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Autore: VaniaMajor    04/04/2011    3 recensioni
In una notte di veglia, Miroku riflette sui suoi sentimenti per Sango. Amare, per un uomo che deve morire, non è facile...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Miroku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LONTANO DA TE

Sei pericolosa.
Lo sapevo, non so come. Mi è bastato guardare la prima volta nei tuoi occhi pieni di dolore per capire quanto potevi essere pericolosa. E adesso è troppo tardi…che senso ha questo mio piangermi addosso e chiedermi perché? Non sono il tipo che riflette su opzioni inesistenti, che si tortura con i ‘se’. La vita mi ha insegnato a essere pratico e a non perdere tempo. Ne ho così poco…
Quando la tua vita non vale una moneta bucata, smetti di pensare. Perdi qualsiasi moralità, qualsiasi rimorso o rimpianto. Così è più facile, capisci? Vivi come viene, alla giornata, sapendo che ogni giorno può essere l’ultimo e sforzandoti di assaporare ogni istante al suo massimo, come bere sake forte fino all’ultima goccia per non rischiare di sprecarlo e lasciarlo, dimenticato, nella tua tazza.
Avvicinarmi alle donne è sempre stato un divertimento. Non cercavo niente in quelle donne, né il loro pensiero, né il loro cuore. Nemmeno un’anima che si affacciasse negli occhi quando incontravo il loro sguardo. Non me ne importava niente. Bastava un bel visino, un corpo affascinante, l’intrigante promessa di una notte di passione. Era un gioco in cui potevo continuare a recitare la mia parte, a mostrare il sorriso che cela la mia anima vuota. Era un’attività apparentemente spensierata che copriva la mia frenesia, la mia ossessione di avere un erede.
Un erede per sconfiggere Naraku, capisci? Io devo sconfiggerlo. Lo odio, un fuoco bruciante che divora quel poco di buono che avrebbe potuto esserci in me. Lui ha ucciso mio padre, ha reso un inferno di paura la mia intera esistenza. Questo è stato l’unico, vero sentimento dentro di me finché non ho incontrato Inuyasha e gli altri…finché non ho incontrato te.
Sango, cos’ho fatto di buono agli occhi degli spiriti celesti perché tu incrociassi la mia strada?
Hai cambiato la mia vita, senza fare nulla. Con la tua semplice esistenza, con il tuo carico di pena e cordoglio, con il tuo fare semplice e serio, mi sei diventata cara. Sempre di più, con il passare del tempo, e i miei scherzi sono diventati l’unico sistema per avvicinarti senza pericolo. Buddha sa che avrei desiderio di parlare con te di qualcosa che non sia Naraku, di sfiorarti senza bisogno di ricorrere a palpeggiamenti che mi fruttino un ben meritato ceffone!
Eppure non posso avvicinarmi a te. Non voglio. Sei veleno, per me. Per la prima volta dopo tanti anni, ho di nuovo paura di morire. Non voglio morire, ora che ci sei tu. Non riesco più ad arrendermi al fato, a vivere alla giornata. Controllo costantemente che il rosario copra il Foro del Vento, che il suo suono non sia cambiato, che la ferita non si sia allargata.
Ti rendi conto di quello che mi hai fatto? Ma non riesco, non riesco a levarmi il pensiero di te dalla testa! Ci provo, ogni santo giorno, ma non ce la faccio. Continuo a ripetermi che sei solo un mio compagno di ventura, come tutti gli altri. Continuo a ricordarmi che l’unica cosa che ci lega è l’odio per Naraku, il desiderio di vendicarci, la caccia spietata in cui siamo lanciati. Purtroppo non sono bravo a mentire a me stesso quanto lo sono con gli altri. Continuo a contraddirmi, sto diventando pazzo per non lasciare che questo mio tormento mi si rifletta sul volto.
Sei entrata nella mia anima. La tua esistenza è qualcosa di caldo che riempie il mio vuoto con tutto ciò che una vita normale dovrebbe concedere, che lenisce la mia pena e al contempo me ne promette di peggiore. Perché come potrei confessarti che ti amo quando, oltre alla paura del rifiuto, non farei altro che condannarti ad un futuro da vedova, a darti un altro lutto?
Io vivo senza speranza, Sango. Non ho niente da offrirti, se non il tempo contato in cui vivo. Che razza di uomo sarei a trascinarti in un tale inferno? Hai già abbastanza a cui pensare. La tua famiglia distrutta, tuo fratello schiavo di Naraku…Chi sono io per caricarti di ulteriori preoccupazioni, per cancellare il timido sorriso che la vicinanza di Kagome, Inuyasha e Shippo è riuscita a restituirti?
Ora sono qui a guardarti mentre riposi accanto a Kagome. Kirara è accoccolata nell’incavo del tuo braccio; la tua mano è allungata a sfiorare Hiraikotsu, pronta anche nel sonno a reagire a qualunque attacco possa sorprenderci. Non che tu non abbia fiducia in me o in Inuyasha, che siamo di guardia in queste ultime ore prima del sorgere del sole, ma non smetti mai di affermare la tua indipendenza e la tua capacità di dare contributo agli sforzi di questo nostro gruppo. Anche questo amo di te.
Guardo il tuo volto, su cui danzano le ombre delle fiamme, cercando di non farmi notare da Inuyasha per evitare domande scomode. Non che il nostro amico sia mai stato un prodigio di intuizione per queste cose…la dolce Kagome-sama ha gli occhi più fini dei suoi e temo che da tempo abbia intuito il mio segreto. Pure, voglio che questo momento di riflessione, di desiderio di te, sia solo mio. Che nessuno sappia, tranne me, quanto ti amo.
Mi si ferma il cuore nel petto quando apri gli occhi, quelle gemme castane che mi scrutano sempre con un misto di sospetto e qualcosa che non riesco a decifrare. Temo di essere impallidito, mi hai colto del tutto alla sprovvista proprio mentre ti fissavo. Dimmi che non hai letto i pensieri sul mio volto, ti prego…
«Sango? Non…dormi?» mi sento mormorare, con voce abbastanza normale. Inuyasha si volta verso di noi, poi torna a guardare lontano, disinteressato.
«Stavo facendo un brutto sogno.- sussurri tu, abbassando lo sguardo- Fortunatamente mi sono svegliata.»
Tiro un sospiro di sollievo. Nessuna reazione da parte tua. Non hai capito, non hai intuito: non sono stati i miei pensieri a svegliarti. Mi rendo conto di essere diventato paranoico, ma per un attimo ho avuto davvero paura!
«Mi lamentavo?» mi chiedi, tornando a guardarmi. Scuoto la testa.
«No, sembravi tranquilla.» ti rassicuro.
Corrughi la fronte nella tua peculiare espressione corrucciata, poi accarezzi Kirara, che si mette a fare le fusa sotto la tua mano.
«Cosa sognavi? Naraku?» ti chiedo.
«No, io…» rispondi tu. Smetti di parlare e rimango sorpreso nel vederti avvampare. La luce del fuoco non mi inganna, sei arrossita. «No.» ribadisci, fulminandomi con lo sguardo. Che ho fatto?! Ho detto qualcosa che non va?
«Non vuoi dirmelo?» chiedo, incerto.
«Assolutamente no!» sbotti tu, a voce un po’ troppo alta, sorprendendomi e facendo di nuovo voltare Inuyasha. Chiudi subito la bocca, mi guardi come se fossi io il colpevole di tutto, poi mi volti la schiena e fingi di rimetterti a dormire, ma dalla tensione della tua schiena capisco che il sonno ti è passato del tutto.
Perché mi hai guardato così? Cosa significava quel rossore in viso? Sei adorabile, con quell’espressione indignata che sfoggi sempre quando faccio il cascamorto con le altre ragazze…Il cuore mi fa un tuffo quando si affaccia alla mia mente l’ipotesi che tu stessi sognando di litigare con me, un attimo prima. Vorrei chiederti conferma, a costo di farti perdere la pazienza, ma dentro di me qualcosa si è messo a cantare e mi sento stupidamente felice, sicuro come sono di aver capito tutto. Mi sento un idiota…dove sono finiti tutti i buoni propositi di poco fa?!
Che diritto ho di sperare che tu possa provare qualcosa per questo monaco afflitto da una maledizione? Che tu possa amarmi?
Vorrei potermi sdraiare accanto a te, Sango; abbracciarti e dormire al tuo fianco nella più completa innocenza, solo per farti capire quanto sei importante per me, quanto il solo sapere di essere nei tuoi pensieri mi faccia regredire ad un ragazzino alle prese con la prima cotta.
Alzo il viso al cielo notturno e chiudo gli occhi, trattenendo un sospiro, e non mi muovo da dove sono.
Lo so, Sango, prima o poi la verità verrà fuori. Per quanto io possa lottare contro me stesso, viaggiando insieme prima o poi mi troverò costretto ad essere sincero, a farti conoscere la verità. E’ destino, temo. Spero accada il più tardi possibile. Spero di tornare padrone della mia vita, nel frattempo, di sconfiggere il nemico che entrambi odiamo. Spero di non causarti altra sofferenza.
Mi dispiace, Sango. Ti chiedo scusa fin d’ora. Purtroppo, non ce la faccio.
Non ce la faccio a stare lontano da te.

   
 
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