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Autore: Iky93    06/04/2011    5 recensioni
Ho pensato di creare una raccolta di scene e missing moments dalla prima stagione raccontati dal punto di vista di Damon, mettendo in risalto i suoi pensieri e le sue impressioni; è la mia prima fanfic, quindi siate clementi.
"Credevo ci fosse una speranza. Speravo che in Damon, da qualche parte, nel profondo, ci fosse ancora qualcosa di umano, di normale, ma mi sbagliavo. Non è rimasto niente di umano in lui, nè bontà, nè gentilezza, nè amore. Solo un mostro, che deve essere fermato"
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Centro! Cinquanta punti! Ti sto stracciando!”
Stefan sorride compiaciuto mentre segna il punteggio sul tabellone.
Mi sembra davvero di essere tornato indietro nel tempo, a quando da ragazzini ci sfidavamo in improbabili gare di corsa fra gli alberi dietro casa.
Ricordo che potevamo continuare a giocare per ore, e quando finalmente qualche adulto veniva a cercarci ci fiondavamo verso il portico sapendo che il vincitore avrebbe avuto una fetta di torta in più una volta arrivato in cucina.
Ricordo anche che ero solito rallentare a pochi metri dal traguardo per lasciarmi superare pur di vedere quell’espressione soddisfatta sul volto di mio fratello.
Guardarlo festeggiare era per me il miglior premio allora, quando tutto sembrava più semplice, quando condividevamo qualunque cosa.
Quando era il mio migliore amico.
Ora però non siamo più bambini, a dirla tutta non siamo più nemmeno uomini.
E decisamente non siamo più amici.
Divertirci non è più la nostra priorità ora.
La sua gioia, mentre l’ennesima freccetta si conficca nel centro del bersaglio, non è più quella sincera dettata dall’ingenuità infantile. I suoi occhi non ridono più con lui, anzi mi scrutano sospettosi.
Sospiro rassegnato, vorrebbe conoscere i miei “piani diabolici”, questo è certo, solo non capisco perché tutta questa messinscena. Vuole controllare che non faccia stupidaggini?
Dovrebbe saperlo che se c’è qualcuno in grado di tenere a bada la fame quello sono io. Non sono uno sciocco, non ho intenzione di farmi scoprire adesso che manca così poco. Adoro lamentarmi, ma le mie parole non riflettono il mio autocontrollo e lui sicuramente ne è consapevole. Posso dominare facilmente il mio nervosismo con un qualsiasi superalcolico, fino a che il mio tormento resta solo la voglia di sangue.
Ciò che mi infastidisce di più è invece la sua presenza qui, mi impedisce di riflettere liberamente sul passo successivo da compiere. Devo trovare il ciondolo della strega, ma finché Stefan mi ronza intorno non posso rischiare di perdermi nelle mie idee. E questo è un ostacolo non irrilevante.
Faccio buon viso a cattivo gioco e cerco di essere cordiale. Sembriamo di nuovo due fratelli che passano una serata insieme in un bar, fra uno scherzo e una bevuta. Come se niente si fosse mai davvero intromesso fra noi. Come se i nostri errori fossero stati solo un’illusione, un miraggio. Come se il tempo non fosse passato.
 

Un breve grido liberatorio, urlato a mezza voce al cielo stellato, viene amplificato e ripetuto dall’infinito universo che si estende sopra di noi. Siamo entrati di nascosto nel cortile della scuola e da lì nel campo da football deserto, eludendo abilmente il controllo del custode notturno.
Credevo che non si sarebbe mai verificato un prodigio di questa portata.
Mio fratello che infrange la legge!
Lui è sempre stato il migliore fra noi due, più simpatico, più premuroso, sempre pronto a fare la cosa giusta, comprensivo e onesto. Ammirato da tutti come un esempio da seguire. Un angelo.
Invece io sono il demone, la mela marcia della famiglia, la pecora nera rinnegata dal proprio padre.
Eppure eccolo il santo che forza tranquillamente la serratura degli spogliatoi. Sparisce per qualche secondo all’interno dell’edificio, quando esce ridacchia compiaciuto e fra le mani stringe un pallone. Me lo lancia ostentando allegria.
E così questo sarà l’epilogo di una sera felice? Basta una palla ovale per ricordare ciò che ci univa?
Ancora mi domando dove vogliano andare a parare le sue azioni, in queste ore non ha sfiorato neanche una volta l’argomento “Elena” che pure lo dovrebbe interessare più di ogni altra cosa, e non ha ancora provato a farmi domande scomode sulle mie intenzioni.
Da più di un secolo le nostre conversazioni sono ridotte a litigi e minacce più o meno esplicite. Entrambi sappiamo che la presenza dell’altro indica guai, per questo se possibile ci sottraiamo dalle banali chiacchierate da coinquilini. Di norma evitiamo i convenevoli prima di una discussione, mentre oggi non abbiamo fatto altro che chiacchierare banalmente del più e del meno.
Questa tregua è stressante, non riesco a capire come dovrei comportarmi. Resto in guardia, anche se mio fratello sembra totalmente rilassato nel rievocare i bei vecchi tempi.
Forse dovrei soltanto smettere di pensarci. Se vuole smascherarmi la strategia migliore è non apparire teso ai suoi occhi.
Non credo che mi voglia uccidere, questi sentimentalismi non avrebbero senso se volesse eliminarmi.
Afferra la bottiglia di rum che mi sono onestamente fatto regalare al bar e ne beve una lunga sorsata, poi me la allunga perché io faccia lo stesso. Quasi come se stessimo riesumando un patto vecchio di centocinquant’anni, quando in un’altra notte stellata avevamo diviso la nostra prima sbornia, appena adolescenti, e avevamo giurato col sangue che saremmo sempre stati onesti l’uno con l’altro.
Purtroppo promettere qualcosa del genere è impossibile, ma noi eravamo troppo inesperti per saperlo.
Prendo il liquore dalle sue mani e me lo porto anch’io alla bocca. Niente accordi segreti stavolta, solo un armistizio temporaneo.
-Che cosa vuoi, Stefan?-
-Non era reale, Damon, il nostro amore per Katherine.-
Eccolo, il colpo di grazia, il motivo di tante moine. Sempre lei, il nostro punto debole.
La donna che ci ha donato tanto amore. La vampira che ci ha dato tanto odio.
La ragione della mia esistenza.
Stefan non sa nulla di lei, non ha mai conosciuto i suoi bisogni, i suoi desideri. Lei ha scelto di usarlo, ma il suo cuore era mio.
-Perchè vuoi il cristallo di Katherine?-
-E tu come lo sai? Emily glielo diede nella sua ultima notte. Ero con lei. E tu non c’eri.-
La sua anima era mia. Il suo corpo era mio.
-Sono stato l’ultimo a vederla, Damon-
E tu c’eri solo per tradirla fratellino. L’angelo caduto che non sa nemmeno distinguere il bene dal male. Vantati, Stefan, gioisci dei tuoi delitti.
Se vuoi la giustizia in questo mondo devi prendertela. Stavolta non aspetterò che una mano amica ti ferisca.
Hai voluto scoperchiare il vaso di Pandora? Vieni a prendere ciò che ti spetta di diritto.
Meriti anche tu il dolore.
-Potrei strapparti il cuore senza pensarci due volte, ma ho una sorpresa più grossa Stefan.-
La mia vendetta.
 

Ricordo quel giorno in cui andai da Emily per avere il cristallo. Mi aveva mentito e volevo ucciderla, ma erano altri i mostri che lei temeva. Stringeva fra le braccia un neonato, quando venne ad aprire. Non mi invitò nella sua casa ma mi offrì un patto. Aveva avuto un presagio di sventura, la sua morte era vicina, ma quel corpicino appoggiato al suo petto non doveva pagare per la stoltezza umana.
Ricordo il profumo di vita del lattante sulla mia pelle, quando, pochi giorni dopo, la caccia alle streghe si aprì. Il pianto delle bambine nelle mie orecchie, ogni sfumatura di disperazione catturata dal mio udito fine. Le lacrime di suo marito mentre sigillava il patto affidandomi quel ciondolo tanto prezioso. Il mio futuro in cambio del loro. Era semplice.
Stanotte tutto è andato in pezzi.
Non solo il bel monile d’ambra che tanto ho cercato.
Il tempo passato ad aspettare il ritorno di Katherine sembra infinito. Le speranze di poterla stringere di nuovo svanite nel buio.
Mio fratello è dietro di me, come ai vecchi tempi. “Ti copro le spalle” mi diceva.
Anche quel giorno, mentre portavano via la mia Katherine era dietro di me, mi confortava nella polvere della miseria.
Mi promise che l’avremmo salvata, che mi avrebbe aiutato.
Bugiardo.
Un angelo che non si merita le sue ali. Un santo che spezza vite pur di fare ciò che crede giusto. Un vile, un codardo.
A causa sua io non sono più nulla.
-Era reale per me-
Ora nemmeno il sangue che mi bagna la bocca ha più un senso.
Non è rimasto niente del mio passato, né del mio futuro.
Sono un dannato, un diavolo.
Questa è la pena che devo scontare.
In piedi dietro di me, Stefan mi fissa.
Ha vinto, ancora una volta il bene ha trionfato sul male.  



SPAZIO AUTRICE
Toc toc! Ispirazione? Dove sei?
Mi scuso del ritardo -visto che almeno una persona l'ha notato- e vi regalo questo nuovo capitolo, che mi lascia decisamente poco convinta... Purtroppo da un po' fatico a scrivere cose sensate.
Le scene e i dialoghi in corsivo sono tratti dalla 1x09, che in un qualche modo dovevo assolutamente trattare anche se non sapevo come. Per i prossimi momenti ho già le idee abbastanza chiare quindi la prossima volta aggiornerò prima.
Spero che non vi faccia troppo schifo, è un po' campato in aria e decisamente troppo superficiale, ma ormai dovevo pubblicarlo.
Voglio sentire le vostre RECENSIONI, per sapere davvero cosa ne pensate voi, però! Dai, su, avanti, non chiedo tanto, mi bastano due righe, non dovete scrivermi un poema. Un paio di rigucce per farmi capire se sono sulla strada giusta o meno...
A presto (spero)
-Iky-
   
 
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