Fanfic su artisti musicali > Green Day
Ricorda la storia  |      
Autore: GreenNightmare    13/04/2011    1 recensioni
Piccola one-shot ispirata da "Horseshoes and handgrenades", i protagonisti sono Christian e Gloria.
"Oppure Gloria lo avrebbe raggiunto in tempo, e lui l’avrebbe baciata come mai l’aveva baciata prima, in piedi su una vecchia macchina rubata, la città in fiamme sullo sfondo."
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                    I’M NOT FUCKIN AROUND.


Gloria si stava sciacquando la faccia. Acqua. L’unica cosa lì che non fosse torbida e sporca. L’unica cosa lì che non puzzasse di fognatura, in quel buco umido.
Fissò il proprio volto riflesso nello specchio incrinato di fronte a sé, alla debole luce gialla della lampadina appesa al soffitto umido e macchiato di muffa.
Era pallida, e il trucco nero le era tutto sbavato sugli zigomi e sulle guance. I capelli neri erano sporchi e disordinati, raccolti in una coda aggrovigliata e piena di nodi, con molte ciocche corvine che le ricadevano sulla fronte. Le labbra pallide e screpolate che tremavano e lei non riusciva a fermarle. E gli occhi, gli occhi neri, affossati, circondati da pesanti ombre viola, che le brillavano però ancora di una fiamma di vitalità proveniente da chissà dove. Non gioia. Era furia, e disperazione.
Il rumore di un treno che sferragliava in sottofondo faceva tremare gli armadietti stinti appesi ai lati dello specchio incrinato e polveroso.
Anche Gloria tremava. Furia e disperazione. Sì, Gloria tremava, tremava e basta.
Sputò con rabbia nel lavandino sbeccato sporco di dentifricio da quattro soldi, quello che sapeva vagamente di plastica.
Nella stanza accanto, Christian era lì, semidisteso su quel vecchio divano logoro, gli occhi rovesciati all’insù, le mani insensibili, un’altra pastiglia che si scioglieva sotto la sua lingua.
Gloria voleva solo spaccare tutto, mettere fine a quella tortura silenziosa.
Guardò il suo riflesso allo specchio, quegli occhi quasi sconfitti, e cominciò a ringhiare.
Ben presto il suo ringhio si trasformò in un vero e proprio urlo, un grido furioso che le bruciava la gola, in totale contrasto col silenzio assoluto che proveniva dalla stanza accanto. Bestemmiò ad alta voce, aprì la porta sbattendola, bestemmiò di nuovo.
Christian alzò a malapena la testa, meravigliato e allo stesso tempo troppo stordito per rendersi conto di cosa stesse succedendo.
Vederlo ridotto in quello stato fece montare Gloria su tutte le furie.
Si avvicinò a lui a grandi passi, le calze nere strappate, il chiodo rovinato e scolorito tenuto anche in casa per proteggersi da quei tremendi spifferi, i capelli neri aggrovigliati, gli occhi in fiamme. Gloria poteva bruciare tutto il mondo solo guardandolo.
- Che hai? – sbottò Christian, infastidito da tutto quel rumore.
Gloria non rispose, ma rovesciò a terra il mobiletto su cui erano appoggiate le pastiglie di anfetamina rimaste, ringhiando come una tigre in gabbia. Christian saltò in piedi.
- Si può sapere che cazzo ti prende? –
- Avevi detto che avresti smesso con quella roba, l’avevi promesso cazzo! –
- D’accordo, ma ora stai calma! –
- Calma? CALMA? MI PRENDI PER IL CULO? – Urlò Gloria con quanto fiato aveva in gola, furiosa. – CI STAI PRENDENDO TUTTI PER IL CULO? –
- NON STO PRENDENDO PER IL CULO NESSUNO! – Gridò allora Christian, i suoi demoni che ricominciavano a fare capolino dai suoi occhi, così vuoti, così pieni di vita. Anche lui ora fiammeggiava. – Ne sto uscendo! – parole vuote, che vennero accolte con uno sguardo amaro.
Si urlavano contro, il ragazzo dai jeans strappati e la ragazza pallida col trucco sbavato.
- Non ne stai uscendo un cazzo, invece! –
Gloria ora tentava di colpirlo, di fargli male tanto era la sua rabbia, era pronta a ferirlo pur di proteggerlo, e Christian si difendeva come poteva, cercando di non farle male. Provò a baciarla ma lei si spostò. Lo guardò negli occhi.
- Vaffanculo, Christian. –
Sibilò, e uscì dallo squallido appartamento sbattendosi la porta alle spalle così violentemente da far tremare il tavolo di legno tarlato in mezzo alla stanza.
- Va bene, vattene, stronza! – gridò Christian alla porta chiusa.
Che se ne andasse pure quella troia, che lo lasciasse in pace. Prese a pugni il muro, con rabbia, staccando così pezzi di intonaco grigiastro. Aveva voglia di gridare, di bruciare tutto, voleva distruggere tutto ciò che gli capitava a tiro, strappare le foto di Gloria in mille pezzi perché se n’era andata, lasciandolo solo in quell’inferno.
Avrebbe demolito quel maledetto buco che chiamavano “casa”, avrebbe bevuto, combattuto, e scopato tutta la notte con una puttana qualsiasi.
Christian ora era solo demolizione e autodistruzione, nulla di più.
Avrebbe lavato ogni cosa di alcol, avrebbe fatto scattare l’accendino e alla fine si sarebbe sparato in testa guardando la città bruciare da lontano.
Oppure Gloria lo avrebbe raggiunto in tempo, e lui l’avrebbe baciata come mai l’aveva baciata prima, in piedi su una vecchia macchina rubata, la città in fiamme sullo sfondo.
Quel nome gli pulsava in testa, lo martellava, era l’unica cosa concreta a cui potesse aggrapparsi.
- Gloria!!! – Provò a gridare, ma quella parola gli rimase impigliata in gola.
Girava per la stanza come un animale in gabbia, la testa tra le mani, le tempie che gli pulsavano.
Gloria.
Eccolo il suo punto fermo.
E ora se n’era andata.
L’occhio gli cadde sul tavolino rovesciato, sulle pastiglie di anfetamina sparpagliate per terra come caramelle lasciate lì per caso da un bambino.
D’istinto le raccolse tutte, quelle pastigliette così apparentemente innocenti, aprì la porta del bagno con un calcio che quasi sfondò il legno vecchio ormai marcio, e le buttò tutte nel cesso. Tirò lo sciacquone e le vide sparire tutte nel vortice, quelle maledette bastarde che gli avevano portato via Gloria.
Urlò ancora, bestemmiò, si appoggiò barcollando al vecchio lavandino sbeccato e fissò per un attimo il suo riflesso allo specchio. Un velo di sudore gli imperlava la fronte. Ansimava.
Demolizione, autodistruzione.
Non ti prendevo per il culo, Gloria. Ti amo. Torna subito, ti prego. Urlalo quel maledetto nome.
Gloria.
G-L-O-R-I-A.
- GLORIA!!! – Urlò, con tutto il fiato che aveva in gola.

  
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Green Day / Vai alla pagina dell'autore: GreenNightmare