Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: 8Kanemi8    12/04/2011    11 recensioni
Un piccola storia in cui i due protagonisti centrali sono sempre i miei preferiti Kagome e Inuyasha. Una storia in cui i due sono legati da qualcosa di troppo importa per dimenticarsi l'uno dell'altro...
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il finale e la parte migliore

Il finale è la parte migliore

 

 

 
Le mie mani scesero dalle spalle ai fianchi, il mio corpo aderì al suo e le mie labbra baciarono il suo collo. Quel vestitino lasciava poco spazio all’immaginazione ed ero già eccitato. La feci girare e cercai le sue labbra. Lei mi accarezzò il collo e cercò la mia lingua.  Mi spinse verso il letto e mi fece stendere sotto mentre lei si mise a cavalcioni  su di me. Poi tornò a baciarmi e io iniziai ad accarezzare le sue gambe fino a salire sotto la gonna,  le accarezzai la schiena e poi tornai sul fondoschiena. Aprii gli occhi e guardai quelli di Kagome che iniziò a sbottonarmi la camicia e i pantaloni che però rimasero dove stavano. Mi misi a sedere e lei si alzò sulle ginocchia permettendomi di sfilarli. Poi mi fece stendere ancora, baciandomi. La mia mano destra sfiorò il suo seno, lei sorrise gemendo e a me eccitò di più continuando a giocare così allungo.  Le sfilai piano la vestina e quando vidi i suoi seni impazzii. Continuammo così per un po’ poi sentì l’esigenza e la mancanza delle sue labbra. La baciai con tutta la passione che avevo. Poi con una spinta ribaltai la situazione e piano piano con baci scesi fino alla sua intimità. Lei aprì appena le gambe ma bastò, morivo. Lei incurvò la schiena e gemette.
-Inuyasha- ansimò e io tornai da lei.
Lei mi sorrise e si portò di nuovo sopra di me. Si tolse completamente gli slip e si poggiò di nuovo su di me.
-Kagome- lei sorrise e si alzò io sfilai i box e la lasciai fare. Poggiai le mani sui suo fianchi e lei scese piano facendomi entrare in lei. Incurvai la schiena e lei tirò la testa indietro. Lei si alzò un po’ per poi scendere di nuovo. Dio che bello fare l’amore con lei, spostai le mani sul suo fondoschiena e l’aiutai a muoversi poi mi misi a sedere e lei gemette di più. La baciai stringendola a me forte. Lei mi accarezzò la guancia e mi sorrise, era bellissima.
-Dimmelo- mi sussurrò tra un sospiro e l’altro. Io sorrisi e la baciai, ancora.
-Perché non me lo dici tu?- le chiesi e la feci gemere quando spinsi più forte, stavo per  venire e anche lei.
-Ti ho detto tante cose per prima- annuii e la guardai, lei continuò a salire e scendere con il mio aiuto. Era sudata e arrossata, il suo profumo mi inebriava.
-Ma se ora te la dicessi e perché sono stato forzato da te- lei rise.
-Lo so che non lo provi davvero, ma mi hai fatto cedere il contrario e voglio che lo dica anche a me-
-Da quanto…- gemetti stringendola, l’andamento era più veloce –Da quanto tempo non lo facciamo Kagome?-
-Cinque anni- sorrisi e le accarezzai la guancia.
-Dio mi stai facendo impazzire- lei rise.
-Sto tradendo il mio futuro marito- improvvisamente notai i suoi occhi lucidi –Mi sposerò tra sette giorni-
-Non ricordarmelo-
-Mi hai solo usata come tutte prima di me, quindi dimmelo-
-Sei la mia preferita- rise –No, Kagome tu sei qualcosa di speciale-
-Dovrai abbandonare l’idea di avermi per te – gemette stringendomi e baciandomi. –Ho bisogno di sentirtelo dire, lo hai detto a tutte lo voglio sentirle anche io- la baciai come avevo fatto cinque anni prima con lei.  Stava per sposarsi e sapevo che dopo quella volta lei non sarebbe più tornata. Si sposava con un ragazzo che avevo sempre odiato, avrebbe fatto l’amore con lui, avrebbe avuto figli da lui. Quel pensiero mi fece infuriare e spinsi di più, facendole quasi male. Era iniziato come tutte le altre una botta e via, poi qualcosa mi aveva attirato, il suo modo di essere come me.  Ero geloso di chi la baciava al mio posto e desideravo averla. Non facemmo mai nulla concretamente e quando le superiori finirono lo facemmo un’ultima volta prima che lei partisse per l’Italia.
Flash Back
-Ho saputo una cosa dalle altre ragazze- mi disse mentre si rivestiva, cinque anni prima.
-Davvero? Cosa?- chiesi malizioso avvicinandomi.
-A loro hai detto due paroline- sorrise –ottima mossa, ci cascano-
-Lo so per questo le dico- sorrise e mi abbracciò per il collo.
-Perché a me non le hai dette?-
-Perché tu non sei le altre- rise e mi baciò. Era diverso il suo bacio vero e profondo, il mio era molto simile forse più profondo.
-Addio Inuyasha, mi mancherai- le accarezzai le guancia e rimasi sorpreso quando vidi i suoi occhi lucidi –Cerca di cambiare-
-Cosa stai dicendo?-
-Io parto Inuyasha, tra mezz’ora- spalancai gli occhi –Vado in Italia a studiare-
-Non puoi andartene- la strinsi di più –Io…-
-Shhh- mi tappò la bocca con un dito –Non dirmelo, ti prego- una lacrima scese dai suoi occhi e io la baciai. –Addio-
-Ci vediamo- lei scosse la testa, mi stampò un ultimo bacio e poi uscì di corsa.
 
Quattro anni dopo scoprii che si era fidanzata ufficialmente e che si sarebbe sposata un anno dopo in Giappone. I ragazzi andarono all’aeroporto e con loro andai anche io. Quando la vidi arrivare i ricordi si fecero reali, avevo cercato di dimenticarla ma invano. Di Kagome si diceva che entrava nella testa e non usciva più.  Quando la vidi sorrisi nel sentire anche il mio cuore accelerare. Era ancora più bella di quanto ricordassi, accanto a lei un damerino. Lei salutò tutti e quando arrivò a me mi guardò seria, io ricambiai poi mi abbracciò forte.
-Ben tornata bambolina mia- sembrava cresciuta sia fisicamente che mentalmente, era più matura. Sentire il suo profumo mi fece impazzire.
Eravamo alla festa che i genitori di lei avevano organizzato. Una festa in piscina ben organizzata e io avevo dovuto partecipare alla ridicola scena di loro che ballavano un lento, che si baciavano e si coccolavano. Lui era completamente preso da lei ed ero sicuro che si chiedesse ancora come fosse possibile che una ragazza come Kagome, bella come lei , avesse scelto lui. Lei era distante, sapevo che provava qualcosa per lui, ma il giorno nell’aeroporto quel  qualcosa era cambiato. L’avevo seguita fino alla sua stanza e avevo chiuso la porta a chiave. I capelli erano cresciuti molto e li aveva arricciati e legati in una coda bassa e storta in modo che scendessero sulla spalla.  Aveva eyeliner sugli occhi e labbra rosse come il fuoco.
Fine Flash Back
-Dimmelo e mi scorderò di te-  mi chiese. –Dimmi che sono stata una delle tante!- la baciai –Dimmi che mi sono illusa e che faccio bene a sposarmi- sorrisi –Ti odio-
-Anche io- spinsi e capii che mancava davvero poco –Sei qualcosa di unico e tu non ami lui- scese un’altra lacrima che catturai con le labbra –Non ti ho mai scordato-
-Io si-
-A quanto pare no- lei sorrise. –Lo sai perché non te lo dico-
-No, non lo so-
-Perché non mi crederesti- mi guardò negli occhi e non so cosa vide ma dopo un momento di sorpresa mi sorrise –Sto per venire- lei annui e io la feci stendere e spinsi di più poggiando la mia testa sul suo petto e gemendo con lei.
-Mi sei mancato- mi disse lei.
-Sei solo una delle tante- le dissi venendo. Lei mi strine la testa sul suo petto, respiravamo velocemente. Dio quanto era stato bello. Quanto mi era mancata. Quanto tempo era passato? Guardai l’orologio, quindici minuti. Sorrisi, solo lei poteva farmi impazzire così velocemente.  Ci asciugammo il sudore e poi ci rivestimmo, lei si diede una sistemata e poi fece per uscire ma si fermò.
-Emh, spero verrai al mio matrimonio- la voce era leggermente strozzata e non mi guardava.
-Non contarci- lei sorrise e annuì. La attirai a me e la baciai piano, delicatamente un’ultima volta. Avevamo ventitré anni, potevamo essere cambiati molto ma quando eravamo insieme eravamo i ragazzini di sempre. –Vedo che sei sempre il solito stronzo-
-Sono cambiato anche io Kagome, l’unica differenza e che io non mento a me stesso- lei annuì ed uscì. Io uscii dopo mezz’ora.
 
La festa continuò monotona e quando fu l’ora di andarsene salutai prima Kagome abbracciandola appena e poi lo sposo stringendogli una mano. Guardai Kagome un’ultima volta poi andai via.
 
-Inuyasha!-
-Cosa vuoi Sango?- lei mi guardò con occhi da cerbiatta.
-Mi puoi accompagnare?- la guardai interrogativo –Devo portare una cosa a Kagome, ti prego-
-No-
-Dai?- insistette. –Non posso neanche vederla!-
-No-
-Le hai detto quella cosa?- guardai mia sorella –Non l’hai fatto-
-Se l’avessi fatto cosa sarebbe successo secondo te?- spensi la sigaretta furioso.
-Ti avrebbe creduto- scossi la testa –Cosa le hai detto?-
-Che era una delle tante- lei mi sorrise.
-Dai accompagnami- sospirai e mi alzai accompagnandola a casa di Kagome –Verrai domani?- scossi la testa –Cinque anni e ti sei visto solo con tre ragazze lei si sposa addirittura-
-Eppure tu sei eccitata all’idea del matrimonio-
-Tu non l’hai fermata e lei sembra felice-
-Ma non lo è- sorrisi entusiasta di quella cosa.
Lei annuì –ma ha scelto una vita tranquilla a una vita piena di dubbi-
-No Sango, lei ha scelto la seconda- parcheggiai.
-Portaglielo tu io non posso vederla- scossi la testa.
-Non sei mica tu il futuro marito- lei sorrise.
-Non riesco a guardarla in faccia ma questo è suo, è il diadema che metterà- lo aprì e sorrisi nel vederlo, semplice e delicato. –Le direi che sta facendo uno sbaglio. Tu invece non le dirai niente-
-Non credi che vedendomi ci potrà ripensare?- chiesi sicuro di me.
-Eccola la differenza Inuyasha. Io la pregherei di lasciar perdere e abbandonare tutto rovinandole così la sua festa e finirei per litigare con lei. Se vai tu, non le dirai niente e lei potrebbe ripensarci-
-Rovinandole comunque la festa-
-No, salvandola senza fare danni- sorrise e mi mise il pacco tra le mani –Almeno guardala un’ultima volta-
-Torno subito-
Bussai alla porta e mi aprì un maggiordomo dicendomi che Kagome era in camera sua con la madre. Quando bussai e la donna mi aprì la porta notai che aveva gli occhi lucidi e un sorriso smagliante. Mi abbracciò e mi disse di entrare. Il mio cuore accelero quando la vidi indossare il vestito bianco. Il corpetto era tutto ricamato e la gonna si seta era larga e scendeva fino a terra. Sulla vita una fascia di merletto chiusa in un fiocco dietro la schiena e le due code percorrevano la gonna fino a terra.
-Chi è mamma?- chiese e quando si girò rimase sorpresa.
-Ciao- le sorrisi e la guardai –Sei bellissima-
-Grazie- sorrise appena e io le mostrai la scatola.
-Sango mi ha chiesto di portartela- la aprii mostrando il diadema –è il suo regalo-
-E quello che vidi cinque anni fa- lo prese e lo mostrò alla mamma che lo mise. Era truccata e pettinata per la prova e mi sembrava che si stesse per sposare quel giorno.
-Cosa ne pensi Inuyasha?- mi chiese la madre e io sorrisi.
-È bellissima- lei mi guardò negli occhi –come sempre- abbassò lo sguardo –Devo andare- dissi.
-Aspetta un attimo Inuyasha devo darti una cosa- annuii.
-Sai cosa?- chiesi a Kagome cercando di apparire indifferente alla scena.
-Sango non te l’ha detto?- scossi la testa –Mi farai da testimone- lo disse decisa.
-Non puoi farmi questo-
-Hai detto che non provi niente- la sua voce si incrinò e gli occhi si arrossarono –Quindi vieni e dimostramelo-
-Hai fatto la tua scelta Kagome- lei guardò in alto per impedire alle lacrime di scendere io mi avvicinai e le accarezzai la guancia poi le baciai la fronte –Sii felice Kagome- lei afferrò la mia mano ma andai via.
-Inuyasha dove vai?- mi chiese la madre e io le sorrisi.
-Mi dispiace Loren ma io non le farò da testimone- lei spalancò gli occhi –Auguri- me ne andai velocemente.
 
-Andiamo via di qui- dissi a Sango che annuì. Passai una mano nei capelli e lei mi guardò –Maledizione!- spaventai Sango. –Era bellissima-
Lei annuì –Finirà qui?- mi chiese
Annuii: -Si Sango- la guardai –Finirà qui, non la rivedrò più e lei si sposerà-
-Ma tu la ami- sorrisi.
-Ormai cosa conta?- lei scoppiò a piangere abbracciandomi.
 
Era venuto a casa mia, forse era stata tutta opera di Sango. Vederlo entrare e guardarmi in quel modo  era stato un colpo al cuore. I suoi occhi brillavano ne ero sicura, il suo sorriso e poi lo sguardo serio. E poi la frase, il bacio sulla fronte, il suo rifiuto di farmi da testimone. Guardai il diadema, Sango non aveva badato a spese, e poi la scatola e mi accorsi che c’era qualcosa. Tirai il rivestimento del fondo scoprendo un doppio fondo che conteneva delle lettere.  Presi la prima che era stata numerata e lessi il destinatario… ero io. La aprii e riconobbi la scrittura di Inuyasha.
“E così sei partita davvero, mi viene da ridere. Sono passati due anni ed è la prima lettera che scrivo. Dio che stupidata. So che stai studiando molto e che hai nuove amicizie, sono contento per te. Io ho iniziato a lavorare, mio padre mi ha aperto le porte della sua azienda sono molto bravo e le cose vanno molto bene, mio padre è fiero di me. Strano vero. Le cose qui sono cambiate molto, sono maturato e sono sicuro che anche tu sia maturata. Studio anche per l’università, economia l’ultimo esame è andato molto bene. Beh ciao piccola”
Lessi la seconda un po’ più piccola.
“È passato un anno dall’ultima volta che ho scritto la lettera. Non l’ho mai spedita. Non so perché mi trovo ora a scriverne un’altra sapendo già che non la spedirò, ma oggi ho saputo una cosa che ti riguarda. Stai con un ragazzo, da tre anni. Ti sei data da fare sin da subito. Mi ha fatto uno strano effetto e quando l’ho saputo sono scoppiato a ridere poi Sango mi ha mostrato una tua foto con lui. Sembri felice e sei maturata come supponevo. Ti auguro tutto il bene del mondo”
La terza lettera.
“Nell’ultima lettera ho scritto che ti auguravo tutto il bene del mondo, me ne sono pentito. Spero che ti stancherai presto di questo ragazzo. Tu, non puoi stare con lui io ci penso ancora alle notti passate insieme. Non posso credere che tu non ci pensi, non è possibile. Ti ricordi quella volta a scuola? Quasi ci sgamavano. E a mare? In piscina, a casa tua?  A casa mia? Bei tempi quelli. Ho capito che mi manchi, e che ormai sei entrata dentro la mia mente, cuore e anima, sempre se ne possiedo una. Se l’avessi la venderei al diavolo pur di vederti un’ultima volta, chi l’avrebbe detto che mi sarei innamorato di te”
Le lacrime iniziarono a scendere e mi portai una mano alla bocca per soffocare un singhiozzo.
Quarta lettera.
“Non puoi farlo davvero! È contro ogni nostra logica, non puoi sposarti! Non ci credo che stai per compiere questo errore, non puoi cadere così! Cosa credi che sia una sciocchezza il matrimoni? Ripensaci Kagome!”
Quinta lettera
“Ho saputo che ti sposerai qui, quindi è tutto confermato. Non riesco ancora a crederci. Ma forse hai ragione tu meglio lasciare il passato là dov’è, ormai siamo grandi. Ma non potrò pensare che al passato quando ti vedrò all’aeroporto, a quello che c’è stato tra noi. Cinque anni e tu ti sposi, cinque anni che io non faccio sesso con una ragazza… ironica la vita eh?
Non so se sopporterò di vederti salire all’altare e sposarti. Mi chiedo anche cosa accadrà quando mi vedrai, io già sento il mio cuore scalpitare. Vorrei tanto sapere cosa ti passa per la mente. Spero che ti renderai conto dello sbaglio che stai per compiere. Forse è un addio o forse un arrivederci, ma mi mancherai Kagome, proprio come mi sei mancata in questi cinque anni. Addio piccola oppure come ero solito chiamarti addio bambolina.
P.s. Ti Amo”
 
Era l’ultima lettera e io scoppiai a piangere a dirotto. Non credevo che fosse in grado di scrivere cose del genere. Sapevo già cosa provava per me e sapevo anche io quello che avevo provato per lui. Ma eravamo troppo giovani e avevamo altre cose per la testa. Non avrei  potuto vedere Inuyasha come un amico, mai. Piansi tutta la notte e mia madre se ne accorse.
 
 
Ero in camera mia. Guardai il vestito che mia madre mi aveva preparato convinta che sarei andato. Ci pensai allungo e se volevo dimenticarla dovevo infliggermi una ferita che mi avrebbe ricordato quanto male ci fossi stato. Mi feci la doccia e mi preparai, quando fui quasi pronto Sango bussò alla mia porta.
Sbucò sorridendo e io ricambiai.  Lei mi aggiustò la camicia e poi la giacca.
-Sei sempre bellissimo- le baciai la fronte.
-Tu meravigliosa- lei sorrise –resterò solo perché è giusto che ci sia-
-Ok- mi prese per mano e uscimmo. Raggiungemmo la chiesa e aspettammo che arrivassero gli altri. I miei amici parlarono con lo sposo tranne Sango e Miroku che se ne stavano in disparte a baciarsi. Attesi fino a quando non ci dissero di accomodarci in chiesa e io seguii la massa.
-Inuyasha?- guardai mia madre che mi sorrise –Loren mi ha mandato questo nel caso tu avessi cambiato  idea- mi sorrise e io guardai il fiore da taschino rosso e poi le fedi –Vuoi?- annuii e infilai le fedi in tasca.
Mi diressi verso l’altare e guardai lo sposo che mi sfidò con lo sguardo. Io sorrisi al ricordo di una settimana prima. Feci un respiro profondo quando la musica partì.
 
Mia madre mi vestì in silenzio senza versare lacrime. Quando fu però tempo di calarmi il velo mi guardò preoccupata.
Papà in macchina mi prese la mano e mi sorrise. Io ricambiai ma uscì solo una smorfia.
-Cosa c’è?- mi chiese e io scossi la testa –Non sei sicura?- non risposi –So che Inuyasha ha rifiutato di fare da testimone- annuii –Ti dispiace- scossi la testa, se avessi parlato sarei scoppiata a piangere. -Spesso capita che ci sbagliamo e prendiamo decisioni sbagliate e quando lo capiamo è troppo tardi per ripensarci. Quindi pensaci bene bambina mia- mi diede un bacio –So che sei cresciuta con la mente, ma pensare con il cuore spesso è la cosa migliore- in quel momento arrivammo alla chiesa e io mi preparai per entrare. Ormai il passo era fatto, non potevo tornare in dietro e me ne sarei pentita. Inuyasha non ci sarebbe stato e forse quello poteva aiutarmi, ma sentivo un peso sul petto. Guardai mio padre e lui mi sorrise afferrai il suo braccio e attesi la musica.
 
Quando le porte si aprirono la vidi apparire. Bella in quell’abito bianco che non le si addiceva, il suo colore era il rosso della passione e il nero della colpa. Ma anche con quei colori mi sarebbe sembrata un angelo. Non vedevo il suo viso che era nascosto sotto il velo. Quando arrivò all’altare il padre le tolse il velo e le baciò la fronte. Lei aveva gli occhi chiusi e fece un respiro profondo prima di aprirli e incrociare lo sguardo nel mio.
Rimase immobile a fissarmi e si destò solo quando il ragazzo le prese la mano. La prima stilettata al cuore arrivò quando si diedero un bacio leggero. Per tutta la cerimonia non feci altro che guardarla e notai spesso che anche lei mi guardava, non se l’aspettava da me.
Quando il prete chiese le fedi io persi un battito e quando ne porsi una a lei, lei mi fissò. E con la voce strozzata pronunciò le parole. Mi imposi di guardarla e far sanguinare il mio cuore per poterla dimenticare. Lei finì con un sussurro. Tornai al mio posto.
-C’è qualcuno che si oppone?- tutti tacquero, ma un movimento mi attirò, Kagome mi guardava supplicandomi ma non sarei stato io a rovinarle le nozze. Abbassai lo sguardo e lei si morse le labbra guardando il marito –Allora vi dichiaro marito e moglie- dagli occhi di Kagome scesero molte lacrime mentre continuava a guardarmi. Fu suo marito a girarle il volto e a baciarla.
Il mio cuore si infranse in mille pezzi. Sorrisi soddisfatto del mio lavoro e applaudì con il resto degli invitati, la vidi uscire con lui mentre accennava un sorriso. Usci quando tutti se ne andarono e prima guardai il crocifisso.
-Non si può tornare in dietro- guardai il sacerdote, annuii anche lui se ne era accorto –Ti ha supplicato perché non hai esaudito il suo desiderio-
-Non sono io che le ho detto di sposarsi- lui annuì.
-Ma potevi evitarlo- era strano sentire il prete dire queste cose.
-Ci ho provato padre- guardai ancora il crocifisso –ci ho provato- e andai via. Quando uscii lei stava entrando in macchina e mi guardò io la salutai chinando il capo lei mi disse qualcosa, poi mi salutò con la mano.
“Anche io Kagome, anche io Ti amo” pensai mentre la macchina si allontanava.
 
Le prime notti non feci altro che sognare lei in chiesa, mentre mi supplicava con lo sguardo. I giorni successivi mi buttai a capofitto nel lavoro, lavorando fino a tardi e tornando stremato.  Erano ancora in Giappone il viaggio di nozze l’avrebbero fatto l’anno successivo a quanto diceva Sango. Io non volevo sentire niente eppure lei continuava a raccontarmi quello che stava accadendo, dai due mesi che lei si era sposata.
Una sera entrò con il fiatone in camera e gli occhi sgranati. La raggiunsi preoccupato quando scoppiò a piangere, lei mi abbracciò forte.
-Mi dispiace- ripeteva singhiozzando e io mi preoccupai di più.
-Cosa è successo Sango?- dopo dieci minuti entrò Miroku e guardò Sango. Guardai Miroku pronto ad ucciderlo ma lui scosse la testa. –Cosa le hai fatto?-
-Non si tratta di noi, Inuyasha- persi un battito –Di Kagome- ne persi un altro.
-Cosa le è successo?- ero pronto a correre alla macchina.
Lui mi guardò fisso negli occhi –Non è una cosa brutta, non preoccuparti- non lo credevo –lei sta bene è a casa-
-Allora perché Sango piange?-
-Kagome è incinta-mormorò Sango, il mondo mi crollò addosso. Guardai Miroku e  poi Sango, lei mi strinse forte. Deglutii cercando di far scendere il nodo alla gola e poi la staccai.
-Allora era solo questo?- chiesi, ma sapevo che sapevano quanto stavo male –Devo fare un servizio importante. Ci vediamo più tardi- uscii sbattendo la porta. Corsi a prendere la macchina e una volta in strada accelerai. Kagome era incinta ora era legata a quel damerino per il resto della vita per davvero. Come aveva potuto? Perché?  
Facendo un calcolo veloce, il bambino sarebbe nato ad aprile il mese preferito di Kagome perché sbocciavano i ciliegi. Alla fine mi ritrovai fuori casa sua e restai lì a guardare l’edificio per molto tempo.
 
Avevo convinto Ling ad andare con i ragazzi a festeggiare. Ce ne era voluto di tempo per convincerlo ma alla fine ce l’avevo fatta. Sedevo sulle scale e tra le mani avevo i risultati delle analisi. Sorrisi tristemente, a Ling non avevo mostrato quello ma solo il tester, non potevo permettergli di sapere. Ero sola a casa, mamma era con le sue amiche a festeggiare e mio padre non l’avevo visto.
Guardai ancora le analisi e le lacrime iniziarono a scendere. La notizia mi aveva sconvolto, ero incinta. Però da un lato ero contenta ero incinta da quasi sette settimane, dall’altra parte ero terrorizzata se l’avessero saputo cosa sarebbe accaduto? Infondo ero sposata solo da sei settimane e io e Ling non avevamo avuto rapporti da prima di partire. Asciugai le lacrime come avrei potuto dirglielo, gli avrei spezzato il cuore lui mi amava.
Chiusi gli occhi ricordando la notte passata tra le braccia, la pelle calda e i sospiri di Inuyasha. Mi toccai il ventre e sorrisi, quel bambino era suo. Presi dalla foga e dalla passione avevamo dimenticato di prendere precauzioni. Glie lo avrei dovuto dire? E se l’avessi fatto cosa sarebbe successo? Il mio matrimonio sarebbe fallito anche prima di iniziare? Poi una domanda mi blocco… perché mi ero sposata? Scoppiai a piangere, strinsi forte le braccia intorno a me. Avevo fatto l’errore più grande della mia vita, me ne sarei pentita per il resto della vita e questo Inuyasha me l’aveva detto. Come anche gli altri miei amici cercando di farmelo capire indirettamente e persino mio padre.
-Kagome!- spalancai gli occhi quando sentii la voce di mio padre che mi raggiunse preoccupato. –Cos’hai bambina?- sì, una bambina faceva quegli errori.
-Ho sbagliato tutto papà. Ling mi odierà, tutti mi odierete- mi buttai fra le sue braccia –Cosa posso fare adesso? Non posso dirglielo, ma non posso rimanere in silenzio-
-Ma cosa dici?- gli diedi i risultati e lui lesse. Da prima il suo sguardo si fece interrogativo, poi consapevole, preoccupato, furioso e infine dolce. Aveva capito e io tornai a piangere.
-Mi dispiace- dissi tra i singhiozzi –Mi dispiace!- lui mi strinse a sé.
-Calmati ora Kagome, così farai male a te e al bambino- cercai di calmarmi ma le lacrime continuavano a scendere.
-Cosa devo fare papà?- lui mi accarezzò la guancia- Se lo dico a Ling il matrimonio andrà a monte e mi odierà per il resto della vita, ma se lo dicessi a Inuyasha lui mi odierà lo stesso perché l’ho ferito, non voglio vedere la compassione nei suoi occhi. Non voglio vedere l’odio nei suoi occhi quando non potrà vedere suo figlio-
-Qualunque sia la tua decisione io ti sosterò sempre- mi disse –E se Ling lo viene a sapere e ti lascia, io mi prenderò cura di te e del mio nipotino- mi accarezzò i capelli –Ma Inuyasha ha il diritto di saperlo- mi pietrificai. –Se avesse i suoi occhi ti sei chiesta in che situazione ti troveresti?- scossi la testa. Gli occhi di Inuyasha erano unici color oro puro e nessuno al mondo ne aveva di uguali, non l’avrei mai potuto nascondere e allora tutti se ne sarebbero accorti. –Io se fossi nei panni di Inuyasha lo vorrei sapere-
-E se glie lo dicessi dopo cosa dovrò fare? Ling dovrà saperlo?-
-Per il momento pensa a Inuyasha, dopo provvederemo a Ling- annuii e lui mi baciò –Pensavo che vedendolo avresti cambiato idea sul matrimonio-
-Credevo che lui mi dicesse che mi amava e che avrebbe fermato le nozze- lui sorrise, ma io mi sentii fermare il sangue nelle vene al ricordo. –Credevo di non provare più niente nel vederlo, ma mi sono sbagliata-
-Ling è un bravo ragazzo, mi è molto caro ma sai cosa preferisco. Inuyasha è sempre stato un buon annulla, creava solo problemi alla sua famiglia, a scuola non andava bene ma è cambiato. È maturato, studia all’università, aiuta suo padre ed ha portato a nuovi affari che hanno giovato l’azienda. Si è impegnato a cambiare Kagome e sua sorella mi ha sempre detto che lo faceva per crescere e raggiungere te-.
-Cosa mi vuoi dire con questo?-
-Conosco Inuyasha da quando è nato, suo padre è il mio più caro amico. Conosco ogni suo pregio e difetto, non come te di certo, ma lo conosco. Ling è ancora un punto interrogativo per me e mi sono sempre chiesto perché tu abbia deciso di sposarlo- scossi la testa –non mi sconvolge il fatto di sapere che la mia unica figlia abbia fatto l’amore prima di sposarsi con quello che non era suo marito. Ma il fatto che hai continuato a scegliere Ling a Inuyasha- arrossii –Ho visto i tuoi occhi guardare Inuyasha e i suoi  te e da sempre mi sono chiesto perché non vi foste mai dichiarati. Ormai sei una donna Kagome e stai per diventare madre. Pensaci e prendi una decisione, io ti sosterrò sempre ma devi pensarci bene- mi baciò la fronte.
-Non mi odi?-
-Perché dovrei? Perché ti sei persa? Mi hai dato sempre tante gioie Kagome e solo perché hai sbagliato non significa che ti odi e questo bambino è una gioia, te l’assicuro-
-Ti amo papà- lo strinsi dopo avergli baciato le labbra affettuosamente.
-Anche io, la mia piccola donna- si asciugò gli occhi commosso e io feci lo  stesso. –Fila in camera tua e pensaci, io sono nello studio-gli annuii e salii in camera.
Mi sedetti a gambe incrociate sul letto e davanti a me posi una foto di me e Ling abbracciati e un’altra che ritraeva Inuyasha che sorrideva beffardo, la tenevo nascosta in un cassetto e l’avevo tenuta sempre con me. Al centro posi le analisi e pensai.
Se avessi nascosto sia a Ling che a Inuyasha la verità sul bambino non sarebbe bastato molto perché lo scoprissero, ameno che il bambino non avesse avuto i miei colori. Ma se fosse stato il contrario sarebbe stato un disastro e io non potevo aspettare nove mesi. Se l’avessi detto a Ling forse il matrimonio sarebbe finito e lui mi avrebbe ripudiato, ma poteva succedere anche il contrario e avrebbe potuto accettare tutto. In quel caso cosa avrei fatto? Non potevo comunque nasconderlo a Inuyasha, papà aveva ragione era suo diritto saperlo. Ma se Ling lo accettava e Inuyasha lo avesse saputo, cosa avrei dovuto fare? Inuyasha doveva comunque vederlo e se dopo pretendesse il suo affidamento? E il bambino chi avrebbe dovuto chiamare papà Inuyasha o Ling?  Mi guardai la mano con la fede. E se con Inuyasha avessi concordato di tenere all’oscuro di tutto Ling? No, era anche suo diritto sapere. Inspirai profondamente.
Presi una decisione. Scartai la prima ipotesi e scartai l’ultima. Avrei parlato a Inuyasha e poi a Ling. Inuyasha era il padre ed era il primo a doverlo sapere. Piegai il foglio e lo misi in tasca, poi posai le foto al loro posto e andai da mio padre.
-Devo vederlo papà- lui annuì e si alzò. Prese le chiavi della macchina e mi accompagnò da Inuyasha, ad aprirmi la porta venne Miroku che fu sorpreso di vedermi con mio padre.
-Kagome cosa ci fai qui?- accennò un sorriso.
-Inuyasha c’è?- chiesi mentre mi fece entrare –Devo parlargli-
-Lo sa Kagome- si congelò il sangue.
-Come ha reagito?- il suo  sorriso si fece gelido, annuii –Ora dov’è?-
Scosse la testa: -è uscito e ancora deve rientrare-
Annuii –Papà ti dispiace aspettare?-
-No, NoTaisho sono in casa?- chiese a Miroku, ma lui scosse la testa –Bene, allora farò un paio di telefonate- gli sorrisi grata mentre lo vidi scomparire nello studio di NoTaisho, probabilmente era anche il giorno libero per i domestici.
-Perché sei qui Kagome?- mi chiese Miroku quasi scocciato.
-Devo parlargli- lui non rispose –Sango?-
-È di sopra dorme- annuii –L’ha presa male anche lei-
-Lo immaginavo- sorrisi –Non giudicarmi Miroku, avrò bisogno di voi-
-Abbiamo cercato di farti ragionare- annuii –Ma la vita è la tua-
-Grazie- mi sorrise appena.
-Come stai?- chiese, probabilmente avevo ancora gli occhi gonfi –Non hai una bella cera-
-Non è una bella situazione- lui annuì – e la nausea è insopportabile-
Quando sentii la serratura scattare e la porta aprirsi mi irrigidii e Miroku mi fece segno di aspettare.
-Miroku?- sentii la sua voce e il mio cuore iniziò ad accelerare.
-Sono qui- la sua voce era seria –C’è qualcuno che ti aspetta- non sentii niente poi sentii i passi avvicinarsi e quando lui apparve mi sentii mancare la terra sotto i piedi. Mi guardò accigliato poi mi sorrise come era solito fare quando voleva apparire tranquillo, in cinque anni non era cambiato molto. –Io torno su da Sango- annuii guardando Miroku poi tornai su Inuyasha.
-Cosa ti porta qui?- si avvicinò al bancone da bar e si versò dello Scotch  in un bicchiere.
-Devo parlarti- lui bevve un sorso.
-Auguri per la tua gravidanza- mantenne il sorriso –Sango non ha resistito-
Annuii, mi alzai e presi il foglio dalla tasca lui mi guardò.
-Non dovresti indossare vesti così stretti- lo ignorai e posai sul banco il foglio  -Cos’è?- mi chiese guardandolo serio.
-Leggi- lui posò il bicchiere ed aprì.
Lesse velocemente e notai la nota di dispiacere: -Perché me l’hai mostrato se già so che sei incinta- disse quasi con disprezzo.
-Mio padre ha detto che è tuo diritto saperlo e io concordo con lui- non stava capendo niente – Sono sposata da sei settimane Inuyasha-
-Grazie per avermelo ricordato, non sapevo che festeggiaste il settimanaversario la prossima settimana vi faccio un regalo- disse acido.
-Ti dispiacerebbe fare il serio?- lui alzò un sopracciglio –Cosa credi che sia facile per me?-
-Ti sei sposato quello stupido!- mi accusò.
-Smettila Inuyasha per un attimo solo- lo guardai supplicandolo e lui annuì –Non è semplice e temo sia la tua reazione che quella di Ling- aggrottò le ciglia, sentii il cuore fermarsi e le lacrime uscirono dai miei occhi –Sono incinta di sette settimane- lui capì immediatamente e guardò il foglio.
-Ma cosa dici?- si sedette sulla poltrona vicino e si passò una mano nei capelli, poi mi guardò –Ma…- vidi i suoi occhi e la paura mi abbandonò –Sono io il padre?- annuii e mi sedetti anche io asciugandomi gli occhi –Ling lo sa?- scossi la testa.
-Non so cosa fare Inuyasha- lui mi guardo, il suo sguardo era dolce e preoccupato.
-Mi dispiace io…-
-Se Ling accetta la situazione possiamo metterci d’accordo e così potrai vederlo quando vuoi- non riuscivo a guardarlo negli occhi.
-E se lui non volesse questo bambino?- non avevo pensato a quello, avevo solo pensato che mi lasciasse.
-Non lo so- il suo sguardo si fece duro. –Non ci avevo pensato-
-Saresti favorevole all’aborto?- sgranai gli occhi –Non te lo permetterei- era serio –Se fossi al posto di Ling l’avrei ucciso però non toccherei mai il bambino-si alzò e mi raggiunse.
-Perché è dovuto succedere?- mi fece alzare e mi abbracciò per la vita –Tutto si rivolta contro di me- mi strinse di più –Non faccio altro che ferire le persone e prima fra tutti te-
-Non pensare a me Kagome, ora io sono fuori dalla tua vita- scossi la testa.
-Ora sei più dentro che mai- vidi il suo terrore negli occhi –O ferisco te o ferisco lui, non c’è una via di mezzo-
-Cosi stai facendo male solo a te e al bambino e se succede qualcosa non me lo perdonerei mai. Parleremo a Ling insieme e dopo uscirò dalla tua vita per sempre- gli strinsi il collo della camicia.
-Non puoi-
-Non del tutto almeno- il suo sorriso era appena accennato, lo guardai negli occhi –Io…-
-Perdonami Inuyasha- lo interruppi –Perdonami- scoppiai a piangere, lui mi strinse.
-Non fare così- la sua voce era strozzata –Non permettere alla mia mente di ricordarti così- lo feci senza pensarci, lo baciai e lui ricambiò subito. Lo baciai con tutta la passione che avevo solo per lui e lui ricambiò. Quando ci separammo sospirai. Avevo il vuoto nello stomaco e sentivo l’esigenza di restare con lui, non mi ero pentita di quello che avevo fatto.
-Torna a casa e aspetta Ling, poi chiamami e gli parleremo insieme-
-Cosa succederà Inuyasha tra me e te?-
-Crescerai questo bambino con Ling. Io resterò dietro le quinte guardandolo crescere e guardando te, ma tu non mi vedrai e presto mi dimenticherai-
-Io non posso vivere senza di te-
 
La guardai. E non riuscivo altro che pensare che aveva scelto quella strada quindi era logico che mi perdesse. La guardai negli occhi e poi le labbra, mi aveva baciato e non si era pentita. Portava in grembo mio figlio e probabilmente io non l’avrei mai visto, la strinsi forte non riuscivo ad odiarla.
-Inuyasha- alzai di scatto la testa vedendo suo padre uscire dallo studio di mio padre. Si avvicinò e sul volto un espressione seria. –Come stai?- il suo sguardo si ammorbidì.
-Scosso- lui annui e mi abbracciò.
-Troveremo una soluzione- annuii ma sapevo che non sarebbe stato così. Poi guardò la figlia e le sorrise, sospirò un attimo dopo. –L’hai presa bene a quanto pare-
-Cosa dovevo fare?- alzai le spalle e la guardai –Non sarei in grado di farle del male-
-Grazie per aver capito- forse una volta mi sarei infuriato, le avrei urlato tutto a dosso esprimendo il mio rancore, ma vederla agitata per una situazione così delicata mi aveva sciolto e lasciato senza forze e pensieri.
-Adesso andate- dissi e spinsi Kagome verso il padre, lei mi guardò.
-Se anche il mio matrimonio continuasse, sappi che amo te- guardai il padre che mi sorrise –Ciao- lei mi sfiorò le labbra e uscì con il padre.
Quando se ne fu andata, salii in camera mia e scesi le valigie dall’armadio. Avrei mantenuto la promessa, misi tutto quello che potei nelle valige, poi prepari il mio portatile e presi il mio telefono. Chiamai l’aeroporto e prenotai un biglietto per la Francia. Dopo chiamai mio padre.
-Torna il più presto possibile- gli dissi e attaccai.
-Inuyasha, ma che succede?- Sango entrò seguita da Miroku che rimasero a bocca aperta.
-Parto- le lanciai delle chiavi. –Prendi tu la mia macchina- mi riferivo alla Porche.
-Cosa significa che parti?- mi chiese –Dove andrai? E perché?-
-Ve lo spiegherà Kagome, io non tornerò presto qui in Giappone. Parto per la Francia mi occuperò dell’azienda lì, qui non posso restare- presi due valige –Miroku aiutami con le altre- lui non fece domande e le prese-
-Miroku fermati per la miseria!- lo fermò Sango puntandosi alla porta impedendomi il passaggio.
-Per favore- le sorrisi e lei si scostò –Te l’ho detto te lo dirà Kagome- posai nel bagagliaio le valigie e la guardai sorridendo. –Non ho perso Kagome, Sango. Non la perderò mai- ero anche contento, sarei stato un buon padre anche da lontano-
-Smettila e dimmi cosa succede!- la fermai le diedi un bacio in fronte e in quel momento suonò il telefono.
-È lei- la guardai –Mi mancherai Sango- la strinsi forte –Ciao Miroku abbi cura di lei e salutami tutti gli altri-
-Certo, fa buon viaggio e chiamaci appena arrivi-
-Sango, avevo chiesto a papà di tornare ma io devo andare di che lo chiamo il più presto possibile-
-Tornerai?- mi chiese con le lacrime.
-Certo- mi abbracciò ancora e poi salii in macchina.
 
Quando arrivai da Kagome inspirai e bussai, aprì lei e io la tirai fuori.
-Non dirgli niente- lei sgranò gli occhi –se poi lo scoprirà chiama mio padre lui mi chiamerà e tornerò subito qui-
-No! Io gli ho detto che dobbiamo parlargli- annuii –Che succede Inuyasha?-
-Raccontagli di noi e digli che non ho avuto il coraggio di venire- lei scosse la testa –Kagome, non rovinarti la vita per uno come me- lei sgranò gli occhi –Per qualsiasi cosa ci sarò sempre- le baciai la fronte e poi mi inginocchiai toccando il suo ventre –Prenditi cura della mamma- Kagome singhiozzò e io chiusi gli occhi –Se gli parlassimo dopo sarebbe un casino e non posso permetterti di ferire un’altra persona-
-Ma cosa farai?- mi chiese in lacrime.
-Andrò via- le sorrisi –Ti amo Kagome, sì felice- la guardai un’ultima volta poi entrai in macchina e andai in aeroporto. Forse avevo sbagliato per l’ennesima volta. Forse era il momento giusto per restare con lei sempre, ma non era giusto. Passai una mano sugli occhi e dopo la strinsi a pugno sentendola bagnata. Le avevo detto che l’amavo, ci ero riuscito. Sorrisi e andai via.
 
 
Mi aveva detto che mi amava, sull’uscio di casa quando dovevamo parlare insieme a Ling, ma lui aveva cambiato idea e aveva detto di tacere. Ero scoppiata in lacrime quando aveva chiesto a nostro figlio di prendersi cura di me, dandomi la conferma che se ne sarebbe andato.
Tornai nella stanza dove c’era Ling. Avevo smesso di piangere e nei miei occhi c’era solo determinazione, quella volta avrei seguito il mio cuore.
-Chi era?-
-Era Sango mi ha detto che Inuyasha non sarebbe venuto perché è partito di urgenza- lui divenne serio –Allora ti parlerò io da sola- mi piantai sulla faccia un sorriso e mi sedetti sulle sue gambe. Pensai a Inuyasha che mi aveva detto che mi amava, forse era finita veramente e ognuno aveva preso la propria strada. Ma, mi sentivo forte e sapevo che ci saremmo incontrati. Ling mi strinse per un fianco –Sai che io e Inuyasha eravamo tutt’altro che seri?- lui alzò un sopracciglio e io annuii ripensando a quei giorni.
Gli raccontai tutto, ma lo feci per il bambino e non per lui. Ling era stato sempre molto gentile con me, mi aveva difeso e in sua presenza stavo bene. Credevo fosse scattata la scintilla, ma mi sbagliavo e forse mentre raccontavo lui lo capì perché si incupì. Continuai a parlare  e lui mi ascoltò.
 
 
Tre anni dopo.
Ero nel mio appartamento a Parigi ed ero a telefono con uno dei miei clienti quando mi arrivò un messaggio di posta elettronica.
-Ci sentiamo- dissi in francese e attaccai. Mi sedetti e aprì la posta. Sorrisi quando vidi la foto e un messaggio era da parte di mia sorella.
 
“Kagome mi ha chiesto di mandarti l’ennesima foto, non si dimentica mai di te. Haruko cresce e  diventa sempre più bello, assomiglia sempre di più a Kagome ma ha molti tratti uguali ai tuoi. Domani è il suo compleanno e il tuo regalo già gli è arrivato, guarda sempre Kagome e lei gli annuisce. Sa di te Inuyasha. È un bambino molto sveglio e intelligente, d’avanti a Ling non diceva una parola ma quando lui se ne andava mi chiedeva quando ti avrebbe visto” sorrisi “Anche io me lo chiedo. Torna a casa Inuyasha. Kagome e Haruko ti aspettano” guardai la foto che mostrava Kagome che teneva stretto Haruko che sorrideva alla fotocamera.
Il giorno dopo avrebbe compito tre anni. Sapevo tutto di lui, Kagome si era premurata persino di mandarmi le ecografie e insieme avevamo scelto il nome. Ogni mese le mandavo un regalo per il bambino e per lei e ogni compleanno un regalo più grande. A quanto sembrava Ling non si era mai accorto di niente neanche del fatto che Hakuro avesse i miei occhi. Sapevo anche che Kagome non faceva altro che parlargli di me di nascosto e lui sembrava tanto intelligente da non dire niente a Ling nonostante avesse solo tre anni.
Ripensai agli anni passati da solo, a guardare mio figlio per foto. Avrei voluto tenerlo tra le braccia e dirgli quanto lo amassi. Anche a distanza mi ero affezionato molto a lui e lo sentivo mio, come sentivo Kagome ancora mia.
“Mi ha detto anche di dirti che Ti ama” sorrisi all’ultima frase. Non rispondevo mai alle e-mail ma sapevo che lei sapeva.
Guardai la foto che stampai e la attaccai alla parete insieme alle altre. Le guardai e poi stampai l’e-mail mettendola nel raccoglitore.
-Buona notte- dissi prima di andare a dormire.
 
-Signore c’è una telefonata- guardai la mia segretaria alla porta annuii e presi la cornetta.
-Grazie Tania- lei mi sorrise e chiuse la porta –Pronto?-
-Auguri!- mi urlò dal telefono –Stai invecchiando Inuyasha-
-Ho solo trentacinque anni- sospirai –E se invecchio io invecchi anche tu- lei rise –Ma sembri sempre una ragazzina- sorrisi –Auguri anche a te!-
-Non ti ho ancora perdonato per il fatto di non essere venuto al mio matrimonio-
-Mi dispiace, sarei voluto venire ma se non ricordi ero all’ospedale- lei sospirò –Non è colpa mia se ti sei sposata il giorno dell’operazione-
-Sono stata in ansia, stupida appendicite- scoppiai a ridere –Quando tornerai, ormai sono passati troppi anni- sospirai –E mio figlio vuole conoscerti- sorrisi.
-Non lo so Sango, qui c’è molto lavoro- sospirò ancora –Come sta Haruko?-
-Ormai è grande ed è bellissimo, mi ricorda te alla sua età. Lo stesso atteggiamento, lo stesso sorriso, lo stesso modo di flirtare con le ragazze. Non ha peli sulla lingua e racconta tutto a Kagome anche della sua prima volta- scoppiai a ridere con lei –Eppure è la fotocopia di Kagome, tranne gli occhi-
-Ling?- chiesi.
-Kagome è diventata ancora più bella, le foto non rendono l’idea-
-Immagino- sorrisi –Credo che verrò in Giappone per la fine dell’anno, hai ragione è passato troppo tempo-
-Davvero?- esclamò dalla gioia –Devo dirlo a tutti!-
-Con discrezione- le raccomandai.
-Ci sentiamo Inuyasha ti salutano anche Miroku e Koga, devo chiamare tutti!-
-Un bacio al piccolo. Ciao- attaccai e dopo un po’ entrò Tania.
-Auguri Inuyasha- le sorrisi quando mi tese un pacco.
-Non dovevi-
Alzò le spalle: -Lei ha fatto un regalo a me io lo faccio a lei- lo aprii e vidi una bellissima penna stilografica su un lato portava inciso il nome di mio figlio. –Spero di non averla offesa facendolo- scossi la testa.
-Ho altri impegni per oggi?- lei scosse la testa dopo averci pensato –Prendi la borsa stasera si cena fuori- lei arrossì ma annuì e corse fuori, era una brava segretaria e una brava ragazza, mi fidavo molto di lei.
 
La portai a un ristorantino vicino alla torre Eiffel, il sole di quasi estate tramontava alle sue spalle colorando il cielo di un rosa pastello. Ordinammo da mangiare festeggiando il mio compleanno.
-Allora è confermato che tornerà in Giappone?- annuii –Potrà vedere suo figlio finalmente-
-Credo che sia tempo-
-Perché non è tornato prima?- lei divenne rossa, era imbarazzata per aver posto quella domanda.
-Feci una promessa, ma credo che sia solo una ridicola scusa- annuì –Mi mancano molto-
-Perché non è restato- sapeva molto.
-Credevo che lasciandola con suo marito sarebbe stata meglio vivendo la vita che aveva scelto-
-Ma lei l’amava-
-Anche lei amava me, ma non era destino che stessimo insieme-
-È triste- le sorrisi, guardai alcune coppie ballare.
-Le va di ballare?- lei divenne rossa –Andiamo non facciamo nulla di male- lei annuì e mi prese la mano.
Tania era davvero una bella ragazza, occhi verdi e capelli biondo come il grano. Alta e snella ed era sempre elegante. La sua dolcezza traspariva da ogni parte come la sua timidezza, ma quando si trattava di lavoro era davvero una brava assistente.
-Spero si sia divertita- l’avevo accompagnata a casa –è stato un bel compleanno-
-Ma le avrebbe fatto piacere ancora di più se l’avesse trascorso con altre due persone- mi sorrise e io ricambiai. Si avvicinò a me e mi accarezzò la guancia e poi mi baciò. Quel bacio non mi provocò nessun brivido, ma ricambiai approfondendolo. Lei mi strinse il collo e io la vita.
Mi staccai e abbassai la tasta: -Mi dispiace- lei capì al volo.
-Oh no, sono io che devo chiederle scusa!- era arrossita e si era staccata da me velocemente –Non dovevo… io…-
Le accarezzai la guancia: -Non è successo niente calmati- fece un respiro profondo e mi guardò. –Non dovevo ricambiare- lei annuì abbassando gli occhi –Mi dica quanto mi darebbe- lei scoppiò a ridere.
-Un dieci pieno- risi.
-Allora sono ancora bravo- lei annuì –Grazie Tania-
-Grazie Inuyasha- le baciai la guancia e andai via.
 
Tornai a casa e ripensai al voto che mi aveva dato Tania. Erano dodici anni che non baciavo una donna e dodici che non facevo sesso. Mi infilai nel mio letto e mi addormentai.
 
-Buon giorno signore- mi salutò Tania quando entrai, erano passati già due gironi da quell’evento e non ne avevamo fatto più parola –Il caffè e sulla scrivania, le ho portato i fascicoli che aveva chiesto e sono arrivate delle telefonate ho segnato i nomi e i numeri. Le ricordo anche degli appuntamenti di oggi alle quattro e alle sette- annuii –Le ho prenotato il pranzo da Giselle alle 13.00, e deve consegnarmi le pratiche entro mezzo giorno, così le faxo- mi spiegò tutto seguendomi dentro al mio ufficio –Ah signore?- la guardai –è arrivato con due giorni di ritardo ma…- mi diede un pacco che prese dal mio cassetto, lo guardai e presi il bigliettino.
“Spero sia arrivato in tempo… ma auguri per il tuo compleanno da Kagome e Haruko” sorrisi, pensavo che per quell’anno se ne fossero dimenticati.
Lo aprii e trovai una cornice con una foto di Kagome e Haruko. Sotto un cofanetto piccolo, lo aprii e vidi un anello e un piccolo bigliettino.
“Spero che lo indosserai e ti ricorderai sempre di me, Kagome” lo infilai subito all’anulare sinistro, mi calzava a pennello. Era argento con strisce più chiare. Delicato e semplice, era proprio il genere adatto per me.
Poi un altro pacco un po’ più grande. Lo aprii e dentro c’era una lettera e un DvD, guardai Tania che uscì. Misi il Dvd nel lettore e accesi la televisione, prima che iniziasse lessi la lettera.
“Alcuni frammenti della mia vita. Mamma era contraria però io l’ho fatto di nascosto, spero ti piaccia. Non ti conosco, ma mamma mi ha sempre raccontato di te e ho sempre saputo che in realtà saresti voluto rimanere. Ho dodici anni ma sono grande e capisco molte cose. Vado molto bene a scuola e sono bravo anche con le ragazze. Ho avuto già la mia prima volta, proprio come te alla mia età. Spero che tu sia fiero di me papà! Proteggo la mamma come mi hai chiesto, spero di vederti un giorno. Mi manchi papà” leggere quella lettera mi riempì il cuore. Credevo che mio figlio mi odiasse, e invece mi aveva chiesto anche quando sarei  tornato. Sorpreso ancora per la lettera feci partire il Dvd e vidi diverse foto di Kagome in cinta, alcune erano state scattate con Ling. Sotto ogni foto c’era il mese e la settimana. Poi un breve video di Kagome che baciava la punta del naso di un fagottino rosa fra le braccia. Era il giorno in cui era nato. Poi al suo primo compleanno, il primo natale, le vacanze al mare e in alcune foto era in braccio a Ling. Il suo primo giorno alle materne, alle elementari e alle medie. Era davvero bello. Aveva capelli scuri corti, occhi grandi e dorati, labbra carnose al punto giusto e naso piccolo come Kagome. Quando era serio era la fotocopia di Kagome, ma quando sorrideva mi rivedevo in lui. Portava un orecchino all’orecchio sinistro, era alto e fisico leggermente palestrato. Faceva pallavolo da due anni e già si vedevano gli effetti. Era molto maturo per la sua età e si leggeva anche nei suoi occhi. Sorrisi quando lo vidi sdraiato tra le gambe di Kagome in un video dove lei gli accarezzava i capelli, erano su una spiaggia. Lui sorrideva, era comunque un ragazzino e alle coccole della madre non si tirava in dietro. Lo vidi mentre con una schiacciata segnava un punto e sorrideva alla telecamera mandando un bacio probabilmente a Kagome. Lo vidi anche mano nella mano con una ragazza al matrimonio di Sango. Era bello da morire. Kagome era bella come l’ultima volta che l’avevo vista, il suo fisico era sempre lo stesso e il suo viso era ancora giovane, il tempo non passava per lei.
Poi ci fu un video di quando probabilmente Haruko aveva nove anni. Era seduto sul lettino a gambe incrociate e guardava sua madre che le raccontava qualcosa, chi aveva girato il video lo aveva fatto di nascosto.
Piano piano uscirono delle parole che mi commossero di più.
“L’ha girato zio Miroku di nascosto voleva mandartelo lui, ma quando mamma l’ha scoperto glie lo ha impedito. Mi raccontava di te come ogni sera. È stata un’impresa, nonno mi ha aiutato però. Spero che questo regalo ti abbia fatto piacere. Non ti odio a differenza dell’impressione che posso dare.”
Poi apparve la sua faccia sorridente e che guardava nella telecamera: -Auguri papà- e tutto finì, sentirmi chiamare a quel modo mi fece sentire felice. Sapevo che mi chiamava a quel modo agli altri, ma sentirlo era un’altra cosa.
Le lacrime mi scesero dagli occhi come quando avevo visto la prima ecografia e quando ero andato via. Misi tutto a posto e posizionai la fotografia sulla scrivania. Era tardi quando decisi di uscire dall’ufficio, Tania era andata via qualche ora prima. Sceso nella hall salutai alcuni avvocati che avevo conosciuto.
-Scusi signor NoTaisho- guardai il portiere –C’è un ragazzino che la cerca- mi indicò un ragazzo seduto scompostamente sulla sedia. Aveva una gamba piegata al petto e un braccio appoggiato sul ginocchio. In testa il cappuccio della felpa che indossava e il volto basso nascosto dalla penombra. Ai piedi della sedia uno zaino e tra le mani un telefonino con cui giocava facendolo girare. Ringraziai il portiere e mi avvicinai al ragazzino. Lui non alzò lo sguardo ma guardò i miei piedi e sorrise.
-Sei Tu Inuyasha NoTaisho?- mi chiese e io alzai un sopracciglio incuriosito.
-Con cui ho l’onore di parlare?- chiesi.
-Non mi hai mai visto di persona ma mi dovresti riconoscere- si alzò togliendo il cappuccio e guardandomi –Ciao papà-
La mia valigetta cadde a terra con un tonfo, guardai il ragazzino che avevo d’avanti a me e non potevo crederci. Ma i suoi occhi erano più unici che rari. Lui continuava a sorridere, mi passai una mono nei capelli. Il mio cuore batteva all’impazzata.
Era più alto di quanto pensassi, aveva una dentatura perfetta e nel suo sguardo leggevo quanto fosse fiero, impertinente, sicuro di se. Le stesse cose che mio padre leggeva nei miei occhi. improvvisamente il suo sorriso svanì.
-Forse ho sbagliato a venire- ma non gli diedi il tempo di dire altro che lo strinsi a me forte. Lui ricambiò forte allo stesso modo. Il suo volto e il suo sguardo davano l’impressione di un adulto, era maturo più di me e Kagome alla sua età, era davvero un uomo.
-Haruko- mormorai e sentii altre lacrime, stavo diventando una femminuccia. In meno di un giorno avevo pianto due volte. –Non posso crederci- lo scostai e lo guardai –Ma cosa ci fai qui? Con chi sei? E Kagome dov’è? Dio quanto sei grande. Ti ho sempre voluto bene, non ho mai smesso di pensare a te e a tua madre- in un minuto dissi tante cose e ne avrei voluto dire altre.
-Papà- improvvisamente era diventato serio e io mi preoccupai –Sono qui di nascosto- spalancai gli occhi poi mi acciglia –Mamma non mi avrebbe lasciato venire e io avevo bisogno di vederti. Ho comprato il biglietto con i soldi che Nonna mi ha dato a natale, mamma sa che sono a casa di un mio amico-
-Qui c’è il fuso orario potrebbero già sapere che non sei a casa del tuo amico- sembrava non essere poi così preoccupato –Chiameremo tua madre appena torniamo a casa, sarai stanco e affamato- mi sorrise annuendo. –Andiamo a mangiare allora-
-Papà?- lo guardai –è bello vederti- gli sorrisi accarezzandogli la testa.
-Sono felice anche io- lo strinsi per le spalle e uscimmo, mentre tutti ci guardavano. Lo portai a mangiare al mio ristorante preferito vicino la torre Eiffel. Lo guardai tutto il tempo mentre mangia, non riuscivo a crederci. Lui era lì, con me. Scappato dal Giappone all’insaputa di sua madre per me.
-Perché non sei tornato?- mi chiese guardandomi, era stanco ma era troppo orgoglioso per ammetterlo.
-Siete una famiglia e tua madre ha voluto sposarsi, ero di troppo…- alzai le spalle.
-L’ha sempre saputo-
-Chi?-
-Ling- posò la posata nel piatto –Non l’ho mai chiamato papà, ha notato subito che non avevo i suoi tratti e poi mamma gli ha detto la verità dopo cinque anni- mi rabbuiai –Non l’ha presa bene-sorrise –Ha alzato la voce, ma mamma non si è spaventata. Eppure alla fine disse che lo sapeva- mi guardò dritto negli occhi sulle labbra un sorriso furbo –Gli ha anche confessato che amava te e che l’avete fatto una settimana prima del matrimonio- sorrisi al suo stesso modo, non mi imbarazzava sapere che lui sapeva quelle cose –Ho sempre tifato per te-
-Grazie- lui guardò la mia mano notando l’anello.
-Indossi l’anello di mamma- annuii –Dov’è la tua compagna?- alzai un sopracciglio –si la donna con cui stai-
-Quale donna?-
Lui si acciglio: -Avanti non dirmi che uno come te dopo dodici anni non ha una donna fissa- scossi la testa –Da quando non baci una donna?-
-Da due giorni- lui alzò un sopracciglio –Sei troppo sveglio-
-Da quando non vai a letto con una donna-
-L’hai fatto solo una volta e ti senti abbastanza grande per parlarne così esplicitamente?-
-Mamma me lo lascia fare e poi…- il sorriso furbo gli apparve sul volto –l’ho fatto già dieci volte- lo guardai poi scoppiai a ridere.
-Chi tu?- lui sorrise divertito annuendo –Sei proprio mio figlio- un sorriso fiero sostituì il malizioso. –Spero che prenda tutte le precauzioni- lui annuì sicuro.
-Mamma diceva sempre che un giorno ti saremo venuti a prendere, ma Ling ci disse che avevi una nuova vita, con un’altra donna e così mamma ci rinunciò-
-Perché ve l’ha detto?- chiesi furioso.
-Forse per rabbia, fu la sera che mamma chiese il divorzio- sgranai gli occhi, Sango non mi aveva mai detto niente.
-Da quanto…?-
-Sette anni ormai- alzò le spalle –Zia voleva dirtelo, ma quando…-
-Kagome si impunta su una cosa è difficile sradicarla- annuimmo –Sai alle superiori cosa si diceva di tua madre?- lui si fece attento –Che se la guardavi una volta sola ti entrava nella testa e non usciva più-
-Anche a te è successo?- annuii.
-Solo che lei mi è entrata dentro completamente- sorrise –Mi manca ogni giorno di più-
-La ami?- lo guardai dritto negli occhi serio.
-Più di quanto tu possa immaginare- chiamai il cameriere e pagai il conto –Su campione andiamo a casa che sei esausto-
-Non dormo da diciannove ore- sorrisi.
Quando arrivammo al mio appartamento rimase a bocca aperta. Era grande e spaziosa e tutta moderna.
-Degno di un NoTaisho- disse guardando dalle grandi finestre il panorama.
-Haruko vieni ti mostro la camera- lui mi seguì e quando entrò rimase a bocca aperta quando vide le foto tappezzare un’intera parete. Le guardò ne riconobbe alcune e le sfiorò. –Me le ha mandate tutte tua madre tramite Sango- annuì –Io dormirò sul divano… sempre se riuscirò a dormire dopo una giornata come questa- lui sorrise –Dammi il numero di Kagome la chiamo- lui mi lanciò il telefono che presi al volo, cercai nella rubrica e chiamai il numero segnato con Mamma. Lui andò a farsi una doccia e io tornai nel soggiorno.
Il telefono squillò solo una volta e la sua voce mi fece battere forte il cuore.
-Haruko dove sei? Perché mi hai fatto una cosa del genere? Stai bene? Ti vengo a prendere subito!-
-Kagome- improvvisamente dall’altra parte del telefono non si sentì niente –Haruko sta bene, è qui a casa mia. Me lo sono ritrovato in ufficio ma non preoccuparti. L’ho rimproverato per la stupidata ma so che ci penserai tu a dargli la giusta punizione- parlai lentamente, temendo che attaccasse.
-Inuyasha?- chiese con un filo di voce.
-Sì- la sentii trattenere un respiro.
-Sei proprio tu?- sorrisi e risposi positivamente –Haruko è in Francia da te?-
-Si sta bene, ora è sotto la doccia-
-Grazie al cielo- mormorò –Come l’hai presa?-
-Oggi mi sono arrivati i vostri regali ma il regalo più bello e stato averlo potuto abbracciare- sorrisi –Sango ha ragione ti assomiglia molto ma il carattere è tutto mio-
-Lo so- la sua voce era rotta.
-perché non mi hai detto che hai divorziato?- scese di nuovo il silenzio –Non è vero quello che Ling ha detto- spiegai –Non ho una donna da dodici anni Kagome-
-Ma Ling…-
-L’unica volta che ho parlato con Ling e quando gli ho detto il mio nome all’aeroporto- lei singhiozzò –Sarei tornato di corsa- guardai la porta che si era aperta e feci segno a Haruko di avvicinarsi –Ti passo Haruko, ciao Kagome-
-Inuyahsa?-
-Dimmi-
-Torna- sorrisi e passai il telefono a mio figlio che rispose tranquillo. Non si rendeva conto della gravità dell’azione e non si preoccupò neanche quando sua madre urlò così forte che la sentivo anche io.
-Tornerò con papà- disse guardandomi e io annuii –Voglio passare solo un po’ di tempo con lui- sospirò –Ti amo anche io mamma- mi guardò ancora poi mi lanciò il telefono indicandomelo.
Lo portai all’orecchio: -Kagome-
-Grazie Inuyasha-
-Sono suo padre infondo- guardai l’anello che sfiorai con il pollice –Grazie per il regalo-
-Era il minimo- feci segno a Haruko di andare a dormire e lui mi salutò con la mano, sì era proprio mio figlio freddo e distaccato ma sapevo che aveva il cuore della madre. –Allora tornerai?-
-Devo riportare nostro figlio a casa no?- sentii un singhiozzo –Basta piangere Kagome- sorrisi avrei voluto abbracciarla –Mi sei mancata-
-Papà sì l’ho trovato- disse improvvisamente –è una storia lunga vi racconto subito- poi tornò a me –Inuyasha quando tornerai?-
-Domani prenoterò il volo-
-Allora chiamami a qualsiasi ora-
-Certo-
-A presto-
-Ciao bambolina- sapevo che stava sorridendo attaccai e mi alzai, quando mi voltai vidi Haruko appoggiato allo stipite della porta.
-Certo che sei figo come padre- scoppiai a ridere –Sono fiero di assomigliarti- e allora mi ricordai di dovergli dire una cosa.
-Sono fiero di te Haruko- i suoi occhi brillarono e spuntò il suo sorriso –Tu non sei un ragazzo normale, sei un NoTaisho- lui rise –Ora o vai a dormire o ti faccio dormire io con le cattive maniere-
-Ti sembra il modo di rivolgersi a un figlio appena ritrovato-
-Uno non ti ho mai perso, due sei mio figlio e devo avere autorità su di te, tre non sono tollerante quanto tua madre quindi adotterai un linguaggio più consono alla tua età, quattro stai morendo di sonno e domani prenderemo un altro aereo e il viaggio sarà faticoso- lo spinsi.
-Mamma non mi permette di parlare così davanti agli altri, solo nell’intimità e poi ti assicuro non sarai mai come la mamma, lei mette i brividi- scoppiai a ridere e lo abbracciai ancora –E meglio se vado- era leggermente arrossito –Notte papà-
-notte Haruko- spensi la luce e uscii. Ero l’uomo più felice del mondo.
 
Il giorno dopo lo portai con me all’ufficio anche se dormiva ancora in piedi nonostante si fosse svegliato alle undici. Appena entrai Tania tirò un sospiro di sollievo.
-Credevo avesse avuto un incidente…- guardò Haruko che le sorrise poi guardò me e le sorrisi allo stesso modo si portò una mano alla fronte chiudendo un secondo gli occhi e riaprendoli –Vedo doppio-
-Tania ti ricordi quando ti parlai di Kagome e Haruko?- lei annuì –Beh lui è Haruko-
-È bellissimo- sussurrò arrossendo un secondo dopo quando capii che l’avevamo sentita –benvenuto in Francia- disse, lui la ringraziò.  
-Allora Tania cosa ho per oggi?-
-Nulla che non può essere rimandato-
-Perfetto- ci avviammo verso il mio ufficio. –Voglio inoltre che mi prenoti due biglietti per il Giappone in prima classe, porta qualcosa di caldo a Haruko e spero che il mio caffè è sulla scrivania-
-Si signore, bollente come sempre- annuii e aprii la porta.
-Voglio che prenoti un tavolo per tre da Giselle e voglio anche che annulli gli impegni per tutto l’anno- lei si bloccò.
-Come scusa?- utilizzò il tu.
-E finito tutto puoi anche andartene, sei licenziata- lei spalancò la bocca.
-Inuyasha, scherzi vero?-
Scossi la testa: -No Tania, torno in Giappone a casa- il suo stupore si trasformò in un dolce sorriso.
-Chiamo anche la ditta di traslochi?- annuii –prenoto per il primo volo?- annuii –Allora buona giornata- annuii ancora e lei uscì.
-Certo che le donne sai come trattarle, per poco non le veniva un infarto – gli sorrisi –Mi avevi detto che non avevi avuto donne-
-Lei è semplicemente la mia segretaria da molto tempo è normale che capita che mi dia del tu- lui annuì, ma non sapeva che l’avevo baciata.
-È uno schianto- sorrise malizioso –Bacia bene?-
Sorrisi scuotendo la testa: -Si- lui annuì poi divenne serio.
-Non azzardarti a fare più una cosa del genere- mi minacciò con lo sguardo –Non te lo lascerei passare-
-Tua madre quante volte ha fatto sesso con Ling- divenne paonazzo al solo pensiero –lascia perdere non voglio neanche saperlo- dissi riluttante –quel damerino non l’ho mai sopportato e ancora mi chiedo come tua madre avesse preferito lui a me-
-Anche io me lo chiedo, cioè sei uno schianto papà- lo guardai.
-Mi preoccupi-
-Ehi non pensare a cose del genere!- scoppiai a ridere –Ma è vero-
-Grazie- passammo la giornata insieme e quando fu l’ora di pranzo andammo con Tania che parlò a lungo con Haruko che le descrisse Kagome.
-Il volo l’ho prenotato per questa sera alle nove- annuii sorridendole –Potrei chiederle di avere la giornata libera?-
-Te lo meriti- poi presi una busta dalla tasca e la posai sul tavolo spingendola verso di lei –è la tua ultima paga da me- poi posai un foglio con un nuovo indirizzo, un nome e un numero –Questo è il nuovo ufficio dove lavorerai è un mio amico e ha davvero bisogno di un assistente come te-
-Grazie signore- i suoi occhi si riempirono di lacrime.
-Grazie a te di tutto- lei annuì e si asciugò gli occhi.
Per il resto della giornata io e Haruko girammo per la città e lui mi parlò dei suoi progressi a scuola, nello sport e delle ragazze in particolare.
Quando tornammo a casa mia per preparare le valigie rimasi a bocca aperta nel trovare le valigie con i miei indumenti accanto alla porta e degli scatoloni accanto. Su una valigia nuova c’era un biglietto.
“Mi sono permessa di preparare io le tue valigie in questa nuova ci sono tutte le foto e i suoi raccoglitori,  nei pacchi le cose che ha portato dal Giappone li farò spedire il prima possibile. Spero di non averti offeso facendolo. Ma dovevo ringraziarti in qualche modo e questo mi sembrava il minimo. Le auguro tutta la felicità del mondo. Tania
P.s. è bastato flirtare un po’ con il portiere per avere la chiave di riserva.”
-Chi è?- passai la lettera a Haruko che mi guardò con un sopracciglio alzato –ci sa fare- annuii.
-Prendi lo zaino andiamo all’aeroporto- lui annuì e prese il tutto aiutandomi con le valigie.
 
Il volo fu molto lungo e Haruko si addormento e presto anche io. Quando ci avvisarono che stavamo per atterrare il mio cuore scalpitò. Avevo avvisato mio padre del nostro arrivo prima di partire e avrebbe pensato lui ad avvisare gli altri.
Quando atterrammo e scendemmo li cercai e li trovai a guardarsi in torno. Poi ci videro e provai una bella sensazione di calore. Haruko mi guardò contento e io ricambiai. Il primo ad abbracciare fu mio padre e mia madre. Poi Sango,Miroku e il piccolo Koga. Poi fu il turno dei genitori di Kagome che abbracciarono forte Haruko. Mio padre quando vide Haruko gli fece una ramanzina poi lo strinse forte. Cercai l’ultima persona con lo sguardo ma lei stava abbracciando Haruko riempiendolo di baci.
-Non farlo mai più, ti prego- disse mentre le lacrime scendevano dai suoi occhi, lui annuì. Con un movimento attirai la sua attenzione e le lacrime aumentarono. Era bella da lasciare senza fiato mi guardò e in breve le corsi in contro. Lei mi strinse forte scoppiando a piangere come una bambina. Sentirla tra le mie braccia fu come stringerla per la prima volta. solo quando si calmò riuscii a guardala negli occhi.
-Ben tornato-
-Ciao bambolina-

 

Eccomi qui con una piccola storiella XD.... Anche questa già l'avevo scritta precedentemente :P 

Mi scuso per la parte iniziale ^//////^ ( me tremendamente in imbarazzo)....  Vi lascio con un abbraccio forte forte e ringrazio in anticipo chi, e soprattutto se qualcuno, commenterà positivamente e anche negativamente. Baci a tutti!
  
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