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Autore: Mediastino    03/04/2011    2 recensioni
Il capitano Shutfer stava sovrintendo le operazioni di raffreddamento della capsula di ibernazione perché fosse pronta per accogliere l’elemento E19. Era stata un ottimo soldato per più di due secoli, l’uomo ne aveva letto i fascicoli: all’inizio aveva creato moltissimi problemi era riuscita addirittura a fuggire facendosi a nuoto metà del mediterraneo per ritrovare i genitori. Però quando aveva scoperto che i suoi genitori erano pieni di debiti e l’avevano venduta volontariamente ai servizi segreti ne era uscita spezzata.
I suoi sentimenti erano morti insieme alla speranza di riprendere una vita normale, e così aveva iniziato a eseguire gli ordinino con meccanica impersonale precisione ed era andata avanti per tantissimo tempo. Ma da una trentina di anni aveva iniziato ad essere meno affidabile, doveva aver preso in simpatia i ribelli, non li uccideva....
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la mia primissima storia, spero che vi piaccia!! =) non so ancora di quanti capitoli sarà! dipenderà  dall'ispirazione e dal vostro livello di gradimento!!
ciao! 



1

 

 

Il corridoio è lungo e buio lo so perfettamente, il soldato davanti a me però si prodiga in spiegazioni inutili. Sono quasi duecento anni che vivo in questa base militare, la conosco palmo a palmo, anche se devo ammettere che questo corridoio non lo percorro da un’infinità di tempo. Sicuramente da prima della nascita del militare che mi sta accompagnando. In fondo gli sono grata, nessuno parla con me, a meno che non debba spiegarmi la nuova missione o darmi degli ordini.

Quel corridoio. Ricordavo perfettamente come lo avevo percorso la prima volta, quel maledetto corridoio.

'' Il mondo era uscito da una sessantina d’anni dalla seconda grande guerra planetaria, a quel tempo chiamata guerra mondiale, da alcuni mesi veniva pubblicizzato il censimento del DNA umano. A scuola durante l’ora di ginnastica ci avevano preso dei campioni di saliva, etichettati e confezionati per l’occasione. Non sapevamo che quei campioni erano un modo per scoprire chi era più adatto a una mutazione genetica guidata. Fra i sette miliardi di umani di questo pianeta fui scelta io ed altri 19 individui.

Dormivo quando vennero a prendermi, furono molto silenziosi. Un attimo prima ero persa nella tranquillità del sonno, quello dopo, mani mi trattenevano, il cuore pompava all’impazzata, paura, adrenalina, un panno premuto sul volto e poi piu' nulla. E fu a quel punto che percorsi per la prima volta quel corridoio, poiché esso portava, e porta ancora, nei laboratori.

Non ricordo come divenni l’essere che sono ora, mi tenevano quasi sempre sedata, seppi che eravamo in venti solo grazie a stralci di conversazioni,a quel tempo non seppi altro dei miei compagni, neppure se sopravvissero.

Dopo la trasformazione mi misero davanti a uno specchio, fu allora che scappai.

Lo specchio era molto grande per contenere tutta la mia immagine, i miei occhi mi guardavano sorpresi, avevano una doppia pupilla sovrapposta, quella interna nera e  affilata come quella dei gatti e quella esterna grigio scuro rotonda come quella umana, posta al centro di un iride color ambra. Le palpebre interne trasparenti passavano veloci su gli occhi ad intervalli regolari, le palpebre esterne simili a quelle umane erano immobili e non calavano mai a coprire il mio sguardo.Il mio viso presentava solo piccoli cambiamenti: i denti un po’ più affilati, e il naso con due membrane interne che avrebbero impedito all’acqua di entrare nel caso mi fossi immersa e sul collo le branchie tremavano pallide ad ogni respiro . La mia pelle, vagamente abbronzata come era stata prima della trasformazione, sembrava più spessa e resistente non si vedeva più attraverso il disegno delle vene, ero più magra e muscolosa di prima  e una decina di centimetri più alta, ma la cosa più sorprendente erano le due doppie ali che partivano dalla mia schiena, la lanugine che le ricoprivano creava un disegno castano e ambra su di esse.

Ero io quella cosa? No! Io ero quella parte di me che prendeva le decisioni, soffriva e amava; il corpo non era altro che uno strumento in mano a quella parte, avevano trasformato il mio corpo ma io ero ancora la stessa. 

E allora ero scappata, ricordo urla, scariche di mitra, finestre infrante e sangue, rosso, sulle mie mani.

Riuscii ad uscire. Provai a volare ma le mie ali non riuscivano a sostenermi non sembravano fatte per volare, allora mi buttai in mare, non so neppure quale, che lambiva uno dei muri della mia prigione.

L’acqua era profonda, respirai con le branchie, e mi accorsi che le mie ali avevano una doppia  articolazione che mi permetteva di muoverle sia da dietro la schiena in avanti, come mi sarebbero  servite per volare, sia dalla testa verso i piedi e nuotando questo movimento mi faceva raggiungere una velocità straordinaria. 

Nuotai per giorni, senza dormire, per mangiare salivo sulle navi che incontravo e ne saccheggiavo la dispensa.

Quando raggiunsi la terra ferma mi accorsi di essere dimagrita ancora ma in compenso tutti i miei muscoli si erano sviluppati in modo straordinario, ero molto stanca, inciampai, per riprendere l’equilibrio diedi un colpo d’ala, mi ritrovai a un metro da terra per tornare subito giù, scomposta cadendo di schiena. Ero sorpresa, la lanugine sulle mie quattro ali se ne era andata lasciando il posto a grandi piume: color grigio argento sulla parte inferiore e color  castano chiaro e scuro sulla parte superiore.

Qualcosa nella mia testa mi aveva guidato attraverso il mio viaggio in mare, riconobbi il luogo, casa mia era ad lcuni chilometri, molto vicina; quel pensiero mi fece ridere, prima di allora non avevo mai pensato che una trentina di chilometri fossero pochi senza un mezzo di trasporto. Mi diedi una grande spinta ed iniziai a volare.

Casa mia finalmente. Entrai da una finestra del piano superiore, era notte, non vidi nessuno, raggiunsi la mia camera, mi sdraiai sul letto e mi addormentai". 


Il corridoio termina davanti una grande porta blindata, deve essere nuova, è  semicircolare con il disegno blu di una L cerchiata sopra e una serratura con controllo delle impronte digitali obbligatorio; ai vecchi tempi c’era solo una porta a due battenti chiusa a chiave con una guardia armata davanti. Quando vi appoggiai la mano lo schermo del sensore di impronte si illuminò poi comparve la scritta :”ELEMENTO IDENTIFICATO: E19-H72R”. 

  
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