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Autore: milly92    09/04/2011    2 recensioni
Povero me... Ci sono ragazzi che alla mia età non fanno altro che desiderare qualcosa come un'auto tutta per loro, o una notte indimenticabile con la più bella della scuola... Mentre io? Io? Io non faccio altro che sognare un esercito armato e preparatissimo sulle ultime torture che giunge durante l'assemblea di classe e trova un modo crudele per far zittire quelle oche starnazzanti che litigano per un qualcosa di assolutamente inutile!
Chissà quante volte ho segretamente pensato di andare da uno psicoterapeuta, ad essere onesto. Segretamente, sì, perchè non sono assolutamente nella condizione di esprimere una considerazione che vada contro il mondo femminile: sedici contro uno.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap 1 16 contro 1
Sedici Contro Uno

Capitolo 1
Una Giungla Tutta Al Femminile

22 Marzo 2011

La tragedia della mia adolescenza? Essere l'unico maschio in una classe composta da sedici ragazze.
Probabilmente sopporterei di più questa mia condizione attuale se a casa avessi due fratelli invece che quelle due rompiscatole delle mie sorelle, ma purtroppo il fato si deve essere divertito molto nello scegliermi come capro espiatorio da utilizzare per fare da messaggero con il resto della popolazione maschile circa il mondo femminile.
E' una situazione inquietante per me, sul serio, a tal punto che un paio di volte sono addirittura arrivato a pensare nello stesso modo in cui ragionano le donne, ovvero dicendo ad un mio amico che era un insensibile perchè aveva tradito la sua ragazza (nonostante lei l'avesse tradito molteplici volte con suo cugino).
Povero me... Ci sono ragazzi che alla mia età non fanno altro che desiderare qualcosa come un'auto tutta per loro, o una notte indimenticabile con la più bella della scuola... Mentre io? Io? Io non faccio altro che sognare un esercito armato e preparatissimo sulle ultime torture che giunge durante l'assemblea di classe e trova un modo crudele per far zittire quelle oche starnazzanti che litigano per un qualcosa di assolutamente inutile!
Chissà quante volte ho segretamente pensato di andare da uno psicoterapeuta, ad essere onesto. Segretamente, sì, perchè non sono assolutamente nella condizione di esprimere una considerazione che vada contro il mondo femminile: sedici contro uno.
Detto così, però, potrebbe pensare che queste benedette sedici ragazze siano tutte delle ochette fastidiose e frivole, ma a dire il vero non è così, altrimenti avrei abbandonato il Liceo Classico da almeno due anni. Dico Liceo e non classe perchè, conoscendo quelle due-tre più petulanti, me le sarei trovate tutti i santi giorni fuori l'aula, durante l'intervallo, con dipinto in faccia uno dei loro sorrisini che voleva dire "Idiota, non sai cosa ti sei perso abbandonandoci!".
Ci sono tutti i tipi di ragazze immaginabili: l'artista, l'aspirante attrice, la simpaticona, quella fin troppo seria, quella fissata con la dieta, quella che vive in simbiosi con il cellulare, la snob...
C'è un'unica circostanza in cui tutte queste caratteristiche scompaiono e diventano ragazze accumunate  dallo stesso obiettivo: il compito di matematica.
Adoro il momento in cui la professoressa Lombardi annuncia: "Ragazzi, la settimana prossima faremo il compito!".
Chi sospira, chi sbuffa, chi si accascia con la testa sul banco, chi premedita di ammalarsi quel giorno... Invece io sorrido entusiasta e chiedo alla Lombardi che argomenti ripetere, pregustando già la scena di cui sarò, per una volta, l'assoluto protagonista: tutte le ragazze, tranne Melania, mi si avvicinano e mi chiedono di poterle aiutare a ripetere qualche pomeriggio.

Secondo la loro opinione, io sono il genio della matematica, quindi alla fine ogni volta insieme al giorno del compito in classe arriva anche il momento in cui ognuna ripete almeno cinquanta volte il mio nome per convincermi a passarle il compito.
Sarà una cosa assurda, ma sono felice di averle tutte ai miei piedi per una volta! E poi, alla fine, per ringraziarmi (ovviamente solo dopo che ho passato loro il compito) mi coccolano un pò con un cornetto la mattina dopo accompagnato da qualche sigaretta. Mi vendo per poco, lo so.
Comunque, per conoscere le mie dolci compagne di classe, l'importante è sapere che sono divise in due gruppi animati da una totale Guerra Fredda: c'è il gruppo delle USA e quello delle URSS, come li ho denominati io a tal proposito, anche se loro non lo sanno.
Le USA sono quelle a mio giudizio più sopportabili, educate e simpatiche, che sono coscienti del fatto che il liceo non durerà per sempre, e quindi vivono al meglio la loro vita esterna alla scuola senza badare a cose totalmente inutili come il voler primeggiare a tutti i costi con la speranza che, magari, un giorno molto vicino, qualcuno ergerà una statua in loro onore nel bagno delle ragazze.
Le URSS sono quelle che rispecchiano totalmente la mia ultima affermazione e, rispetto alle USA, hanno una sorta di leader: Melania, che sembra essere convinta di possedere già tre lauree e che crede che la felicità sia tutta sua grazie (o a causa?) del suo fidanzato storico e delle sue fedelissime, devotissime e perfettissime compari.
Ma, anche se l'altro gruppo non ha una vera e propria leader, secondo me la ragazza di cui il resto del gruppo si fida di più è Anita, l'attuale rappresentante di classe che ora è intenta nel gestire un'accesa discussione tra Melania e Sara.
Ironica, sarcastica, un pò diffidente, con il suo sguardo scrutatore che sarebbe capace di ipnotizzarmi, Anita, se non si è capito, è l'unica di queste ragazze che sia stata in grado di farmi prendere una cotta durante questi anni.
Non starò qui a raccontare del solito amore impossibile tra due compagni di classe, in cui lui si dispera per cercare di confessarle il suo amore, anche perchè direi una bugia: lei sa dei miei sentimenti, glieli ho confessati l'estate scorsa in occasione della festa per i diciotto anni di Claudia, la sua migliore amica e compagna di banco, e, dopo i primi minuti di incredulità, mi ha detto diplomaticamente che onestamente non è nelle sue intenzioni avere una relazione con un compagno di classe...
La guardo: sta sbuffando, con le braccia incrociate come al solito, annoiata dalla discussione circa l'organizzazione delle prossime interrogazioni di filosofia dato che la professoressa ci ha detto che potevamo organizzarci stabilendo dei gruppi che ogni giorno si sarebbero offerti volontariamente. Ah, sì, dimenticavo: anche per quanto riguarda gli insegnanti, abbiamo solo due professori maschi...
"Insomma, Sara, ti credi che qui stiamo ai tuoi ordini? Io non posso prepararmi alla perfezione per giovedì! No! Vado venerdì e basta!" sta strillando decisa  Melania, con tanto di indice puntato contro quel povero membro delle USA.
"Scusami, Melania, ma dovresti sapere che la perfezione non esiste,ergo è inutile che ti affanni tanto per raggiungere qualcosa di irraggiungibile" si intromette Anita, nel senso letterario del termine dato che si è posta in mezzo alle due, con il suo velato sarcasmo che adoro.
Rido, seguito a ruota dalle altre USA, e Sara annuisce, grata per quell'intervento.
Inutile dire che Melania lancia ad entrambe uno sguardo in stile "C'è chi può e chi non può... Io può!" e si allontana, prendendo sotto braccio la sua ancella di fiducia, Nina, e uscendo dalla classe, pronta per la marea di veleno che sputerà alle spalle di quelle due.
Comprendendo tutto, Anita si affaccia fuori dalla classe ed urla: "Puoi anche venire a sparlare davanti a noi, non c'è problema!" prima di richiudere la porta e scuotere il capo con disapprovazione.
Non riuscendo a resistere, mi avvicino alla cattedra, su cui si è appena seduta, e faccio un mini applauso, mentre lei alza le sopracciglia, come se non comprendesse il significato del mio gesto.
"Che c'è, Fra? Non sono in vena di scherzi" mi ammonisce, sospirando e accasciandosi contro lo schienale della sedia. "Ragazze, abbassate la voce, cavolo! Dobbiamo passare al secondo ordine del giorno...".
"Non era uno scherzo, io volevo...".
"E qual è il secondo punto, Anita?" s'intromette una voce.
"L'ho letto nemmeno mezz'ora fa, Giulia... La scelta della meta da proporre per la gita! Dicevi, Fra?".
Ah, sì, giusto, io sono Francesco Crescentini, Fra o Franz per il resto di quella giungla tutta al femminile.
"Niente, niente, continua pure..." la esorto, ormai abituato a non riuscire a concludere mezza frase.
Normalmente ci si aspetterebbe che, a questo punto, lei dicesse: "No, dai, dimmi", invece, come al solito, annuisce, si alza, si siede sulla cattedra e chiama Claudia, la sua "Vice", al suo fianco.
Deve essere per questo che mi piace tanto, è una tipa che non ti dà soddisfazione, non muore di curiosità per qualsiasi cosa, tre giorni su sette  non è di buon umore e, alla fine, non è che sia chissà quanto carina a detta degli altri ragazzi... Eppure questa cotta non vuole passare.
La ascolto con attenzione mentre prega le ragazze di tacere e di proporre qualche meta, e immortalerei la sua espressione quando escono proposte come "New York", "Istanbul" o "Lloret de Mar": incredula, sarcastica, con la bocca un pò aperta e gli occhi spalancati.
"Ma perchè non facciamo Tokyo, a questo punto?" mi intrometto, decidendo di dare un pò voce ai suoi pensieri con qualche presa in giro.
"Che? Nooo, insomma, lì è pericoloso ora" risponde intelligentemente Chiara, non comprendendo, come sempre, che la mia affermazione fosse ironica. In effetti Chiara è sempre stata quella meno sveglia della classe e che, nonostante tutto, spera di entrare a medicina nonostante il massimo della sua cultura generale sia rappresentata dagli eventi del Grande Fratello e la sua preparazione nelle discipline presenti nel test d'ammissione sia decisamente insufficiente.
"Ma davvero? E perchè?" domando, con aria da finto tonto.
"Ma come! Insomma, lì c'è il terremoto, il maremoto, l'acqua radio-qualcosa...".
Cavoli, la sottovalutavo se devo essere onesto. Non pensavo sarebbe arrivata a questo grado di preparazione... Si vede che, almeno, tra una puntata e l'altra dei vari reality shows avrà visto qualche immagine di qualche notiziario.
Le ragazze scoppiano a ridere, e qualcuna, comprendendo il mio gioco, inizia a proporre: "Che ne dite di Tripoli?".
Anita ridacchia e mi sorride, battendo il cinque. "Quando ti ci metti sei un mito, Fra!".
"Solo quando mi ci metto, eh".
"Ovvio".
Ci guardiamo con aria di sfida, prima di scoppiare di nuovo a ridere come dei cretini, quando Melania e Nina tornano in classe, con passo deciso, senza degnarla di uno sguardo. Raggiungono il loro banco e continuano a parlare, anzi, sussurrare, tra loro, sapendo che Anita non sopporta che qualcuno non ascolti le discussioni durante l'assemblea.
Infatti, quest'ultima le guarda per qualche secondo, prima di scuotere il capo e fare finta di nulla.
"Ragazze, credo proprio che dovremmo proporre qualche posto un pò più abbordabile se volete lasciare la scuola per qualche giorno e andare in gita" dichiara Claudia, con le braccia incrociate, appoggiata alla cattedra. Pacata, dolce, sempre sorridente, sembra essere l'antitesi di Anita, eppure questo deve essere il fattore che le tiene così unite. Ad essere sincero, non ho mai visto una coppia di amiche come loro due: non sono le solite tipe che stanno sempre in giro per i negozi e che documentano le loro "Imprese" con tanto di foto su Facebook, non stanno sempre attaccate e non hanno l'abitudine di chiamarsi con nomignoli stupidi o che le facciano sembrare lesbiche agli occhi dei ragazzi che le guardano.
C'è un mormorio di assenso, e mano a mano da quelle bocche coperte di lucidalabbra fruttati inizia ad uscire qualche meta più raggiungibile...

                                                                                                                                              18 Aprile 2011

Alla fine, la scelta della meta è caduta su Barcellona, anche se la maggioranza della classe era a favore di Amsterdam. Purtroppo, l'attuale meta della gita è stata scelta dalla sezione C, la più "Privilegiata" agli occhi del vicepreside, e così abbiamo dovuto accettare se non volevamo rimanere a scuola senza una minima pausa fino alla maturità.
Inutile dire che, purtroppo, essendo l'unico ragazzo della classe, sono stato obbligato a stare in camera con Guido Secerni, un tipo della D alquanto asociale. Infatti, i suoi compagni di classe, essendo in numero dispari, hanno trovato la scusa per lasciarlo al sottoscritto.
Siamo a Barcellona da quattro giorni e non ha tolto lo sguardo da "Delitto e Castigo" se non per mangiare e andare in bagno, cavolo! Ho provato a farci amicizia, ma inutile dire che è stato un totale fallimento dato che o ti risponde a monosillabi o citando qualche filosofo.
Domani pomeriggio saliremo sulla nave che ci ricondurrà a casa, e a tal proposito sono un pò inquieto: per me la gita rappresentava un modo per avvicinarmi un pò di più ad Anita, ma al momento non sono riuscito ad ottenere altro che un breve ballo in discoteca...
"Guido, io vado nella stanza delle mie amiche..." gli dico, mentre prendo la giacca dato che a breve scenderemo a cena e poi andremo in giro per la città. "La chiave ce l'hai tu, ok?".
"Eh? Ah, sì, sì, ciao".
Uh, miracolo, quattro monosillabi e un'intera parola di quattro lettere... Almeno questa gita ha avuto qualche esito!
Esco dalla stanza e mi dirigo nel corridoio opposto al mio, nella stanza 111. Busso, e dopo un pò Anita mi apre, facendomi entrare in un ambiente caldo e rumoroso, a causa del phon insistente proveniente dal bagno e dal suo cellulare che emana musica a tutto spiano.
"Allora, come va con Guido? Chi ha citato oggi?" mi domanda divertita, mentre mi siedo su uno dei due letti.
"Nessuno, è quasi arrivato a fine libro, quindi è molto preso dalla lettura" rispondo, sbuffando. "Ti giuro, è una palla".
"Non avevo dubbi... Mi dispiace, Fra, sul serio, questa questione dell'unico maschio è....".
"Inutile, senza senso, da sfigati...".
Mi sorride comprensiva e mi dà un lievissimo pugno sulla spalla. Le sorrido di rimando, scrollando le spalle, e si siede al mio fianco.
La porta del bagno si apre e rivela una Claudia con la chioma bionda prefettamente liscia, gli occhi ben truccati e con indosso un vestitino blu.
"Come sto?" chiede avanzando, prima di fare un giro su sè stessa.
"Molto bene" dico, il che è la pura verità. Se i miei pensieri non fossero occupati perennemente dalla sua migliore amica, probabilmente ci farei un pensierino.
"Benissimo" dichiara Anita. "Di che marca è il vestito?".
"Fornarina".
"Aaah, credevo fosse "Addio verginità"!" la prende in giro, beccandosi un'occhiataccia.
"Uffa, piantala, lo sai che le intenzioni di Alessandro sono buone!".
"Infatti per lui portarti a letto è una buona intenzione".
"Scusate, ma di che state parlando?" le interrompo, deciso a comprenderci qualcosa. E' strano, ma a furia di stare in loro compagnia quasi quasi mi sento protettivo nei loro confronti, e ogni volta che sento di parlare di un probabile ragazzo tendo ad investigare un pò e a cercare di capire di che tipo si tratta.
Anita mi guarda come se avessi detto un'eresia. "Fra, ci sei? Insomma, non vedi che già dall'aeroporto Cla se ne sta appicciata ad Alessandro Bergoni, quello della B, senza mollarlo mai?".
"Beh, sì...".
"E allora lui le ha fatto capire che stasera sarà una serata speciale" spiega, mimando le virgolette sull'ultima parola.
Claudia la guarda imbronciata, e decido di difenderla.
"Dai, si vede che è interessato sul serio a lei, e, dopotutto, Claudia sa quello che fa" dico, guadagnandomi un'enorme sorriso da parte sua. "Anche se domani, sulla nave, mi racconterà tutto, vero?" aggiungo, scrutandola e sorridendole.
Lei annuisce. "Vedi? Vedi?" esclama, abbracciandomi entusiasta, per poi aggiustarsi il lucidalabbra, metterlo nella borsetta e salutarci.
Anita sospira, indossa una giacca nera che si abbina al colore dei suoi jeans e mi fa segno di scendere a cena.
"Sono solo preoccupata per lei, tutto qui. Lui le piace da tempo, e non vorrei che diventasse cieca pur di essere felice" mormora.
"Non ci puoi fare nulla, quando ci piace qualcuno tendiamo ad avere delle enormi fette di prosciutto sugli occhi" dico, quasi più a me stesso che a lei.
All'improvviso la vedo irrigidirsi. Mi guarda per un istante e poi si passa una ciocca scura di capelli dietro l'orecchio, come fa sempre quando è un pò in imbarazzo.
"Che c'è?" le chiedo.
"Eh? Nulla". Il destino vuole che, mentre arriviamo alla hall, alcune delle USA si uniscono a noi, per poi sedersi al nostro stesso tavolo.
Dopo cena, andiamo in un pub e per fortuna la serata si annuncia divertente dato che anche il professore di Arte, Sartini, si è aggiunto alla nostra combriccola e ci fa morire dalle risate dato il suo spiccato senso dell'umorismo.
"Ho saputo della tua convivenza forzata con Guido" mi dice, con il tono di chi la sa lunga.
"E che ne parliamo a fare, prof... Almeno io lo devo sopportare solo un altro pò, voi lo avrete in classe per altri due mesi" ironizzo.
Fa una faccia falsamente atterrita al solo pensiero, scatenando le risate di tutte le altre ragazze. "Giuro che quando lo devo interrogare o devo correggere il suo compito mi viene la nausea, inizia a citare certi nomi e opere che, alla fine, c'entrano poco e niente con la domanda che gli faccio... Infatti, io gli ho detto che ho trovato il mestiere perfetto per lui".
"E cioè?" chiede Giulia.
"Gli ho proposto di mettersi a completare tutte le voci mancanti su Wikipedia..." ridacchia, convinto della sua acuta osservazione, e ci lasciamo prendere dalle risate perchè sappiamo che gli piace che la gente rida alle sue battute.
"Ma comunque sempre a me è toccato" ribadisco.
"Eh, lo so che volevi stare in camere con diece ragazze..." mi prende in giro.
"E perchè no! Sono sicuro che mi avrebbero accettato! Vero?" chiedo conferma con aria di minaccia, mentre le ladies scuotono il capo e, in modo molto maturo, mi fanno la linguaccia, come a dire "Te lo scordi".
"Ragazze, secondo me non avete capito che dovete tenervi stretto Francesco e non dovete snobbarlo!" esclama Sartini, finendo il secondo boccale di "Cerveza".
"Ma noi gli vogliamo bene" dice Anita. "Ed io gliene voglio ancora di più quando mi passa i compiti di matematica... Ma non ditelo alla prof, eh!".
"Eh, infatti, Francesco è il nostro genio!" aggiunge Sara. "Senza di lui, verremmo tutte rimandate a settembre in matematica, ogni anno!".
"Prof, queste mi sfruttano solo" dichiaro, in stile vittima, ancora offeso per il loro gesto di qualche secondo prima.
"Noi? Nooo!" mi prende in giro Giulia.
Il professore mi dà una pacca sulla spalla e sorride. "Vi dico che Francesco è il vostro fidanzato perfetto, anzi, molte di voi non se lo meritano proprio! Mi raccomando, se gli viene da fare qualche dichiarazione a qualcuna di voi, non esitate a dire di sì".
Anita al suono di quelle parole abbasa il capo, si gira, scuote il boccale di birra ormai vuoto e ne approfitta per ordinare qualcos'altro da bere, come se non avesse sentito, e la cosa non fa altro che rabbuiarmi.

*.*.*.*.*.*
Ciao! Ed eccomi qui con l'ennesimo breve delirio... Dico breve perchè il prossimo capitolo sarà l'ultimo.
L'idea è nata dalla situazione che mi ritrovo in classe, dato che ci sono solo due maschi che non vanno nemmeno d'accordo tra loro, quindi ho pensato di immedesimarmi in un ragazzo che si trova circondato da ragazze e di descrivere la sua situazione in un modo un pò divertente.
C'è qualche critica velata riguardo alcuni atteggiamenti di noi ragazze, ma spero che nessuno si offenda, non era mia intenzione offendere nessuno, anzi, volevo essere un pò autoironica.
Non so come mi sia riuscito scrivere dal punto di vista di un ragazzo.... XD
Spero che questa prima parte vi abbia fatto sorridere un pò ^^
A presto con la seconda!
-milly92-
  
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