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Autore: Tomi Dark angel    06/04/2011    5 recensioni
La foresta è tranquilla, colma di serena accettazione di qualcosa che sta per accadere. Gli animali hanno chinato le orecchie e la testa, i torrenti abbassano la voce, insinuando nella terra il loro canto che ora sa di tragedia. È un requiem, quello che sussurrano al vento? Sì, e la foresta lo sa. Una stella si sta spegnendo per sempre
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Evenstar

La foresta è tranquilla, colma di serena accettazione di qualcosa che sta per accadere. Gli animali hanno chinato le orecchie e la testa, i torrenti abbassano la voce, insinuando nella terra il loro canto che ora sa di tragedia. È un requiem, quello che sussurrano al vento? Sì, e la foresta lo sa.

Qualcosa di triste sta per accadere, qualcosa che scuote la terra di atroce accettazione. Finanche gli alberi piegano gli arbusti, come in religioso rispetto di ciò che è finalmente alle porte.

Ma qualcosa spezza il silenzio giudicatore della foresta. Un ansimo. Un rozzo scalpiccio di piedi umani. Qualcuno corre tra gli alberi piangenti, seguendo la scia luminosa che il suo stesso cuore gli indica. Non può perderlo. Non vuole lasciarlo andare. Non deve andare via.

Aragorn accelera, scivola tra gli arbusti con la grazia del ramingo che è in lui. Niente è rimasto del re di Gondor che era: quella parte di se, l’ha abbandonata ai confini di Bosco Atro.

Un dolore pulsante al petto lo scuote, ed è con dolorosa certezza che l’Uomo comprende a cosa sia legata quella sofferenza. Una stella si sta spegnendo. Ma cosa succede, se l’astro in via d’estinzione è in realtà tuo unico e solo punto luce in una perpetua notte di bruciante oscurità? Aragorn ha paura del buio, e come un bambino, si rifiuta di abbandonare la sua stella di salvezza.

Un ultimo passo, un ultimo sforzo per raggiungere la radura ove anche il più grande e bello degli déi sarà costretto a coprirsi il volto. In vita sua, Aragorn non ha mai visto niente di più triste e meraviglioso della visione che gli sta ora innanzi.

Una cerchia d’alberi silenziosi circonda un piccolo spazio erboso e, al centro di quest’ultimo, si innalza greve un salice piangente dalle foglie d’argento puro. Ai suoi piedi, è posata la stella più bella che il cielo abbia avuto la sfortuna di lasciar cadere. Ma, come un fiore in balia del freddo inverno appassisce e perde i petali, così anche la stella ha quasi estinto la sua luce di calda speranza. È fredda, adesso. Non riscalda più.

Aragorn si avvicina con passo esitante, poggiando i piedi su quel terreno intriso di tristezza. È suolo sacro, quello. È suolo ferito da implacabili percosse, che ora si manifestano nella creatura distesa ai piedi del salice, padre di tutti gli alberi.

Una figura snella, aggraziata, sottile come un petalo di rosa bianca. Lunghi fili di luce dorata scivolano sinuosi su spalle immobili, coperte da una raffinata casacca perlacea, e un volto delicato si piega di grazia verso l’Uomo immobile. I tratti sono fini, dipinti da un pittore esperto, che tuttavia solo una volta ha potuto imprimere su tela la sua più grande opera d’arte. Solo due orecchie a punta rivelano il mistero della natura di quell’angelo silenzioso e gentile, come solo un elfo sa essere. Un pantalone argenteo fascia le gambe leggermente piegate, e gli occhi sono chiusi in un’espressione quasi addolorata, che spezza di dolore l’incanto di quella visione.

Aragorn vede morire la liquida lucentezza che emana dalla pelle dell’elfo, sente la sua anima di cristallo sgretolarsi pezzo dopo pezzo. E soffre anche lui per questo. È colpa sua, soltanto sua. Lo ha rifiutato senza pensarci. Sapeva che il dolore sa essere letale per gli elfi, ma la ragione non gliel’aveva suggerito. Ha ignorato il suo stesso cuore, schiacciando sotto quintali di razionalità ogni sentimento. Sarà Legolas a pagarne le conseguenze.

 

-Di cosa hai paura, Legolas?-

-Di perdere l’anima, Aragorn. Di perdere me stesso.-

-???-

 

È allora che Aragorn decide. Afferra la mano gelida dell’elfo appassito, ne bacia il dorso. Non parla, non può permetterselo. Però, pensa. La sua mente sfiora quella cadaverica di Legolas, toccandola timorosa. La fioca purezza che lo pervade scorre in lui come una limpida cascata. Lui è sempre stato così. Candido come la neve, implacabile come una tempesta… silenziosamente innamorato di un ramingo che per anni ha ignorato una realtà già scritta.

Aragorn vede i millenari abissi della mente decaduta dell’elfo, e distingue con chiarezza una zona scura che la infetta, dilatandosi a macchia d’olio sul bianco dell’innocenza morente. Ha paura, il ramingo. Ha paura, il re di Gondor. Ma non è re o ramingo, lì. Nell’anima di Legolas, il suo io non conta.

Qualcosa aggredisce la mente di Aragorn, la schiaccia contro mura invisibili, soffocandola implacabilmente. Ma l’uomo non si da per vinto. Chiama Legolas, si aggrappa al suo nome con le ultime forze di speranza che esso gli infonde. L’amore che infonde in ogni lettera scuote di violenza l’ostilità dell’elfo che inconsapevolmente sta uccidendo il suo unico amore. Aragorn non permetterà che la vicenda sfoci in tragedia, mai.

-Ti Amo!- urla la sua mente. Lo grida con innocente sincerità, bagnando di rugiada le ferite di Legolas. L’elfo avverte qualcosa, la morte che lo attanaglia freme.

Il dolore si piega dinanzi alle ali della speranza.

La paura fugge ferita dalla spada dell’amore.

L’abbandono cede davanti al sincero coraggio di un uomo che non si arrenderà pur di salvare chi ama.

E l’ultimo colpo viene inferto da Legolas stesso che, con fiera determinazione schiaccia la morte. Un raggio di sole avvolge le due anime stanche per la battaglia, guarendole caritatevolmente.

Aragorn trema e si accascia sul petto di Legolas, ansimando stancamente. Non vuole aprire gli occhi per guardare in faccia la morte di colui che ama. Non vuole restare in balia del gelo di un mondo non più riscaldato dalla sua stella più bella.

Però, qualcosa accade. Una mano stringe forte quella di Aragorn, un movimento lo fa trasalire di aspettative quando il petto dell’elfo si muove di nuovo, pulsante di vita. E finalmente, Aragorn trova il coraggio di alzare gli occhi, per incontrare due zaffiri di candida innocenza che gli rimandano un’occhiata di semplice carità gentile.

Le tenebre del cielo del ramingo vengono allontanate. Una stella guardiana è tornata a brillare su di lui, vegliandolo come un angelo custode che schiude le ali a difesa del suo protetto.

Legolas sorride, attirando a se il forte corpo del ramingo, che si aggrappa alla sua veste con rinata felicità. Mille cose non dette corrono in quel contatto, non c’è bisogno di parlare. Solo un ultimo gesto sigla il futuro di quelle due creature. Un bacio a fior di labbra.

Un bacio semplice, di bambino.

Un bacio leggero, come ali di farfalla.

Un bacio che darà inizio a un nuovo capitolo del libro della vita.

Cosa ne fu dei due amanti? Non fu lo sporco pregiudizio dei sudditi a dividerli, e nessuno ci riuscì mai. Anche nella morte che raggiunse addirittura un elfo non più immortale, Legolas e Aragorn restarono uniti. Anime affini, si suol dire. Io non sono d’accordo. Non sono mai stati semplici anime. Li reputerei due facce di una sola medaglia.

Amore, fratellanza, sincerità, speranza. Questo fu l’insegnamento che vestì di gloriosa magnificenza la loro unione. E ancora adesso, questo strascico non è scomparso. Avvolge invisibile coloro che amano con l’anima, e che l’anima sono disposti a donare per l’altro. Sbattete le palpebre, amici miei. Ognuno di voi ha una stella su cui contare, un astro che illumina il cielo, che spesso diventa troppo buio. Può accadere che le tenebre soffochino l’amore, ma non dimenticate che, anche sepolto sotto un manto di nero, il bianco c’è sempre, e saprà vincere. Io ho imparato questo grazie a un elfo e a un uomo, i quali contarono l’uno sulla luce dell’altro, e che ancora adesso vegliano angelici su coloro che si aggrappano all’amore, che sia fatto di amare lacrime o di candidi abbracci.

 

Dedicata a coloro che

Credono nella luce.

Dedicata a coloro che

Rifiutano l’odio del mondo.

Dedicata a chi combatte giorno per giorno

Le difficoltà di una vita insidiosa.

Che le stelle vi proteggano,

E che la speranza brilli sempre

Nei vostri cuori.

Tomi Dark Angel

  
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