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Autore: Rhye and Embrido    28/01/2006    6 recensioni
Questa è una one-shot, nata poco dopo aver visto questo meraviglioso film...in breve, tratta dei pensieri di Alessandro, in punto di morte che si rivolge al suo amico ed amante Efestione, morto poco prima di lui...che altro dire??? Beh, leggete e commentate, please!!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Puoi sentirmi, Efestione

Puoi sentirmi, Efestione?

Penso di sì, anche nella morte continui ad essermi vicino, lo sento…tu, il mio più caro amico, fratello ad amante.

Nessuno ti ha mai amato come ho fatto io e tu sei l’unico che mi abbia ricambiato senza volere niente in cambio, ma soprattutto il solo che abbia amato ME, come sono in realtà e non quell’icona leggendaria che sono diventato e che tutti adorano.

Eh, si, ho sempre saputo che molti dei miei amici più cari, Tilota, Lisimaco, Perdicca, Leonnato, Clito, mi stavano attorno per motivi ben più vili e meschini della semplice amicizia.

Forse solo durante la mia infanzia ed adolescenza mi sono stati veramente amici.

Tu, invece, sei sempre stato onesto con me, non mi hai mai adulato più del dovuto e non mi hai mai regalato una vittoria, come invece facevano gli altri.

Ricordo ancora il giorno che diventammo amici, mi avevi battuto nella lotta, e io mi ero rivoltato contro di te, piuttosto contrariato: non è mai stato insito nella mia natura accettare di buon grado la sconfitta.

“Avrei dovuto lasciarti vincere, Alessandro?” mi chiedesti; dapprincipio rimasi perplesso, ma poi ti risposi che non era così che volevo.

Quella tua frase mi colpì particolarmente: fino a quel momento ero abituato a sentirmi dire che mi era dovuto tutto, in quanto figlio del re. Ma io non volevo che fosse così; aspiro alla gloria, ma la volevo conquistare, non vincere facilmente, e tu fosti il primo che lo capì.

Quella sera ci stavo appunto riflettendo, osservando da una collina i boschi verdi che si stendevano davanti ai miei occhi, quando tu arrivasti, mettendomi un braccio intorno alle spalle e chiedendomi: “Sei ancora arrabbiato con me, Alessandro?”

“No, stavo solo pensando” risposi semplicemente, invitandoti con un cenno a sederti al mio fianco.

Non ci furono altre parole, guardarono solo il tramonto e mentre la luce sanguigna del sole ci bagnava, accadde qualcosa che ci unì per tutto il resto della nostra vita.

Ah, amico mio…tu sei la persona che più ho amato a questo mondo e, paradossalmente, sei stato colui che ho più fatto soffrire. A volte è strana la vita, vero?

Io, che volontariamente non ti avrei fatto del male nemmeno sotto minaccia di morte, ti ho ferito innumerevoli volte, durante tutta la nostra permanenza in Asia.

La prima coltellata ti arrivò quando annunciai a te e ai miei generali il matrimonio con Roxane.

Tutti protestarono, secondo loro non potevo assolutamente sposare una barbara, per di più priva di un qualsiasi potere politico.

Ma tu non dicesti nulla, anche se eri il solo che tra loro poteva avere un motivo valido per impedire la nostra unione: tu mi amavi e io ti amavo, tutto qui.

Ancora oggi mi chiedo se tu avessi veramente capito i miei motivi per volere il mio matrimonio: so che molti dissero che l’avevo fatto per farmi amiche le tribù, oppure riferirono che mi fossi realmente innamorato di lei.

Quest’ultima affermazione in un certo senso è vera, perché a modo mio amavo Roxane; ma in realtà l’ho sposata perché mi ricordava incredibilmente mia madre, così bella e selvaggia.

Quando, la sera del matrimonio, entrasti nella mia stanza, mi sentii morire.

I tuoi splendidi occhi azzurri, nei quali si fondevano cielo e mare, erano colmi di lacrime.

Tu non hai protestato, non mi hai redarguito né mi hai chiesto spiegazioni; semplicemente mi hai donato quell’anello, dicendomi che avresti sempre pensato a me come al sole.

Ti abbracciai, e avrei voluto scusarmi, fare qualcosa, ma in quel momento sopraggiunse Roxane, che ti fulminò con uno sguardo carico d’odio, che mi è sempre rimasto impresso nella mente.

In quell’istante sembrò veramente mia madre, anche lei non ti amava anzi, ti disprezzava a causa del nostro amore.

Sono ancora convinto che sia stata Roxane ad ucciderti; ne sarebbe stata capacissima, era gelosa del rapporto che c’era tra noi due.

Ma forse la coltellata peggiore te la detti con la mia relazione con Bagoas, lo schiavo eunuco.

Non l’ho mai amato, sappilo, ma la sua bellezza quasi femminea mi travolse.

Ma nonostante questo, non ho mai ricevuto un rimprovero da te, hai continuato a seguirmi e non mi hai mai lasciato.

Sei stato l’unico che ha sempre creduto in me, e io come ti ho ringraziato?

Tradendoti più e più volte.

Potrai mai perdonarmi, Efestione? Spero di si, anche se non me lo meriterei: ma la tue migliori qualità sono sempre state la bontà e la capacità di perdonare…quanto avrei voluto essere come te, Efestione, onesto, buono e semplice.

Mi sento vuoto, perso senza di te e mi sento terribilmente solo.

La solitudine mi ha afflitto per tutta la mia vita ed è stata questa che mi ha spinto ad andare sempre più avanti, oltre ai confini del mondo conosciuto.

Solo la tua presenza mi aiutava a lenire questa mia desolazione…come farò adesso?

La tua morte mi ha spezzato il cuore, mi ha fatto precipitare in un baratro senza fine.

A volte non riesco proprio ad accettare l’idea che tu te ne sia andato via da me, ucciso da un bicchiere di vino avvelenato.

Noi due dovevamo morire insieme, Efestione, sul campo di battaglia, combattendo fianco a fianco, oppure invecchiati serenamente…ma sempre insieme; io e te, come siamo sempre stati anche in vita…noi due eravamo la stessa anima racchiusa in due corpi distinti.

Solo il pensiero del regno mi ha fermato dal lasciarmi morire di fame…volevo raggiungerti subito, ma sapevo che, per quanto felice, non l’avresti approvato…un re è sempre un re, dopotutto!

Ma adesso anch’io sto morendo, avvelenato dallo stesso bicchiere di vino e sono circondato dagli avvoltoi che un tempo chiamavo amici, che vogliono sapere chi sarà il mio successore.

Nessuno di loro è degno di portare avanti il mio sogno, l’unico che avrebbe potuto farlo eri tu.

Sta diventando tutto strano, sai?

Vedo una prateria sterminata, piena di fiori, e in lontananza cavalca un fiero e possente cavallo nero…Bucefalo!

E c’è una figura, che si sta avvicinando a me, un uomo con occhi splendidi che neanche il miglior pittore del mondo saprebbe riprodurre…mi sorride e mi fa un cenno con la mano.

Adesso potrà recuperare tutto il tempo perso, mi farò perdonare tutti i miei sbagli, perché io e te staremo insieme per l’eternità.

Arrivo, Efestione.

 

  
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