Shoichi
guardava.
Shoichi
osservava sempre, seppur in completo silenzio.
Sgretolava
con le sue iridi smeraldine quella grande schermata che si ergeva con
sovrastante
imponenza dinnanzi a lui, quelle stesse telecamere che, da un giorno
all’altro,
si era ritrovato ad odiare più della sua stessa esistenza.
Che
fosse la cruda realtà che non accennava a contrastare?
Tuttavia,
aveva ininterrottamente continuato a placare debolmente il suo rancore
dietro
un’eloquente espressione professionale che sembrava indossare
ormai da più di
qualche anno, quella stessa estrinsecazione che ogni giorno lo
costringeva a
stringere i denti ed andare avanti.
Una
protezione che mascherava in realtà quanto fossero fragili
le sue emozioni,
soppresse da un sorriso spento e senza alcuna traccia di apprensione
nei
confronti di chiunque.
Una volubilità
che si ritrovava a mostrare solo in quell’istante, una
debolezza che acquisiva
il nome di Spanner.
Eppure,
già ne era a conoscenza da più di qualche ora
che, quello scudo che era
riuscito meticolosamente a creare fosse ceduto di schianto contro il
muro cui
si trovava a fronteggiare, forse, un muro invalicabile che nemmeno lo
stesso
Irie Shoichi sarebbe stato in grado di scavalcare, qualcosa che andava
oltre la
semplice intelligenza.
Nonostante
sapesse che le sue convinzioni fossero meramente crollate sulle sue
spalle, pressando
un fardello più grande di lui, perpetuava ad osservare con
languore quasi
evidente lo sguardo di Spanner che si rifletteva chiaramente
all’interno dei
programmi proiettati sullo schermo.
Un
volto quasi scioccato, cosciente di ciò che sarebbe accaduto.
Lo
aveva tradito. Ancora una volta la sua ingordigia riguardo lo
sconosciuto aveva
finito per sopraffarlo, ancora una volta aveva preferito isolarlo nel
suo
mondo.
Un
mondo che, probabilmente, Shoichi avrebbe voluto costruire per
entrambi, un
mondo forte, insormontabile, qualcosa che avrebbe racchiuso solo loro
due.
Eppure
lo sapeva, era a conoscenza di ciò sin
dall’inizio, dalla prima volta in cui
non si riscontrò traccia del Decimo Boss dei Vongola, dalla
prima volta in cui vide aprirsi lentamente una falla
all’interno del suo scudo.
La
mente non ragionava, cercava un’altra via da percorrere
seppur sapesse di
incamminarsi verso la menzogna, invece, il cuore non rispondeva,
giaceva in un
angolo e soppesava con rammarico come fosse stata la vita senza Spanner.
Forse
sarebbe stato perfetto.
Forse
la sua protezione sarebbe stata invincibile.
Forse
sarebbe stato tutto un totale disastro.
Qualcosa
si era spezzato, ed il dolore era inconfondibile.
- Shoichi,
cosa dobbiamo fare con Spanner? – Un sorriso mefistofelico si
dipinse con
fluidità sulle labbra di Iris.
Un
dolore che avrebbe abrogato drasticamente. Perché non gli
restava altro da fare.
- Uccidetelo. -
Credo di aver reso
OOC
Shoichi, forse dovrei studiare meglio il personaggio, comunque ho fatto
del mio
meglio, forse in futuro riuscirò a migliorare riguardo la
coppia.
Spero comunque che almeno sia
stata apprezzata da qualcuno : )
Golden Brown.