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Autore: cutuletta    06/04/2011    27 recensioni
Un sabato pomeriggio come un altro, Kate e Rick soli a casa di lei. No, forse non è un pomeriggio qualunque...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era sabato pomeriggio. Kate, la “stakanovista”  (così l’aveva soprannominata Castle, dopo l’ennesimo straordinario non pagato passato al distretto), stava riempiendo un corposo volume di scartoffie a casa sua. In occasione dell’ultimo arresto Castle aveva violato decine di divieti e lei doveva argomentare le infrazioni una per una.
Detestava quella parte del suo lavoro e da quando Castle lavorava con lei era diventata ancora più impegnativa.

Lo scrittore sapeva di aver causato non pochi disagi alla detective, così si offrì di aiutarla a scrivere i rapporti, un po’ per lenire il senso di colpa e un po’, a dire il vero il motivo era soprattutto questo, perché voleva stare con lei e normalmente nei week-end non avevano modo di vedersi.

Lui era seduto alla scrivania nel salotto di Kate, mentre lei sul divano sistemava alcune carte su un tavolinetto vicino. Lavoravano da più di un’ora, senza fare pausa e senza dirsi una parola. Castle aveva compilato forse un modulo. Era rapito da Kate, da quanto fosse bella quando si concentrava e adorava vederla in jeans e tshirt, gli dava l’idea di quotidianità, di ordinario, di vero. Sentiva di far parte della sua vita non solo per le sue ricerche, ma perché lei aveva scelto di condividere parte del suo tempo con lui.

Kate alzò un attimo lo sguardo e notò che Rick la guardava.
-Cosa c’è?  - Si affrettò a dire la detective
-Ah niente, niente.

Lui abbassò lo sguardo sui fogli facendo finta di essere impegnato in quello che faceva. Kate tornò alle sue carte, mentre Castle si accorse di avere il foglio al contrario e, stando molto attento a non farsi vedere dalla detective, lo ruotò per riportarlo nella corretta posizione, ma era inutile: non riusciva a concentrarsi.
-Senti perché non facciamo una pausa? E’ da un po’ che lavoriamo…
-Quanti rapporti hai compilato?
-Ehmn
Esitò a rispondere. Non poteva dirle solo uno, Kate sarebbe andata su tutte le furie
-Sono a buon punto…
-Ok, io finisco di sistemare queste prima!

Castle si chiedeva come mai Josh non ci fosse, lavorava anche nei week-end?
-Josh dov’è? Non vi vedete oggi?
Chiese lui vago e lei rispose senza togliere gli occhi dalle carte
-No!
-Tutto qui? Solo No?
Sollevò lo sguardo e sembrava seccata
-Cosa vuoi che ti dica?
-Niente, pensavo approfittaste dei week-end per recuperare il tempo perso …
-E invece no!
-Deve lavorare anche oggi?
-Castle basta parlare di Josh ok?
-Che succede? Non avrete mica litigato?

Il discorso stava prendendo una piega che a Kate non piaceva affatto, lei e il dottore motociclista si erano lasciati da dieci giorni ma non ne aveva fatto parola con nessuno, sarebbe stata costretta a spiegare il perché e il perché era seduto davanti a lei e continuava a fare domande alle quali non avrebbe voluto rispondere.

-Lo sai che puoi parlarne con me, è già capitato, ti ricordi nell’area di decontaminazione?
-Stavamo per morire Castle, e tu continuavi a fare congetture di distruzione di massa, avevo solo bisogno di un altro argomento…
-Ti ringrazio per l’immensa fiducia che riponi in me al punto da farmi confidenze solo in punto di morte
-Non è quello che volevo dire
-Ah no? E cosa volevi dire?
-Che non sono cose con cui posso parlare con te.

Ecco quella frase poteva lasciare spazio a diverse interpretazioni, Kate se ne rese conto e si affrettò a fugare ogni dubbio

-Visto che tu non prendi mai niente sul serio …
-Ok vuoi che sia serio? Josh sembra una brava persona. E’ un bel ragazzone atletico ma è davvero quello che vuoi? Uno che ti concede 10 minuti a settimana tra un by-pass e l’altro?

Castle era furioso, con lei perché continuava a stare con lui e con lui perché la trascurava.

-Castle è complicato…
-A me non sembra tanto complicato, ha un lavoro impegnativo e lo capisco, ma tu dovresti venire prima
-Ci siamo lasciati!

Castle rimase in silenzio, cercava di elaborare quella frase, mille domande gli offuscavano la mente impedendogli di rimanere lucido. Perché? L’aveva lasciato lei? Era disperata per la rottura? L’amava ancora? Non riuscì a dire nulla per un po’, poi alcune domande gli uscirono dalla bocca prima che potesse frenarsi:

-Quando? Perché non me l’hai detto?
-Perché non sono affari tuoi.

Kate trovò la reazione di Castle spropositata e iniziò ad agitarsi, nel tentativo di calmarsi si alzò e andò verso una credenza; c’era un vassoio sopra con dei bicchieri e dell’acqua e fece per versarsene un po’. Castle si alzò e la raggiunse, si era trattenuto tante volte dal dirle quello che provava per rispetto della sua relazione con Josh, ma ora che era finita, poteva finalmente dirle tutto. Kate si voltò con il bicchiere in mano e se lo trovò pericolosamente vicino. Era spiazzata e non sapeva che fare, i due si guardarono per un po’ senza dire niente.

-Castle va a sederti - disse lei, tentando di non far trasparire quanto fosse nervosa
-Stavolta no! - Disse lui deciso, le tolse il bicchiere dalla mano e lo appoggiò sulla credenza. Lei rimase con la mano a mezz’aria, bloccata e interrogativa sulle intenzioni di lui. Aveva già visto quello sguardo, fuori dal magazzino in cui si erano baciati per la prima volta, e sembrava che lui volesse ripetere la scena.
Le gambe erano molli, avrebbe voluto ripristinare una distanza di sicurezza ma non riusciva a muoversi. Lui le prese il viso con le mani e la baciò, proprio come quella volta … E non c’era stato giorno da allora che Kate non ci avesse pensato!

Fu un bacio deciso, lui premeva le sue labbra contro le sue, la sua lingua cercava con insistenza quella di lei, per poi sfiorarla con la punta, invitandola a fare lo stesso. Si avvicinò a lei con più intensità, voleva ogni centimetro del suo corpo. Spostò le mani sui fianchi e la strinse con più decisione. Le sinapsi di Beckett iniziavano a rispondere agli stimoli, le sue braccia cinsero lo scrittore anziché respingerlo. Lui lasciò quelle labbra per sussurrarle qualcosa:

-Non sai quanto ti voglio Kate.

Quel barlume di controllo che Kate aveva sparì dopo quella frase. Il modo in cui gliel’aveva sussurrato, col suo respiro caldo sul viso, sentire il suo nome, sottovoce, sospirato… Kate si voltò appena, con una mano spazzò via il vassoio con i bicchieri che c’erano sul tavolo, facendo spazio per loro due. Castle colse il suggerimento la sollevò e la fece sedere sul mobile riprendendo a baciarla dal punto in cui si erano interrotti.

Mentre lei gli sbottonava la camicia, lui cercava il suo corpo, le sue mani passarono in rassegna delicatamente la sua schiena fino a finire sui fianchi e sulle cosce. Dopo aver sbottonato l’ultimo bottone, Kate gettò a terra la camicia di lui. Si fermarono un istante e si guardarono. Capirono che se volevano tirarsi indietro quello era il momento per farlo, perché poi non avrebbero più potuto. Disse quasi timoroso lui:

-Vuoi che ci fermiamo?

Lei si morse un labbro, si sfilò la maglietta e rimase in reggiseno. Sostenne lo sguardo dello scrittore che provava a rimanere concentrato sul viso, nonostante lei fosse senza maglietta, e disse accostando le labbra alle sue, quasi sussurrandolo:

-No!

Il modo in cui lo disse gli fece capire quanto anche lei lo desiderasse. Così Castle la prese e la portò sul divano. Una gamba di lei urtò il tavolinetto vicino, facendo scivolare i fogli che aveva impiegato un’ora a separare; ma in quel momento non le importava! Castle si gettò sopra di lei che gli sfilò la cinta e gli sbottonò i pantaloni. Lui le tolse il reggiseno, accarezzò le sue curve sinuose sulle quali appoggiò la bocca, a Kate sfuggì un gemito, poi lui continuò baciandola dolcemente fino all’addome.

Quando lui fu dentro di lei, la passione era ormai incontenibile, Kate non cercava neanche di controllarsi, non riusciva a non gridare di piacere e furono urla liberatorie per quell’attesa così tanto procrastinata e quel momento incredibilmente voluto e appagante.

Castle era un amante attento e premuroso, continuò a baciarle il collo e ad accarezzarla mentre era sopra di lei e la guardava ansimare. Alla fine erano entrambi sudati e stanchi, come se avessero sconfitto un acerrimo nemico in battaglia, ma anche incredibilmente felici. Castle aveva un sorriso stampato sulla faccia, mentre Kate cercava di riprendere fiato.

Lui le diede un bacio tenero sulla fronte e la avvolse con una coperta che c’era sul divano.
-Ti ho mai detto quanto sei bella?
Kate sorrise e non rispose, doveva ancora riprendersi dalle emozioni di prima e aveva il cuore che le batteva a mille e gli occhi di lui che brillavano in quel modo, così vicini, complicavano il suo tentativo di riprendere il controllo. Un brivido le percorse la schiena quando lui le disegnò il profilo del braccio con la punta di un dito mentre le diceva:
-E’ stato incredibile, tu sei incredibile.
-Neanche tu sei tanto male, - disse lei che cominciava a sentirsi di nuovo padrona di sè.

Lui sorrise compiaciuto, quando qualcuno bussò alla porta:
-Aspetti qualcuno?
-No.
Una voce da fuori:
-Signorina Beckeeeetttt, sono la signora Tiggle!
Beckett disse a voce bassa a Castle:
-E’ la mia vicina
-Non rispondere.
-Signoriinaaaaa??
-Non credo smetterà tanto presto!

Così fu costretta ad alzarsi. Cercò di trovare qualcosa da mettersi ma i suoi vestiti erano sparsi chissà dove per casa, così si infilò la camicia di Richard, che era stropicciata per terra, e con un dito sulla bocca gli fece cenno di rimanere in silenzio. Lui annuì. Poi andò ad aprire, lasciò appena uno spiraglio aperto per evitare che la vicina vedesse Rick.
Quando aprì si trovò La Signora Tiggle in vestaglia e suo marito Carl, a cui era appoggiata, che cercava di guardare all’interno della casa, il che la costrinse a socchiudere ancora di più la porta, lasciando aperto uno spiraglio ancora più piccolo.
-Sta bene signorina?
-Certo perché?
-Mamma mia non l’avevo mai sentita gridare in quel modo strano. Cosa è successo?
Kate fu colta da un imbarazzo tale che avvampò
-Ah, beh…

Kate non sapeva cosa dire, inventò una scusa al volo:

-C’era, c’era  un ragno. Sì, un ragno enorme e mi sono spaventata.
-L’ho sentita anche senza il mio apparecchio acustico, - disse la vicina di Beckett e poi il maritò aggiunse
-Doveva piacerle parecchio quel ragno, - lasciando intendere che a differenza della moglie aveva capito la natura di quelle grida. Kate rimase sul vago
-La ringrazio Sig.Tiggle, ora è tutto a posto
-E il ragno?
-Oh l’ho ucciso, stia tranquilla, ancora grazie. Poi chiuse la porta!

Castle si era infilato i pantaloni e quando kate si voltò se lo trovo in piedi davanti a lei
-Non ti avevano mai sentito gridare tanto eh? - Disse soddisfatto della sua prestazione
-PIANTALA
-E non aveva neanche l’apparecchio acustico…
Lei si voltò e gli lanciò un sorriso sconfitto, quasi a voler dire “e va bene hai vinto”! Poi si recò in cucina e aprì il frigo, voleva calmare i bollenti spiriti e aveva bisogno di bere qualcosa.

Lui le si avvicinò le cinse la vita da dietro e le diede un bacio sul collo, dopo averle scostato i capelli che le scendevano sulle spalle.
-Ho promesso ad Alexis che sarei tornato per cena, abbiamo un film in programma per stasera. Anche se giuro non vorrei andarmene.

Lei si voltò gli mise entrambe le mani sui suoi enormi bicipiti. Pensò di non aver mai visto braccia tanto muscolose in vita sua, e poi disse con l’aria più serena del mondo:
-Vai, tranquillo, io devo ancora finire i rapporti che QUALCUNO distratto ha fatto finta di compilare per tutto il pomeriggio
-Non è vero, ero molto concentrato, solo che ero concentrato su di te e non sulle scartoffie. -  Disse accennando un sorriso e Kate annuì, sorridendo di rimando.
-Dai vestiti e vai, che Alexis ti aspetta
-Dovresti darmi la camicia che hai addosso però. - Disse lui con uno sguardo provocatorio
-Basta con i ragni per oggi Castle, vai che è tardi!

Poi lei andò in salotto, raccolse i suoi vestiti e andò di sopra a cambiarsi, quando tornò aveva in mano la camicia di Castle

-Potevi vestirti anche qui

Si avvicinò e gli mise addosso la camicia delicatamente, non con la foga con cui gliel’aveva tolta e gli abbottò i bottoni uno per volta alzando lo sguardo verso di lui ad ogni bottone. Arrivò all’ultimo e gli infilò la camicia nei pantaloni, senza curarsi troppo, apparentemente, di dove metteva le mani e restando con lo sguardo incatenato al suo. Castle rimase fermo, lasciando che fosse lei a condurre i giochi. Poi lei gli diede un bacio sul collo rimasto scoperto dall’unico bottone libero e disse:
-Ora puoi andare.

-Oh non puoi farmi questo, mi lasci andare via così?
-Noo, certo che no! Pensa che ora mi toglierò questi vestiti, di nuovo, e andrò a farmi una bella doccia, calda, mooolto calda!

Il modo in cui disse quelle ultime parole suonavano come una provocazione alla quale Castle non aveva tempo di rispondere come avrebbe voluto.

-Ahh. Sei crudele lo sai…
-Salutami Alexis! - Disse lei, riacquistando un tono serio.

Poi lei salì di sopra, lui prese le chiavi e la giacca e uscì. Fuori la porta incontrò il signor Tiggle che tornava con una busta della spesa in mano.
-Ahhh quindi lei è il ragno?
Castle fece finta di non seguirlo
-Mi scusi come?
-Ben fatto ragazzo, ben fatto!
Disse l’anziano signore dandogli una pacca sulla spalla, Castle sorrise e poi si avviò verso casa sua.
 
   
 
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