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Autore: F l a n    09/04/2011    2 recensioni
[GENDERSWAP: I personaggi della fic - non tutti, ma la maggior parte- sono 'tramutati' in donne.]
[Scritta per la challange del cow-t con il prompt 'genderbender', Pairing: Charlotte(fem!Chuck)/Casey]
"Quando John Casey aprì la porta non si stupì di chi aveva davanti.
Charlotte Bartowski era una ragazza alta, dai capelli corvini e la faccia ‘simpatica ed irritante’. Simpatica non era proprio l’aggettivo che Casey avrebbe voluto darle, ma veramente, non riusciva a trovarne di più adatti – ogni tanto reputava il suo sorrisetto decisamente fastidioso, ma era un’altra storia. "
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Charlotte VS the dinner
Fandom: Chuck
Rating: PG
Pairing: fem!Chuck(Charlotte)/John Casey
Scritta per: La challenge del cow-t con il prompt 'genderswap' per il team 'cavalieri' organizzata da [info]maridichallenge 
Beta: [info]nike158 (che è stata un lampo <3 grazie di tutto zietta)
Wordcount: 687 ([info]fiumidiparole )
Warning: Het (è un warn?) Genderswap
Note 1: Essendo una genderswap, ho dovuto cambiare dei nomi adattandoli alla nuova sessualità dei personaggi, qui di seguito trovate un veloce specchietto per riconoscerli:
Chuck: Charlotte
Morgan: Morgana
Sarah: Sam

Per quanto riguarda gli altri personaggi non sono stati nominati, mentre John Casey l'ho mantenuto uomo e quindi col suo nome (a và?) (ero indecisa se trasformare anche lui in realtà, ma non sono riusciuta a figurarmelo come donna... magari per una in futuro...)
Note 2: Potrebbe e dico, potrebbe, diventare una serie. Non so come mai ma ho trovato particolarmente divertente scrivere di un possibile Chuck in versione femminile.
Dedicata a: [info]vanryo  è colpa sua se l'ho scritta e aaww, penso proprio che non sarà l'ultima <3

Quando John Casey aprì la porta non si stupì di chi aveva davanti.
Charlotte Bartowski era una ragazza alta, dai capelli corvini e la faccia ‘simpatica ed irritante’. Simpatica non era proprio l’aggettivo che Casey avrebbe voluto darle, ma veramente, non riusciva a trovarne di più adatti – ogni tanto reputava il suo sorrisetto decisamente fastidioso, ma era un’altra storia.
“Cosa c’è, Bartowski? cosa c’è? Mi hai chiamato giusto dieci minuti fa perché avevi bisogno di una consulenza psicologica per la tua possibile non-relazione con Sam. Sono stato paziente e ti ho ascoltato; ora se mi fai la cortesia, vorrei tornare alla mia birra,” disse Casey, terminando con una sorta di grugnito infastidito e notando l’abbigliamento di Charlotte, decisamente ben azzeccato. John non sapeva bene perché, ma si era fissato sui suoi fianchi, per poi scorrere lo sguardo sulle gambe e sulla pelle che s’intravedeva tra l’orlo della gonna e quello degli stivaletti. Charlotte aveva dei bei fianchi ed anche delle belle gambe.
John si scosse e ricompose, il suo sguardo tornò nuovamente su quello della ragazza che gli stava di fronte, evidentemente paralizzato dal suo monologo.
“Volevo solo chiederti se hai dello zucchero… sai, volevo cucinare qualcosa per Sam… l’ho invitato a cena!”
“Vuoi avvelenarlo?” la risposta di Casey fu spontanea e provocò una certa espressione di disappunto nella ragazza.
“Oh, ma perché devi essere sempre così scortese?!”
“Perché mi stressi la vita? Vorrei poterti non vedere almeno durante le ore in cui non lavoriamo e non sono interessato alla tua relazione con Sam. E per quanto riguarda lo zucchero… non c’è Morgana con te?”
“No, beh… a dire il vero ho pensato di chiederlo a te, ma non lo farò più se devo ottenere queste risposte.”
Charlotte girò i tacchi un po’ delusa e cominciò a camminare lontana dalla porta. Casey non sapeva perché – o forse lo sapeva, ma non lo avrebbe mai ammesso – però provò una fitta di dolore simile a quel sentimento chiamato ‘colpa’ che gli attraversò il petto. Quella dannata… donna era in grado di farlo uscire di testa. Era totalmente imbranata e goffa, era una maledettissima neo spia con l’agilità pari a quella di un bradipo e con un sorriso a trentadue denti perennemente stampato in faccia che era capace di dargli l’orticaria. Eppure ogni tanto doveva sconfiggere quel se stesso tanto dedito alle armi ed ammettere che quella semplicità e quella goffaggine e sì, anche quel suo essere un po’ rompi, gli piacevano.
Casey lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e rientrò in casa, chiudendo la porta.

*

Charlotte non sapeva perché, ma sostanzialmente ogni volta rimaneva veramente ferita dal comportamento di John. Certo, ormai c’aveva fatto l’abitudine, ma non era sempre facile riuscire a gestire il suo comportamento così aggressivo. Sentì la sua gola stringersi. Ed in più le mancava ancora lo zucchero.
Poco dopo la sua voglia di piangere fu interrotta dal campanello, accorse ad aprire la porta inciampando e rischiando di cadere per colpa dei tacchi troppo alti, era veramente goffa, non portava quasi mai più di un tacco cinque per via della sua altezza e quella sera aveva deciso di strafare mettendo un otto.
Si stupì quando sulla soglia della sua casa vide Casey con un barattolo stretto tra le braccia ed un’espressione accigliata.
“Non voglio sentirti piangere domani quando siamo in missione. Quindi eccoti lo zucchero.”
Sul volto di Charlotte nacque un sorriso – di quelli puri, di quelli che davano l’orticaria a Casey, perché li trovava odiabili ed adorabili assieme – e si alzò sulle punte per lasciare un lieve e veloce bacio sulla guancia dell’uomo, il quale si paralizzò immediatamente per colpa di quel leggero contatto.
Gli aveva sfiorato soltanto la guancia eppure aveva sentito il suo cuore sprofondare in un abisso.
“Grazie, Casey!”
John non riuscì a fare o dire niente di sensato, si voltò e camminò lontano da lui dopo aver ringhiato in disappunto per quel gesto fin troppo affettivo di poco prima.
La salutò con la mano e con le spalle voltate con un gesto rigido, ma poteva chiaramente sentire i suoi risolini dietro le spalle.
Come poteva odiare una persona ma amarla tanto nello stesso medesimo tempo?
Casey non era sicuro di voler conoscere la risposta.
   
 
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