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Autore: pupazza    07/04/2011    7 recensioni
oneshot su Kensi e Deeks post 'Personal'2x17. Una riflessione su come Kensi puo' aver vissuto il giorno in cui hanno sparato al suo partner e un missing moment finale.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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UN GIORNO QUALUNQUE

 



Appena entrata in casa si tolse la giacca e le scarpe, prese una birra dal frigo si lascio'
andare sul divano con i piedi doloranti, cercando di ignorare la morsa allo stomaco che
indicava che forse avrebbe dovuto mettere qualcosa sotto i denti, farsi una doccia e scivolare sotto le coperte.
Era sollevata ed era stanca e i suoi neuroni continuavano ad elaborare quei momenti che avevano travolto la sua giornata.

C'erano stati giorni in cui l'aveva mandata totalmente fuori di testa, con il suo picchiettare con la matita
sui fogli, sul suo dover fare pipi' ogni dieci minuti, era una persona totalmente illogica ed esasperante per
i suoi nervi ,avevano modi di lavorare diversi, metodologie diverse. Ma...c'e sempre un ma. Le portava allegria.
E a volte i suoi gesti la lasciavano a bocca aperta. Anche nelle giornate piu' pesanti e nei casi piu' impegnativi
lui riusciva sempre a strapparle un sorriso, che fosse ironico o sarcastico o semplicemente un sorriso, ci riusciva.
Questo forse era il suo unico pregio. Era talmente buffo con i suoi modi fare talvolta maldestri che prenderlo in giro
era diventata una costante. Non che lo facesse con cattiveria, anzi. Oltretutto lui non sembrava infastidito.
Eccetto rare volte. E...c'e' sempre una e. Lei si divertiva da pazzi a controbattere alle battute, a fargliene di piu' pesanti,
a farlo passare per gay, ad essere una perfetta Wonder Woman, come lui stesso l'aveva definita poche ore prima.
Che fosse un complimento o no, era l'unico (forse no) complimento non contorto che le aveva fatto, e l'unico ad aver accettato.
E collezionava fumetti.
Come suo padre.
Un altro pregio.

Un goccia di lacrima le scivolo sulla pelle calda, non appena davanti al suo viso apparve quell'immagine.
Quella che non avrebbe voluto vedere.
L'immagine di Jack. Jack che sorrideva, Jack che la prendeva per mano,
Jack che la guardava come se fosse invisibile, Jack che era diventato invisibile.
Jack che tutte le volte che rischiava di perdere qualcuno che amava, tornava a farle visita, a ricordale quanto fa' male al cuore avvicinarsi a qualcuno e poi perderlo per sempre.
C'era sempre Jack a ricordarle di non legarsi troppo a nessuno, c'era sempre Jack dietro ai secondi appuntamenti mancati ,c'era stato Jack quando avevano sparato a Callen, c'era sempre Jack dopo la perdita di Dom, c'era stato Jack quando aveva ucciso Talbot, c'era stato Jack quella mattina in macchina mentre guidava verso l'ospedale.
Verso Deeks.
Deeks.
Deeks.
Deeks.

Deeks non era Jack.
E Deeks non era morto.
Ed era il suo partner.
Nulla di piu'.
Un'altra lacrima.
Deeks era vivo.
Jack era scomparso.
Un altra lacrima.
Deeks le aveva salvato la vita. Di nuovo.
Jack era scappato.
Un'altra lacrima.
Deeks era con lei.
Un'altra lacrima.
Jack no.
Un'altra lacrima.
Deeks.
Deeks.
Deeks.
Deeks era solo il suo partner.
Un'altra lacrima.
Un sorso di birra.

 

Era stata solo una brutta giornata.
Una giornata da dimenticare o forse no.
Puntualmente l'aveva sorpresa.
Puntualmente l'aveva fatta spaventare.
Puntualmente si era preoccupata per lui. troppo.
Puntualmente si era preso gioco di lei.
Puntualmente le aveva sorriso.
Puntualmente i suoi occhi chiari. Blu chiaro.
Puntualmenti i suoi capelli biondi. soffici.
Puntualmente l'aveva resa nervosa.
Puntualmente aveva provoleggiato senza curarsi della sua presenza.
Non attrettanto puntualmente aveva potuto farlo passare per gay.
Non altrettanto puntualmente si era fatto sparare.
Ma attrettanto puntualmente le aveva salvato la vita.
Puntualmente.
Per la terza volta.
Puntualmente l'aveva chiamata 'Fern' come tutte le volte che si erano lasciati e ritrovati.
Lavorativamente parlando.


'Deeks has been shot' aveva detto Hetty.
Improvvisamente un vortice l'aveva risucchiata, l'aveva riportata ad un anno prima quando era scomparso Dom.
L'espressione del suo viso l'aveva tradita per qualche frazione di secondo.
Si era contratto quel muscolo che aveva sempre sotto controllo. Il respiro si era fatto per un'attimo corto.
Miriadi di emozioni avevano invaso il suo corpo e la sua mente.
E il suo cuore. Forse.
Rabbia. Si era fatto sparare. Non avrebbe dovuto farsi sparare.
Panico. Si era fatto sparare. E l'unico pensiero che la sua mente riusciva a formulare era che doveva andare da lui.
Calma. Lei non poteva permettersi quel turbinio di emozioni. Lei era razionale.
Era in sala operatoria stava dicendo Hetty, ma le sue parole scivolavano via come nel vento e contemporaneamente le si imprimevano nel cervello diventando indelebili.
Guardando Hetty negli occhi le domando' di mandarla da lui. Voleva vederlo.
Non voleva riprovare il senso di sconfitta di un anno prima.
Non voleva che quella morsa di gelo che le aveva attanagliato lo stomaco glielo triturasse come un anno prima.
E soprattutto non voleva vederlo morire.
Voleva essere con lui.
Il suo partner.
Deeks.


Il lungo corridoio dell'ospedale era deserto. Era ancora in sala operatoria. L'odore dei medicinali le entro' nelle narici.
Niente da dire, niente da fare. Solo aspettare.
Lui era dietro quella porta, a pochi metri da lei, incosciente con due fori nel petto. Nel tragitto in macchina, nervoso e veloce, si era preparata mentalmente per quanto possibile ad ogni tipo di eventualita'.
Si era preparata ogni possibile risposta.
Ma ora in quel lungo corridoio gelido, in piedi, riusciva quasi a percepire la sua risata, a vedere i suoi occhi che la prendevano in giro, la sua voce che la chiamava 'Fern', lui mesi prima , quando le disse che sarebbe tornato infilando gli occhiali da sole.

E stringendo tra le mani il suo distintivo, l'unica cosa sua che volesse avere in quel momento tra le mani e che non riusciva a smettere di fissare, l' emozione chiara e limpida che riusciva a decifrare era una sola.
Si sentiva squagliare.
Lui l'aveva squagliata.
Con la sua allegria.
Con il suo sorriso.
Con i suoi occhi.
Con i suoi modi da bambinone.
Con i suoi scherzi.
Con il suo credere ad eventi assurdi.
Con il fatto che la mandava totalmente in tilt.
E con i rari momenti in cui aveva letto nei suoi occhi un'infinita solitudine e tanta dolcezza.
Che si era imposta di ignorare. Ma fin dal primo giorno aveva capito che con lui avrebbe avuto vita difficile.
Con lui la sua corazza con avrebbe funzionato.
Con lui la sua corazza sarebbe caduta, mattone dopo mattone. Con lui. Deeks. Diesel. D-Rock. Beaver.
E tutti gli altri nomignoli che in quei mesi lei e il resto del team gli avevano affibbiato.

Fino a quel momento. O meglio fino alla settimana prima, quando si era seduto davanti a lei guardandola mangiare come un'ingorda.
E guardandola mangiare come un'ingorda le aveva detto seriamente che voleva prendere le cose piu' seriamente.
Lavorativamente parlando.
L'aveva colta di sorpresa. Dio se l'aveva sorpresa. Un boccone le si era fermato in gola dalla sorpresa.
E avevano raggiunto una tregua. Dopo mesi di battibecchi - battibecchi che spesso le elettrizzavano la giornata - erano arrivati ad una tregua.
Lui avrebbe preso le cose seriamente e lei si sarebbe rilassata.
Cercando di non essere la persona piu seria che lui avesse mai conosciuto.
A pari merito con una suora.

Le porta della sala operatoria si aprirono e le gambe faticarono a muoversi. Il letto, la dottoressa, lui che sembrava morto

Era bianco. Si bianco. Pallido con uno zombie.
Ma vivo. Deeks era vivo.
La prima pallottola aveva sfiorato il polmone.
La seconda aveva fratturato una costola, mancando il cuore. insomma era vivo per miracolo.
E poi quella domanda della dottoressa che l'aveva colta di sorpresa. Next of kin. Parente prossimo da chiamare.
Bella domanda.
Lei era la sua partner e non sapeva nemmeno chi fosse il suo parente prossimo da chiamare in caso di incidente.
Bella domanda.
E si era sentita strana, perche' lei la sua partner da sei mesi non sapeva nemmeno chi fosse il suo Next of kin.
Ed era una gran brutta sensazione.
Avrebbe dovuto sapere lei, chi fosse il suo next of kin.
Era lei la sua partner.
Lei lo doveva sapere.

Seduta accanto al suo letto, guardandolo mentre dormiva, ancora anestetizzato si chiese
come fosse potuta accadere una cosa del genere. Perche' sparargli?
Perche lui?
Era stanca, ma sollevata dal fatto che fosse fuori pericolo, la sua mente si lascio andare a ricordare gli ultimi mesi trascorsi a lavorare insieme a lui.

A quando nel deserto le aveva confessato di non avere rapporti con il padre. E l'aveva lasciata interdetta.
A quando le aveva detto che non era il suo tipo. E ci era rimasta male.
A quando si era fatto accecare dal pepperspray. E lo aveva mentalmente mandato a quel paese.
A quando avevano iniziato a fidarsi l'uno dell'altra. E aveva intravisto quello che era realmente, una brava persona.
A quando in macchina l'aveva annusata come se fosse una ciambella. E per un'attimo si era avvicinato troppo.
A quando le aveva rubato la ciambella. Lo avrebbe strozzato.
A quando le aveva detto che avrebbe sposato sua figlia una volta decongelato. Ed era rabbrividita .
A quando se lo era letteralmente ritrovato ai suoi piedi poche settimane prima, fuori da quel locale. E lui le aveva squadrato le gambe.
A quando aveva scoperto il suo sito online e l'aveva chiamata Charlene davanti a tutti. E l'aveva sputtanata.
A quando lui le aveva detto che con le sue manie lo rendeva esausto. E per lei era lo stesso.
A quando le aveva detto che avrebbe preso le cose piu' seriamente. E l'aveva sorpresa.
A quando le aveva teso le mani guardandola negli occhi e le aveva salvato la vita. La prima volta.
A quando aveva messo in fuga Talbot e le aveva salvato la vita. La seconda.


Apri gli occhi qualche minuto piu' tardi.
Era rimasta li' tutto il tempo ad osservarlo.
E si era preso gioco di lei. Di nuovo.
L'aveva presa in giro, facendole credere di non ricordarsi nulla e facendola spaventare.
'I'll remenber you Fern'. Fern. Lo avrebbe probabilmente preso a sberle se non fosse stata felice di sentire la sua voce.
E poi era arrivato il momento delle domande.
Se ricordava chi gli avesse sparato. No.
Se aveva nemici o qualcuno che lo volesse morto. No. Forse.
Se aveva qualcuno da contattare. Parenti. Amici.
Girlfriend.
Dio se le era scocciato fargli quella domanda. Aveva temuto che la risposta fosse positiva?
E lui aveva istintivamente voltato la testa e sorriso. Alla parola girlfriend aveva sorriso a lei, quasi a volerle domandare perche' gli faceva quella domanda proprio lei.
E l'aveva guardata, con la tristezza negli occhi, con lo sguardo di un bambino ferito, di un cucciolo facendola squagliare.
Di nuovo.


Quando piu' tardi si era svegliato avevano battibeccato come al solito. Lei si era mangiata la sua gelatina.
Possibile che fosse cosi bambinone?
Avevano trascorso la giornata a spulciare la lista delle persone da lui arrestate, cercando di trovare una possibile connessione con l'aggressione subita poche ore prima. Ed era stato in quel momento che era successo qualcosa.
Qualcosa cosa?
Bizarro.
Lui la guardo' come se una come lei non potesse assolutamente sapere chi fosse Bizarro.
E lei ricambio lo stesso identico sguardo. Collezionavano fumetti. Entrambi.
Ed era stata un scoperta scioccante.
Avevano qualcosa in comune.
I fumetti.
Scioccante.
Pochi minuti dopo lo aveva visto rabbuiarsi e mettere in dubbio il suo modo di lavorare. Aveva ammesso davanti a lei di essere diventato pigro, di essersi crogiolato nella solita routine e di lamentarsi in continuazione di tutto.
Aveva messo in dubbio se stesso. Il suo essere poliziotto, il suo modo di lavorare.
E dal suo sguardo Kensi aveva percepito quanto senso di sconfitta gli pesasse.
E lei si era ritrovata per l'ennesima volta spiazzata dal senso di solitudine che i suoi occhi esprimevano.

Quando davanti a Nell , Deeks affermo' di aver sparato a Gordon John Brandell all'eta di undici anni, ricordo' all'istante la conversazione avvenuta nel deserto quando lui le aveva confessato che non sapeva dove fosse suo padre e che erano arrivati a spararsi a vicenda. Sentiva che c'era un collegamento tra questi due fatti. Ed era rimasta impietrita.
Cosa puo' portare un bambino di 11 anni a sparare ad un'altra persona? Che fosse suo padre oppure no. Che cosa aveva passato Deeks durante la sua infanzia?



Non aveva potuto sentire l'urlo straziante che aveva chiamato il suo nome. Kensi.
Non aveva visto l'espressione del suo viso, il colore dei suoi occhi che si era fatto piu' intenso.
Non aveva visto l'ombra di terrore che gli era scesa sul volto.
Non lo aveva visto strapparsi la flebo, e scendere a fatica dal letto, reggendosi a malapena in piedi, con dolori al petto lancinanti.
Non aveva visto le bende inzupparsi di sangue, segno che i punti avevano ceduto.
Non lo aveva impugnare la sua pistola che Sam gli aveva riportato quella mattina e caricarla.
Non lo aveva visto attraversare i corridoi contratto nei movimenti dal dolore fisico.


Aveva sentito Sam urlarle al telefono di tornare dentro l'ospedale. Era lei il bersaglio.
E tre secondi dopo si era ritrovata a combattere come una tartaruga ninja, mettendone due kaput .
Il terzo le stava puntando contro l'arma. Avrebbe sparato. Era lei il bersaglio.
Avrebbe sparato sicuramente se non ci fosse stato lui.
Deeks
Aveva visto i suoi occhi. per un lungo attimo aveva incrociato il suo sguardo e si era fidata di lui.
Si era abbassata e aveva sentito lo sparo.
La terza volta.
Le aveva salvato la vita per la terza volta.
Ancora a terra aveva sparato agli altri due uomini. Poi si era diretta verso colui che le aveva puntato contro l'arma.
'Joshua' ed era spirato. E solo allora tutto le fu chiaro. Chi, come, quando, dove e perche'.
E poi aveva rialzato lo sguardo appena in tempo per vederlo accasciarsi a terra.
Stremato, con le bende zuppe di sangue.
Era corsa da lui.
Lo aveva sorretto, in attesa della barella, lo aveva tenuto tra la braccia, le dita erano state a contatto con la sua pelle.
E si era sentita strana.
Maledettamente strana.
 

Nel buio dei corridoi dell ospedale si muoveva tranquillamente sperando di non incontrare nurse Debbie - colei con cui lui Deeks , aveva simpaticamente provoleggiato non appena svegliatosi dall'anestesia - che sicuramente le avrebbe contestato l'orario di visita...alquanto fuori orario.
Kensi si avvicino' al letto tentando di non fare rumore, lui dormiva apparentemente sereno.
Lascio' il sacchetto sul comodino e si volto' verso la porta per uscire.
'Ehi'. - la sua voce flebile la blocco'. Si era svegliato.
'Scusa, non volevo svegliarti' - si volto' verso il letto lentamente e si avvicino'.
'Mmh. E' tardi perche' sei qui?' ottima domanda.
'Oh sono passata per lasciarti quello - indico il comodino - il sacchetto.'
'Mmh..ciambelle?E brava Jelly B, con tutta la gelatina che ti sei mangiata ...ti sentivi in colpa eh? Sono alla cannella vero?'
Kensi fece un giro in torno al letto notando che avevano tirato su le sbarre di protezione.
'Veramente c'e' anche gelatina. Confezione gigante...falla ossigenare per bene mi raccomando.' disse facendo una smorfia.'Vedo che nurse Debbie ti ha legato per bene, ha paura che scappi?'
Lui sorrise sornione e la segui con lo sguardo mentre si sedeva sulla sedia accanto a letto.
'Oh beh visto che mi dovuto fare altre spugnature e cambiare le bende penso che mi abbia dato anche dose doppia di sedativo.'
Lei sollevo' gli occhi al cielo scuotendo la testa. Stava decisamente meglio.
'Come stai?'
'Ah...dolorante qua e la' ma mi sopporterai ancora a lungo partner, domani mi porti un po' di musica mi annoio...per favore' e la guardo con occhi imploranti a cui lei annui' semplicemente.
'Preferenze?' domando' con un sorriso divertito lei.
'I Journey possono andare - sentenzio' - passaneme una ho fame' - disse indicando il sacchetto delle chiambelle.
'Deeks e' mezzanotte passata non ti hanno dato da mangiare?'
'No, mi hanno della favolosa gelatina che ti sei mangiata tutta tu.' rispose beato.
Kensi alzo' le mani in segno di resa. 'Come vuoi' prese una ciambella dal sacchetto e gliela porse.
'Tu che ci fai qui? Non dovresti essere a dormire o qualche appuntamento galante?' chiese con un sorrisetto ironico.
Lei si morse le labbra, irrigidendosi e portandosi le braccia al petto.
'Volevo vedere come stavi tutto qui e...'
'E...' la guardo' interrogativo.
'E stato Vakar, voleva me. Voleva sapere dove vivono ora la moglie e il figlio Joshua per questo ti hanno sparato'.
'Ma l'obiettivo eri tu.Il primo caso a cui abbiamo lavorato insieme dopo il mio ritorno. Grandioso.'
'Mi spiace che abbiano puntato te.'
'Beh ero un bersaglio facile no?' sospiro' abbassando lo sguardo, ingoiando il boccone.
'Si beh... direi che hai rimediato comunque Depressolo' Kensi cerco' abilmente di deviare argomento.
'Depress cosa?!'
'Quello dei sette nani, Depressolo si chiama no?' rispose divertita lei.
'Oddio Kensi!! I sette nani sono Mammolo, Brontolo, Pisolo, Eolo, Cucciolo, Dotto e Gongolo...' lei gli rivolse uno sguardo condiscendente, sorridendo.
'Ok mi stai prendendo in giro di nuovo, va bene' scosse la testa con la bocca socchiusa, capendo benissimo il tentativo di lei di farlo sorridere.
'Ma la memoria funziona pero' se ti ricordi tutti i sette nani! E comunque Hettty ha deciso che il tuo protocollo va' 'sistemato' quindi quando tornerai tu e Sam passerete un po' di tempo libero insieme e far si che tu riesca a cambiare la tua routine ogni giorno'
'Scherzi?' - rimase a bocca aperta con il braccio a mezz'aria e l'ultimo pezzo di ciambella ancora da inghiottire.
'No. E' importante che tu lo faccia Deeks. Per te e per il resto della squadra.' replico' lei seria.
'Lo so - sospiro' - Sam ne sara' entusiasta suppongo'
'Oh beh si...no'Kensi inclino la testa di lato stringendo le labbra.
'Ci divertiremo se sono sicuro'
'Oh si, non ho dubbi'. Commento' lei sorridendo divertita.
'Perche'?Dai mi vuole bene dopotutto no? Anche se mi avrebbe volentieri fatto fuori oggi'
A quelle parole lei si alzo e si porto' al fondo del letto, non sapendo bene cosa dire riguardo a cio' che era accaduto quel giorno.
Prese un breve respiro e vide il viso di lui incupirsi. Poi parlo'.
'Oggi...tutti noi abbiamo rivissuto qualcosa che non avremmo voluto rivivere Deeks.
Ognuno di noi ha reagito a modo suo e Sam ...'
'Lo capisco. So come ci si sente a perdere il proprio partner.' gli occhi di lui si velarono di malinconia diventanto lucidi e sorrise, cercando di nascondere quel momento di debolezza che o avevano portato troppo in fretta a ricordare Jesse Traynor.
'Grazie' quella parola le usci d'un fiato guardandolo negli occhi e leggendovi la sorpresa.
Probabilmente non si sarebbe mai aspettato un grazie da parte sua.
'Per cosa?'
Per la terza volta.Per la terza volta che le aveva salvato la vita.
'Deeks...' abbasso' lo sguardo in cerca di altre parole che non accennavano ad uscire dalle sue labbra.
Lui la guardo' e capi quanto quel grazie fosse costato alla sua Wonder Kensi.
'Ok...sai ho pensato...che se dovessimo sommare le volte che ti ho salvato il fondoschiena, un bel fondoschiena, ma non e' un complimento e' un semplice dato di fatto, e le volte che mi hai simpaticamente fatto passare per gay - e fanno 5 - tu mi dovresti occhio e croce...5 appuntamenti.!' addento un'altra ciambella incurante dello zucchero sparso dappertutto.
'Cosa? 'chiese con un filo di voce la sua partner, pensando di aver capito male le parole uscite dalla bocca di lui.
'Beh mi pare equo. Io ti salvo la vita tu esci con me.' Masticava la seconda ciambella guardandola con finta nochalance, temendo che forse avrebbe davvero potuto morire quel giorno. Per mano di Kensi.
'Oh beh un'uscita al bikini bar con tutte quelle ballerine che ti adorano...come si chiamavano Jessica?...mmh Kimberly?' mormoro' lei tra lo stizzito e l'ironico.
'Che memoria partner' la prese in giro lui.
'Mi ricordo semplicemente le cose Deeks'
'Ma e' anche vero che sei allergica alle seconde uscite, quindi...'
'Quindi?' lei aveva incrociato le braccia guardandolo negli suoi occhi blu e sperando di incenerirlo seduta stante.
'Quindi siamo pari. Quasi. Tu ti sforzerai in futuro di non ostacolare le mie probabili conquiste facendomi passare per un traditore gay,e prometto che ti salvero' la vita ovunque tu vorrai, Wonder Woman.'
'E...' chiese lei, leggendogli in faccia che le sue richieste erano tutt'altro che finite.
'E rivoglio il mio orologio quindici minuti indietro, le merendine in macchina, dovrai portare fuori Monty tutte le mattine finche' non mi dimettono e voglio il mio caffe' tutte le mattine sulla scrivania appena torno al lavoro ' e le sfoggio il migliore dei sorrisi.
'Ok. Vada per le merendine e l'orologio e il tuo adorato e puzzolente cane, e mi sforzero' di non farti passare per gay,ma non ti prometto niente perche' e' davvero troppo diventente...- rispose agitando la mano nervosa - ma il caffe' te lo prendi da solo Deeks, possibilmente senza farti sparare di nuovo.'
'Andata!'
'Vuoi dire che devo veramente portare fuori il tuo cane puzzolente?'
'Si Wonder Woman, ce la puoi fare vero? Monty ti adorera'
Lei gli lancio uno sguardo di sfida e lui accenno' ad una risata per poi bloccarsi a causa dei dolori all'addome.

Kensi diede un 'occhiata all'orologio. Era tardi.
'Devo andare' disse a bassa voce indicando la porta.
'Grazie della visita partner'.
'Di nulla partner'.
I loro occhi indugiarono gli uni negli altri, qualche secondo.
Solo qualche secondo.
Forse qualcuno di troppo.

Ed ecco che era di nuovo sola sul divano.
Nella sua casa.
Sola.
A ripensare a quella giornata infinita.
La birra era finita.
Jack era svanito.
Deeks era vivo.
E doveva portare a spasso Monty.
E c'erano due cose di quella giornata che le erano chiare.
Non era stata giornata qualunque.
E lui era solo almeno quanto lei.
Erano entrambi soli .
Per ora.
 

 

 

  

  
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