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Autore: Niagara_R    09/04/2011    10 recensioni
E infatti erano morti. I My Chemical Romance erano morti.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Quello che sono'
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Eccomi qui, inaspettata.

Ok, oggi non era proprio giornata per me, brutte cose, brutti ricordi, brutte scene, stasera mi sarei dovuta mettere a scrivere altro, e invece mi è venuto fuori questo concentrato di frustrazione, una fiumana di parole tutte in un colpo.

Uno sfogo, ne ho decisamente sentito il bisogno, sempre sulle note degli Shinedown, la citazione e il link diretto alla canzone li trovate in fondo.

Se ne avete voglia, ditemi che ne pensate.

 

 

Lui, quel bastardo

 

Che gran figlio di puttana che era.

Lo pensava, lo rimuginava, se lo rigirava in testa da ore, giorni, anni, da sempre, dalla prima volta in cui l’aveva incontrato, lo sapeva, l’aveva capito dal primo incontro che avevano avuto, non era altro che un cretino viziato che andava alle prove soltanto quando pareva a lui, fregandosene degli altri, senza neanche avvertire, un fottuto figlio di puttana che credeva che il mondo girasse solo ed esclusivamente per lui, perché lui era la diva, e tutti dovevano dargli ragione.

Perché bisognava sempre ascoltare Gerard, perché lui era il frontman, perché lui non sbagliava mai qualunque cosa facesse o dicesse, perché lui era il protagonista che tutti volevano, perché lui decideva anche per gli altri.

Nient’altro che una fottuta farfalla, colorata, svolazzante, ma ingenua, stupida, che non aveva ancora capito che più si metteva in mostra e meno erano le probabilità di sopravvivere.

E infatti erano morti. I My Chemical Romance erano morti.

Certo, non che fosse tutta colpa di Gerard, ma in buona parte sì. Colpa del suo modo di essere così dannatamente altezzoso, pretenzioso, arrogante, discontinuo, si perdeva nei servizi fotografici, nelle stronzate più inutili, se ne fregava della band, se n’era sempre fregato, per Gerard loro non erano altro che strumenti, alla stregua delle stesse chitarre o dei bassi, solo strumenti di sottofondo per la sua voce neanche tanto melodiosa, che urlava parole e versi del cazzo e che la critica continuava a definire canzoni.

Frank non dubitava che all’inizio il suo interesse fosse stato reale, non dubitava che quel giorno, l’11 settembre, i sentimenti di Gerard non fossero genuini, che la sua voglia di denunciare quella società di merda non fosse reale.

Ma poi si era spento tutto, e la sua vena incredibilmente illimitata di egocentrismo aveva avuto la meglio.

Quali denuncie, quale società, le ultime canzoni che aveva scritto erano una marea di cazzate, erano storie campate per aria senza morale, senza senso, erano esattamente come i mille altri gruppi che intasavano il sistema musicale statunitense, roba impregnata di tristezza, di rabbia, di cose che non interessavano più a nessuno.

Ma Frank aveva continuato a reggere quel gioco anche quando aveva capito che l’inizio era stato solo un fuoco di paglia. Perché?

Perché se Gerard era un figlio di puttana, Frank era il deficiente da primo posto sul podio.

Perché se Gerard era un odioso egocentrico, Gerard era uno zerbino accomodante.

Perché se Gerard era un maledetto narcisista, Frank era uno schifosissimo masochista.

Perché se Gerard pensava solo a se stesso, Frank pensava a Gerard senza sosta.

Perché se Gerard era innamorato di se stesso, Frank era innamorato di lui.

Una relazione a senso unico, che andava tutta in direzione di Gerard. Non era giusto. Il mondo faceva schifo. Il mondo era uno strafottutissimo trogolo di ingiustizie.

Perché Gerard? Perché si era dovuto innamorare di quella testa di cazzo, di quell’uomo senz’anima, senza arte, senza costanza, preso solo dalla propria vita? Perché non di Mikey, che era carino, era gentile, era infantile, era un amore, perché non di Ray, che era paterno, era responsabile, era la stabilità fatta persona?

Perché Frank si era dovuto innamorare di Gerard Way, se aveva già Jamia? Perché?

Jamia gli stava accanto dal liceo, sempre insieme, innamorati come non mai, erano la coppia perfetta, allora perché Frank la prima volta che aveva visto quel deficiente dagli occhi verdi e la maglietta da coglione daltonico si era sentito tramortito?

Perché proprio quel cazzone, perché uno dall’aria annoiata, noncurante, il classico tipo venuto alle prove perché non aveva niente di meglio da fare a casa propria, quello con lo sguardo altezzoso che sembrava pensare che la sua presenza doveva essere un dono del cielo per loro, pezzenti che non erano altro?

Perché innamorato? Perché, cosa c’era in Gerard Way che aveva potuto smuovere la sua attenzione a tal punto da mandarlo in tilt, dall’immaginarsi quello sguardo color miele mentre scopava con Jamia? Cos’aveva quel pittore fallito, cosa c’era in lui che era tanto travolgente, tanto magnetico da costringerlo a inginocchiarsi e guardarlo con gli occhi adoranti come un imbecille, a elemosinare una sua occhiata, a sperare nella sua attenzione, ad attendere con ansia i concerti perché sapeva che era l’unico momento in cui poteva mettere le mani addosso a Gerard senza che nessuno lo trovasse strano?

Fottuto mondo, crudele, stronzo, bastardo.

Aveva sperato che sposarsi con Jamia e avere le sue due ragazze avesse potuto riequilibrare le cose, assorbire completamente la sua mente e fargli dimenticare una volta per tutte quel demente.

Invece no, anzi. Un disastro completo.

Non solo la nascita di Cherry e Lily aveva rappresentato uno scoglio non da poco per lui, per uno che aveva suonato con una chitarra in mano da quando aveva sei anni e che non aveva la minima idea di cosa significasse fare il padre responsabile, ma aveva avuto esattamente l’effetto opposto.

Il desiderio di evadere dal casino incredibile di casa sua, delle strilla delle bambine - per carità, le amava come l’aria, ma due in un colpo solo erano veramente troppo - dalle crisi di Jamia, dalle litigate, dalla stanchezza, dal suo mondo che improvvisamente si era ritrovato a essere dannatamente minuscolo, l’aveva spinto sempre più contro Gerard. Che fallimento.

Frank si era ritrovato a stare sempre con lui, sempre, dovunque andasse, qualunque cosa facesse, sempre con Gerard, ore, giorni, a sentirlo parlare di cose inutili, di discorsi fatti e rifatti, di menate varie, di balle senza la minima utilità.

La cosa brutta era che Frank ascoltava tutto. E anche con interesse.

La cosa peggiore era che più lui e Gerard stavano insieme, più Frank si innamorava di lui.

E non capiva perché!

Perché cazzo Gerard aveva un così forte ascendente?! Perché le sue chiacchiere lo ipnotizzavano in quella maniera oscena?! Perché si ostinava a morirgli dietro nonostante sapesse che Gerard era sbagliato per lui, Gerard era un uomo, era un figlio di puttana della peggior categoria, era un superficiale, un meschino, una primadonna, un idiota!

E lui continuava ad amarlo lo stesso.

Il colmo.

Il colmo della stupidità. Allora al liceo avevano avuto ragione a chiuderlo negli armadietti. Era veramente un cretino, se lo meritava.

Per quanto cercasse di non pensarci, per quanto tentasse di razionalizzare la cosa - perché era impossibile che ci fosse una logica in quell’attrazione! - non c’era niente da fare, Gerard era nella sua testa, e da lì non si voleva schiodare.

Frank conviveva con la sua immagine perennemente in testa, un fantasma, un sogno, un incubo che lo rincorreva giorno e notte, che non lo lasciava in pace, che lo prendeva nei momenti più impensati, che cazzo di relazione ci poteva essere tra lo sbattere due uova e Gerard?! Nessuna! Eppure a lui lo faceva venire in mente!

Una mente contorta, quella di Frank Iero.

Contorta, perseguitata, e ferita.

Si era lacerata in maniera irreversibile quando Gerard aveva pronunciato quelle parole che erano già nell’aria da tanto, ma che udite, che dette ad alta voce gli avevano fatto mancare l’aria.

I My Chemical Romance si scioglievano, e ognuno a casa sua.

In quel momento la cosa più coerente che Frank era riuscito a pensare era stata lo spasmodico desiderare di essere Mikey, per vivere sotto lo stesso tetto di Gerard.

Dio, che idiota che era Frank.

Avrebbe dovuto essere felice di quella soluzione, in fondo i My Chemical Romance erano un gruppo commerciale al massimo, erano quattro tizi che suonavano canzoni senza profondità, senza di loro Frank avrebbe avuto più tempo per dedicarsi alla sua band, a quella che amava davvero, a quella che gli faceva sfogare i problemi, non glieli creava.

E invece.

Invece se n’era andato dallo studio, si era messo in macchina, ed era scoppiato a piangere, così, senza preavviso.

Erano anni che non piangeva, anni che non sentiva quel groppo in gola che gli fermava il respiro, anni che non si sentiva così male fisicamente ed emotivamente, anni in cui la tentazione di correre da Gerard e spiattellargli in faccia tutta la verità non era mai stata così forte.

Frank non aveva mai confessato i suoi sentimenti a Gerard. C’era andato seriamente vicino una o due volte, ma si era sempre fermato in tempo, tanto sapeva benissimo cosa sarebbe successo se si fosse arrischiato a fare quella stronzata.

Gerard l’avrebbe guardato con le sopracciglia inarcate, avrebbe fatto uno di quei suoi sorrisi sorpresi, irritanti e dannatamente irresistibili, e con l’espressione più ingenua del mondo gli avrebbe chiesto << Sul serio? >>

Sul serio sì, cazzo!, dieci fottuti anni passati a guardargli le spalle sognando cose che mai in vita sua erano state così sporche, maledizione, giorni interminabili nell’attesa di un nuovo incontro e Frank lì, sempre con le parole sulla punta della lingua e la voglia di uscire che non si frenava, lo amava, che cazzo, lo amava più di tutto il resto di quel mondo schifoso!

Ma per Gerard non sarebbe stata altro che l’ennesima conferma per il suo ego. Dei sentimenti di Frank non gliene sarebbe fregata proprio una sega, l’ennesima fan girl cotta di lui, in fondo che cosa differenziava le ragazzine urlanti dei concerti da Frank Iero?

Frank Iero era di sesso maschile, punto, finite le differenze.

Così i My Chemical Romance avevano raggiunto il capolinea definitivo, e di tutto quel silenzio Frank non aveva saputo cosa farne.

Era più stressato di quanto non fosse quando era in tour, era sempre di cattivo umore, Jamia non perdeva occasione per rimproverargli la sua svogliatezza, la sua assoluta mancanza di voglia di fare qualunque cosa che non fosse starsene in solaio a strimpellare suoni inarticolati, tutto improvvisamente aveva preso ad andare più storto di prima, solo che adesso Frank non aveva più la voce di Gerard a consolarlo.

Anzi, il ricordo della voce di Gerard rischiava di ammazzarlo. Se lo sognava di notte, stava ore e ore a riportarlo alla mente, a rivivere le loro chiacchierate, il suo sguardo di miele, i suoi capelli dei colori più di merda, i suoi modi di fare da checca, il suo corrucciare la bocca quando, tanto per cambiare, si sentiva superiore agli altri in qualcosa.

Gerard gli mancava. Non per modo di dire. Gli mancava come senso di vita.

Spesso si addormentava nel solaio, e lì si svegliava, chiedendosi per quale motivo lo stesse facendo. Non avrebbe visto Gerard quel giorno, e neanche quello dopo, né quello dopo ancora. Non l’avrebbe rivisto mai più, quindi che senso aveva?

Senza saperlo, si era drogato di lui, drogato sul serio, aveva cominciato praticamente per sbaglio, e adesso le crisi d’astinenza si ripercorrevano a distanza sempre più breve, adesso la mancanza gli svuotava la testa, gli toglieva la voglia di vivere, l’interesse per tutto il resto.

Perché si era ridotto così? Come aveva fatto? Cos’aveva Gerard Way da farlo star male in quel modo?

Un bel niente. Gerard Way era solo se stesso. Il fottuto se stesso figlio di puttana che gli aveva rubato il cuore senza restituirglielo.

Gerard era sempre stato lo stesso stronzo egoista, non aveva mai fatto finta di essere diverso, mai fatto finta di essere gentile col prossimo, mai fatto finta di essere interessato ad una cosa di cui non gli fregava nulla. Era schietto, corrosivo come un potente acido, gli era entrato nel cervello, nel sangue, e non ne voleva uscire.

Frank si pentì di non averlo fatto entrare nel suo corpo almeno una volta, tanto per capire cosa si provasse. Allo stadio terminale c’era già arrivato, e da un sacco di tempo, una scopata con la persona peggiore della sua vita l’avrebbe stroncato definitivamente, ma sarebbe stato meglio, almeno avrebbe smesso di soffrire.

<< Frankieeeeeeeeee!!! >> urlò Jamia dal piano di sotto << Telefono! >>

Frank non si chiese nemmeno chi potesse essere. Non gliene importava veramente un tubo.

Si trascinò giù per gli scalini, strisciando quasi, stanchissimo senza aver fatto niente, indolenzito per la posizione improponibile che gli stava sconquassando l’architettura delle vertebre.

Vagò per il corridoio, una delle due bambine piangeva, non si diede nemmeno la pena di domandarsi chi delle due fosse.

Afferrò la cornetta abbandonata sul mobile, sentendosi la bocca di piombo. Da quant’era che non pronunciava una parola?

<< Sì? >> domandò Frank.

<< Frankie? Sei tu? Stai male? >>

La voce di Gerard. La voce del figlio di puttana, al telefono.

<< E’ da un sacco che non ci sentiamo, cavolo, saranno quattro mesi. Volevo chiederti se ti andava di vederci domani sera, tu e io... Ti va? >>

Cos’era quella cosa che sostava perennemente sulla punta della lingua di Frank? Com’erano quelle maledette paroline che sarebbe sempre stato meglio non pronunciare? Quelle che si associavano alla figura di Gerard in ogni fottuto momento della giornata?

<< Frankie? >>

La cornetta finì penzoloni a lato del mobile e Frankie cadde a terra privo di sensi, senza più sentire proprio niente.

 

 

 

 

 

Crying out for the last time

Clear a space for the warning signs

Crying out for the last time

And there's no turning back now that you've opened up to your mind

 

Crying Out - Shinedown

   
 
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