente morbido e dolce; c’è qualcosa in Francia che non riesce a decifrare, qualcosa di insolito e curioso, che lo rende un filo diverso dalla Nazione di sempre. A Inghilterra piacerebbe tanto sapere che gli è preso alla rana, ma perdersi in un tal discorso vorrebbe dire perdersi in inutili lungaggini, senza contare che anche solo pensare ad un’ipotetica domanda di tal fatta, pronunciata dalla sua stessa bocca, risulta ridicolo. È molto più facile mettersi l’anima in pace con la banale ma sicura opinione che Francia non è mai stato un granché a posto. Ma non è questo l’importante.
“Delle tue scuse non me ne faccio nulla!” risponde piccato, non riuscendo a sembrare offeso quanto vorrebbe.
“Angleterre, il malumore fa venire le rughe.”
Inghilterra sbuffa, incrociando in un unico movimento le braccia al petto e inginocchiandosi in senso contrario sul divano, riducendo a meno di un fiato la distanza tra lui e la brutta faccia del rospo.
“Si vede allora che questo posto non offre nulla di interessante, per me.”
Un battito di ciglia dopo, e quasi si pente di aver poggiato la mano sull’avambraccio dell’altro, non riuscendo a ritrovare nello sguardo di Francia quel qualcosa che era certo sarebbe stato lì – e invece non c’è.
Francia gli restituisce un occhiata perplessa, e a Inghilterra non piace per niente, perché non c’è mai stato tra loro il bisogno di perdersi in chiacchiere, e la rana dovrebbe capire, invece di fare il pesce lesso.
Addirittura, la mancanza di reazione dell’altro gli fa scivolare sotto la pelle una subdola sensazione di panico, tanto da renderlo più avventato.
“Senti, Francia…”
“Fratellone!” trilla la voce di Italia, e spezza quel labile filo con il quale Inghilterra stava attirando a sé l'altro.
La Nazione sobbalza al richiamo, dimentico subito dell’ospite inglese. Si rialza dalla posizione scomoda, regalando un piccolo colpetto di congedo sulla spalla di Inghilterra.
“Poi ne riparliamo” gli dice, un piede già nella cucina.


Godiam, fugace e rapido
    È il gaudio dell’amore;
è un fiore che nasce e muore,
    né più si può goder.


L’aria fresca della sera pare donargli un po’ di chiarezza fra i suoi pensieri.
Sul balcone proiettato su una piccola strada interna parigina, stanno loro, Inghilterra sprofondato in una solitaria sedia, Francia e Italia che cicaleggiano allegri sulla panca lì vicino.
Inghilterra non ha preso e se n’è andato via già diverse ore prima solo perché era curioso di vedere come sarebbe andata a finire.
La sentenza è che il finale non gli sta piacendo affatto. Soprattutto, recitare la parte della tappezzeria per tutto lo sceneggiato decisamente non si addice né a lui, né ai suoi intenti originari.
Che poi la parte gli sia stata rubata a tradimento proprio da Mr. Maccaroni, questo lo indispone ancora di più.
Fa dondolare distratto il bicchiere che sta reggendo, poggiando di nuovo gli occhi sugli altri due.
Italia si sta esibendo in un vivace monologo, aiutandosi nel racconto con gesti esuberanti, agitandosi di fianco a Francia come un moccioso che pretende attenzione. Non che ne abbia davvero bisogno di tutta quella caciara, a conti fatti.
Francia, il corpo rilassato contro il divano, sembra avere occhi e orecchie solo per quel pagliaccio. Ogni tanto aggiunge qualche parola di risposta al soliloquio dell’altro, ora sinceramente sorpreso, ora interessato, ora divertito. Ma per la maggior parte del tempo se ne sta lì in silenzio, assorbito dall’azione di ascoltare quella doccia di paroline.
In tutto quel quadretto, Inghilterra comincia a credere che quello fuori posto non sia Italia, come avrebbe voluto.
Dà un ultimo sguardo agli eleganti palazzi parigini, l’allegra voce di Italia sempre nelle orecchie.
Poi, si alza.





   
 
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