Crossover
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Autore: Sparrowhawk    04/04/2011    0 recensioni
Per amore della pace, voglio subito dire che in questa fanfic si incontrano due mondi assai diversi, ovvero quello di Kuroshitsuji (qualcuno ha mai sentito parlare di buon vecchio conte Ciel Phantomhive e del suo stupenderrimo maggiordomo?) e quello di Pandora Hearts (anche qui, manga abbastanza famoso). I protagonisti sono Elliot Nightray e Célie Phantomhive che, sì, non altri che il caro Ciel versione femminile.
In pratica qui Ciel ha una sorella gemella. Alquanto scioccante, lo so. ù.ù
Che altro dire? Beh, il racconto è in terza persona, ma ho cercato di concentrare l'attenzione su entrambi i personaggi ma alternativamente, ovvero non insieme. Si vedrano spesso le vicende vissute da entrambi i punti di vista. Credo di essere stata abbastanza fedele al carattere dei personaggi...o quanto meno lo spero XD.
Per il resto, quando scrivo fra le "..." sono pensieri, mentre quando è parlato le parole stanno fra le «...».
Buona lettura! *manda baci e incrocia le dita*
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cherryblossom - Pillole di Crossover'
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Dal giorno in cui i loro genitori erano morti Ciel lo aveva sempre saputo che, di lì in poi, tutto sarebbe dovuto cambiare e non necessariamente per il meglio. C'erano davvero troppi presupposti per una loro totale sconfitta per poter anche solo sperare in un roseo futuro, in un qualcosa che li avrebbe resi felici. Entrambi felici.
Quando, il giorno del funerale di mamma e papà, Cèlie era caduta senza forze a terra, svenendo incapace di andare oltre a quella dura verità, lui aveva compreso che da soli non ce l'avrebbero mai fatta. Mai. Era semplicemente troppo difficile per due piccoli bambini di soli nove, dieci anni, riuscire a tirare avanti coraggiosamente contando solo l'uno sull'altra. Anche se l'affetto che li univa era tanto e anche se avevano insegnato ad entrambi a contare sempre sulla propria famiglia, era esagerato pretendere che potessero riuscire in una simile impresa.
Forse fu per quel motivo che, con Cèlie ancora malata e sconvolta, al loro capezzale avevano mandato la zia, Angelina Durless, sorella minore della loro defunta madre.
Con loro era sempre stata gentile, disponibile, eppure quando Ciel finalmente la rivide gli furono chiari molti aspetti di lei che prima gli erano del tutto sfuggiti: quando stavano soli aveva uno strano modo di dimostrare il suo affetto, usava parole fredde, completamente differenti da quelle che prima infiorivano le sue frasi e le arricciavano le labbra; i suoi sguardi erano pessimi e starle vicino per niente piacevole. Quando invece erano in compagnia tutto cambiava, le cose sembravano tornare come un tempo.
Gia da allora Ciel aveva capito che quella donna era un disastro totale e che, facendo affidamento su una persona del genere, anche lui e Cèlie sarebbero finiti male, infangati assieme a lei nella stessa rovina. Sarebbero andati a fondo insieme, ancorati a lei come delle zavorre, e lui non aveva nessuna intenzione di lasciare che ciò accadesse.
Per questo motivo aveva smesso di comportarsi come un bambino e aveva cominciato a fare il piccolo adulto.
Il problema però era che la loro serie di sfortunati eventi non era che appena cominciata e, purtroppo, non sarebbe nemmeno finita tanto presto: poco tempo dopo l'arrivo della zia e proprio il giorno stesso in cui, loro tre insieme, sarebbero dovuti partire per la Francia, ecco che dei loschi tipi avevano rapito i due fratelli rinchiudendoli nelle segrete della loro base. Il motivo del loro rapimento era ovvio, o volevano un riscatto o, molto più probabilmente visto che ormai era di dominio pubblico il fatto che la famiglia Phantomhive non avesse più un soldo, qualcuno li aveva assoldati per ucciderli.
Ciel aveva fatto presto a puntare tutto ciò che gli rimaneva su quella possibilità. Sviluppò un piano, mise in salvo la sorella e le ordinò di non tornare indietro a meno che non fosse stata in compagnia della polizia.
Purtroppo quando loro arrivarono uno dei rapitori lo aveva già portato lontano e, torturandolo, lo aveva infine tolto di mezzo, o meglio, ci aveva provato. Ma lui era stato più forte, più di quanto chiunque altro avesse anche solo potuto immaginare.
Il suo odio, il dolore che sentiva, il desiderio di vendetta...
Tutto ciò era stato in grado di vincere persino la morte riportandolo indietro munito della potenza di una persona come Sebastian. Al suo fianco, deciso, aveva assunto il comando dell'azienda di famiglia e aveva spedito la sorellina dalla zia come da programma: sapeva quello che sarebbe potuto succedere, ma prima di poter ricominciare una nuova vita con lei doveva diventare indipendente, doveva diventare presto un adulto e non solo dentro di sè, anche all'esterno. Doveva divenire qualcuno capace di vivere senza doversi appoggiare a nessuno, e doveva anche fare presto.
«Bene, altri ospiti imprevisti!»
Ciel lanciò una veloce occhiata alla porta prima di alzarsi in piedi e mettersi di fronte a Célie, le mani strette in due pugni dall'ira.
«...era proprio questo che volevo evitare.»
Poteva capire bene la frustrazione che percepiva nel tono di voce di Elliot, forse poteva farlo meglio di chiunque altro. Si sentiva un tale idiota per aver abbandonato la propria sorella alla mercè di quella dannata donna che, per sua enorme sfortuna, doveva pure chiamare zia.
Appunto perchè aveva capito sin dal principio che genere di persona fosse non avrebbe mai dovuto permettere che mettesse le proprie grinfie sulla piccola Célie, mai. Nonostante avesse deciso di tenerla lontana per poter diventare più forte per entrambi, nonostante tutte le sue buone intenzioni e nonostante tutti i bei piani che si era fatto nella testa non avrebbe mai dovuto lasciare che tutte le cose di cui Elliot gli aveva parlato avessero luogo.
Sentì la piccola mano della gemella stringersi intorno alla sua e, intrecciandovi le dita, la sentì tremare dal terrore.
Anche ora che si ritrovavano di fronte ad una potenziale morte per mano sua, Célie non smetteva di volere bene ad Angelina. Non riusciva a concepire l'idea di poter odiare qualcuno così tanto da volerlo vedere morto. Era proprio fuori dalle sue corde mettere da parte i sentimenti, per una volta, e ragionare a mente fredda, completamente lucida. Ciò che adesso lei stava provando, dentro a quel suo piccolo corpo, Ciel lo aveva abbandonato da tempo.
Lo aveva fatto per potersi rialzare, giorno dopo giorno, di fronte ad ogni difficoltà.
Lo aveva fatto per poter crescere. Per raggiungere quella forza da lui tanto agognata.
Un vero peccato che per aquisirla avesse dovuto abbandonare persino la sorella. Si rendeva conto solo ora dell'enorme errore che aveva commesso.
«Ciel, tesoro, da quanto tempo non ci vediamo?»
Angelina sorrise mentre faceva un passo verso di loro, ma lui non le rispose nemmeno. Era certo che sapesse fin troppo bene da quanto tempo non aveva modo di vederlo. Probabilmente aveva contato i giorni, piena di felicità di non averlo fra i piedi visto che era molto più semplice tentare di ucciderlo da lontano piuttosto che sentire costantemente i suoi occhi accusatori addosso. Perchè era ovvio che Angelina sapesse dei sospetti che il nipote aveva nei suoi confronti, proprio come aveva capito subito che Elliot sarebbe potuto diventare un potenziale ostacolo ai suoi piani.
«Ci avevo visto bene direi.» continuò la donna, muovendo un altro passo verso di loro «Quel ragazzino di cui tu ti sei tanto infatuata non ha fatto altro che complicarmi l'esistenza Célie. Prima ha fatto venire quello là...»
Mosse il capo verso Dean, guardandolo con sospetto.
«...e poi mi ha portato in casa persino Ciel, che avevo faticato così tanto a tenere lontano.»
In effetti era vero, con tutti i sotterfugi che aveva ordito ed i piani che prevedevano di tenere lontano il ragazzino dalla sorella che aveva ideato, si poteva tranquillamente dire che Angelina avesse sudato non sette, ma più camicie per lasciarlo totalmente staccato dal resto del mondo.
Del suo mondo.
«A proposito caro» domandò, inclinando leggermente il capo «chi diavolo è quello che sta di sotto?»
Ciel rise. «Un diavolo, appunto. Non si nota?»
«...ammetto che non è normale, ma pensi che io mi beva una sciocchezza simile? Non sono mica nata ieri.»
«Questo è poco ma sicuro.»
Angelina non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un piccolo sorriso pieno di scherno quando, con il tacco del fucile, colpì Dean poco più su del linguine.
«...te la sei cercata...» mormorò Elliot, aiutandolo a rimettersi dritto.
«Ne è...valsa la pena...anche se forse ora non potrò più avere figli.» commentò l'altro, alzando il pollice come a voler dire che stava bene.
C'era poco da dire adesso. Quella era la resa dei conti e, per come la vedeva Elliot, c'erano poche probabilità che quelli ad uscirne vincitori sarebbero stati proprio loro.
Cosa poteva fare per risolvere quell'enorme casino?!
«Il mio piano era leggermente diverso...» esordì la donna dai capelli rosso fuoco «...ma siccome ora ho più persone da dover uccidere non mi resta che darmi una mossa e fare un poco di pratica con questo piccolo giocattolino.»
Sorrise ancora. «Sapete, avevo intenzione di mettere fine alla vita di Cèlie e di quel ragazzino tanto sagace in un modo un poco differente, però non mi resta che questo adesso. Dovrete accontentarvi e non lamentarvi se qualcuno di voi ci metterà più del previsto a passare all'altro mondo.»
Caricò il fucile, senza neanche staccare gli occhi da loro.
Fu allora che Elliot intravide una possibilità.
«Un fucile?» esclamò, facendo un passo avanti, il tono di voce canzonatorio «Questo è il tuo grande piano di riserva? Ucciderci tutti con uno stupido fucile?»
Dean lo prese per un braccio, gli occhi sgranati.
«Ti sei ammattito del tutto?»
«So quello che sto facendo.»
«A me non sembra per niente.»
«...si vede che ci tenevi proprio tanto ad uccidere Ciel e Célie.» continuò, nuovamente diretto ad Angelina «Davvero, quanto poco tempo hai speso dietro a questa vendetta? Fossi stato in te avrei creato almeno una decina di piani alternativi anche se, trattandosi appunto di me, il primo sarebbe certamente bastato.»
Fece un altro passo avanti, conscio del fatto che se si stava sbagliando avrebbe preso la pallottola di quel fucile per primo.
Improvvisamente, sia Dean che Ciel compresero il piano alquanto disperato che Elliot aveva avuto la grande idea di attuare: voleva distrarre Angelina il tempo necessario da poterle strappare dalle mani l'arma anche se, diciamocelo, quella era proprio l'ultima spiaggia per chiunque.
Ad ogni modo, pur fiutando più di un pericolo dietro all'angolo, non potevano che dare corda al compagno.
«In effetti Elliot ha ragione...» cominciò allora il ragazzino biondo, sorridendo in modo forzato ma pur sempre con quella carica di ironia che solo lui possedeva «Insomma, tutti questi anni e non sei mai riuscita a fare niente di meglio che inviare qualche assassino alle calcagna di mister perfezione qui presente e cercare di avvelenare qualcuno che era persino sotto al tuo stesso tetto?»
Anche lui si fece avanti, le mani sui fianchi. «Mi stai dicendo che questi due rachitici figli di papà hanno saputo mettere KO ogni mercenario che hai spedito ed ogni stupido virus? Andiamo! Non ci hai messo amore nei tuoi piani malvagi!»
"ll solito eragerato..." si disse Elliot, sentendo crescere alle proprie spalle l'ira di Ciel.
«Più che altro...» cominciò quindi il ragazzino dai corti capelli blu scuro «...mi aspettavo decisamente di meglio dalla persona che ha avuto la prontezza di spirito di organizzare il piano per uccidere i miei genitori.»
Tutti si zittirono e, in un secondo, si girarono verso di lui.
«Che...che cosa hai detto?»
Célie, che dal canto suo se ne era rimasta zitta sino a quel momento, aveva gli occhi completamente sgranati e stava fissando il gemello con crescente apprensione: aveva capito perfettamente che l'odio della zia nei loro confronti aveva sempre avuto a che fare con l'amore che c'era stato fra i loro genitori, era ovvio ed Angelina stessa le aveva fatto comprendere in ogni modo quel piccolo particolare, ma da qui all'arrivare a pensare che quell'odio potesse in qualche modo spingerla ad uccidere per davvero.
In fondo, la piccola, ancora pensava che lei si sarebbe ravveduta e che, prima o poi, avrebbe messo via quel fucile lasciandoli tutti liberi. Non poteva credere che al mondo esistesse tutta quella malvagità o, per meglio dire, tutto quel malessere.
«Ho detto quello che hai sentito Célie.» continuò suo fratello, voltandosi apposta per guardarla dritta negli occhi, le loro mani che si stringevano di più di prima «Lei è la causa di tutto quanto.»
«E bravo Ciel! L'ho sempre detto che eri il più intelligente dei bambini.»
Angelina si mise ad applaudire, il fucile saggiamente poggiato su una spalla.
«Ebbene sì, sono io l'assassina dei vostri genitori.»
Elliot non voleva nemmeno dare ascolto alle proprio orecchie. Era impensabile, assurdo, inconcepibile. Tutto quello che aveva vissuto in quelle settimane, tutto ciò che Angelina gli aveva fatto passare...semplicemente non poteva esistere davvero un mondo del genere. Anche lui aveva molti scheletri nell'armadio, sua madre era la prova che l'infelicità poteva portare a fare cose ben lontane dalla normalità di tutti i giorni, ma lo stesso.
Era troppo difficile accettare cose simili.
Non avrebbe mai voluto che la sua Célie dovesse patire le sue stesse pene.
«Come accidenti ha potuto fare una cosa del genere?!» urlò, agitandosi come suo solito di fronte agli occhi dei presenti, in parte sconvolti tanto quanto lo era lui «Era sua sorella o sbaglio?!»
«Si rende conto del fatto che lei è completamente pazza vero?!»
Persino Dean era indignato.
«Li ha uccisi...e lo dice con quel maledettissimo sorriso stampato sulle labbra!» disse ancora Elliot, scuotendo il capo «E adesso vuole fare lo stesso con i suoi nipoti. Dio santo, ma cosa c'è che non va nella sua testa?!»
Si prese la testa fra le mani, prendendo dei respiri profondi per non dare di matto così, su due piedi. Doveva calmarsi, cercare di non rivedere le immagini di sua madre sporca del sangue dei suoi familiari che gli sorrideva come se nulla fosse successo, come se lei non avesse appena messo una fine alle loro esistenze senza curarsi delle conseguenze.
«E la polizia le da anche ragione! Ma è assurdo!»
«Cosa?!»
Ciel si avvicinò, con la sorella, a Dean poggiandogli una mano sulla spalla.
«Forse Elliot non ha avuto modo di spiegarti tutto quanto ma sì, mia zia ha convinto la polizia che il vero colpevole del suicidio di Célie è proprio il tuo amico.»
Dean sospirò. «Mi state dicendo che non abbiamo l'appoggio delle forze dell'ordine? Bene. Magnifico.»
«Non sta lì il punto!»
Ellio aveva preso ad urlare e, adesso, i suoi chiarissimi occhi azzurri erano pieni di una rabbia che solamente Dean, il suo amico di vecchia data, era in grado di riconoscere e di temere. Cercò di trattenerlo ma fu tutto inutile, ormai il ragazzo non aveva più alcuna intenzione di tornare il solito "calmo" e "ragionevole" di sempre.
«Avrebbero dovuto difendere Célie, non quella donna! Avrebbero dovuto leggere fra le righe, vedere il timore impresso nei suoi occhi!» strillò ancora «Se solo la avessero ascoltata una volta, se magari le avessero chiesto qualcosa...Perchè non proteggono mai i figli?!»
Il bel monologo di Elliot venne interrotto dalla sonora risata che proruppe dalla candida gola di Angelina, la stessa che, poco dopo, più di uno dei presenti desiderò di sventrare.
«Quanto sei ridicolo!» esordì lei, tenendosi le mani sulla pancia come se avesse appena sentito qualcosa di così divertente da stare quasi rischiando di soffocare a forza di ridere. Aveva persino le lacrime agli occhi! «Voi non siete altro che dei bambocci incapaci di essere indipendenti. E vi permettete pure di protestare contro chi vi mantiene!»
Tutti lo notarono, Elliot non era l'unico ad aver raggiunto l'apice del proprio livello di sopportazione. Anche Angelina, che sino a quel momento si era mantenuta sempre con i nervi saldi, pur facendo innervosire chiunque altro, adesso stava perdendo qualche colpo: bastava guardarla in faccia per capirlo, per notare il leggero tremore del suo labbro, per vedere la crescente ansia nei suoi occhi.
«Tu...tu non hai più nessuna scusante!»
In un secondo, proprio quando nessuno se lo aspettava, ecco che Elliot scattò verso la donna e, lottando con lei per qualche minuto -che sembrò durare molto di più-, la gettò a terra finendo addosso, il ginocchio a bloccarle il ventre mentre la mano le portava via il fucile. Stavolta era lei a dover avere paura, era lei a dover temere di venire picchiata perchè, dio solo poteva sapere quanto lui si stesse trattenendo dal tirarle un pugno o due. Eppure, persino ora che avrebbe potuto venire risarcito di tutto il male che era stato in grado di fare non solo a lui e Dean, ma sopratutto alla persone che più amava a quel mondo, non riusciva a non dare ascolto al suo buon senso.
L'altra, dal canto suo, cominciò a dimenarsi come un'ossessa scalciando e graffianco, urlando come solo una pazza scatenata come lei poteva fare. Quando però capì che non aveva più possibilità di scampo, ecco che sgranò gli occhi ed abbandonò le mani lungo la testa, piangendo amare lacrime. Elliot ci rimase male a vederla in quelle condizioni. Improvvisamente il suo essere così squilibrata riuscì a fargli capire qualcosa.
«...perchè lo hai ucciso...?»
Lo domandò così, senza riflettere. Come il pensiero gli si era affacciato nella mente, lui aveva aperto la bocca.
«Perchè...hai ucciso il padre di Célie se lo amavi così tanto?»
Angelina smise un secondo di piangere e poi, guardandolo negli occhi, strinse i suoi, rossissimi, in due fessure. Era di nuovo infuriata.
«Mi ha tradita.» rispose, alzando le spalle «Mi ha tradita per mia sorella. Prima lui...lui stava con me. Lui amava me! Ma mia sorella, lei...lei era speciale, lei era più bella, più dolce, più educata! Me lo ha portato via, come mi ha portato via l'affetto dei nostri genitori.»
Entrambi sentirono i passi degli altri tre farsi più vicini, ma probabilmente nessuno dei due ci fece veramente caso. Non in quell'istante almeno.
«Non potevo perdonarle tutto questo, così incomincia a pensare di volerla vedere morta.» disse ancora «Escogitai un piano...»
«...ma non è capace di fare qualcosa che non concerne la creazione di piani per uccidere qualcuno?»
«Dean, stai zitto.»
Ciel gli parlò come se lo conoscesse da tempo ma, la verità, era che lui parlava con quell'autorità un pò con tutti. Anzi, forse l'unica eccezione era la persona che ancora stava tenendo per mano.
«...escogitai un piano e, prima di metterlo in atto, andai dal mio adorato per dirgli che era tutto a posto, che lo perdonavo e che presto saremmo potuti stare insieme per sempre.»
Ci fu una piccola pausa qui, in cui Dean prese in mano il fucile e lo puntò addosso ad Angelina, permettendo così ad Elliot di alzarsi in piedi e di tornare dai propri amici, staccandosi definitivamente da quell'ammasso di bugie, intrighi ed oscurità.
«E sapete lui cosa mi rispose?»
Fecero tutti di no con la testa, neanche si ritrovassero di fronte ad un insegnante pronto a bocciare tutti coloro che avessero risposto in modo sbagliato.
«Mi disse che mi voleva ancora bene, ma come si vuole bene ad una sorella e che, se avessi messo da parte tutto il mio odio, allora lui mi avrebbe accolto nella famiglia che si era costruito con mia sorella. Disse che volevano che io fossi felice con loro. Disse che c'era un posto per me, nel loro cuore...»
Angelina si morse un labbro.
«Fu allora che capii.» continuò «Lui non mi aveva mai amata, mai. E allora me ne andai.»
«Sì, ma poi tu tornasti.» commentò Ciel, lasciando andare la mano della sorella e facendo un passo avanti «Sei tornata e, mentre qualcuno metteva in atto il tuo piano uccidendo i nostri genitori e dando fuoco alla casa, tu te ne stavi allegramente in un hotel, a Londra, pronta a recitare la parte della zia premurosa e distrutta dalla perdita della sorella, del cognato e dei nipotini.»
«Volete dire che anche voi sareste dovuti...?» domandò Dean.
«Il piano prevedeva che morissimo anche io e Célie, ma lei venne salvata da un maggiordomo mentre io...beh, io dopo aver trovato i corpi di mamma e papà sono stato trascinato fuori, svenuto, da un pompiere credo...»
La donna sorrise.
«Sembra che i miei piani non vadano mai come devono. Non vinco mai. Voi due siete sopravvisuti e con voi anche loro, in qualche modo, sono ancora vivi.» disse «Avrei tanto voluto dimenticare, lasciarmi alle spalle tutto, ma ogni volta che vi guardavo vedevo l'uomo e la donna che mi avevano traditi. Voi mi avete solo rovinato la vita!»
Elliot stava per schizzare di nuovo in avanti, su di lei, quando Célie si mise in mezzo e, dando la schiena alla zia, scosse forte il capo allargando le braccia per impedire a chiunque di fare qualsiasi cosa ad Angelina. C'era già stato abbastanza odio, avevano sofferto tutti enormemente, non c'era bisogno di scendere ancora più in basso.
«Adesso basta!» urlò, le lacrime agli occhi «Non merita tutto questo!»
«Célie! Ti rendi conto di quello che ci ha fatto passare?!» suo fratello la fronteggiò, incredulo «Abbiamo di fronte la persona che ci ha tolto tutto, che ci ha distrutti...non vuoi vendicarti? Non vuoi davvero che tutto questo abbia fine?»
Lei rimase in silenzio.
«Possiamo dimenticare tutto una volta che avrà avuto ciò che merita.»
«E poi cosa?»
Ciel non sembrò capire, ma gli occhioni di lei, solitamente così dolci ed insicuri, ora erano così seri e convinti che riuscirono nell'intento di farlo zittire per un secondo, in attesa che lei esponesse le sue idee.
«L'odio è come una malattia. Ci contamina tutti, ad uno ad uno, e lo fa spingendoci a ferire chi ci ha feriti o persino chi non centra nulla con la nostra storia ed i nostri patimenti» sussurrò al ragazzina, sospirando «Nostra zia è colpevole di molte cose, ci ha fatto tanti torti ma...ma è solo perchè ha amato troppo. Lei amava davvero nostro padre! Mi rendo conto che dobbiamo mandarla in prigione e non vi fermerò dal farlo, è chiaro, ma non vi permetterò di farle ulteriormente del male!»


(N.D: Anche qui, se non ci fosse stato Il canto delle Stelle, allora forse non avrei mai trovato le parole giuste da far dire ai personaggi. Liberamente tratto, perchè quelle parole sembravano fatte su misura per loro.)
  
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