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Autore: _ether    08/04/2011    4 recensioni
Dedico questa storia, un po' cretina e totalmente diversa dalle solite, a chi avrà seriamente la maturità e verrà comunque al concerto. Avete tutta la mia benedizione! Ma la voglio comunque dedicare anche a chi è un Echelon e affronterà l'esame senza poterci venire. Immagino quanto possa essere stressante e allora vivetelo un po' con la mia one-shot.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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jump and touch the sky

-Stairway to Heaven-


«Voglio scriver loro una lettera.»

«E come?»
«Shannon ha un indirizzo pubblico.»
«Dovresti allegarglici una tua foto.»
«Dici?»
«Magari nasce l'amore come nelle tue storie.»
«Cretina!»


Ciao Shannon,
ti sto scrivendo questa e-mail che si andrà a confondere tra le altre mille che riceverai ogni giorno, ma tanto non ho nulla da perdere, no? E allora sto qui, seduta su di un dondolo nel cortile di casa in questa bellissima giornata primaverile e il sole è così grande oggi che sembra eclissare il blu intenso del cielo. Sicuramente sarà una bellissima giornata anche ovunque tu ti stia trovando ora. Colombia, per caso?!
Comunque la mia amica, distesa a prendere il sole poco più in là, mi sta dicendo di dover venire subito al dunque perché altrimenti la percentuale che tu leggerai la mia lettera diminuirà.
“Sbadiglierà e si addormenterà”, sta dicendo, e forse ha ragione, ma sai.. sono logorroica, che posso farci? E mi piacciono le domande retoriche, come puoi vedere.

Piacere mi chiamo Erin, ho diciannove anni e frequento l'ultimo anno di liceo Classico. Qui in Italia la scuola non è divisa come da voi. Non ci sono corsi da seguire o ore di biologia spese a sezionare le rane. Qui esistono i licei, istituti tecnici o altri indirizzi e, io ben cinque anni fa, scelsi di intraprendere il Classico. Che significa? Che studio prettamente le materie umanistiche e soprattutto quelle due bellissime lingue morte che voi amate intensamente, ma sai? Credo che le amate così tanto perché non dovete studiarle. Non la prendere come un'offesa che vi sto facendo, non voleva esserlo. In ogni caso studio il latino e il greco antico, perciò se vi servono spiegazioni o avete delle domande, fate pure, io non mi sposto di qui. Per ora.

Adesso ti starai chiedendo che cosa voglio con questa lunghissima e-mail, vero?
Il fatto è che avrò gli esami di maturità quest'estate, ben tre/due giorni prima dei vostri concerti qui, in Italia.
E' uscito greco per lo scritto. Ti rendi conto? Vorrei solamente un piccolo Omero tascabile da tenermi vicino. Oh, sì, sarebbe tutto più semplice!
O anche un piccolo te; mi basterebbe. L'inglese scolastico è uno strazio e la mia pronuncia fa alquanto schifo.
Ma, non sto qui da mezz'ora per scriverti dei miei entusiasmanti esami, sono qui per dirvi che verrò comunque al vostro concerto a Roma, il 18 giugno. Sì, sarò lì a sostenervi, ad urlare i vostri nomi e le vostre canzoni finché la voce non mi finirà, finché le gambe non mi cederanno, finché ogni mia energia vitale non si spegnerà.
Perché sono un'Echelon. Perché credo in voi, in voi che mi avete salvata in tante occasioni della mia vita senza saperlo, in voi che mi avete fatto ricordare cosa siano i sogni e gli obiettivi quando non avevo più nessuna voglia di crederci. Perché sono una sognatrice e una guerriera. Perché sono uno spirito libero, forse non del tutto normale. Perché non vi conosco, eppure posso dire che sono affezionata a voi. Perché non c'è mattina che non ascolti una vostra canzone per infondermi un po' di carica, soprattutto quando la Bestia, il prof di filosofia e storia, interroga.
Perché mi sono innamorata del suono di una chitarra, di una batteria, di un basso e sì, di una voce, quasi come se questi strumenti fossero umani. Perché mi sono innamorata prima di loro, che di voi come persone.
E potrei continuare all'infinito con mille perché, ma ha ragione Lena, la mia amica. Devo imparare ad essere coincisa, ma indimenticabile!

Salutami tuo fratello, digli che un fottuto genio, e Tomo, quel croato io lo amo.
Ci vediamo il 18 giugno, a Roma. Sarò in prima fila, la mia è una promessa. E se magari riesco a vedervi all'uscita, intonerò il proemio dell'Iliade o dell'Odissea per voi. E in greco antico; potete perderlo?
Xx,
Erin.

ps. Mia nonna vuole conoscervi. Sì, mia nonna!

«L'hai inviata?» biascicò Lena, con poco entusiasmo nella voce, distesa sotto il sole a sfogliare svogliatamente il libro di latino non molto lontana da dove mi trovavo io.
Pensierosa stavo fissando lo schermo del mio computer da non so quanto tempo, rileggendo e rileggendo le mie parole, alla ricerca di qualche errore grammaticale o frase inappropriata.
«E' che..», iniziai, mordendomi il labbro inferiore, indecisa.
«E' una lettera, Erin», sbuffò lei.
Sbuffai; che poteva capire? Per la mia amica non erano importanti quanto per me. Certo, le piacevano e si divertiva quando insieme li prendevamo in giro scherzosamente. Anzi, a lei piaceva proprio insultarli, in verità! Ma smontare la gente faceva parte del suo carattere. Come quando vide una foto di Jared in un concerto in Argentina con una mano dentro i pantaloni. Cosa disse? «Spero vivamente che con quella mano non abbia toccato nessuno dopo.»
Eppure feci finta di non averla neanche sentita.
«Mi prenderà per pazza, con tutto quello che ho scritto», parlai poco dopo.
Lena si bloccò di colpo e alzò il capo dal libro per fulminarmi con lo sguardo.
«Ma se tanto neanche la leggerà!»
Ridussi gli occhi in due fessure, piccolissime.
«Grazie dell'aiuto. Ti sto odiando, per tua informazione», e cliccai invio, presa da una furia improvvisa che mi aveva fatto formicolare le dita.
Lena ridacchiò, soddisfatta.
«Nah. Finalmente l'hai inviata, come puoi odiarmi?» e riprese a leggere un qualsiasi paragrafo di latino.
Io abbassai lo sguardo sul mio computer portatile, poggiato sulle gambe accavallate, e impallidii.
«L'ho inviata», bisbigliai sbigottita, non credendoci. La mia meticolosità a volte faceva seriamente paura.
«Quel che fatto è fatto. Mai guardarsi indietro, baby», e mi fece l'occhiolino, prima che io le potessi tirare un cuscino del dondolo.

Sì, sono qui, sono qui sotto il palco e sono riuscita ad arrivare in seconda fila. Non chiedetemi come perché non lo so neanch'io; mi ci sono ritrovata tra spinte, gomitate e urla nelle orecchie.
Sento male ad una caviglia e sono sicura che se mi fermassi un attimo ad osservarmi noterei alcuni lividi sulla mia pelle già abbronzata, ma non mi importa. Non mi importa perché quei dolori li sentirò solamente alla fine, solamente quando tutta l'adrenalina se ne andrà e rimarrò sola con il ricordo. Per ora? Mi godo totalmente il momento, perdendo il controllo sul mio corpo.
Urlo quelle parole dei loro testi, che ormai confondo per miei tante sono le volte che l'ho cantate, al cielo stellato di quel diciotto giugno, di fronte un Jared molto più scatenato di quanto ricordassi.
Rido, un sorriso sincero che nasce da solo sulle mie labbra, quando vedo Tomo saltare come un grillo per tutto il palco, muovendo quei suoi lunghi capelli neri.
Poi lo sguardo mi cade su Shannon, che pieno di forza percuote quelle bacchette sui tamburi della sua batteria, e l'unico pensiero che il mio cervello riesce a formulare è che, Dio, quanto vorrei essere quelle bacchette!
Improvvisamente una mano mi spinge e perdo il mio posto in seconda fila, lasciando che quella stessa ragazza me lo soffia via da sotto il naso. La guardo seriamente male e se non fesse che mi sto trovando in mezzo ad altre mille persone, durante un concerto, andrei subito ad ucciderla. Soffro di attacchi omicidi; le persone che mi conoscono lo sanno e cercano di non farmi mai arrabbiare. No, scherzo, sono solamente facilmente irritabile.
Due o tre canzoni riesco solamente ad ascoltarle, tante sono le persone che mi hanno superato. Il fatto è che l'aria intorno a me è irrespirabile e io vorrei solamente una bombola d'ossigeno.
Così mi lascio andare alla ricerca di aria pulita; il mio momento di gloria in seconda fila l'ho avuto e le ginocchia mi stanno letteralmente per cedere, eppure in quello stesso momento, in cui penso di lasciare andare tutto, il mio sguardo riesce ad intercettare quello di Shannon.
Il respiro mi si ferma in gola e il mio cervello smette la sua attività cerebrale per almeno due minuti, prima di mandare al diavolo tutto e lottare per ritornare tra le prime file.
Io ce la devo fare. Io ho un'esame tra due giorni, un'esame che determinerà l'inizio della mia vita, che essa sia lavorativa o universitaria. Ho un'esame, Cristo, un'esame per cui ci ho sudato sangue e i miei occhi hanno versato lacrime in notti insonni. E questo è il mio regalo, che merito, cazzo! Merito questo e tanto altro. Merito un altro sguardo da Shannon e perché no? Merito di salire sul palco.
E allora sì, mi faccio forza e spingo per intrufolarmi più avanti, iniziando la mia scalata verso le prime file.
E' dura, devo ammetterlo, e più di una volta penso nuovamente che ormai la mia possibilità ce l'ho avuta. Me l'ha portata via una donna un po' troppo in carne e brufolosa, con la grazia pari ad un'elefante. E poi la muraglia di gente è difficile da abbattere, anche se sei un piccolo topolino come me.
Ma non perdo di vista l'obiettivo. Mi sembra di sentire in lontananza le parole della mia amica Lena, quelle parole che ogni giorno, per un anno intero, mi ha ripetuto nei miei momenti di crisi.
«Mai perdere di vista l'obiettivo. Credi di non farcela? E allora pensa a cosa porterà tutto questo sforzo. Sei troppo Erin per non farcela.»
Quindi, sì, cazzo!
Un ultimo sforzo, chiudo gli occhi e spingo, anche a costo di prendermi i colpi delle venticinquemila persone con cui mi sono scontrata. Alla fine dove riesco a trovarmi? Perfino in prima fila, nella parte destra, di fronte a Shannon.
E lo so che sembrerà assurdo, magari tutto ciò è avvenuto solamente nella mia testa, ma penso che mi abbia riconosciuta. Gli avevo allegato una mia foto nella e-mail che gli avevo inviato due mesi prima, ma non pensavo l'avesse mai letta, visto che non mi rispose, eppure quello sguardo. Non è il suo solito sguardo da predatore, che ammicca a chiunque abbia la fortuna di incrociare i suoi occhi o a chi ha attirato particolarmente la sua attenzione. Quello sguardo è da chi è folgorato, è da chi è preso alla sprovvista, è da chi mette in moto il cervello e riesce a capire.
Mi guarda, continuando a suonare, e infine mi sorride. Alza un lembo delle labbra all'insù e mi sorride.
Ah, chi se ne frega se me lo sono inventato! E' così vero che per me è successo seriamente.
Poi delle gambe si mettono tra me e quella meravigliosa visuale; è Jared, che mi si pone praticamente davanti, così alzo di conseguenza lo sguardo, per guardarlo in viso.
Ha il volto imperlato dal sudore, ma un sorriso splendido che gli irradia il viso e il suo solito barlume quasi di spudoratezza nello sguardo.
Mi sta fissando, anche lui, e non riesco a comprendere perché diavolo mi stia accadendo tutte queste situazioni bizzarre. Magari dovrei darmi un pizzicotto per scoprire che sto dormendo.
Ma no, al massimo me lo vivo questo sogno e al risveglio.. al risveglio vedremo.
«You», sento dire in modo ovattato da una voce confusa, mentre noto solamente la bocca di Jared muoversi.
Una ragazza vicino a me mi tira una gomitata, non misurando la forza, e mi urla letteralmente in faccia.
«Sta parlando con te, sveglia!», e voltandosi verso una sua amica continua: «'sta rotta in culo.»
La fisso perplessa e sconvolta; ma la gente ci fa o ci è?
«Aho, coatta..», incomincio a dire, imitando un accento romano, alquanto inalterata, ma di nuovo quella voce mi chiama.
«You, c'mon! Up, up, up.»
Mi volto verso la voce e rimango a bocca aperta e con gli occhi sgranati a fissare un Jared che stava saltellando sul posto, mentre si tratteneva dal ridere. Probabilmente aveva capito la situazione in cui mi trovavo e dello screzio con la persona affianco a me, per questo stava ridendo. Di me.
Se mi trovassi in una circostanza normale forse l'avrei insultato, ma si stava trattando di Jared Leto. Jared Leto che mi voleva per la Church, perciò..
«Ah, ma 'fanculo», dico, cercando di saltare la transenna in un modo atletico, non riuscendoci.
«Very good», mi sfotte Jared, già alla ricerca di qualche altra persona.
Very good un par de palle, penso prima di correre dove mi sta aspettando altre persone.
E' inutile, il mio carattere non mi abbandonerà mai, neanche nei momenti di delirio totale.

Sono sul palco. Dio, sì, sono sul palco e ho mille persone di fronte a me.
Mi sento potente, molto potente, perché anche se quei visi, quelle mani alzate, non sono lì per me, io le sto comunque guardando. E' un mare di persone e io le sto guardando.
Okay, penso che i miei pensieri non abbiano un filo logico perché mi sto vivendo una frangente troppo surreale. Ci speravo, ci ho sempre sperato in qualsiasi loro concerto, ma.. ora sta accadendo. Sta accadendo a me!
Urlo a squarciagola Kings&Queens, con la mente totalmente libera. La canto come se non ci fosse un domani, come se non ci fosse un'esame imminente e l'ansia che ti attanaglia lo stomaco. La canto, sentendomi libera fin dentro le membra, le ossa, il sangue.
E non riesco a stare ferma, a scuotere il capo, a muovere i capelli o guardare Jared che mi infonde una vitalità assurda.
E' caldo, terribilmente caldo, così mi annodo la canotta sotto il seno, lasciando in mostra il ventre, e mi lego i lunghi capelli in una coda con un elastico nero che avevo al polso.
Mi scateno ancora e ancora in un tempo infinito, ma allo stesso tempo finito. Perché sembra durare in eterno, ma se ci pensi è già passato.
E infine, quando la musica si ferma e comprendo che il concerto è realmente finito, quelle parole, quelle parole sussurrare, soffiate, bisbigliate a bassa voce in un orecchio.
Un soffio d'aria e poi un fiato caldo sul collo, mentre Jared saluta per un'ultima volta il pubblico ancora urlante.
Chiudo gli occhi e percepisco perfettamente quella voce graffiante e sensuale che avevo sempre e solo sentito nelle interviste.
«Ti ho riconosciuta, maturanda.»

Dedico questa storia, un po' cretina e totalmente diversa dalle solite, a chi avrà seriamente la maturità e verrà comunque al concerto. Avete tutta la mia benedizione!
Ma la voglio comunque dedicare anche a chi è un Echelon e affronterà l'esame senza poterci venire. Immagino quanto possa essere stressante e allora vivetelo un po' con la mia one-shot.

Mi scuso per lo schifo, ma come mi è venuta in mente l'ho scritta :)
Il finale l'ho lasciato aperto alla vostra immaginazione, non ho voluto continuare per non cadere sulla classica storia inventata di amori, come potete vedere è molto più reale delle altre che ho scritto fino ad ora, anche il linguaggio che ho usato è molto più colloquiale e non ho messo paroloni per creare qualcosa ad impatto. Mi sono lasciata andare, immedesimandomi, e basta.
Ma se nella vostra testa succede qualcosa tra Erin e Shannon o tra Erin e chi volete voi (magari anche con quella disgraziata della ragazza che le urla contro o di quella che le ruba il posto XD o magari vi incontra u.u e fate amicizia!), siete libere di lasciarvi portare dall'immaginazione. Poi magari se volete me lo potete scrivere nella recensione; sono sempre troppo curiosa, lo so!
Baci, alla prossima.
-ne sto già scrivendo altre mille, tranquille-

*La foto l'ho trovata in giro per internet! Anche se quella ragazza non vi deve influenzare sulla protagonista, immaginatevi voi stesse, come io ho immaginato me stessa. Che importa se non siamo un metro e novanta o non abbiamo un corpo da favola? Siamo comunque Echelon, ergo siamo delle fiche assurde.
  
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