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Autore: CaskaLangley    09/04/2011    8 recensioni
"Avevano detto che Sailor Moon era invincibile, ma lei non ci ha salvati.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Un po' tutti, Usagi/Bunny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Il cielo sopra Koriyama s’era fatto azzurro. Le nubi grigie cariche di pioggia, che fin dal mattino li avevano accompagnati, ora si erano ritirate lasciando risplendere il sole, come a prendersi gioco di lei.
Per lei era cominciato nella notte. Mamo-chan, al suo fianco, non riusciva a respirare. Si teneva stretto all’altezza del cuore, contorto in uno spasmo di dolore. Usagi non aveva potuto fare nient’altro che stare al suo fianco, abbracciandolo come un bambino e sussurrando: “Andrà bene.” E lui aveva sorriso: “Lo so, Usako. Anche questa volta, come tutte le altre volte.”
Nel mattino era stata la volta di Mako-chan. Un dolore improvviso l’aveva colta scendendo le scale di casa, e con fatica s’era trascinata nuovamente a letto, chiamandole una per una: “Potrei soltanto avere l’influenza, ma vi prego, state attente.”
E poi, alle due un quarto, la scossa. La più terribile che Usagi avesse mai sentito. L’edificio scolastico s’era messo a oscillare. Lei, sotto il suo banco, gridava “aiuto!” e piangeva di paura, come una sciocca. E quando infine anche quel lunghissimo momento era passato il suo pensiero era volato alle sue amiche, a Minako nell’aula accanto, e solo quando si erano incontrate in corridoio, sane e salve, Usagi era riuscita di nuovo a scherzare: “Questo è successo perché sta mattina siamo arrivate in orario, da domani porterò avanti la sveglia!”. E quella era stata l’ultima volta in cui avevano riso.
Usagi era rimasta davanti a quella finestra per tutta la notte. Si sentiva intorpidita, impotente, come ghiacciata. Non riusciva nemmeno a muoversi.
Ho usato tutto il mio potere, si disse. Ho usato tutto il mio potere, e non è bastato.
A stento riuscì a sospirare. Il suo respiro appannò la finestra, su cui portò un indice per disegnare qualcosa, ma non fece nient’altro che una riga storta, che misera scivolava in basso.
A Fukushima, stremata dal teletrasporto, Usagi s’era guardata intorno provando un senso d’orrore. Molti edifici erano crollati. Le profonde spaccature nella terra ne avevano inghiottito tegole e travi, cavi elettrici che arrancavano come strisciando. Sotto le macerie, piccoli oggetti comuni sembravano risplendere, come a restituire con le ultime forze l’amore e le cure che i proprietari avevano dato loro. Fotografie, scarpe, libri con pagine fitte di appunti, addirittura un pianoforte. Pluto raccolse da terra una bambola, che ripose sopra un blocco di cemento, dove sembrava aspettare la bambina che l’aveva perduta. Mercury, rivolta alla centrale, non parlava. Gli occhi celati dal visore del computer poco a poco s’incrinavano. E Nephtune, a cui era salita la febbre, ora si reggeva a stento tra le braccia di Uranos, lo sguardo sopito nel comunicare col mare. Pochi minuti prima che le autorità iniziassero le evacuazioni, loro lo sapevano. Stava già succedendo.
Uomini che portavano sulla schiena persone anziane, donne che si prendevano cura dei figli degli altri perché avevano perduto i propri. Un bambino coperto di terra, col piccolo viso graffiato, gridò: “Guarda, mamma!” E guardarono tutti.
E’ Eternal Sailor Moon.
Eternal Sailor Moon ci salverà.

Usagi si morse le labbra. Si alzò da davanti la finestra, per inginocchiarsi accanto al futon dove Mamo-chan respirava a fatica. Il cuore del suo uomo, insieme col cuore del mondo che avevano protetto fin’ora, stava lottando.
Eternal Sailor Moon ci salverà.
Aveva gridato, aveva pregato. Aveva supplicato il mare, e solo per un attimo le era sembrato che il suo spirito le rispondesse, ma era stata un’illusione. E aveva pianto, alla fine, mentre le sue amiche la trascinavano via, e il Cristallo D’Argento rientrava in lei opaco.
Avevano detto che Sailor Moon era invincibile, ma lei non ci ha salvati.
“E’ colpa mia” bisbigliò. Mamo-chan, nel sonno, soffriva. E anche le sue compagne stavano soffrendo, ma non si arrendevano, Usagi poteva vederlo nello splendore della colonna ad otto luci lontanissima, aldilà della finestra. Il potere planetario poteva bloccare le radiazioni, fin tanto che resistevano – e avrebbero resistito, fino allo stremo, anche alla morte. Ma non aveva fermato lo tsunami. Sailor Moon non l’aveva fatto.
Usagi si alzò in fretta, dopo aver posato un bacio sulla fronte di Mamoru. Lui emerse dalle onde impetuose del sonno, trovandola sulla soglia, ardente eppure colpevole come una ragazzina.
“U…Usako, dove stai andando?”
Non ebbe bisogno di rispondere. Chinò lo sguardo, sentendo le lacrime pesarle dentro, spingerla in avanti.
Mamo-chan capì. Si alzò anche lui, barcollando. Vederlo così la uccideva, ma tutti gli altri, allora? Tutte quelle povere persone che Sailor Moon non aveva aiutato? Stavano patendo un dolore molto più grande, che ora la avvolgeva, strappandole il cuore. Avrebbe dato la vita per loro. Letteralmente, e con gioia.
Ma la Regina Serenity doveva compiere ventidue anni.
Doveva salire al trono di Crystal City.
Doveva avere una figlia e dare al mondo la sua nuova Sailor Moon, che l’avrebbe protetto.
Ma Sailor Moon non è invincibile.
“Mamo-chan, devo fare qualcosa…”
Tremava, Usagi, appoggiata alla porta, le lacrime che le appannavano la vista. Si stringeva forte le braccia, graffiandole, e Mamoru le allontanò delicatamente, prendendola tra le sue.
“Non c’è niente che Sailor Moon possa fare.”
Ormai lei piangeva, singhiozzi grossi come sassi che la scuotevano all’interno, togliendole la forza. Le ginocchia cedettero, e poi fu per terra, aggrappata al pigiama di Mamoru come alla vita stessa.
“Se non può farlo Sailor Moon” – la voce si ruppe, le parole appena distinguibili le una dalle altre - “Allora lo farà Usagi! Questa stupida Usagi! Deve esserci qualcosa che possiamo fare, deve esserci per forza, deve…” Non riuscì a dire nient’altro. Dei suoi pensieri, anche di quelli, non restarono nient’altro che macerie. Mamo-chan le accarezzò i capelli, trattenendola al suo petto in modo protettivo, per consolarla, ma anche per non lasciarla andare a compiere qualche pazzia.
“Lo faremo, Usako. Faremo quello che possiamo, così come stanno facendo tutti.”
“E se” – tirò su col naso –“Se non bastasse?”
E lui fece ciò che gli veniva meglio: prenderla per mano e sollevarla.
“Andrà bene, Usako. Anche questa volta, come tutte le altre volte.”

 

*

Note incoerenti dell'autrice
Lol, oh, mamma, mi sento una capra insensibile. Odio fare queste cose XD ma una mia amica ha avviato questa iniziativa per raccogliere fondi per aiutare la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto e dallo tsunami in Giappone, e mi sentivo in dovere di partecipare. Mi piaceva di mettere un'eroina giapponese di fronte ad una situazione troppo grande persino per lei, ma spero che il risultato non vi risulti in nessun modo offensivo, di sicuro non ne avevo l'intenzione. Ho cercato soltanto di rendere omaggio a un popolo straordinario, e alla sua cultura popolare che è stata capace di trasmettersi al mondo intero.
Per il resto, amo davvero tanto scrivere su Sailor Moon, mi rilassa. A questo proposito, voglio ringraziarvi con tutto il mio cuoricino luccicoso formato spilla per le recensioni entusiastiche alla prima storia di Under the pink. Mi ero ripromessa di rispondere quando avrei postato il secondo capitolo, ma poi mi sono messe in mezzo altre, mh, incombenze sciottorie (?) e non ho potuto dedicarmici. Il che mi dispiace davvero perché ci tenevo a scrivere qualcosa su Minako ;__; Ma spero di riuscire a farlo più avanti. Di sicuro, quando avrò di nuovo tempo da dedicare al fandom, credo che su Sailor Moon scriverò parecchio. In fondo, il manga ci terrà compagnia ancora per un po' di tempo...<3
Vi ringrazio per aver letto, spero che questa bimba senza pretese vi sia piaciuta, e mi raccomando, donate. Anche solo un euro. Domani potremmo averne bisogno noi.

 

  
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