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Autore: Karyon    05/04/2011    2 recensioni
[Novecento]
Si andava solo di ricordi, in quegli anni.
Vivevano in un angolo remoto della testa, aspettando un qualcosa che non arrivava mai.
Chissà perché, poi: erano sempre in bianco e nero, come se il colore non gli appartenesse mai davvero.
Sbiaditi, scolorati dal tempo e dalle aspettative, attendevano e attendevano.
Qualcosa.
Rispondo all'iniziativa indetta dal « Collection of Starlight »:The Fandom Show.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Ormai xD) Campagna per il “The Fandom Show” :
Quando il fandom ti chiama non puoi non rispondere! Fandom Show, è un' idea del «Collection of Starlight», said Mr Fanfiction Contest, «since 01.06.08». 
Progetto di immane casino in cui scrivere storie con tipologia, personaggi, warnings, rating, genere totalmente a caso. 
Follia pura ♥ Partecipate!  

 
Titolo: Ricordo.
Warnings: Triple drabble, malinconico, sequel, friendship, protagonista, Gary stu.
Rating: Giallo.
 
Nda: Alloora, parlando dei warnings, credo ci siano tutti. Nn è proprio una triple, ma non volevo togliere altro >.< Teoricamente si parla del narratore, anni dopo le vicende del monologo, che passeggia sul lungomare di Plymouth dove sono mostrate le foto d’epoca degli anni precedenti. Ovviamente malinconico perché i ricordi lo sono sempre. Per gli altri warnings, diciamo che in qualche modo il “friendship” sta per Novecento e lui, mentre il “Gary Stu” sta per Novecento, in senso lato ovviamente.

Giusto perché lui sembra al di là di tutto.
Essendo una robetta su Baricco, stava per venirmi l’ansia da prestazione ma ho deciso di ignorarla e amen ù_ù
Spero vi piaccia.
 
 
Si andava solo di ricordi, in quegli anni.
Vivevano in un angolo remoto della testa, aspettando un qualcosa che non arrivava mai.
Chissà perché, poi: erano sempre in bianco e nero, come se il colore non gli appartenesse mai davvero.
Sbiaditi, scolorati dal tempo e dalle aspettative, attendevano e attendevano.
Qualcosa.
 
Ricordi
 
Lui non la capiva quella faccenda dei ricordi.
Era un po’ come la questione dei quadri, che se ne stavano lì e poi – tutto a un tratto – decidevano col chiodo di farla finita e fran, cascavano giù come pere cotte.
Stessa cosa i ricordi: sul lungomare se ne stavano a dare bella mostra di sé come una lunga fila di ordinati soldatini. Foto d’epoca, dicevano.
Gente con espressioni eterne, eppure diverse.
Perché funzionavano così, i ricordi: nella testa continuavano a vivere di vita propria, come se ci fosse tutto un altro Mondo lì dentro e a parlarne con gli altri ti davano per matto. Però non era una roba vera, perché erano solo scene ripetute di continuo, costantemente, sempre uguali e a volte differenti, quando il tempo aggiungeva un piccolo dettaglio che nella scena prima non c’era.
Ma alla fine, girala come ti pare, il ricordo era sempre quello.
Qualche anno prima, un vecchio al porto di Liverpool gli aveva detto che, quando la vita sembrava fregarti con tutta la sua merda, bisognava ritornare ai ricordi più felici.
«Un trucco per poveri» diceva, «ma che funziona sempre».
E lui l’aveva usato quel trucco, quando girava male a causa della guerra.
Tornava lì, sul piroscafo, sul Virginian, con Novecento e tutto.
Benny Goodman T.D. Lemon Novecento.
Lui non gli riusciva mai di ricordarlo.
Voleva dire… ricordava le cose passate insieme – il pianoforte che sembrava un grosso sapone nero, Jolly Morton, la musica che non esisteva e tutto il resto – però non gli riusciva di ricordare lui.
Le sue belle mani lisce o la sua faccia da damerino a passeggio sul lungomare di Nizza.
Ricordava quel giorno però, a mollo in quel porto col culo sulla dinamite; e i suoi discorsi, folli e geniali, sulla geometria della vita.
Non gli era riuscito di tirarlo fuori da lì, anche se lo aveva desiderato con la stessa intensità con cui Novecento aveva desiderato la vita.
In qualche modo, credeva non sarebbe stato giusto.
Dopotutto Novecento restava non il genere di persona per cui non ti chiedevi se era stato felice o no, lui era Novecento e basta.
Così gli aveva detto addio quella sera stessa, con una sensazione strana nel cuore.
E ora era un ricordo.
Un ricordo, in bianco e nero come le foto d’epoca sul lungomare di Plymouth, che viveva una vita sua, da qualche parte.
Però, quella volta, non lo tirava fuori per riviverlo, quando girava male.
Semplicemente lo lasciava lì, a vivere.
 
 
 

 
   
 
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