Marzio passeggiava per strada con le
mani in tasca, perso in
pensieri che le parole non sarebbero state in grado di tramutare in
qualcosa di
concreto.
Pensava a com’era strana la
situazione che viveva, pensava a
chi mai avrebbe potuto credere alla sua vita, al suo essere un
guerriero
mascherato, al suo essere un futuro sovrano di un Paese incantato e
alla sua
principessa, così diversa dalle principesse dei film.
Pensava al fatto che fosse
già padre prima ancora di sapere
cosa volesse dire aver voglia di un figlio, a quanto fosse improbabile
avere
accanto dei gatti che rispondono alle tue domande o una fidanzata che,
all’occorrenza,
poteva trasformarsi in una combattente.
Con la testa
all’insù, assorto nella contemplazione delle
nuvole che scorrevano veloci,
non si
accorse della ragazza che sostava di fronte alla vetrina della libreria
in
centro. L’impatto fu inevitabile.
“Guarda dove cammini,
cazzo” sbraitò la ragazza,
massaggiandosi una spalla
“Mi scusi, ero sovrappensiero” mormorò
il ragazzo,
intimidito dal tono perentorio della fanciulla “Mi
dispiace”
La ragazza non rispose
immediatamente, rapita completamente
dagli occhi di quel bel giovane dai capelli scuri che gli stava di
fronte. L’aveva
già visto, qualche volta, passeggiare per il centro della
città ma non si era
mai soffermata ad osservarlo. Sembrava un ragazzo come tanti, alto, un
bel fisico
prestante ma nulla di più. Ritrovarselo di fronte,
però, le fece una strana
impressione e, udendo la sua voce, avvertì una piacevole
sensazione alla bocca
dello stomaco.
“No, non ti
preoccupare” balbettò “Sono stata
maleducata, ti
ho aggredito” rispose dopo qualche istante, accorgendosi del
rossore che aveva
cominciato ad invaderle le guance “Ti va di bere un
caffè?”
“Sono in ritardo, dovrei…”
“Dai, solo un caffè. Considerala come una
constatazione
amichevole” disse, ridendo
“Va bene, un caffè riesco a
concedermelo” rispose Marzio,
seguendola all’interno del bar posto accanto alla libreria.
Entrando, la giovane donna
salutò il barista con fare
amichevole, ordinò due caffè e fece strada fino
ad un tavolino appartato.
Marzio si accomodò di fronte a lei, sorridendo cordialmente
“Non ci siamo ancora
presentati. Io sono Marzio, piacere di
conoscerti”
“Elettra” rispose lei, dandogli la mano
“Nome insolito,
vero?”
“In effetti sì. Mitologia greca, se non
sbaglio”
“Già. Ma non l’Elettra figlia di
Agamennone. Io sono stata
chiamata Elettra come una delle ninfe dell’Oceano. Elettra deriva anche dal greco
elektro che significa
ambra. Mia madre è un’appassionata di storia
greca”
“E’ un nome molto bello”
Il barista portò i
caffè, lanciò un’occhiata maliziosa
alla
ragazza e tornò al bancone.
“Ti ho visto spesso da
queste parti” disse Elettra,
sorseggiando il caffè “Vivi in questa zona della
città?”
“A dire il vero no, ma qui ci vive la mia ragazza. Io invece
non ti ho mai visto prima”
“Per forza” ridacchiò lei, sentendosi
stranamente gelosa
nell’udire che il ragazzo fosse impegnato “Se
cammini sempre con la testa per
aria non è facile vedere le persone”
“Touchè” rispose Marzio, ridacchiando.
Elettra era una
splendida ragazza dai lunghi capelli scuri ma, senza sapersene spiegare
il
motivo, lo metteva in imbarazzo.
“Così hai la
ragazza?” chiese, con tono noncurante “Come si
chiama?”
“Bunny” rispose, gli occhi che divennero due
cristalli
splendenti solo a nominarla
“Carino. State insieme da molto?”
“Da una vita” rispose, sorridendo fra sé
e sé
“Sembri molto giovane eppure sei già impegnato
così
seriamente?”
“Bunny è speciale. Con lei ogni giorno
è come fosse il
primo. Senza di lei non sarei completo. Sembra una frase sciocca, una
da
biscotto della fortuna, ma ti assicuro che corrisponde al
vero”
“Dev’essere proprio una principessa, questa
Bunny”
“Oh sì, lo è” rispose Marzio,
alzandosi “Ora devo proprio
scappare. Ti ringrazio per il caffè, sei stata molto
gentile. Dovessimo rincontrarci
nuovamente, ricambierò la cortesia”
“Volentieri. Magari conoscerò anche questa
Bunny” disse
Elettra, esibendo un sorriso tutt’altro che sincero. Marzio
rispose con un
cenno della testa, salutò cordialmente ed uscì
dal bar, lasciandola sola ed
arrabbiata.
Quel ragazzo l’aveva
destabilizzata ed il pensiero che, a
differenza di tutti gli altri, non le fosse sembrato per nulla
interessato a lei
la irritò ulteriormente.
**
A distanza di una settimana dal loro
incontro, Elettra
rivide Marzio al parco. Sedeva su di una panchina con accanto una
ragazza
minuta, con dei lunghissimi capelli biondi. Elettra, al riparo di un
albero,
scrutò la coppia. La ragazza era molto più bassa
di lui, in quel momento stava
piagnucolando per non sapeva quale motivo mentre una bambinetta dai
capelli di
un colore strano gironzolava attorno a loro, cercando di catturare
l’attenzione
di Marzio. La biondina cominciò ad urlare addosso alla
bambina che, a sua
volta, rispose a tono mentre Marzio sedeva, inerme, in mezzo alle due
litiganti. Quando la coppia si alzò, Elettra notò
che l’abbigliamento di Bunny
era semplice, totalmente casual ma senza un tocco di malizia. Si chiese
come un
bel ragazzo come Marzio potesse stare con una persona così
normale, così priva
di charme. Forse non sarebbe servito a nulla ma di certo era
intenzionata a
scoprirlo.
Ci volle quasi una settimana per
scovare l’indirizzo del
ragazzo. Non fu un’impresa facile, considerato il fatto che
non era un’investigatrice
e non disponeva di mezzi sofisticati. Però, come al solito,
riuscì nel suo
intento ed una sera, armata di coraggio ed agghindata alla perfezione,
decise
di suonare il campanello di casa sua.
Qualche istante dopo, il ragazzo
comparve sulla soglia “Ehi,
ciao”
“Ciao Marzio, ti ricordi di
me? Passavo per caso e… beh, ti
ho visto entrare in questo edificio qualche giorno fa ed ho immaginato
che
vivessi qui. Come ti dicevo, stasera passava per caso e ho deciso di
passare a
salutarti”
“Ma come hai fatto a trovare il mio appartamento?”
chiese,
spostandosi per farla accomodare
“Non è stato così difficile, ho letto i
nomi sui citofoni e
l’unico Marzio sei tu”
“Già, solo io mi chiamo così in questo
palazzo. Ma accomodati,
vuoi del tè? Bunny ne stava giusto preparando qualche
tazza”
“Ah… c’è Bunny?”
domandò, a denti stretti
“Sì, vieni. Vorrei presentartela”
Elettra varcò la soglia
della cucina e vide la biondina
della settimana precedente. Quella sera indossava un abitino di lino
che
accentuava il suo fisico minuto ma proporzionato. Le lunghe gambe
snelle erano
chiare come la superficie della Luna, i suoi capelli biondi erano
sciolti e le
accarezzavano dolcemente la schiena. Quando si voltò, nei suoi begli occhi blu
lesse gelosia,
stupore, curiosità ma anche tanta dolcezza. Era bella, molto
più bella di come
le era sembrata al parco.
“Marzio, chi è
questa ragazza?” domandò Bunny, senza
preoccuparsi di lasciar trapelare la gelosia che provava
“Lei è Elettra. Te ne avevo parlato,
ricordi?”
“Ah sì!” trillò Bunny,
posando la teiera ed avvicinandosi ad
Elettra con la mano tesa “Piacere di conoscerti! Marzio mi ha
detto del vostro
incontro! Sai, io sono una tale gelosona. Gli ho fatto una testa
incredibile
quando è arrivato in ritardo e mi ha raccontato del vostro
incontro. Poi però
mi è passata, non riesco proprio ad arrabbiarmi con
lui” concluse, guardando Marzio
con amore
“Piacere,
Elettra” balbettò, sentendosi improvvisamente
fuori posto
“Vieni, accomodiamoci in salotto” propose Marzio,
sorridendo.
Mentre Elettra raggiungeva il salotto
vide, con la coda dell’occhio,
Marzio che posava un dolce bacio sulla fronte di Bunny e le sussurrava
qualcosa
all’orecchio. Quella scenetta la fece sentire piccola ed
insignificante e
decise di inventare una scusa per scappare al più presto da
quella situazione
così frustrante.
Ma Elettra non conosceva Bunny. Non
appena la ragazza
sedette sul divano, cominciò a chiacchierare allegramente
parlandole dei suoi
studi, delle amiche, di Marzio e facendole molte domande senza
però risultare
invadente. Passate due ore, Elettra si congedò dalla coppia
salutandoli con
calore.
Stava per salire
sull’ascensore quando la porta dell’appartamento
di Marzio si aprì di scatto ed una voce alle sue spalle la
fece voltare
“Elettra”
“Oh Bunny, dimmi” rispose, guardando la ragazza
“So che questa sera non sei passata per un saluto.
Normalmente mi infurierei e farei un sacco di scenate ma…
beh ecco, io ti
capisco. Insomma, anche io mi sono innamorata di Marzio
all’improvviso,
negandolo però a me stessa per molto tempo. So che cosa vuol
dire… sono i suoi
occhi, vero? Sono sinceri, sembra che ti leggano dentro senza bisogno
di
parole. Lui è così, fa perdere la testa e ti
ritrovi a domandarti come sia
stato possibile vivere per così tanto tempo senza averlo
accanto”
“Ma io…”
“No, non devi dire nulla. Volevo solo che sapessi che,
beh…
avrai visto la mia faccia quando ti ho scorta sulla soglia della
cucina. Mi
spiace averti dato l’impressione di essere
maleducata”
“No no, piuttosto scusami tu. Sapevo che era impegnato
eppure…” sospirò e proseguì
“ma come hai fatto a capirlo?”
“Sei vestita così bene e hai un trucco perfetto.
Inoltre hai
un ottimo profumo e i tuoi capelli sono acconciati ad hoc. Non conosco
nessuna
ragazza che, per una passeggiata in solitaria, si agghinda
così” rispose,
sorridendo dolcemente, senza alcuna sfumatura di ironia
“Sei molto comprensiva” disse Elettra, arrossendo
“Al posto
tuo mi sarei cacciata fuori a calci”
“Ma che dici? Te l’ho detto, Marzio è
così. Fa questo
effetto, che ci vuoi fare? Ma io mi fido di lui, so che non mi
tradirebbe mai. Siamo
insieme da una vita…” disse, ripetendo le parole
che già Marzio aveva
pronunciato la prima volta che aveva incontrato Elettra
“Sei molto fortunata ma anche lui lo è”
rispose la ragazza,
prima di salire sull’ascensore e scomparire alla vista di
Bunny.
Fuori, nel freddo della sera, Elettra
alzò gli occhi verso
la Luna. Per una breve frazione di secondo le sembrò di
vedere il volto di
Bunny riflesso in quello del satellite. Scosse la testa,
strizzò gli occhi e
riguardò il cielo prima di incamminarsi verso casa.
Ora non c’era
più bisogno di domandarsi come fosse
possibile, per Marzio, essersi innamorato di Bunny. Ora che
l’aveva conosciuta
si chiedeva, piuttosto, come sarebbe stato possibile il contrario.