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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    10/04/2011    0 recensioni
[SpoilerFutureArc][MissingMoment][5927 appena appena accenntato]
Quando Tsuna e gli altri tornano a casa dopo aver sconfitto Byakuran, le loro controparti del futuro devono riunirsi al loro Decimo.
E Gokudera cosa farà?
Ho controllato nella sezione attentamente, ma non mi sembra che ci sia una fic uguale o simile. Ma nel caso mi sia sfuggita, fatemelo sapere e provvederò a cancellarla all'istante >.< Spero che comunque susciti l'interesse di qualcuno.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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WE ARE VONGOLA!

Quando Irie ha detto che il Boss è già uscito dall’hangar, mi sono improvvisamente sentito col cuore in gola.

Saluto frettolosamente gli Arcobaleno e i miei compagni e mi precipito fuori, al più vicino passaggio che porta in superficie; corro nei corridoi deserti come se avessi mia sorella alle calcagna e mi arrampico su per la prima scala che trovo.

L’aria fresca del giorno e la luce del Sole che splende nel cielo azzurro mi colpiscono come uno schiaffo, accidenti! non ero più abituato a tutto questo!

Rotolo nell’erba, rialzandomi improvvisamente di scatto e, senza neppure scuotermi i vestiti dal terriccio e dall’erba, comincio a correre nel bosco, facendomi strada tra gli alberi che sembrano essere più intricati che mai; o forse è solo la mia immaginazione che li rende tali.

Non lo so.

So solo che se non lo trovo, divento pazzo.

E mentre corro spasmodicamente, nelle mie orecchie continuano a risuonare gli spari di quel giorno maledetto.

Scuoto violentemente la testa, cercando di non pensarci! È stato un mio errore quel giorno, ma è un errore che non ripeterò più, anche a costo della mia vita: avrei dovuto insistere e andare io al suo posto, ma quella testaccia dura del Decimo non ha voluto sentire ragioni.

E quel giorno, siamo morti tutti con lui.

Ma adesso… adesso che abbiamo scoperto che in realtà non è mai accaduto nulla di quello che temevamo, sento come se un peso mi si sia tolto dal cuore, assieme anche a una certa rabbia: so perché l’ha fatto, ma non posso fare a meno di sentire un gran dolore mischiarsi al mio sangue e mozzarmi il respiro.

Maledette fottute lacrime!

Premo le dita agli angoli degli occhi per reprimerle, accidenti! Da quando sono diventato così sentimentale?

Se mi vedessero ora gli altri, sicuramente scoppierebbero a ridere, soprattutto quel pazzoide maniaco del baseball e testa di prato, anche se ormai sono passati anni da quando ci siamo conosciuti e ci siamo appioppati a vicenda questi stupidi soprannomi.

Forse il fatto stesso di essere entrato in una Famiglia con cui ho instaurato dei rapporti così saldi mi ha cambiato senza che me ne sia accorto…

“Gokudera-kun, guarda che piangere non è una vergogna.”

La voce che ho tanto cercato mi risuona gentile nelle orecchie, quasi divertita, e il mio cuore ha l’ennesimo sobbalzo mentre alzo di scatto la testa.

“Juudaime…” sussurro, mentre le lacrime ormai non hanno più freni: davanti a me, fulgido per il Sole che splende alle sue spalle, vedo la familiare sagoma del Decimo.

Mi sorride, poggiato mollemente al tronco dell’albero più vicino, col mantello del Primo drappeggiato sulle spalle che svolazza al vento fresco di primavera: stupido Boss!

Lo grido, lo urlo, ma non posso fare a meno di corrergli incontro e stringergli con forza le spalle, come ho fatto con il piccolo Tsuna del passato.

“Sei uno stupido, Decimo!” urlo con voce stranamente arrochita: “Ti rendi conto di quello che abbiamo passato?!” lo sbatacchio trattenendo a stento l’impulso di abbracciarlo, devo scaricare la tensione in qualche modo.

Lui mi lascia sfogare, poi, quando entrambi cadiamo a terra, in ginocchio, mi sorride, con quel suo sguardo gentile che non ha mai perso dopo tutto questo tempo, ma che ancora ha qualcosa del dame-Tsuna che conobbi ormai dieci anni fa; alza una mano e me la poggia sulla spalla, allontanando in un istante ogni mia preoccupazione e ansietà.

“Sono qui, e non me ne andrò di nuovo.”.

Dice solo questo ma è più che sufficiente.

Lui è il nostro Boss, Sawada Tsunayoshi, Vongola Decimo, e va bene così.

È tornato e non c’è più nessun pericolo.

Lo abbraccio, questa volta non mi trattengo più, e lui ricambia la stretta: buffo, sembriamo due ragazzini, forse lo siamo sempre stati, tutti quanti, cresciuti in fretta in un mondo che lo pretendeva, eppure in questo momento non mi importa di nulla.

Mi basta avere il Decimo ancora vivo con me.

Con noi.

“Torniamo dentro, anche il resto della Famiglia vorrà rivederti!” esclamo, tirandolo su per le braccia e soffermandomi a guardarlo bene, il piccolo Sawada ne ha ancora di strada da fare!

Ridacchio e gli cingo le spalle col braccio mentre l’ampio mantello del Primo scivola sulla mia schiena, ormai è diventato quasi più alto di me: “Rientriamo allora.” ridacchia, mentre camminiamo lentamente verso l’accesso, “Abbiamo una riunione di famiglia a cui partecipare.”.

Due pazzi scatenati per lo sport.

Un maniaco della disciplina a tutti i livelli.

La stupida mucca.

La piccola cinesina.

Mia sorella.

Haru.

Kyoko.

Chrome.

Certo che la nostra non è proprio la più tranquilla delle famiglie.

Ma va bene così: è la mia e ne sono fiero più che mai.

“Siamo i Vongola,” gli sussurro all’orecchio: “Ed è bello riaverti con noi, Decimo.”.

   
 
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