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Autore: virgily    14/04/2011    1 recensioni
-cosa credi? Che quando sara’ giunta l’alba e avrai consumato le tue, e le mie, energie io ti rimpiangero’ come l’unico uomo della mia vita?- si sollevo’ puntando i gomiti sul materasso in soffici lenzuola color panna ricamate in merletto candido; i capelli si frastagliavano scomposti e disordinati sulle sue spalle e il suo sopracciglio sinistro s’inarcava in una sinuosa e provocatoria curva
-beh, onestamente non mi dispiacerebbe vedere le lacrime dei tuoi occhi...-
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con non curate violenza la porta che accedeva alla camera da letto si chiuse provocando un tonfo che riusci’ a farsi sentire per l’intero piano dell’albergo a cinque stelle lusso. Gerard non era mai entrato in uno di quei grattacieli che sfidavano la prorompente altezza delle nuvole, mai aveva pensato che un giorno sarebbe riuscito a vedere com’era una suite elegante. Eppure, per quanto i marmi pregiati, le stoffe raffinate e i mobili intarziati fossero pacchianamente divini, tutto il resto sembrava non importargli minimamente. Il suo sguardo era concentrato su un qualcosa di molto piu’ proibito e succulento: due occhi provocatori, due labbra che sembravano nutrirsi delle sue e un corpo che ogni qual volta che si sfiorava contro il suo sembrava farlo sospirare, proprio come se quello fosse il suo ultimo respiro.  Un paio di jeans scoloriti e strappati, dei tacchi alti, una maglietta rossa, un vestito da quattrocento dollari, una giacca di pelle, un reggiseno del la nuova collezione autunno/inverno di Victoria's Secret; scorgendo velocemente il pavimento per la prima volta Way si senti’ impietrito. Non sapeva di preciso chi lei fosse, eppure in quelle poche lettere messe insieme sentiva una morsa al cuore

-Joanna...- lo sussussurro’ piano, come un mugugno pre risveglio da un sogno, forse il sogno piu’ dolcemente perverso a cui stava prendendo parte

-che c’e’ Way? Ti sei intenerito di colpo? Ma come, non eri quell’egocentrico bastardo che mi avrebbe fatta soffrire?- quella lingua cosi’ affilata e schietta lo fece fremere dal desiderio, molto piu’ di quanto le sue belle membra pallide non lo facessero gia’. Era diversa, per ogni aspetto, dalle altre donne con cui aveva avuto a che fare. Eh, mai il moretto aveva osato andarsi a scontrare con un’altra creatura che amasse spezzare i cuori, e con lei non riusci’ a trattenersi; sentiva di volersi mettere in gioco, di tentare a corrompere anche quella creatura che sembrava senza cuore.

-tranquilla, lo faro’ molto presto...- ridacchio’ sadicamente avvolgendola nelle sue braccia, e facendola scivolare al di sotto di lui il giovine trovo’ immediatamente una posizione molto piu’ comoda e adeguata. Quelle sue piccole labbra si distesero in un sorriso divertito e malizioso allo stesso tempo, mentre i suoi lumi verdognoli cominciavano a bruciare sotto la fioca luce della camera.

-cosa credi? Che quando sara’ giunta l’alba e avrai consumato le tue, e le mie, energie io ti rimpiangero’ come l’unico uomo della mia vita?- si sollevo’ puntando i gomiti sul materasso in soffici lenzuola color panna ricamate in merletto candido; i capelli si frastagliavano scomposti e disordinati sulle sue spalle e il suo sopracciglio sinistro s’inarcava in una sinuosa e provocatoria curva

-beh, onestamente non mi dispiacerebbe vedere le lacrime dei tuoi occhi...-

-in questo caso allora...- lentamente annullo’ le distanze del loro corpi, fuse le sue calde e dolci labbra con quelle fredde e screpolate del moretto, che si lascio’ pervadere dal brivido ibrido tra il fuoco della passione e il gelo delle sue iridi, e silente rimase ad osservare il loro lento distacco

-fammi tua con tutto il tuo desiderio e con tutto il tuo odio. Fammi sentire come “l’unica” per poi strapparmi dal tuo sostentamento, dimostrandomi invece che io non sono nulla- sicuramente non avrebbe mai creduto che quelle parole, dette da un’altra sarebbero riuscite a colpirlo... Ma Joanna non era lontanamente comparabile con le altre sgallettate che si portava a letto. Lei lo stava sfidando apertamente, incitandolo a tirare fuori il peggio di se;  voleva sperimentare sulla sua pelle il fantomatico “sintomo post-amore perduto” piuttosto che l’appagante sensazione di vuoto non appena lasciava a se stessi i suoi amanti. Ne aveva avuti tanti, tutti da soltanto una notte. Era stata brava nel sviluppare questa capacita’ innata di non considerare mai quei bei “bambolotti”, che entravano e uscivano dalla sua vita, come “amori”. Eppure l’idea che forse avrebbe rivisto presto quelle due iridi vedi, al momento socchiuse dalla cieca e sfrontata passione, la disgustava... affascinandola sebbene questo le portasse i conati di vomito. Continuarono a baciarsi insistentemente, poiche’ non esisteva contatto fisico che riuscisse a renderli piu’ vivi e uniti di quello. Nemmeno il sesso che li stava man mano consumando era in grado di provocare il caos psico-fisico che stavano straziosamente patendo. Le unghie laccate di rosso si conficcarono nella sua carne, costringendolo a lanciare il capo all’indietro; Gerard ebbe un fremito, seguito da un ringhio che pareva il piu’ lungo e il piu’ piacevolmente sofferto dei suoi gemiti. Ferito nel corpo e nell’animo non si diede per  vinto, anzi. Erano proprio quei graffi ancora rossi e caldi sulla sua pelle, quelle due iridi gelide e spietate e quelle labbra diabolicamente dolci a convincerlo che quella notte avrebbe sfiorato la soglia della sopportazione, portandolo ad essere quello percui tutti lo conoscevano meglio: “la belva senza cuore”.  Aggrappandosi alla testiera del letto riusci’ ad evolvere qualcosa di folle in un qualcosa di sfrenatamente pazzo e violento, ed era proprio quello che lei voleva, forse per puro masochismo, o per bizarra curiosita’. Tuttavia doveva ammetterlo: quel dolore le piaceva, e sapeva che era nulla in confronto al come sarebbe stata il giorno dopo. Gia’, forse Gerard stava esagerando, la stava tramutando da una “sconosciuta incontrata nelle vie della citta’” nell’unica “ragione” percui valesse la pena sprecare tutta la sua forza e il suo fiato. Per attimi interminabili incui rifinivano l’opera, le labbra del moro scesero da quella bocca, raggiungendo il suo collo. Il canto di una sirena in confronto a quei gemiti spontaneamente melodici sembravano una docile ninna nanna per neonati. Entrambi sapevano che la loro vicinanza a fine del lavoro poteva essere spietatamente pericolosa, ma se ne fregarono altamente. No, preferirono passare le loro ultime ore stesi al di sotto di quelle coperte ormai impregnate del loro odore, coccolandosi come due amanti in fuga, come se veramente quella notte li avesse segnati nel profondo. Probabilmente era proprio cosi’, perche’ ambe due non avevano che un pensiero in testa: la voglia che il sole non sorgesse piu’... e che quelle ore fossero destinate a rimanere ferme finquando non fossero riusciti a mettere la parola fine in quel “Nulla” che, in realta’, conteneva “Tutto”. Quasi per dispetto quella stella calorosa e bisbetica sorse, illuminado il viso della ragazza ancora accoccolata al suo petto. La penombra di quella mattina rendeva il panorava dinnazi a lei malinconicamente perfetto: la camera disordinata, un bel ragazzo al suo fianco. Eppure quest’ultimo non era piu’ un piacevole scalda letto, le sembro’ invece che quel tepore le servisse per uno scopo ben diverso... a sopravvivere. Osservo’ con una minuziosita’ certosina ogni piccolo dettaglio di quel viso cosi’ vicino al suo: le curve delle guance, le occhiaie tristemente deposte al di sotto di qelle due palpebre pesantemente chiuse; le labbra ,che pur non essendo carnose e vellutare  erano le fautrici di un fuoco che ancora persisteva ad ardere nel suo petto.Tuttavia, come suo solito, trovo’ la forza di sollevarsi dal suo giaciglio, di vestirsi in fretta e di uscire; spettinata e struccata con gli occhiali da sole a coprirle gli occhi. Camminava scalza lasciando penzolare le altissime scarpe dalle mani. Giunse alla reception del suo Hotel e accennando due o tre ordinazioni riguardo alla colazione del suo ospite si avvio’ verso la sua automobile, dove l’autista la stava aspettando sorridente proprio come ogni mattina. Monto’ sui sedili posteriori della vettura e silenziosamente si lascio’ portare verso i suoi innumerevoli impegni, sicura che sarebbero tutti andati a monte a causa di quel viso fanciullescamente divino che non riusciva a calmarle le palpitazioni.

-come mai cosi’ silenziosa? Non avete passato una bella serata ieri signorina?- domando’ incuriosito l’uomo, infondo sapeva della sua piccola e perversa indole... e mai si sarebbe aspettato di vederla ridotta in quello stato depresso

-affatto... Non ti devi preoccupare. Piuttosto pensa a guidare siamo in ritardo- si accorse soltanto al finale della sua frase che il suo tono era tremante. Da una parte non voleva crederci, si sentiva stranamente infelice. Il riuscire nella sua impresa stava gia’ portanto i suoi effetti spiacevolmente meravigliosi. I battiti cardiaci, la voglia di piangere, la sensazione del suo profumo ancora addosso. Si, Gerard Way aveva fatto breccia nel suo cuore di pietra, riuscendo a non farsi catalogare come una pedina nelle “memorie di una cagna”, come Joanna stessa amava definirsi. Per la prima volta si era sentita una ragazza normale, ingenua, che si lascia trasportare facilmente dalle proprie emozioni, quelle che temeva di aver perso da un bel po.  Finalmente la piccola sfacciata si era sbagliata per un volta, perche’ sentiva che, se non lo avesse piu’ visto, sicuramente lo avrebbe rimpianto come la sua prima, e forse ultima, infatuazione.

 

*Angolino di Virgy*

Bene, questa e' la mia prima fic sui MCR. Confesso erano mesi che volevo scrivere qualcosa ma non trovavo mai il tempo per architettare una trama che allettasse me e un mio possibile lettore. Tuttavia sono ancora indecisa se farla proseguire come una long oppure lasciarla cosi'...

Spero comunque che vi piaccia e non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate

Un bacino

-V-

 

  
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