I remember
«Quello che sto per dirti è probabilmente la cosa più egoista che io abbia mai detto nella mia vita.»
«Damon, non farlo.»
«No, almeno una volta devo dirlo. Tu devi solo
ascoltare. Ti Amo, Elena.
Ed è proprio perché ti amo, che non posso fare l’egoista con
te. Per questo non puoi saperlo.
Io non ti merito, ma mio fratello si.
Dio, quanto vorrei che non dovessi scordarlo… Ma devi.»
Quella frase mi tormenta, mi devasta la mente.
Credeva di avermi soggiogato quella sera, credeva di avermi
fatto dimenticare.
Ma io ricordo tutto.
Ricordo ogni singola parola, ogni singolo sospiro, ogni
battito.
E ricordo quella lacrima, quella lacrima che scese copiosa
sulla sua guancia.
Ricordo il bacio che mi lasciò in fronte.
Avevo chiuso gli occhi, e quando li riaprii, lui era
sparito.
Mi aveva lasciato così, inerme, incapace di dire una parola.
Il solito che si divertiva a far soffrire la gente senza
motivo.
A cui bastava premere il tasto OFF, e tornare il ragazzo – vampiro
- di sempre, senza cuore.
Metteva a tacere tutte le emozioni.
Rinunciava all’umanità che era in lui per essere ciò che era
davvero.
Damon, che però ,quella sera, mi aveva sconvolto il cuore. Damon,
che con gli occhi inchiodati nei miei, aveva confessato di amarmi.
Vado da Stefan.
Ma dai, chi voglio prendere in giro? Non è per Stefan che
vado a casa Salvatore.
Voglio vedere il suo viso, voglio perdermi nei suoi occhi di
ghiaccio un’altra volta.
La pioggia batte sull’auto che sto guidando, non sta
piangendo solo il cielo.
Anche io piango, silenziosa. C’è una strana agitazione
dentro di me, mi sento egoista.
Perché? Perché quando
lo vedo, quando mi sfiora, tutto si fa così terribilmente bello?
Fisso la strada bagnata, sto per arrivare, e qualcosa dentro
al petto spera che il fratellino buono non sia in casa. Cerco di sopprimere
quel qualcosa, senza successo. Quel qualcosa dentro al petto spera che il
fratellino stronzo dagli occhi azzurri stia bevendo il suo solito whiskey, sdraiato
sul divano del salotto di casa sua.
Stupida Elena. Smettila.
Stefan, Stefan, Stefan. Mi ripeto. Ma questo non basta.
C’è un altro viso stampato nella mia testa, cazzo, e quel
viso non si chiama Stefan.
Scendo dall’auto, copro i capelli con il cappuccio, e in un
battito di ciglia mi ritrovo davanti il portone. Faccio un respiro profondo, e
busso.
Dopo qualche secondo qualcuno mi apre la porta, ed è li che
tutta la mia razionalità si sbriciola.
E’ Damon. Damon, che viene ad aprirmi. Sembra quasi sorpreso
della mia presenza, forse fa solo finta…il suo sorriso sarcastico è sempre li,
in bella vista.
Lo squadro.
E’ a petto nudo, intorno al collo un asciugamano bianco, i
capelli bagnati gocciolano sulla fronte e sulle spalle. Indossa soltanto un
paio di jeans, mezzi sbottonati.
Quante volte l’avevo visto mezzo nudo? Eppure stavolta c’era
qualcosa di diverso…
Distolgo lo sguardo, fingendo indifferenza. Lo so che non l’avrei
ingannato, sono una pessima attrice. Sto per parlare, ma mi precede.
«Se cerchi Stefan, è andato a far visita a Bambi.»
Dice lui, sarcastico. Gli occhi azzurri mi ipnotizzano.
«Beh, allora forse è meglio che vada.»
Balbetto io assolutamente contro la mia volontà, abbassando
lo sguardo.
Faccio per andarmene, ma lui mi afferra un braccio, e quel
contatto mi manda totalmente in tilt il cervello.
«Non vorrai metterti a guidare con questo tempo? Sta
diluviando!»
Dice lui, lanciando un’occhiata al cielo nuvoloso e scuro.
Lascia il mio braccio, e si fa da parte per lasciarmi
passare.
«Aspetta almeno che si calmi un po’…»
Continua lui, improvvisamente serio.
Annuisco, mentre impercettibilmente sbatto le palpebre,
come
per scacciare quegli stupidi pensieri che mi affollano la mente.
Mi siedo sul divano.
«Manca da molto?»
Chiedo, con un filo di voce, fissando il nulla.
Chiude la porta alle sue spalle.
«No, ma potrei farti compagnia io, per stasera.»
«Damon.» Alzo lo guardo.
«Non fare finta che non sia successo niente. Non ho
dimenticato quello che hai fatto a Jeremy.»
Sputo le parole una dopo l’altra.
Si avvicina a me, perdo il controllo.
«Ti ho chiesto scusa un miliardo di volte, come devo
fare per farmi perdonare?»
Sorride, come al solito.
«Scusa, Scusa, Scusa.» Lo ripete, fissandomi.
«Smettila.» Rispondo secca.
«Un po’ irascibile oggi, signorina Gilbert..»
Scherza lui. «Cos’altro dovrei fare? Mettermi in ginocchio?
Raccontarti una barzelletta? Cantarti una canzone? …»
Si allontana, lo seguo con lo sguardo.
Ma perché non riesco a
staccargli gli occhi di dosso neanche per un secondo?
Si asciuga strofinando l’asciugamano sui capelli.
Sono in disagio. Guardo fuori dalla finestra, devo scappare.
«E’ meglio che vada.»
Ferma i suoi movimenti rapidi, tirando i capelli umidi
indietro. Non perdo un suo gesto, seguo ogni suo minuscolo movimento.
«Di già?»
In viso è strano. Si avvicina a me, me lo trovo davanti in
un attimo, i suoi occhi sono di nuovo piantati su di me, proprio come l’altra
sera, in camera mia.
Annuisco, incapace di parlare.
«Vuoi che ti accompagni?»
«No, Grazie Damon.»
Le nostre voci sono solo dei rumori di sottofondo. Sento il
cuore scoppiare…si lo sto facendo impazzire. Lentamente mi alzo dal divano,
dirigendomi verso la porta. Sto per aprire, quel qualcosa dentro al petto si fa
risentire, fa male, mi fa parlare. Sto per dire qualcosa, e sono completamente
incapace di trattenerla. Stringo la maniglia così tanto da farmi male…poi mi
volto.
«Damon. Io ricordo…»
Lui mi da le spalle, si ferma improvvisamente, poi si gira,
lentamente, e i suoi occhi non mentono. Ha già capito tutto.
Incapace di dire una parola, lo guardo. E’ teso, confuso, lo
percepisco.
Viene verso di me, incerto. Sento il suo sguardo addosso,
sono in imbarazzo.
Quando alzo lo sguardo lo vedo, lui si è trasformato, li
davanti ai miei occhi. Ha lasciato da parte il suo sarcasmo. Il suo sorrisino
divertito è sparito, non ce n’è più traccia.
E’ diventato lo stesso Damon che quella notte aveva
confessato di amarmi…che aveva esplicitamente detto che io non lo meritavo.
Damon, con le labbra serrate, si avvicina ancora di più. Il
cuore sta per scoppiarmi.
Si ferma, a mezzo metro da me.
«C-cosa?» E’ un sussurro, quasi impercettibile per le
mie orecchie da umana.
«Ricordo tutto, ogni parola, ogni gesto. Non mi hai
cancellato la memoria, quella sera…»
Rispondo io, perdendomi nei suoi occhi che sembrano così
sofferenti.
«Damon, io…»
Riempie la distanza tra di noi con un passo, e in un attimo
me lo ritrovo a pochi centimetri dal mio viso. Gli occhi così terribilmente stupendi
mi ipnotizzano un’altra volta. Mi
mette un dito sulle labbra, e sento la mia anima vacillare.
Non parla, non parlo. Con una lentezza esasperante si
avvicina ancora di più, e il cuore batte come non ha mai fatto.
Chiudo gli occhi, e sento le sue labbra sulle mie.
Ed è proprio li che credo di morire. Vado completamente in
tilt. Un’ondata di desiderio si impossessa del mio corpo, non capisco più
nulla. Mi sento tremare.
Le sue labbra si muovono ancora sulle mie, dolcemente.
In un attimo sento il cervello scollegarsi dal corpo, e mi
ritrovo a baciare Damon.
Si, cazzo. Damon.
Cosa sto facendo? Ma
sembra impossibile fermarmi..
Mi prende il viso tra le mani incredibilmente grandi, mi
stringe a sé, senza lasciare la mia bocca per un secondo. Mi bacia, sempre con
più desiderio, e io continuo a baciarlo, incapace di fermarmi.
Continua a baciarmi, continuo a baciarlo, come se non ci
fosse alternativa. Le sue mani vanno più giù, e trovano i miei fianchi. Le sue
mani bruciano sulla mia pelle…Il mio bacino aderisce perfettamente con il suo,
come gli ultimi due pezzi di un puzzle. Il puzzle che non si sarebbe mai dovuto
completare.
«Elena…tu non sei mia.»
Sussurra. Il velo di sofferenza nella sua voce è evidente,
ma sta dicendo la verità, la fottuta verità.
Quelle parole fanno male, male da morire. La mia vista si
offusca, e una lacrima scende giù per il mio viso. Sento crollare un qualcosa
su di me, un macigno mi sta schiacciando. Mi perdo di nuovo nei suoi occhi
azzurri come il mare.
Come colpita da una lama in pieno petto, indietreggio, per
poi fuggire via, nel buio della sera.