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Autore: ririn666    06/04/2011    2 recensioni
Naoto lo odiava. Eppure non avrebbe potuto vivere senza di lui.
(Prima di una serie di one-shot incentrate sul prequel di dogs bullet and carnage)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 Naoto lo odiava.
Un odio che ancora dopo anni non si era spento.
Un odio ceco.
Un odio assassino.
Un odio che la teneva in vita.
Eppure, per semplice matematica, lui era anche la sua vita.
Tutto ruotava attorno a quella figura, sempre vista come un’entità superiore, impossibile da uccidere, impossibile da lasciare. Eppure, quando si girava, le sue spalle parevano così piccole che non credeva possibile potessero reggere lo scempio di corpi ridotti a brandelli. In quelle spalle non riusciva a scorgere la crudeltà e la fierezza di chi aveva brandito la katana che le aveva inferto quella cicatrice. E senza accorgersene si ritrovava a pensare che forse non era più l’odio a darle la forza per andare avanti ma qualcosa di sconosciuto che non era mero amore e nemmeno amicizia, qualcosa di diverso, se volete più profondo che la legava indissolubilmente a quell’uomo… Fuyumine.
Eppure quel corpo senza vita pareva così umano.  
Come poteva morire quell’uomo?
Naoto non sapeva, l’aveva sempre visto come una figura immortale, che trascendeva il corpo, lui sarebbe vissuto per sempre fino a che lei non avrebbe ottenuto la sua vendetta. Ma nel vedere il braccio ai suoi piedi non poteva che cedere e fremere di un sentimento ben conosciuto.
Odio.
Un odio forte, capace di prendere il controllo del suo corpo.
Un odio che aveva ormai dimenticato.
E assieme a quell’odio un nuovo bersaglio, nuovamente una ragione per vivere, per affilare i suoi artigli e colpire più profondamente, più rapidamente e con più grinta dell’avversario, perché non sarebbe più stata una pecora.
 
Non le piaceva piangere, a Naoto.
Era un sintomo di debolezza.
Eppure leggere gocce salate le rigavano le guance, riflettendo l’immagine di quel corpo sofferente. Poteva gridare, poteva disperarsi o semplicemente chiedere scusa, ma non lo fece.
“Posso chiederti qualcosa?”
Perché, pur innocente, hai accettato il mio odio?
Perché mi hai dato il nome Naoto e poi non mi hai mai chiamato a questo modo?
O semplicemente… perché mi hai dato la tua giacca?
Domande che si rivolgono a un vivo, così la ragazza avrebbe voluto vederlo alzare, o più semplicemente svegliarsi da quell’incubo, ma infondo sapeva che non era possibile… perché nemmeno i suoi incubi peggiori erano paragonabili a quell’amara realtà.
Fissò quegli occhi vitrei, poggiati sul rosso pavimento.
Fuyumine.
Papà.
Continuerò a vivere.
Non per odio, non per vendetta.
Sono stata cieca per troppo, senza riuscire a vedere la realtà, distorta dal rosso del sangue che mi annebbiava la vista.
Vivrò.
E porterò con me la tua eredità, per non dimenticare chi mi ha dato la vita.
Solo due oggetti: una katana placcata di bianco e una giacca nera.
Solo un nome al vento: Naoto, Naoto Fuyumine.
 
  
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