Le gocce di pioggia picchiettavano talmente forte che Jim di stava quasi chiedendo perchè i vetri delle finestre non si fossero già rotti.
La stanza odorava di thè e in un atmosfera all'apparenza molto calma e tranquilla qualcosa irruppe tutto. Paul sbucò fuori dalla porta,con il gilet piegato sull'avambraccio e i primi bottoni della camicia slacciati. Bagnato come un pulcino si avvicinò con il fiatone,accanto al papà. Aveva corso affannosamente sotto la pioggia di Liverpool dopo aver saputo che suo padre l'aveva cercato.
"Papà,come sta?"
"Eri a provare prima di venire qui?"
Paul lanciò un'occhiata a quella misera chitarra da tre sterline che aveva sulle spalle tanto simile alla Egmond del suo amico George.
"Sì papà,ma non cambiare discorso: la mamma come sta?"
Jim accennò a Paul di sedersi,ma lui,in un momento di tensione come quello non poteva.
Paul non ascoltò più di tanto il padre perchè neanche guardò la poltrona rosso scarlatto che gli stava poco accanto. Piuttosto cominciò a guardarsi intorno come per cercare qualcuno."E Michael dov'è?","tuo fratello sta dallo zio Jack. Lì starà meglio. E' ancora piccolo e neanche tu protesti essere qui","Papà,Mike ha solo un anno e mezzo di me!","Papà,non discutere!" lo azzittì Jim.
Paul aveva sempre avuto stima e rispetto per suo padre da cui aveva ereditato tutta la musicalità che lo rendeva geniale più di quanto non lo fosse già. Paul stanco e stravolto si buttò sulla poltrona che prima aveva tanto ignorato. Con la mano sinistra si copriva parte del viso nell'ombra,tralasciando la bocca che era già stata raggiunta dalle lacrime fuoriuscenti da quei meravigliosi occhi smeraldo che aveva ripreso da sua mamma. Sottovoce si chiedeva il perchè di tutto questo."Paul,non piangere. I medici stanno facendo di tutto per salvarla","le è capitato uno dei tumori più devastanti..mamma..".Jim si avvicinò alla poltrona sulla quale Paul piangeva distrutto.Sì abbassò piano piano,causando ugualmente gli scricchiolii del vecchio pavimento. Gli spostò la  mano con cui Paul si copriva il viso,gli asciugò le lacrime con un fazzoletto lindo e gli disse "Paul fatti forza. Fatti abbastanza forza anche per me".Abbassò lo sguardo e Paul rimase stupito dalle parole del padre. Jim rialzò la testa:lacrime argentee anche sul viso.
Paul d'istinto lo abbracciò forte e lo sentì come quella volta che da piccolo gli suonò "Lullaby of the Leaves",al piano. Lo sentì mille e mille volte ancora,suo padre Jim. Paul si staccò dal papà e cacciò un sorriso velocemente con la stessa velocità con cui era comparso,sparì pronunciando le seguenti parole:"Parole speranzose papà!Dobbiamo essere saggi e lasciare che vada come il tempo vuole. Papà ricorda:lascia che sia".
Jim nutrì sollievo fra quelle parole del figlio e si accorse di cosa aveva creato insieme a Mary.Un uomo unico,generoso,geniale e buono. Aveva creato Paul McCartney.
 
"Papà,quando avevi detto che i medici promettevano che l'avrebbero salvata..io non ci ho mai creduto","Non ci credevo neanche io. Sentivo tua madre già lontana,scivolare via e tutto questo mi logorava l'anima".
Paul si abbassò per prendere un sasso che stava li sdraiato nella sua tranquillità marina. Lo afferrò cacciò un urlo e lo lanciò nelle acque grigie del porto di Liverpool.Si accasciò nuovamente sulla sabbia che strinse fra i pugni e si promise che d'ora in poi avrebbe creduto in qualsiasi cosa avrebbe fatto.