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Autore: Brokenhearted    14/04/2011    4 recensioni
Ecco qua una one-shot, il pairing non è chiaro, però ;) forse questa shot diventerà una raccolta, boh, devo decidere. Buona lettura!
Cit: «Perché non era la fiamma rossa. Ma era l’aria che l’alimentava. L’aria azzurra, semplice, dannatamente solita, che tutti però hanno bisogno di avere e respirare. Ma che tutti sfruttano, lasciandone poi solo i resti, che si disperdono.
“Come lacrime nel vento…”»
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rein, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qui un'altra shot, scritta di getto, prendendo spunto da quella di Shion. Dato che devo andare a dormire la finisco qui xD ps: i ringraziamenti per i commenti dell'altra ve li scriverò nella prossima shot, perché missà che questa diventerà una raccolta. .................................................................................................................................................................................................. Quel solito, noioso ballo, uguale ai mille precedenti e probabilmente ai mille seguenti. La solita musica antica che risuona nell’aria, ormai viziata, della sala, le solite coppie che ballano tenendosi per la vita.
La solita vita nobiliare.
Nulla può cambiare. Infatti, chi appare?
Il solito principe biondo, che si avvicina alle gemelle, e che come il solito invita la rossa, che risponde, come solito, “no grazie, desidero ballare con il mio fidanzato e futuro sposo”.
E così, il solito principe biondo si allontana, con il solito passo incerto, e come solito non rivolge nemmeno un’occhiata alla solita ragazza in blu.
Arriva così il solito principe blu, che afferra la mano della sorella rossa, e si avviano nel solito ballo. Ma la rossa, non è mai “solita”, perché lei è la fiamma rossa, colei che cambia sempre. Che cambia tutti i giorni e rimane sempre la stessa. È la fiamma della passione, dell’amore, di tutto ciò che è bello. È tutto e niente. Ma nessuno dirà mai che è “solita”.
Così, la solita blu si avvia come al solito sul balcone, con quel suo solito passo dolce e svelto. E, come solito, nessuno si accorge della sua scomparsa, ma la gente continua a ballare la solita danza.
 
And it’s never a good thing.
 
Invisibile. Perché finiva sempre per sentirsi così? Lei era la solita ragazza inutile, il contorno, solo perché non era come la sorella. Perché non era la fiamma rossa. Ma era l’aria che l’alimentava. L’aria azzurra, semplice, dannatamente solita, che tutti però hanno bisogno di avere e respirare. Ma che tutti sfruttano, lasciandone poi solo i resti, che si disperdono.
“Come lacrime nel vento…”
Si girò, guardando in sala. Che strano, i soliti balli si erano fermati. Forse, il primo fatto insolito della serata. Ma cosa ancora più strana, tutti gli sguardi erano puntati sulla solita ragazza in blu. Era tutto troppo insolito per farla imbarazzare.
Senti qualcuno sussurrare il suo nome, nella solita folla. Vide la sorella svenire, in un modo del tutto insolito anche per lei. E, cosa che la colpì più di tutto, la musica di sottofondo.
 
Maybe it's not my weekend
But it's gonna be my year
And I'm so sick of watching while the minutes pass as I go nowhere
And this is my reaction
To everything I fear
Cause I've been going crazy I don't want to waste another minute here

 
“No, questo devono spiegarmelo: canzoni punk a una festa?!”
Si girò verso suo padre, senza capirci niente. Lui le sorrise. Quella forse non era una solita festa…
“Buon compleanno” sentenziò.
“Ti amo” disse un altro, il ragazzo che aveva iniziato da poco a sognare e ad amare.
“Sei la migliore” disse qualcun altro, ma lei non vide chi, perché calò il buio. Sarebbe ritornata la luce?
 
Incredibile. Si era girato un attimo, e lei era scomparsa dal balcone. Buttata, caduta giù. In modo, è doveroso ammetterlo, del tutto insolito.
Uno “Shade, cosa succede” lo distrasse, facendo ritornare i suoi occhi sulla fiamma. Ma smise di respirare. L’aria se n’era andata. Dalla sua vita, e per sempre. E lui era lì, immobile.
Fino a che non cadde, il corpo scosso da violente convulsioni.
Svenne, ma non si svegliò mai più.
 
Lei si era buttata, ma il sogno l’aveva tratta in inganno; si era drogata, voleva che l’ultima cosa che avesse visto, anche se finta, fosse felice. E poi si era lasciata cadere. Non sentiva più dolore. Non l’avrebbe più sentito. L’aria si univa all’aria. Non aveva paura, non provava tristezza. Ormai era da tempo che non provava più niente.
 
10 anni dopo:
Fine si strinse di più nel suo cappotto rosso, per ripararsi dal freddo del suo cuore. Ogni anno, quello stesso giorno, visitava le tombe gemelle, della sorella e del suo amato. Come al solito, iniziò a piangere. Lesse ad alta voce l’incisione sulla tomba di Rein.
 
“Principessa, sorella, figlia ammirevole. Il regno del sole piange ancora per lei. Rein Sakamoto.”
 
E le lacrime si dispersero nell’aria. Essa non avrebbe più ingigantito il fuoco.
  
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