Alex era entrato in punta di piedi, nella penombra, per non svegliarlo. Sentiva il suo respiro debole e spezzato guidare i suoi passi fino a lui. Si era avvicinato e gli aveva carezzato con dolcezza i capelli sudati, la fronte calda. Arthur aveva aperto appena gli occhi scuri posandoli sui suoi lineamenti delicati, e gli aveva sorriso debolmente. Non aveva avuto la fprza di parlare, forse nemmeno di chiedersi cosa stesse accadendo.
Si era spostato di poco solo per fargli spazio nel suo letto d'ospedale, e aveva tenuto gli occhi chiusi finché Alex non si era steso accanto a lui, cingengogli la vita col braccio.
Si erano trovati l'uno tra le braccia dell'altro, dopo quattro mesi. Non una parola, una lettera, un biglietto, una telefonata, un messaggio.
Quattro mesi di silenzi e di lontananza, di pensieri e di dolore, di un vuoto colmato solo da quell'abbraccio, da quello sguardo, da quelle parole non dette, eppure comprese.
Arthur continuava a fissare nella penombra l'azzurro di quegli occhi innamorati, e gli sembrava di non poter desiderare nulla di meglio, di non poter sperare in qualcosa di migliore. Ma aveva cambiato idea pochi minuti dopo, quando Alex aveva socchiuso le labbra, e le aveva avvicinate alle sue, e senza dire altro lo aveva baciato.