Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: moonyHYSTERIA    11/04/2011    3 recensioni
Un angelo… caduto dal cielo.
Ecco cosa pensò Kiku del nuovo arrivato a Gakuen Hetalia.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Giappone/Kiku Honda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Nisoku Hokou (Due respiri che camminano)

Anime: Axis Power Hetalia

Autore: moonyHYSTERIA (Serexth).
Personaggi: Alfred F. Jones, Kiku Honda.

Disclaimer: Tutti i personaggi di Hetalia sono © di zio Hidekazu Himaruya.

Nota: Ambientato a Gakuen Hetalia.

Buona lettura!

 

Era appena suonata la campanella dell’intervallo, e tutti gli alunni dell’istituto stavano rientrando nelle rispettive classi. Kiku si sentiva stranamente stanco, camminava barcollando per i corridoi come uno zombie.

La sua attenzione, in quel giorno, cadde su un ragazzo che non gli era mai sembrato di vedere prima di allora. Sentì delle ragazze chiaccherare, evidentemente l’avevano notato anche loro.

«Oh! Che bel ragazzo! Ma chi è?»

«Un nuovo alunno,» rispose l’altra «dicono che sia americano.»

«Può essere! Guardalo: ha i capelli biondi e anche gli occhi azzurri! Che figo!»

Un angelo… caduto dal cielo.

Ecco cosa pensò Kiku del nuovo arrivato a Gakuen Hetalia.

 

L’inverno era arrivato anche a Gakuen Hetalia, e il gelo accompagnato dal ghiaccio sembrava avercela con gli alunni dell’accademia: le ragazze si lamentavano di quanto le divise fossero fredde e i ragazzi di come non riuscissero a muoversi per fare attività fisica. Tutto agli occhi di tutti sembrava normale.

Con tutto quel freddo però, probabilmente qualcuno poteva essersi dimenticato che presto si sarebbe festeggiato il Natale. Quel qualcuno poteva essere Kiku, a cui non era mai interessato più di tanto il Natale. Ogni persona nel suo liceo considerava il Natale in modo diverso dagli altri, e per lui era come una festa dedicata ai fidanzati. Essendo single in quel momento, avrebbe passato le festività natalizie a casa da solo, davanti al camino e leggendo un nuovo volume del suo manga preferito.

«Forse non siamo fatti per stare insieme.»

Scosse forte la testa. Non pensarci, continuava a ripetersi.

«Kiku, quando siamo insieme ti vedo un po’ strano, non mi sembri… sereno. E quando non sei sereno non lo sono nemmeno io, mi capisci?»

Niente da fare, quelle parole continuavano a riecheggiargli nella mente e non riusciva proprio a dimenticarle. Eppure quanto tempo era passato? Forse quattro o cinque giorni? Sospirò.

«Ooohi, Kiku!» sentì urlargli da dietro. Era il suo amico coreano Im Yong Song. A Kiku non era mai piaciuto, lo considerava troppo vivace e appiccicaticcio, ma non sembrava ricambiato, quindi si limitava a sopportarlo come meglio poteva.

«Buongiorno» si limitò a dire col suo solito tono calmo.

Notò anche Wang Yao, che salutò sorridendo. «Nihao!»

«Buongiorno» ripeté con garbo.

Il coreano iniziò a parlare, a parlare e a parlare, parlava così tanto che Kiku non riuscì più a seguirlo dopo solo qualche frase, ma continuava a far finta di capire annuendo e sorridendo qualche volta.

Alzando lo sguardo, notò che non molto lontano da lui c’era un ragazzo appoggiato ad un muro, che in quel momento però stava giocherellando col cellulare, quindi il giapponese non riuscì a vederlo molto bene. Si limitò ad osservare i capelli: erano biondo cenere, davvero un bel colore, sembravano ordinati ma aveva un piccolo ciuffetto che gli spuntava fuori. Quando il ragazzo ripose il cellulare in tasca e alzò lo sguardo, Kiku non potè fare a meno che sprofondare nel blu intenso dei suoi occhi. Improvvisamente ricordò.

È lui. L’angelo… il nuovo alunno..!

Si rese conto di averlo fissato troppo e incominciò a cadere nel panico e nell’imbarazzo. L’amico coreano, che notò arrossire Kiku, si girò e vide anche lui il nuovo alunno biondo, così avvicinò una mano all’orecchio di Kiku e gli sussurrò pettegolo. «Ehi Kiku! Sai chi è quello? No, eh? Allora te lo dico io: è il tipo nuovo, si chiama Alfred qualcosa e viene dall’America! Sta spopolando tra le ragazze ultimamente, e ci credo! Bello com’è!»

«Ah, capisco… ecco perché è biondo…» fu l’unica cosa -senza senso- che riuscì a dire, cercando di calmarsi. Per un secondo riguardò Alfred e i loro sguardi si incrociarono. Alfred sorrise.

M-mi ha sorriso…!!

«Cosa ti succede, Kiku? Sei diventato tutto rosso-aru. Non avrai mica la febbre?»

«Ma no, quale febbre? Figurati! Sto benissimo, non ti preoccupare! Se non vi dispiace, io vado in classe! Devo… devo fare una cosa! Ci vediamo!» Cercò di mascherare le sue emozioni come meglio poteva e si allontanò dagli amici, che lo salutarono un po’ perplessi.

Girò un angolo e si appoggiò al muro, facendo un enorme sospiro.

Mi manca il fiato. Che imbarazzo.

Quel sospiro forse lo aiutò nel calmarsi, ma non durò a lungo, infatti poco dopo si ritrovò il ragazzo americano davanti agli occhi.

«Hello!»

Piccolo silenzio. Dovrei salutare anch’io. «Emh… s-salve…!»

«Ti ho spaventato? Scusami, ma dovrei parlarti in privato… Puoi seguirmi per favore?»

Kiku annuì e nient’altro. Il biondo si diresse dietro la scuola dove in quel momento non passava nessuno, l’unica cosa che si sentiva erano le voci degli alunni in lontananza. Dopo aver controllato che non ci fosse realmente nessuno, allungò la mano. «Piacere di conoscerti, io mi chiamo Alfred F. Jones, mi sono trasferito da poco e vengo dall’America!» Kiku fece un inchino e, pronto a presentarsi a sua volta, aprì bocca, ma fu subito interrotto. «Non c’è bisogno che ti presenta: so bene chi sei. Kiku Honda, giusto?» Kiku, decisamente sorpreso, fece sì con la testa.

Dovrei forse spaventarmi?! «Come fai a saper-»

«Devo dirti una cosa.» Interrotto nuovamente. «Tu… Kiku, tu mi piaci molto. Ci mettiamo insieme?»

…eh? EEEH?! Aspetta! Cosa sta succedendo?! Balbettò qualcosa, ma nel dubbio di non aver capito, non riuscì a dire molto. «T-tu cos…?»

«Mi piaci molto. Ci mettiamo insieme? Sei davvero un bel ragazzo, devi credermi… mi piaci più di qualunque persona e io credo di amart…»

«H-ho capito! Ho capito cosa intendi dire, ho capito benissimo! Come fai a dire certe cose con tale facilità?!» urlò per fermarlo, era nell’imbarazzo più totale. Il tono della sua domanda suonava un po’ come un rimprovero, non era abituato a sentirsi dire cose del genere tutte in una volta. Si schiarì la voce. «Comunque… n-non ci conosciamo per niente e siamo due uomini. Inoltre…» si vergognava un po’ a dirlo, ma doveva. «Pochi giorni fa mi sono lasciato con la mia ragazza e… scusami, ma non mi sono ancora ripreso del tutto.»

«Lo so, vi ho visto.»

«Ci hai visti?!»

«Eheh scusami, so che non avrei dovuto!» Alfred mise una mano dietro il collo, massaggiandoselo. «Però davvero, ci mettiamo insieme anche solo per prova? Se arriva Natale e sei ancora convinto che non possiamo stare insieme… beh, allora ti lascerò stare.» Kiku abbassò un po’ la testa, non sapeva cosa rispondere. «Gli eroi come me mantengono sempre le promesse, non ti preoccupare! Mhh… sbaglio o in Giappone dite una cosa apposta per le promesse?»

Kiku ci pensò un po’. «Ah sì, lo yubikiri…» disse, porgendogli il mignolo. L’altro lo afferrò con il rispettivo mignolo. «Yubi kiri genman, uso tsuitara hari sen bon no-masu! Yubi kitta!»

L’americano sorrise perplesso. «E cosa vuol dire?»

«”Se manchi alla promessa, ti farò inghiottire mille aghi!”»

 

«Kiku! Ti va di tornare a casa insieme?»

«D’accordo», acconsentì timoroso.

Camminavano in silenzio, quando finalmente l’americano aprì nuovamente bocca. «Fa freddo, vero?»

«Già…»

«Se hai freddo posso prestarti la mia sciarpa!» disse, incominciando a slegarsela dal collo.

«Ma no, figurati! Sto bene così!»

«Sicuro?»

Annuì convinto. Senza sciarpa quel poveretto sarebbe sicuramente morto di freddo. «Posso farti una domanda?»

«Certo!»

«Perché hai scelto me?»

Alfred si girò e gli sorrise dolcemente. «Perché penso che tu sia molto affascinante.»

Kiku avvampò per il complimento. Sentendosi mancare, inciampò e gli scivolò la borsa dalle mani; dalla borsa scolastica uscì di tutto: libri, quaderni e anche qualche manga. Kiku si fiondò velocemente a raccogliere le cose, ed Alfred lo aiutò, chinandosi anche lui. Quest’ultimo, attirato dalla copertina di un fumetto, lo prese e lo avvicinò agli occhi, alzando gli occhiali dal naso. «Sembra interessante! Cos’è?»

«Ti piacciono i manga? Ma quanti ne leggi? Bah, vedi di crescere un po’!»

Kiku lo afferrò con forza dalle mani dell’americano. «N-non è niente…!»

«Ma come niente?! Daiii, fammi vedere!» piagnucolò, sporgendosi e cercando di riprenderlo. Il giapponese non mollava: lo allontanò dalla portata dell’amico, ma improvvisamente si rese conto di essere vicinissimo al suo viso. Ciò lo fece distrarre e arrossire, lasciando il bottino. «Eccolo! Ah-ha!» Disse il biondo con aria trionfante, per poi cominciarlo a sfogliare, tutto interessato. Intanto però, Kiku pensava a ciò che gli diceva la sua ex: che era un bambino, che leggeva ancora i fumetti alla sua età, eccetera. Era pronto a sentirsi dire le stesse cose, tanto sapeva che era la verità. «Ahahah!»

«S-stai ridendo..?»

«Sì! I disegni qui sono buffissimi e questa striscia fa morire dalle risate! Ahahah!»

Esitò un momento, restando ad ascoltare la sua risata alquanto particolare. «Non pensi che io sia un bambino, dato che leggo certe cose?»

«E perché mai?! Anzi, me lo puoi prestare, per favore? Voglio sapere come continua!»

Non sapeva che dire, la risposta l’aveva lasciato basito. Se non avesse risposto subito avrebbe fatto la figura del maleducato egoista, quindi iniziò a parlare a dire più cose del dovuto. «S-sì, certo! Comunque quello è il quarto volume, se vuoi domani ti porto gli altri tre precedenti! La storia si evolve molto nel penultimo capitolo, non ti conviene di leggerlo ora o ti anticiperai delle cose. Se per te va bene, te li porto tutti domani! M-ma se quello vuoi tenerlo… beh, tienilo pure! Cioè, non è che lo rivoglio indietro, io ho già finito la serie... quindi… mh sì, insomma…»

Alfred lo interruppe poggiandogli una mano sulla spalla e sorridendogli. «Thank you!»

 

Due giorni dopo, passando davanti alla classe di Alfred -non perché lo stesse pedinando o altro-, lo vide seduto a leggere uno dei volumi del suo manga con un sorriso sulle labbra. Sentì di sorridere a sua volta.

Non mi starò mica innamorando?

 

Ancora una volta, Alfred passeggiava con Kiku per accompagnarlo a casa, seguiti dal freddo glaciale di quella sera. Era passato un po’ di tempo da quando l’americano si era dichiarato, e Kiku da allora aveva iniziato a capire il suo vero carattere, che non era quello che pensava mentre lo osservava da lontano.

«Allora io vado» disse il giapponese, che in quel momento sostava davanti alla sua abitazione, pronto ad aprire il cancello.

«Aspetta! Kiku, sai che giorno è oggi?»

«Veramente no.»

Alfred abbassò un po’ la testa. «È il 23 Dicembre.»

Silenzio. «Oh.»

«Non ce la faccio più ad aspettare, voglio che tu mi dia una risposta. Sai Kiku, in questi giorni mi sono divertito molto con te. Mi fai davvero sentire a mio agio.» Altro silenzio imbarazzante, forse più di quanto lo era Kiku in quel momento. Non sapeva che dire, non aveva idea di come spiegarglielo. Lo fissava con la bocca socchiusa cercando le parole giuste, ma si ritrovò Alfred a pochissima distanza da lui, che gli accarezzò piano il viso. «Per favore, Kiku…»

«Scusa, devo rientrare! Ci vediamo domani!» Sbatté forte la porta e ci rimase dietro, fissando il soffitto.

Cosa mi è preso?! Sì, ce l’aveva con sé stesso. Stava per dirgli che per lui era lo stesso, che anche lui si era divertito molto, che anche lui si trovava bene ma… non trovava le parole. O almeno, le parole c’erano nella sua mente, però gli sembravano troppo difficili da pronunciare.

Il ragazzo passò l’antivigilia a leggere un manga davanti al caminetto acceso.

 

Il giorno dopo era festa. Kiku si svegliò di buon ora, ma abbastanza riposato. Affacciandosi alla finestra notò che quella notte aveva nevicato, imbiancando il panorama attorno. Tutto quel bianco gli trasmetteva una sensazione davvero rilassante, così decise di uscire a camminare un po’.

Il paesaggio innevato era qualcosa di irreale, soprattutto per il silenzio che vi regnava. Non sapendo dove andare, si diresse istintivamente al konbini più vicino, dove probabilmente avrebbe comprato una qualsiasi cosa commestibile, giusto per fare una mezza colazione.

Ripensava alla sera precedente, ma soprattutto pensò ad Alfred, chissà se si sarebbero rivolti più la parola. Non fece a meno di sospirare. Girando per gli scaffali di cose da mangiare non trovò niente che gli interessasse. Aveva la mente troppo occupata a pensare. Stava per girarsi indietro, quando all’uscita intravide la figura del tipo a cui stava pensando: Alfred.

Era la sua occasione. I loro sguardi si incrociarono per un istante, ma il biondo lo ignorò, abbassò lo sguardo e girò i tacchi, uscendo dal negozio. Kiku capì benissimo il suo gesto, ma non si arrese: corse fuori dal negozio, pregando di trovare il coraggio di cui aveva bisogno.

«Alfred-kun!» urlò appena fu fuori. «Alfred-kun, aspetta per favore!»

Alfred, che stava normalmente camminando, si fermò. «Cosa vuoi da me?» chiese, senza voltarsi.

Il giapponese non vide il suo volto, ma sentì quanto la sua voce era dannatamente seria. Troppo seria. «Alfred-kun, io…» No, non ce l’avrebbe fatta nemmeno questa volta, se lo sentiva. Eppure, con tutta la volontà che aveva in corpo, corse ad abbracciarlo alle spalle. «A-alfred-kun…»

Rimasero per un bel po’ abbracciati e senza dire una parola, fino al momento in cui Alfred afferrò la mano di Kiku, costringendolo a guardarlo negli occhi, per poi poggiare le labbra su quelle del ragazzo. Fu un gesto del tutto inaspettato, che fece perdere un battito al giapponese.

«Kiku… Tu mi piaci, mi piaci più di qualsiasi altra cosa» disse dolcemente, prendendogli il viso tra le mani.

«A-anche tu mi piaci…»

 

Caro Babbo Natale,

ti ringrazio per il magnifico regalo di quest’anno.

Per il prossimo Natale non voglio nulla, ma per ora ti chiedo un ultimo favore: assicurati che noi due potremo continuare ad essere felici insieme.

 

 

Teatrino dell’autrice e i suoi scleri/riflessioni

*sospiro* Finita. Scusate se è uscita fuori bella lunghetta (sono più di 3 pagine Word)… Eppure ho tagliato tante scene ç_ç Probabilmente aggiungerò altri capitoli delle scene tagliate X°

NON HA MOLTO SENSO UNA FF AMBIENTATA A NATALE CON QUESTO CALDO, SCUSATE.

*coff*

Ci ho messo relativamente poco tempo stavolta! °-° Forse avevo le idee un po’ più chiare…  Anche se uff, non sapevo che titolo metterci Q_Q Che poi quello che ho scelto non ci azzecca una mazza, ma amen, cercatevi la canzone XD Scusate se lo spazio/luogo non è ben definito, ne sono consapevole |: E anche per il finale, non sapevo come concluderlo *si sente banale T_T

Eniuei, mi sono ispirata ad una one-shot di Nana Haruta, che ho trovato in Love-Berrish! (credo °A° o era forse Chocolate Cosmos?) Non ricordo nemmeno il titolo o_o’ Quando l’ho letta mi sono sciolta, era davvero troppo dolce q_q Non l’ho riletta quindi non è identica spiccicata, ma spero non dia fastidio a nessuno questo fatto XD

Oh, già: la coppia °V° Li amo. Sono l’opposto e… sì insomma, mi piacciono ò_ò Spero di non essere trinciata dalle fan dell’UsUk, sappiate che anche a me piace come coppia! ;A; Però bo, amo anche questi due ,_, (e anche Francia e Inghilterra *COFFCOFF*)

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: moonyHYSTERIA