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Autore: maccioccafrancesca    05/04/2011    3 recensioni
(...) Mi sentii trattenere per un polso. Sul momento balzai, ma poi la sua voce mi tranquillizzò. < Tieni davvero a me? >, chiese titubante.
Mi resi conto di averlo detto poco prima, quando ero ancora nella sua stanza, ma non pensavo che lui ci avrebbe fatto caso.
Girai il capo per poterlo guardare in volto.
< Sì >, risposi decisa, al che lo notai rilassarsi appena, quasi impercettibilmente. < Tu tieni a me? >, azzardai. Sapevo che probabilmente mi stavo spingendo troppo oltre, ma volevo saperlo, dovevo saperlo. (...)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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            CAPITOLO 6: LABBRA
 




 

               Era passata una mezz’ora buona da quando Damon si era ritirato nella sua stanza. Io ero rimasta nel soggiorno, seduta sul divano davanti al camino, spento, tamburellando nervosamente le dita sul bracciolo. Addirittura mi sembrava di non sentirle più, probabilmente perché era da quando il vampiro si era rifugiato in camera sua che stavo torturando ogni povero malcapitato oggetto che mi ritrovavo sotto mano. Tamburellavo con le dita su qualsiasi superficie: prima era toccato al mobiletto degli alcolici, poi al tavolino accanto al divano ed infine in quel momento mi stavo dedicando proprio al bracciolo di quest’ultimo. Ero nervosa, terribilmente ed irreparabilmente nervosa. Ma il bello era che non lo ero per Katherine né per Stefan. Mi sentivo un’ipocrita ed una manipolatrice anche solo a pensarlo, ma da quando ero entrata poco prima in casa Salvatore non riuscivo a pensare ad altro se non alle labbra del vampiro che riposava al piano di sopra. Ed era proprio per quello che ero nervosa, perché non potevo pensare a quelle morbide, succulenti ed invitanti labbra in quanto il mio autocontrollo era già abbastanza messo alla prova senza che io ci mettessi il carico da novanta. E lui era al piano di sopra, forse senza maglietta, ed io ero su quel dannatissimo divano e ancora non avevo chiamato Stefan e… un momento. Ero uscita da casa almeno da un paio d’ore, ma il mio ragazzo ancora non mi aveva chiamata né mi era venuto a cercare seguendo il mio odore in stile cane da caccia. Era strano, di solito lui era iper protettivo e già il fatto che non si era svegliato quando mi ero alzata dal letto era sospetto.

Presi il cellulare che avevo lanciato accanto a me sul divano e, dopo aver appurato di non aver ricevuto né chiamate né messaggi, composi il numero del telefono di Stefan.

Rispose dopo un paio di squilli.

            < Ciao >, dissi subito.

            < Elena >. Rabbrividii. E non lo feci perché improvvisamente sentire il mio nome pronunciato dal mio ragazzo mi facesse strano, ma bensì perché a pronunciarlo non era stato affatto il mio ragazzo. E avere la consapevolezza che il cellulare di Stefan era nelle sue mani mi faceva quasi venire l’affanno.

            < Katherine, dov’è Stefan? >.

            < E’ qui, vuoi parlarci? >, chiese, con il chiaro intento di prendersi gioco di me. Stringevo il cellulare nella mano tanto che mi sembrava di stare per romperlo.

            < Certo >, sputai rabbiosa.

            < Stefan, la tua bella ti reclama >, sentii la sua voce distante dalla cornetta, poco dopo qualche rumore, come se stesse trafficando con il cellulare o lo stesse passando a qualcuno, infine la voce di Stefan giunse al mio orecchio. < Elena, è successo qualcosa?! >. Il suo nervosismo era palpabile, la domanda rimaneva una ed una sola: era nervoso perché Katherine era lì e lui non ce la voleva oppure perché lei era lì ed io avevo interrotto qualcosa?

            < Potrei farti la stessa domanda >, risposi in un sussurro.

Non rispose. Riuscivo a sentire solo i suoi respiri affannati. < Perché lei è lì? >, continuai.

            < Lei… si è intrufolata qui mentre dormivo… >.

            < E tu quando te ne sei accorto di preciso? >, lo interruppi volutamente. Quella storia mi puzzava di bruciato.

            < Pochi minuti fa >.

            < Perché mi riesce difficile crederlo? >, chiesi sardonica.

            < Non deve riuscirti difficile, è vero, fidati di me >.

            < …Mi fido >. Mi ritrovai a mentire. Mi fidavo di lui, mi ero sempre fidata, ma ora che sospettavo che lui mi stesse “tradendo” con Katherine mi riuscì più difficile. E dico tradendo tra virgolette perché ero stata io la prima a tradire, quindi di conseguenza non sapevo precisamente se questo verbo era il termine giusto da usare.

            < A proposito, dove sei? >.

            “Alla buon’ora”, pensai. < Sono a casa tua… >.

            < Perché sei lì? >.

            < E’ una lunga storia… >.

            < Ok… adesso arrivo… >.

            < Va bene >, non dissi altro. Riattaccai e lanciai il cellulare accanto a me sul tessuto morbido del divano.

Ero nervosa, davvero molto nervosa. E alla fine non c’erano ragioni concrete per giustificare il mio stato d’animo, infondo ero stata io la prima ad ammettere di non amare più Stefan, eppure se ripensavo a lui e Katherine in atteggiamenti più intimi di una stretta di mano, o di una ringhiata visti i soggetti, mi prudevano le mani.

Ricapitolando: lui era il mio ragazzo, e presumibilmente mi amava, ma io ero “interessata” anche a suo fratello, ovvero Damon, e presumibilmente non amavo Stefan. I miei reali sentimenti verso Damon mi erano tuttora ignoti. Entrambi avevano dei trascorsi con Katherine-sono-uguale-a-te-Pierce, e in quel momento ero portata, da forze superiori alle mie, a pensare che Stefan se la facesse con quest’ultima. E la ciliegina sulla torta era che, nonostante io non amassi il mio ragazzo, ero gelosa di Katherine.
Beh, si poteva dire che a me Beautiful
* mi faceva un baffo!

            Mi alzai dal divano: avevo intenzione di avvertire il vampiro che riposava al piano di sopra che a breve sarebbe arrivato suo fratello, anche se con molte probabilità, al momento del suo arrivo, se non prima, se ne sarebbe accorto da solo.

Mi incamminai su per le scale cercando di non fare troppo rumore, ma solo quando arrivai in cima alla rampa mi resi conto che avrei potuto anche improvvisarmi una specie di ninja ma Demon mi avrebbe inevitabilmente sentita.

            Arrivai di fronte alla stanza del vampiro e dopo aver preso un bel respiro, tanto per ossigenare il mio povero cervello mal ridotto, bussai alla porta. Damon non rispose, così decisi di entrare senza aspettare una sua risposta.

Non ero mai stata nella sua stanza e ciò di cui ero sicura era che in ogni modo avrei potuto immaginarla, tranne che così: non era nulla di speciale, ovviamente se non si consideravano le dimensioni colossali della stanza, ma rapportata all’intera casa era più che normale. Un armadio, un letto, un gran bel letto sottolineerei, e un mucchio di libri accantonati accanto a quell’ultimo.

Da un certo punto di vista risultava austera, sfoglia di qualsiasi accorgimento soggettivo o di qualche ricordo, ma allo stesso tempo riusciva ad impressionarmi. Era grandiosamente fredda e calorosamente anonima. In poche parole rappresentava Damon delineandolo accuratamente: la freddezza dell’arredamento era un po’ come il suo carattere, freddo e distaccato, ma quel mucchio di libri, tra i quali scorsi anche Orgoglio e Pregiudizio (*.* ndE), tracciavano quella linea netta che separava i suoi due io: da una parte c’era il Damon che appariva a tutti, quello freddo e distaccato appunto, e dall’altra, più piccola sebbene più presente di quanto non sembrasse, si faceva spazio l’uomo sensibile, ma troppo orgoglioso per mostrarsi tale, e fin troppo umano, quello che riusciva a sorprendermi ogni giorno, quello che si mostrava solo a me.

            Il vampiro era sdraiato supino sul letto con le mani dietro la testa. Era ancora senza maglietta, che individuai subito gettata ai suoi piedi. Teneva gli occhi chiusi, ma avrei scommesso qualsiasi cosa che  anche più sveglio di me.
            Non potevo pensare a quelle morbide, succulenti ed invitanti labbra.

            < Non ero mai stata qui dentro >, dissi. Mai frase fu più stupida di quella, e non perché solo io potevo uscirmene così, ma per come mi rispose.

            < Nessuno ti ci ha mai invitato >.

            Cercai di non fare caso alla sua reazione. Sapevo che era nervoso per prima, anche se non ne avevo compreso a pieno il motivo, ma era troppo scontroso per i miei gusti.

            < Volevo solo dirti che Stefan sta per arrivare >.

            < Lo so >.

            < Bene >.

            < Bene >.

            Sbuffai, poi mi girai per uscire, però mi arrestai prima richiudere la porta alle mie spalle. < Per quanto possa valere, mi dispiace >.

            < Di cosa? >. Fui sinceramente sorpresa di quella sua domanda. Lasciai andare la maniglia che stringevo convulsamente nella manca per accostarmi un poco a Damon, che trovai a fissarmi con aria corrucciata ed interrogativa.

            < Per tutto >, risposi semplicemente.

            < Per tutto? >.

            < Si, per tutto >, confermai, ma lui sembrava proprio non capire, comunque non me ne sorpresi troppo: spesso e volentieri non mi capivo nemmeno io. < Per come mi sto comportando con te ultimamente, ma anche per come mi sono comportata in passato. All'inizio ti ho giudicato senza cercare di capirti, ti ritenevo solo un sanguinario assassino, ora invece ti sto prendendo troppo sottogamba, ti sto trattando male, non te lo meriti >, continuai.

            Spostò il suo sguardo indagatorio da me e si concentrò sul soffitto.

            < Non c’è niente di cui dispiacersi >, se ne uscì secco dopo qualche secondo di silenzio.

            < A no? >.

            < No, perché altrimenti vorrebbe dire che me ne importa qualcosa di quello che fai o dici >.

            < E non è così? >, azzardai.

            < No, non darti troppa importanza >.

            < Se davvero non ti importa di quello che faccio o dico perché ti sei rinchiuso qui dentro tenendomi il muso? >. Mi premeva davvero saperlo, perché davvero non lo sapevo. A volte riusciva ad essere altamente lunatico.

            < Come ho detto non darti troppa importanza, non fare questo errore. Non è detto che tutto giri intorno a te, di conseguenza non è detto neanche che io “mi sia rinchiuso qui dentro tenendoti il muso” per quello che è successo prima o in qualsiasi altro momento >, ci aveva messo troppa foga perché io riuscissi a crederci, e poi diciamocelo, non era per sentirmi importante ma doveva essere per forza per me che era così nervoso: prima che lo rifiutassi era tutto “battutine e malizia”, dopo invece si era incupito di colpo e rinchiuso nella sua stanza.

            < Va bene >, lo assecondai. < Ma sappi che a me dispiace comunque, non mi piace vedere le persone a cui tengo in questo stato >.

            < E’ tutto? >, chiese scocciato senza degnarmi di uno sguardo.

            < E’ tutto >, confermai. Uscii dalla sua camera e scesi al piano di sotto, sicuramente Stefan sarebbe stato lì a momenti, infatti non ebbi nemmeno il tempo di sedermi sul divano, quello che aveva imparato ad odiarmi, che sentii dei rumori nel vialetto. Era il rumore di una macchina: quello spiegava perché ci avesse messo una decina di minuti ad arrivare piuttosto che una frazione di secondo.

            Stavo per uscire di casa per andargli incontro quando mi sentii trattenere per un polso. Sul momento sobbalzai, ma poi la sua voce mi tranquillizzò. < Tieni davvero a me? >, chiese titubante.

Mi resi conto di averlo detto poco prima, quando ero ancora nella sua stanza, ma non pensavo che lui ci avrebbe fatto caso.

            Girai il capo verso di lui per poterlo guardare in volto.

            Non potevo pensare a quelle morbide, succulenti ed invitanti labbra.
            A proposito, vi avevo detto che era senza maglietta?!

            < Sì >, risposi decisa, al che lo notai rilassarsi appena, quasi impercettibilmente. < Tu tieni a me? >, azzardai. Sapevo che probabilmente mi stavo spingendo troppo oltre, ma volevo saperlo, dovevo saperlo.

            In quel mentre la porta d’entrata si aprì e subito Damon mi lasciò il polso. < Ciao Stefan >, disse, per poi allontanarsi e dirigersi al piano di sopra.

Quanto avrei pugnalato Stefan in quel momento.

            < Ciao >, lo salutai anche io.
           
< Devo dirti qualcosa >, disse. Era serio, troppo serio.





So che questo capitolo è molto corto, ma come vi avevo già detto in questi giorni non ho moltissimo tempo T.T Comunque, non voglio angustiarvi con i miei problemi XD
Prima di tutto vorrei dirvi che per la descrizione della camera di Damon mi sono affidata solo alla mia memoria in quanto la puntata in cui si vedeva la vidi in streaming ed è da almeno un mese che non la vedo XD spero di non aver scritto qualche cavolata... XD che altro c'è da dire?! Bo :P


Kikka 97: grazie grazie grazie!!! <3 Sono contenta che la storia ti piaccia, comunque la fine che fa il gatto si vedrà nel prossimo capitolo XD posso anticiparti che Katherine porterà un "tantino" di scompiglio XD baciiiiii <3

Giuls_Salvatore: ahaha maleficaaa XD avevo anche pensato di farlo assistere alla scena, ma poi non avrei sconvolto tutto quello che sarebbe successo dopo, quindi mi sono dovuta negare il piacere di vederlo spiazzat, ingelosito o qualsiasi altra reazione avrebbe potuto avere XD traqnuilla, nemmeno io sopporto gli stelena (DELENA 4EVERRRRR). Bacioni!!! <3

gerby: eeeh, vorrei correre anche io da Damon XD (sogni impossibili T.T), e che ci posso fare io se Elena è così cocciuta da non cedere a cotanta bellezza tutta concentrata in un unico individui!? Ma XD baciii!! <3

Sweet Iris: come ho fatto a sbagliare a scrivere Katherine?! O.O grazie di avermelo detto XD riguardo a Stefan so di non descriverlo a dovere, solo che non riesco ad immaginare i suoi ragionamenti e i suoi pensieri fino in fondo, per questo non risco ad impersonarlo come dovrei T.T condivido, A MORTE EDWARD CULLEN E TUTTI QUELLI CHE GLI STANNO INTORNO XD grazie per i complimenti *.* P.S.non fare troppo caso a come si è comportato Stefan in questo capitolo, si spiegherà tutto nel prossimo ;) Bacionii <3


Ringrazio inoltre le
20 persone che hanno messo la storia tra le preferite, le 6 che l'hanno messa tra le ricordate e le 48 tra le seguite, grazieee <3





Un bacio.
Francesca.


 

  
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