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Autore: charblack    13/04/2011    1 recensioni
Il mio sogno è sempre stato il Giappone. Grazie ad un sorridente amico di mail e alla fortuna più sfacciata, il mio sogno è possibile. Studentessa al primo anno allo Shohoku, migliore amica di uno studente del Ryonan. Tra tensai del basket e volpini surgelati, tra amici perennemente incazzati e una grande famiglia di scimmie, la mia vita a Kanagawa. Il mio sogno ad occhi chiusi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!

Mi chiamo Charly e questa è la prima storia che pubblico su EFP.

Vorrei giusto dire due cose prima di iniziare. Questa storia non ha alcun scopo di lucro e (ahimé) i diritti non mi appartengono. Non possiedo quei bonaccioni dei giocatori, tranne forse il porcospino,sto ancora contrattando con quel sant'uomo che è Takehiko Inoue.

Inoltre vorrei farvi sapere che è una storia senza pretese, nel senso che l'ho scritta per farmi due risate e sollevarmi un po' il morale. È un periodo parecchio stressante.

Spero vi divertiate a leggerla come io mi sono divertita a scriverla.

 

 

 

- Arrivo a Kanagawa -

 

 

Sono in Giappone.

Ancora non riesco a credere alla fortuna sfacciata che ho avuto. Sinceramente, sono una di quelle persone che nemmeno nella tombola natalizia, dove si sa, tutti arraffano qualcosa, riesce a vincere. Io e la sfiga si può dire che siamo grandi amicone.

È per questo motivo che ancora non riesco a credere di essere qui.

In Giappone.

Più precisamente Kanagawa.

Più precisamente ancora all'aeroporto di Kanagawa ad aspettare Akira Sendo, il mio amico di mail.

Mi guardo intorno con occhi sbrilluccicosi, seduta sulla mie enorme valigia blu.

Ho conosciuto Akira Sendo grazie ad un gemellaggio virtuale delle nostre scuole. È da parecchi mesi che ci scambiamo mail e non vedo l'ora di conoscerlo personalmente. Quando abbiamo cominciato a scambiarci messaggi, abbiamo deciso di comune accordo di non mandare nostre foto. Mi era sembrata una grande trovata all'inizio, ora non ne sono più tanto sicura.

Mi chiedo come farò a riconoscerlo. Di lui so che è alto, dopotutto è un giocatore di basket, moro e occhi blu. Beh, non dovrebbe essere difficile trovare un giapponese con gli occhi blu, ma non posso certo fermare tutti i ragazzi che mi passano di fronte accertandomi del colore dei loro occhi!

Pazienza, mi troverà lui. Gli ho detto che mi avrebbe trovato seduta sopra un'enorme valigia blu. Mi do un'occhiata intorno...niente valigie blu. Perfetto! Sono l'unica!

Appoggio stancamente la testa sulle mani e mi perdo tra i miei pensieri.

Giappone.

Kanagawa.

Scuola giapponese.

Divisa scolastica.

Akir...

-Charly!-

Sussultò e mi alzo di botto in piedi. Chi mi ha chiamato?! Chi? Da che parte?

Mi guardo attorno freneticamente fino a che i miei occhi non incontrano la figura di un ragazzo dalla strana capigliatura.

Akira Sendo? Mazza che figo! Se fossi in un manga probabilmente mi uscirebbe sangue dal naso!

Il ragazzo che mi causerà un infarto mi sorride incerto, come se aspettasse qualcosa.

Mi do mentalmente una sberla in faccia ricordandomi che non gli ho ancora risposto. Ok Charly, calma e sangue freddo. È Akira, il ragazzo con cui hai messaggiato per mesi. Sa tutto di te, perfino le cose più imbarazzanti. Ricordati, è come un fratello acquisito. Da stupro, ma un fratello.

-Akira?- perfetto! Nessun tono da ragazzina demente o con qualche problema cerebrale. Sei quasi sembrata una persona normale. Complimenti!

Akira si apre in un sorriso che mi fa tremare le ginocchia, per poi stritolarmi in un abbraccio, sollevandomi perfino da terra.

Ora muoio.

-Charly! Meno male, pensavo di aver fatto la figura dell'idiota!- esclama mollandomi, in modo che possa tornare a respirare.

-tranquillo, saresti bello anche così-

Momento di gelo. L'ho detto davvero?

Akira mi guarda e scoppia a ridere, divertito più dalla mie espressione che dalla battuta. Ok Charly, prendi una pala e sotterrati.

Passato il momento di imbarazzo, Akira prende in mano la situazione, e la valigia, trascinandomi fuori dall'aeroporto.

-come è andato il viaggio?- mi chiede sorridendo.

Ripenso alle mie otto ore di aereo con un mezzo sorriso divertito. Ho fatto dannare le hostess facendo finta di sentirmi male e poi ho piazzato una scenata perché non trovavo più il mio peluche portafortuna, lamentandomi che non sarei mai riuscita a dormire senza di lui. Da notare che io non ho assolutamente un peluche portafortuna.

Racconto tutto ad Akira e ridiamo al pensiero di quelle povere hostess in preda al panico.

-...e poi ad un certo punto c'è stata una turbolenza e mi sono messa a gridare.-

Akira ride scuotendo la testa ed io mi gaso.

-sei tutta matta te!-

Lo guardo fintamente offesa, pizzicandogli il fianco.

-senti chi parla! Quello che fa esasperare il suo allenatore arrivando in ritardo!-

-ma non è che lo faccio apposta!- si difende lui, -non mi rendo conto del tempo che passa!-

Già, me lo riesco ad immaginare bene. Lui che cammina tranquillo per la strada a passo lento, col suo immancabile sorriso (sì, ho già capito che il sorriso è perennemente sul suo volto), mani in tasca e sguardo perso. Povero Taoka, quasi mi dispiace per lui.

Nel frattempo siamo saliti su un taxi. Per tutto il viaggio non abbiamo fatto altro che chiacchierare. Mi aspettavo che sarebbe calato un silenzio imbarazzante, dopotutto non ci eravamo mai parlati prima, invece la conversazione è venuta da sé. Sarà perché siamo entrambi delle persone espansive, del suo sorriso o del mio gesticolare frenetico (lo ammetto, quando parlo gesticolo molto, a volte anche troppo), ma non c'è stato un singolo momento di silenzio.

Il taxi si ferma davanti ad una graziosa villetta bianca dal tetto blu. Il tetto blu! Oh, io adoro il blu! Mi fermo ad osservarla inebetita mentre Akira scarica la valigia e mi affianca.

-ti piace?-

-ha il tetto blu!- sorrido come un'ebete mentre entriamo. Akira ridacchia per poi fare un sorriso enigmatico.

-e non hai visto niente! Andiamo, ti faccio vedere la tua camera- sembra impaziente mentre mi trascina su per le scale, valigia compresa. Mi sento per un attimo in colpa, perché so che è pesante, ma lui non sembra fare nessuno sforzo. Mi sorride, notando il mio sguardo.

Akira Sendo, l'uomo dei sorrisi.

Apre la porta della camera con un gesto teatrale ed io rimango sulla porta, incredula.

La stanza ha le pareti di un tenue azzurrino, il letto all'occidentale ha le coperte blu, blu come le tende alla finestra e le mensole in legno. Il resto della mobilia, un armadio ed una scrivania, è in legno chiaro.

-Akira...ma è...- davvero, non trovo le parole per descriverlo.

Akira si gratta la nuca imbarazzato, pur continuando a sorridere.

-quando mamma ha saputo che il tuo colore preferito è il blu si è data alla pazza gioia. Ha ridipinto le pareti e le mensole. Io e papà avevamo quasi paura di avvicinarci...-

Non lo lascio neanche finire che lo abbraccio, affondando il viso contro il suo petto.

-grazie, è tutto meraviglioso- E lo è davvero. Sono in Giappone, il mio sogno da sempre, pronta a passare un anno fantastico con quello che considero un fratello. Potrebbe andarmi meglio?

 

Due ore più tardi siamo stravaccati sul divano a guardare una partita di basket. Eh sì, posso dire che anch'io sono un'appassionata. Certo, non arrivo ai livelli di Akira, ma mi ci avvicino.

Ho conosciuto i suoi genitori e basti dire che sono due forze della natura. Akira ha preso il sorriso da sua madre e gli occhi da suo padre. Abbiamo cenato in allegria e finalmente ho mangiato il vero giapponese. Mica come quello che ti danno nei ristoranti in Italia!

Nanako (la madre) mi ha fatto promettere di cucinare qualche piatto italiano. Ho accettato, anche se non ne sono molto sicura. Io e la cucina non andiamo molto d'accordo. Akira ha ridacchiato, capendo benissimo il mio dilemma e sono stata costretta a punirlo. Il suo fianco domani sarà un livido unico, i miei pizzicotti non risparmiano! Buahahahahahah!!!

Dopo cena mia ha fatto vedere la divisa che dovrò indossare. È cosa più orribile che abbia mai visto in vita mia! Ma chi è quello sfigato che l'ha disegnata? E dire che ero tanto felice di indossare la divisa, nei manga le ragazze sembravano tutte così carine!

Fulminata da un'idea improvvisa corro su per le scale, fiondandomi nella mia nuova camera. Raccatto la divisa e corro nuovamente, stavolta diretta in cucina.

Ed eccola lì, Nanako, la mia salvezza.

-dimmi tutto Charly- mi sorride questa, capendo che ho qualcosa in mente.

-la divisa è orribile, così ho pensato di modificarla un po'. Però non so cucire- Decisamente non sono una ragazza da sposare. Non cucio, cucino poco e io e le pulizie di casa siamo acerrime nemiche. In compenso non vado malaccio a scuola, ho una passione viscerale per i jeans e i felponi extralarge e gioco a basket. Un maschio mancato insomma.

-ho capito, dai qua-

Allungo la divisa a Nanako, che si morde un labbro pensierosa. Stessa espressione di Akira, è troppo adorabile. Non le daresti più di trentanni. Ha il viso da ragazzina, con quei corti capelli sbarazzini e grandi occhi scuri. Potrebbe passare per mia sorella maggiore.

-ti accorcio un po' la gonna e magari tolgo quell'orribile fiocco rosso- Nanako si imbroncia un attimo, per poi guardarmi disgustata.

-mi chiedo chi abbia disegnato questa divisa. È orribile!-

Ci guardiamo per qualche istante per poi scoppiare a ridere. Conosco questa donna da meno di un giorno e già la amo!

Le nostre risate richiamano Akira, che già mi aveva guardato incuriosito quando era schizzata in camera, e Soichiro, il padre.

-perché ridete?- chiede quest'ultimo avvicinandosi alla moglie e stampandogli un bacio in fronte. Oh, sono così carini!

-niente tesoro, cose tra donne- risponde lei facendomi ridacchiare.

I due maschi vedono la divisa ed alzano gli occhi al cielo, poi Akira sospira abbattuto, ma sempre col sorriso sulle labbra.

-è un peccato che tu non venga al Ryonan- borbotta socchiudendo gli occhi.

Già, è stata una vera delusione scoprire che al Ryonan non c'erano più posti disponibili. Ed io che contavo di stare appiccicata ad Akira per tutto il tempo! Può non sembrare, ma sono una persona estremamente timida.

-dispiace anche a me, ma da come mi hai descritto lo Shohoku, non dev'essere tanto male-

Lo Shohoku era l'unica alternativa possibile, era l'unico ad avere accettato una domanda d'iscrizione ad anno già iniziato, anche se avevo dovuto fare un test d'ammissione. Cavolo, in Giappone mica scherzavano! Avevo passato mesi in uno stato ansiogeno per paura di non essere passata.

E poi, altra cosa fondamentale, lo Shohoku non era molto distante né dal Ryonan né da casa Sendo.

Akira sorrise rincuorato alla mia ultima affermazione.

-no, non lo è. E poi ha una buona squadra di basket- E figurati se l'argomento non cadeva su quello.

Alzo gli occhi alcielo mentre parte l'ennesima discussione sul basket. Pure Soichiro e Nanako si intromettono, lanciando qualche battuta qua e là. E guardandoli, non posso fare a meno di pensare che sarà un anno fantastico.

Sono in Giappone dopotutto.


 

  
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