Prologo
Mi
stiracchiai assonnata e dopo un lungo sbadiglio rivolsi gli
occhi al cielo limpido sopra di me. Le nuvole erano poche, trascinate
dal
leggero vento di Primavera. Adoravo questa stagione. Da piccola stavo
ore nel
parco con mio nonno, distesi su un plaid fatto dalla nonna, e
guardavamo le
nuvole, immaginandoci le forme più strane. Mi mancava mio
nonno, sapeva sempre
cosa dirmi per farmi stare meglio. Adesso senza di lui la mia vita
sembrava
ancora più vuota. Avevo soldi abbastanza e
libertà a sufficienza per fare ciò
che volevo, avevo un bell’aspetto a giudicare i commenti dei
miei compagni di
scuola, una casa “ da urlo “ per citare uno dei
miei pochi amici che venivano a
trovarmi spesso e… sì, avevo pure un gatto! (
Questo secondo la mia migliore
amica Meredith, amante dei felini, era già una cosa per cui
essere entusiasti )
Eppure non ero felice come avrei dovuto esserlo, ma infondo
cos’è davvero la
felicità? Questa domanda me la poneva sempre mio nonno e poi
andava via, con un
sorriso, lasciandomi questo enorme dubbio. La felicità
è ovunque e da nessuna
parte, così rispondeva mia nonna quando di nascosto dal
nonno, glielo andavo a
chiedere.
Sorrisi.
La
felicità è fatta di pochi attimi che bisogna
custodire
gelosamente dentro il proprio cuore. Non è qualcosa di
duraturo ma alle volte
basta per un’intera vita. Mancava qualcosa nella mia vita.
Avevo tutto quello
che in realtà non mi serviva.
Sbuffai
di nuovo e osservai distrattamente il parco in cui mi
trovavo. Andavo sempre lì quando avevo bisogno di pensare e
stare da sola.
Chiusi gli occhi per un attimo e appoggiai il capo alla grande quercia
contro
cui ero seduta. Respirai a fondo l’odore della terra e dei
fiori che mi
circondavano e poi riportai lo sguardo sul piccolo libro che tenevo
sulle
gambe.
Paulo
Coelho mi piaceva molto, adoravo i suoi scritti. Era in un
certo senso una forma d’arte, la mia più grande
passione. Riusciva con le sue
parole a toccare livelli profondi di me stessa solo con le sue parole.
“Ogni
essere umano, nel corso della propria esistenza, può
adottare due atteggiamenti: costruire o piantare. I costruttori possono
passare
anni impegnati nel loro compito, ma presto o tardi concludono quello
che
stavano facendo. Allora si fermano, e restano lì, limitati
dalle loro stesse
pareti. Quando la costruzione è finita, la vita perde di
significato. Quelli
che piantano soffrono con le tempeste e le stagioni, raramente
riposano. Ma, al
contrario di un edificio, il giardino non cessa mai di crescere. Esso
richiede
l’attenzione del giardiniere, ma, nello stesso tempo, gli
permette di vivere
come in una grande avventura.”
Paulo
Coelho
Inarcai
un sopracciglio non appena
lessi quelle parole. Tra le righe c’era un messaggio ben
preciso… ed io
cosa avrei fatto nella mia vita? Avrei costruito o
piantato?
Mi
alzai con un sorriso e chiusi il
libretto, mettendolo dentro la mia borsa nera.
Una
cosa era certa: volevo che la mia
vita fosse una grande avventura.
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Questa
è una storia originale nata per il contest di
_Mary_Swan_ bravissima
autrice di ff,
che parla appunto di un amore che va oltre l’età.
Lei sedici anni e lui
ventotto… sarà una storia ricca di eventi che
sconvolgeranno e cambieranno la
vita di entrambi i protagonisti!
Spero
di avervi fatto incuriosire con questo
prologo!
Fatemi
sapere!