A Ruby Gemma, che un
giorno o l’altro istigherà il suicidio del suo computer se continua a
bombardarlo di video.
I love the way you
lie
- Non lasciarmi-
Does this darkness have a
name?
La mano seguì il
profilo delicato del suo polso, indugiando con dolorosa dolcezza sull’intricata
melodia delle vene disegnata sulla pelle candida.
Poteva un sorriso
avere il sapore amaro del caffè, scuro, denso?
Pieno.
Il suo sorriso era
talmente pieno da sembrare un universo.
Leggeva con
chiarezza disarmante la poesia della carne morbida e setosa delle labbra,
socchiuse in uno spicchio d’estate, profumate di sale e meraviglia, ispessite
dalla malinconica nota sabbiosa che riusciva a scorgere solo con anni di
pratica affinata con costanza.
C’era stato un tempo
in cui non era stata in grado di leggerlo, quel sorriso, un tempo in cui era
solamente affascinata, sconvolta e torturata dai riflessi nascosti che
implicava.
Prese un respiro,
riempiendosi del suo aroma tenace, che saliva in delicate onde sinuose trasportate
dalla brezza primaverile. La bellezza effimera della giornata tranquilla
sembrava avere il solo potere di intensificare le strane emozioni che le
avvolgevano il petto, troncandole ogni resistenza, scostando con noncuranza il
delicato velo d’argento dietro al quale nascondeva, in un gioco di magiche
luci, la forza del suo timore.
- Non lasciarmi-
sussurrò di nuovo, completamente abbandonata al sapore agro e triste delle sue
parole, tanto dolorose da pronunciare che la gola si serrò.
Il panico decora
l’inchiostro, bagnandolo di nero buio.
Eludendo la ragione
si insinua sottopelle con un ago tanto sottile da non poter essere nemmeno
percepito, fino a che, in un secondo, la consapevolezza di avere l’ombra a
macchiare l’anima di paura è così brutale da spezzare il fiato.
Annaspare nella
notte è l’unica cosa che rimane da fare, cercando di resistere alla corrente che,
impietosa, tutto si trascina in un vortice senza fine.
In quel momento
l’appiglio le era scivolato da sotto le dita, e lentamente, si stava sgretolando
sotto il suo sguardo deciso.
In un moto di rabbia
cercò di far accendere in sé la miccia della ribellione, disgustata da tanta
inutile debolezza.
Aspettò la
scintilla, la richiamò dal profondo dell’animo, cacciando fuori le unghie e
affondandole nei polmoni che, inermi, si lasciavano ferire senza pietà.
Niente.
Le era entrato così
dentro che anche ferirsi non sarebbe servito a liberarla dalla sua stretta,
dall’irrazionale timore, dal desiderio impetuoso che le accendeva le guance di
rosso porpora.
Lo guardò e si sentì
tremare di febbre, un brivido ghiacciato lungo la pelle bollente che la fece
fremere fino alle punte delle dita che lui teneva ancora intrecciate alle sue.
I capelli biondi gli
ballavano in lingue dorate attorno al volto da angelo ostinato, baciando la
pelle bianca e accarezzando artisticamente le ciglia lunghe e sensuali che gli
circondavano gli occhi, due gemme preziose brillanti di malizia.
La testa le stava
scoppiando. Confusa, braccata dal battito irregolare del cuore, iniziava a
detestarlo dal profondo, a detestare quel suo sorriso.
Non sorridermi
così.
La presa sulle dita
aumentò, mentre l’altra mano sfiorava l’avambraccio nudo, tracciando la morbida
linea del gomito con una tale intensità che le mozzò il respiro.
Le si avvicinò,
stordendola col suo profumo, con la sua diabolica bellezza.
Miele.
Le sua labbra
sapevano di miele e sole, di campi di grano maturo e mele dolci.
Corposa innocenza e
deliziosa malizia, i suoi baci erano tentazioni cupe che le affilavano i sensi
lacerati ma non riuscivano a toglierle dalla lingua l’amaro sapore di
tradimento e la triste consapevolezza che, come un inafferrabile spirito dei
venti, lui non sarebbe mai stato suo, nonostante tutte le sue promesse e i suoi
sorrisi.
Come puoi afferrare
la sabbia tra le mani e pretendere che lì rimanga, granello su granello?
Come puoi
imbottigliare la notte, pensare di tenerla vicino al letto come un souvenir e
pregare che, dalla sua ampolla di cristallo, non esca più?
Does this darkness have a
name?
Lui staccò le labbra
dalle sue con un gemito soffocato, come se la sola lontananza dal suo corpo
fosse una sofferenza troppo pungente, troppo violenta.
Questa volta fu lei
a sorridere.
Bugiardo.
- Non lo farò-
rispose lui deciso, avvolgendola nello splendore del suo essere, ma non
abbastanza forte da travolgerla, come invece faceva di solito, allontanandola
da se stessa per incanto.
Bugiardo.
Si tuffò nel suo
abbraccio tenero, finalmente tranquilla.
Does this darkness have
a name?
Is it your name?
Yes, it is your name, babe.
And I love the way
you lie.
Spazio dell’autrice:
Ciao a tutti!^^
Prima di tutto devo dire che le frasi “Does this
darkness have a name? Is it your name?” sono state prese da un video su
youtube, (me lo ha fatto vedere Ruby Gemma, perciò se avete subito
questa piccola one shot, rifatevela con lei!;) ) quindi non sono di mia
invenzione.
Sono state molto ispiranti, e hanno dato i loro
frutti, dopo una settimana che mi tornavano in mente e sentivo che volevano
dirmi qualcosa. Poverine, hanno dovuto subire il mio mutismo mentale per un po’
prima che capissi che dovevo dar loro voce!! Ehm ehm…va benissimo anche così,
no???
Spero che questa one shot non vi faccia troppo
schifo, semmai lanciatemi qualche segnale di avvertimento nel caso vi abbia
lasciato qualcosa, anche di piccolo piccolo, mi farebbe piacere sapere se vi è
piaciuta o meno.
La canzone che ha aiutato, come al solito, la mia
fantasia sbilenca è ‘I love the way you lie’ di Skylar Grey, sempre nel
caso vi possa interessare.
Assolutamente, eternamente, interamente vostra,
_Nalushka_