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Autore: Ayumi Zombie    15/04/2011    2 recensioni
I raggi di luce bucherellavano il vecchio parquet in più punti. Erano delle colonnine diagonali, tracciate con un righello e un pastello color dell’alba. E così, swissh!, passavano perfettamente per i piccoli fori delle persiane serrate, mangiucchiate dalle tarme e dal tempo, per colpire il fragile e massiccio pavimento di legno scuro. Lo decoravano, intarsiandolo di preziose stelline.
Una one-shot. Un solo colpo, un solo sparo, al cuore del lettore. Per farlo sanguinare copiosamente, per travolgerlo e sorprenderlo in una macabra danza d'amore con Mary. Con la dolce, piccola, magica Mary e il suo mondo fatato.
Genere: Horror, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ti amerò per tutta l'eternità.


I raggi di luce bucherellavano il vecchio parquet in più punti. Erano delle colonnine diagonali, tracciate con un righello e un pastello color dell’alba. E così, swissh!, passavano perfettamente per i piccoli fori delle persiane serrate, mangiucchiate dalle tarme e dal tempo, per colpire il fragile e massiccio pavimento di legno scuro. Lo decoravano, intarsiandolo di preziose stelline. Ed infilzavano anche il denso tappeto rosso che andava via via divorando lo spazio a terra di quella catapecchia nel giardino di Mary.

Lo aveva chiamato Romeo.
Non sapeva e non le interessava quale fosse il vero nome di quel ragazzo, così gliene aveva dato uno lei. Poco importava che il suo, invece di Giulietta, fosse un semplicissimo Mary, perché lui era comunque il suo principe. E questo non lo aveva deciso lei, tutto d’un tratto, la prima volta che lo aveva visto. Glielo avevano suggerito gli occhi di quel ragazzo. Di quel blu, blu scuro, blu color mare in tempesta, blu cobalto, blu del cielo che combatte contro una coltre di nubi di malinconia e lontananza.
quegli occhi che ora la osservavano, impotenti d’amore per lei, brillanti di lacrime di commozione per la sua principessa – oh, avanti, amore mio, non dirmi così!, mi lusinghi! –, che si struggevano alla ricerca di un semplice incrocio con il suo sguardo. Quelli che piangevano commossi, quando le aveva sussurrato, tremante, le parole che avevano fatto trepidare il cuore della sua amata.
Era così timido, il suo Romeo. Aveva sempre bisogno che lei, ogni volta, gli suggerisse dolcemente cosa fare, cosa dire, come comportarsi. Ma era un sacrificio che la paziente Mary era disposta a compiere, perché amava la tenerezza del suo innamorato. Non ostentava la forza come avevano fatto tutti gli altri, prima di lui; non urlava, non la insultava, non la minacciava. Non esigeva le separazione drastiche che alla dolce Mary facevano piangere il cuore.
Lui non era nemmeno da confrontare, agli altri principi.
La notte di passione che aveva trascorso con il suo Romeo era stata la più bella che avesse mai vissuto. Lo aveva portato nel capanno degli attrezzi, nel suo giardino. Era lo stesso luogo speciale in cui giocava con il suo patrigno alla principessa e a fare tante magie – ma la piccola e magica Mary doveva fare attenzione: la mamma non lo avrebbe mai dovuto scoprire, o sarebbe stata gelosa.
Lo aveva fatto sedere sulla sedia traballante, che in realtà era un trono intarsiato d’oro e di velluto, e avevano compiuto il rito fatato. Avevano fatto l’amore, lei la vedeva in quest’ottica. Erano diventati una cosa sola, il loro sangue si era mischiato, come aveva desiderato Mary fin dal loro primo incontro. D’accordo, d’accordo, c’era da ammetterlo: lo aveva già fatto con altri ragazzi, prima, ma non era niente di paragonabile a ciò che era stato questa volta con il suo amato Romeo.
altre lacrime erano cadute per lei, ma nessuno aveva invocato il suo nome come lui aveva fatto. Sì, altre labbra avevano sussurrato al cuore della pura fanciulla, ma non come le sue. Altri ragazzi si erano tinti del colore dell’amore, ma mai della tonalità di rosso scarlatto come quella del suo principe.

« T-ti amo, Mary. Ti amo. » balbettò.
Deglutì, terrorizzato. Strattonava le mani più che poteva, Eric, nonostante avesse già capito che le corde erano vecchie ma solide, e che non si sarebbero strappate con qualche brusca tirata. Sapeva che si stava aggrappando con tutte le sue forze ad una speranza completamente vana – non sarebbe riuscito ad uscire dalla porta che poteva intravedere là dietro. Non con le proprie gambe –ma il cieco istinto di sopravvivenza aveva la meglio sulla fredda ragione.
« Amore mio, - sussurrò la ragazza, il cui volto pallido contornato dai capelli dorati e luridi faceva capolino dall’oscurità. La lampadina appesa al soffitto oscillava avanti e indietro, illuminando a sprazzi lo squallore del tugurio in cui si trovavano. – quelle parole non mi soddisfano. »
Eric la osservò carezzare con dolcezza materna la lama rugginosa della grossa mannaia da cucina che coccolava, stringendola al petto come fosse un neonato. Con lo sguardo, seguì il movimento delle esili, bianche e macchiate dita della ragazza che si stringevano attorno al manico già sporco di sangue, ed avvicinare il coltellaccio alla sua gola. Avvertì il tocco, gelido.
« Amore mio, - riprese lei. Aveva gli occhi vacui, come se lo stesse guardando ma non lo stesse vedendo, e fosse persa nei suoi pensieri. Con quell’arma puntata al collo del ragazzo. – per quanto mi amerai? »
 « Per… per tuta l’eternità. » era costretto a pronunciare quelle parole, per l’ennesima volta, faticosamente, come se ripetesse una litania di una lingua a lui  sconosciuta.
Mary sorrise, soddisfatta.
Alzò un braccio e diede un altro colpo secco alla lampadina, il cui dondolio si era fermato.

Il piacere e la felicità che Mary stava provando erano a dir poco indescrivibili.
Lo sentiva, lì, sul palmo della sua mano. Poteva saggiarne la consistenza, il peso.
Era in ginocchio, e non poteva fare altro che sorridere, appoggiando alla propria guancia il cuore caldo del suo amato Romeo.
« Anche io, - gli sussurrò, - ti amerò per tutta l’eternità. »
   
 
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