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Autore: Ila96    09/04/2011    5 recensioni
Questa storia parla in breve di una ragazza, non nobile, che ritorna a Camelot dopo molto tempo. Da piccola era amica di Artù, ma ora condivide l'alloggio con Merlin e Gaius.
Cosa succederà?
Se siete curiosi/e cliccate e leggete!
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La Profezia

Il giorno

Della luna rosso sangue

L’oscurità cadrà sulla terra

 

Mai più speranze per la magia

Di questo mondo

 

Una nuova era

Non sorgerà

Se Emrys sarà caduto.

 

Solo un potente guaritore

Potrà salvarlo.

 

Allo scoccare

della nona ora del nono giorno

dalla sua venuta.

 

Egli dovrà rubarlo

Alla morte.

 

Solo così il mondo che conosciamo

Non cadrà nelle tenebre.

 
Ritorno a Camelot parte prima

Da due settimane la ragazza camminava senza sosta, senza concedersi nemmeno un attimo di respiro, senza una notte per riposare. Non poteva. Doveva arrivare a Camelot il più in fretta possibile.
Era scappata dal suo villaggio perché tutti la credevano una strega. Aveva rischiato di finire al rogo, ma con l’aiuto di sua madre si era travestita da contadino, sporcata il viso ed era scappata, rubando qualche provvista in giro.
Lei non era una strega.
La sua magia era debole e funzionava solo per curare le persone.
Tutto era iniziato quando il bambino dei Kensis si era rotto la spina dorsale cadendo da un albero. Lo avevano portato da sua madre, la Guaritrice del villaggio, ma non c’era speranza. Quel bambino era così giovane e buono! Se ne stava lì, adagiato sulla branda, con la fronte sudata, il corpicino debole e il respiro sofferente. Non poteva permettere che la morte se lo portasse via. Così, una notte, si era alzata senza svegliare sua madre e lo aveva curato con un incantesimo.
Il piccolo il giorno dopo si era alzato subito e aveva raccontato tutto allegro la storia in giro, credendo di fare del bene.
Ed ora eccola lì.
La potente strega!
Che arrancava faticosamente su una collina, con i pantaloni e la camicia sudici e sporchi, i capelli infangati e un cappello di paglia che le copriva il volto.
Sapeva bene che Camelot era la città anti-magia per eccellenza, ma non conosceva a chi rivolgersi se non ad una vecchia conoscenza. Il Principe Ereditario Artù Pendragon. Ovviamente non gli avrebbe mai rivelato che possedeva poteri magici, ma sperava in un letto per dormire.
Lei ed Artù giocavano insieme da piccoli.
Quando aveva cinque anni la sua famiglia viveva ancora a Camelot e suo padre, il servo personale di Re Uther, le permetteva sempre di sgattaiolare in giro per il castello.
Era lì che aveva conosciuto Artù. Un bambino gracile e arrogante, con una zazzera bionda per capelli.
Si divertivano a farsi i dispetti a vicenda, insieme a Lady Morgana, fino a quando non scoprirono che era molto più divertente essere alleati che nemici.
La loro amicizia ebbe fine quando suo padre morì e sua madre, non potendo sopportare il dolore di restare in un luogo che il marito aveva tanto amato, si era trasferita dalla sorella nel piccolo villaggio di Rhea.
Non era certa che Artù l’avrebbe riconosciuta, ma era la sua unica speranza.
Ma ecco davanti a se le maestose porte di Camelot. Dio! Si era dimenticata quanto fosse bella. Le sue alte mura bianche, così perfette e maestose, il mercato, i negozi, la gente…
Non si era resa conto di quanto le mancasse.
Arrivata all’entrata della cittadella si fermò, guardandosi in torno.
Non ci poteva credere.
Il pozzo per l’acqua, la bottega del fabbro, la taverna… Era tutto immutato. Si concesse altri due minuti di estasi, ma poi raccolse tutto il suo coraggio ed entrò nel palazzo. Aveva calcolato tutto quasi alla perfezione. Era il giorno in cui Uther ascoltava le richieste del popolo.
Si mettevano tutti in fila nella sala del trono e a turno presentavano le loro richieste al Re, che quasi mai adempiva alle loro lamentele, ma era un modo come un altro per tenersi stretto il consenso popolare.
Re Uther non era cattivo, benché avesse fatto cose terribili, crudeli e meritevoli di morte. Ma teneva a Camelot e ai suoi abitanti e per loro avrebbe dato la vita.
Quando le guardie la fecero entrare nella Sala del Trono per poco non svenne sul pavimento di pietra davanti a Uther.
Quella sala era ampia e piena di luce.
I tendaggi alle finestre, il tavolo in legno massiccio, con le carte e un cesto di frutta, ma quello che la colpiva di più di ogni altra cosa erano le tre figure che svettavano in fondo al salone.
Al centro, sul trono più alto, sedeva il Re. Tutto in lui faceva pensare a una ferrea disciplina e severità, ma in fondo in fondo lei sapeva che era capace di compassione e amore.
Alla sua sinistra era graziosamente accomodata Lady Morgana. Ancora più bella di quanto ricordasse. I lunghi capelli neri le incorniciavano il viso sottile e deciso. La carnagione diafana le risaltava il verde degli occhi.
Ma… la sua attenzione era attirata dalla persona a destra di Uther, Artù.
Wow.
Davvero bellissimo. Non era decisamente il bambino gracile e spettinato che ricordava. Ora aveva un fisico… che non passava inosservato. E i suoi occhi, i suoi capelli, i suoi viso, riflettevano la dolcezza della madre, ma anche la determinazione del padre.
Doveva averlo osservarlo con troppa insistenza, perché improvvisamente lo sguardo del ragazzo si posò su di lei.
Le si mozzò il fiato quando i loro occhi si incontrarono, ma svelta abbassò il capo.
Ora era il suo turno.
Doveva parlare.
Avanzò titubante davanti a Uther e si inchinò meglio che poté.
Il Re la fece alzare e chiese con voce perentoria.
-Voi siete?-
-Mi chiamo…-
Non sapeva se rivelare il suo nome o farsi passare per un maschio.
-Si…?-
Si tolse il cappello, dal quale fluirono i suo capelli biondi, fino a quel momento tenuti nascosti.
Tutta la corte ebbe un sussulto. Nessuno si aspettava una donna.
-Sono Juliana da Rhea, mio signore, figlia si Robert Shepard, un vostro vecchio servitore, ormai morto da dieci anni-
A quelle parole Artù balzò in piedi, ma poi si riaccomodò subito, resosi conto della situazione in cui si trovava.
Il Re sorrise benevolo.
-Si, ricordo bene vostro padre, un grande lavoratore. E… che cosa desiderate?-
-Sire, voi non immaginate che cosa ho passato per arrivare qui, davanti a voi. Ho bisogno di asilo, vi prego, aiutatemi-
-Di asilo?!-
-Si, vedete, è complicato. Sono scappata da Rhea perché… perché accusata di stregoneria-
Immediatamente un altro sussulto di sorpresa si alzò dalla folla e per tutta la sala si propagò un mormorio fitto.
-Silenzio!-
-Grazie, maestà-
Ora Uther non era più così benevolo, ma sul suo volto svettava un’espressione severa.
-Ed è vero?-
-No, sire. Ho curato un bambino che non aveva speranze e la gente ha iniziato ad avere paura…-
Qui la voce le si spezzò. Era stanca, sporca e affamata. Aveva bisogno di riposare.
Il Re non si fece impressionare e continuò imperterrito.
-Come faccio a sapere, Juliana, se quello che mi raccontate è la verità?-
-Non sarei tornata a Camelot se fosse stato vero. Qui le leggi sono molto severe nei confronti della magia e lo so bene.-
-E per quale ragione dovrei ospitarti? In fondo sei solo una contadina-
-Io… Vi prego, non so dove andare. Se esco da Camelot mi uccideranno. Vi scongiuro, ve lo chiedo in memoria di mio padre-
Silenzio.
Il Re rifletteva, ma poi si rivolse ad Artù.
- Artù, che ne pensi?-
- Io… io credo che dovremmo fidarci. Che motivo avrebbe di mentire? E poi mastro Shepard era un fedele servitore. Ricordo che vi salvò la vita una volta. Sarebbe un gesto nobile e mostrerebbe al popolo che il suo Re, oltre a essere forte è anche benevolo-
-Si … Si, direi che si può fare. Hai ragione.-
Juliana non poté fare a meno di sorridere ad Artù.
-Grazie, grazie-
-L’unico posto che vi posso concedere è negli alloggi di Gaius. So che lo conoscete bene e credo che non gli dispiacerà-
-Ma certo, maestà-
-Bene, potete andare-
Juliana si alzò velocemente e uscì dalla sala. Quasi non ci credeva. Poteva restare, poteva restare a Camelot! E tutto per poche parole dette da Artù. Prima o poi avrebbe ricambiato il favore.
Se la memoria non la ingannava le stanze di Gaius erano al secondo piano, sulla sinistra.
Si diresse velocemente in quella direzione e alla fine si ritrovò davanti alla porta. La memoria non l’aveva ingannata.
Voleva entrare, ma esitò, con il pugno alzato per bussare. Aveva un po’ di paura. Gaius era stato il suo maestro di Erbologia e rincontrarlo adesso… Scosse la testa.
Non essere stupida e muoviti!
Proprio quando stava per bussare la porta si spalancò e Juliana si ritrovò davanti un ragazzo dall’aria semplice e cordiale. Aveva corti capelli neri e due occhi blu magnetici. Molto, troppo magro.
-Oh, ciao. Ehm… Io sono Juliana. Cerco Gaius, c’è?-
Il ragazzo la scrutava sorpreso, ma poi rispose con voce gentile -No, in questo momento è andato al mercato per comprare alcune erbe, ma di sicuro tornerà presto. Avevi bisogno di qualcosa?-
-E … si! In effetti si, ma posso aspettare qui-
Il ragazzo sorrise.
-Vuoi entrare?-
-Magari … -
Si spostò a destra per farla passare, ma lei fece lo stesso. Dopo qualche altro movimento riuscirono nell’impresa.
Scoppiarono a ridere. Il primo a parlare fu il ragazzo.
-Beh, io vado allora… -
-Oh, si si, certamente-
Lui le sorrise di rimando e svoltò velocemente l’angolo, ma poi si bloccò con un esclamazione e tornò sui suoi passi.
-Scusa! Ti devo sembrare un perfetto idiota!-
Juliana sorrise divertita.
-No, io ho fatto di peggio-
-Merlino, mi chiamo Merlino-
Si sorrisero, ma poi il ragazzo scappò subito via, lasciandola sola nella stanza del Medico di Corte. 

   
 
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