E alla fine sono tornata alla
sezione originale-romantico ù.ù . La
trama di per sé non ha nulla di originale, spero comunque che venga
fuori qualche cosa di accettabile. In ogni caso, grazie per essere passati di qua!! Aki_Penn
L’antefatto
Ovvero, quando il perfido piano fu progettato a mio discapito
I
Pinto si sposarono in una calda giornata di fine
estate. Al rinfresco c’erano tutti, la cerimonia invece
l’avevano schivata in
molti.
L’avrebbe
schivata volentieri anche mio padre se avesse potuto, ma essendo il testimone,
gli era stato difficile.
Ismaele
e Carmela si univano nel sacro vincolo del matrimonio, e lui era ancora scapolo
fino al midollo. Non gli aveva mai creato grossi problemi, il fatto che il
destino e la volontà di Ismaele gli avessero regalato un lavoro come
medico all’ospedale della città e una bella donna che lavorava
come professoressa di lettere, differentemente da lui, prepotentemente single, con a mano solo un taxi.
Ma
quel matrimonio… beh, a parte essere felice per Ismaele, lo faceva
sentire un idiota.
Mentre
il suo migliore amico diceva il fatidico sì,
che, mio padre, sapeva essere senza rimpianti, lui sbirciava lungo la navata
per trovare qualche bella ragazza abbordabile.
Era
deprimente pensandoci, soprattutto perché per un pelo non aveva perso
gli anelli. Era davvero un buono a nulla. Sarebbe stato proprio complicato se
si fosse ritrovato senza anelli nel momento clou della cerimonia.
Fortunatamente dopo un’attenta ricostruzione della mattinata, era
riuscito a ricordarsi, che l’ultimo posto dove li aveva visti, era il
bagno della nonna Linda, e in effetti erano ancora
lì, sulla vasca incrostata di calcare.
Ma
a parte questo infausto inizio, era andato tutto a gonfie vele, Don Domenico
aveva fatto le sue consuete battute, sembrava più che stesse facendo del
cabaret, piuttosto che celebrare un matrimonio, e al rinfresco non c’era
nulla di avariato, come alla comunione della piccola Assunta, la figlia di
quelli che abitavano al terzo piano. Quella volta c’erano stati due
ricoveri, e varie lavande gastriche, tra cui quella di mio padre, che quando
c’era del cibo gratuito non si tirava mai indietro.
Ma
invece no, la festa non poteva andare meglio. E mio padre non poteva essere
più depresso.
Quando
i due avevano inoltre annunciato pubblicamente che stavano aspettando un
bambino, aveva sorriso e applaudito nella folla, subito dopo essersi versato un
bicchiere di spumante. E due ore dopo, era ancora lì, con il bicchiere
di spumante in mano (non sempre lo stesso, ovviamente) a guardare sconsolato il
tramonto, mentre l’alcol gli annebbiava gradualmente i sensi.
Non
si accorse di Ismaele che gli arrivava alle spalle, sporco di panna, a causa di
nonna Linda, che era caduta di faccia sulla torta e l’aveva fatta
schizzare in ogni dove. Lui però non sembrava preoccupato, anzi, si
stava divertendo da morire.
Cacciò
una poderosa pacca sulla spalla del suo migliore amico d’infanzia,
facendogli rovesciare gran parte dello spumante sull’erba.
Sobbalzò prima di girarsi e accogliere Ismaele con un sorriso stanco.
“Bella
festa, eh?” fece Ismaele allegro. Era davvero compiaciuto, tutti
sembravano divertirsi, a parte Carmela che era un po’ arrabbiata per la
panna sul vestito da sposa, ma quelle erano inezie.
Il
cuginetto Oscar, probabilmente, era riuscito a rimorchiare la piccola Assunta
(che nonostante fossero passati anni dalla lavanda gastrica della prima
comunione, si rifiutava di mangiare torte), dato che entrambi non si vedevano
da un po’. Eh sì, non poteva andare meglio di così!
“Tutto a posto? Come mai stai qui da solo? È
pieno di belle ragazze questo prato!” chiese un po’ alticcio
mostrando il giardino arrossato dal tramonto con un teatrale movimento del
braccio.
Mio
padre annuì stancamente guardandolo di striscio “Guarda quella
là, si chiama Samantha, è un’amica di Carmela, non è
carina?” esclamò indicando mia madre. Che in realtà si
chiamava Sabina, ma Ismaele faceva fatica a
ricordarselo. E poi era il giorno del suo matrimonio, era lui il protagonista,
no?
Mia
madre e mio padre non si conoscevano ancora. Si conobbero meglio qualche ora
dopo nel retro della limousine che i Pinto avevano
noleggiato per il matrimonio. Questi sono dettagli che una figlia non dovrebbe
sapere, ma ahimè,
i miei genitori sono entrambi dotati di una lingua spropositatamente
lunga.
Mio
padre scosse la testa malinconico.
“Sì…sì… sono tutte molto belle…anche
quella lì, che hai detto tu… ma… oggi mi sento un
deficiente…” sospirò infine sputando il rospo. Si sentiva in
colpa, non voleva rovinare il matrimonio al suo migliore amico, ma non era
riuscito a trattenersi.
“Tu ti sposi, avrai un figlio a breve…
e io? Ho solo un taxi…
neanche uno straccio di fidanzata che durasse più di sei mesi in questi
anni! Tu e Carmela state insieme dal liceo!!”
disse sommessamente.
Ismaele
gli tirò due poderose pacche fraterne sulla
spalle “Ehi… non c’è nessuno motivo per
deprimersi!” esclamò con aria saputa indicando l’orizzonte,
come se le risposte potessero arrivare da quella direzione. In realtà
era solo alticcio, come la maggior parte dei presenti.
“Questa è una festa! Vai e divertiti! Da domani inizieremo la ricerca
spietata di una moglie adatta a te! Coinvolgerò anche Carmela nella selezioni! Sai, lei ha l’occhio avanti, riesce a
capire chi ci sa fare in cucina, solo guardandola in faccia!!
Quindi vi sposerete, andrete a vivere nel tuo appartamento, avrete una
figlia…e ti dirò di più! Sposerà mio figlio, e
saremo tutti una famiglia felice!!” esclamò eccitato.
Mio
padre lo guardò piegando la testa da una parte, mentre il suo cervello
intorpidito, dallo spumante, elaborava il concetto. Pian piano sul suo viso, lo
sposo, vide allargarsi un gran sorriso.
“Si
sposeranno” ripeté con aria un po’ ebete allungando il
bicchiere verso l’amico, come per brindare. Accorgendosi che il suo
interlocutore non aveva nessun bicchiere, si tracannò lo spumante
rimasto nel suo, da solo.
Guardò
per qualche secondo l’orizzonte con aria soddisfatta, prima che la sua espressione
s’intristisse di nuovo. Si voltò ancora verso Ismaele e disse con
aria stralunata “E se nasce maschio anche a me?”
Ismaele lo guardò lungamente, prima di
rispondere convinto “Prima o poi
A
mio padre s’illuminarono di nuovo gli occhi “Ai nostri
figli!” brindò da solo senza nulla nel bicchiere, nonostante io all’epoca non esistessi neanche sottoforma di
embrione.
“Sono
sicuro che andranno d’accordissimo!” esclamò. Come al solito
si sbagliava.