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Autore: Vahly    15/04/2011    2 recensioni
AU ambientata nell'universo di Supernatural in cui Steve e Danny sono cacciatori.
L’oscurità quella notte era densa ed impediva di vedere quasi ovunque. Nonostante la luna piena, l’intreccio dei rami in quel sottobosco fitto di alberi intercettava i deboli raggi di luce creando larghe macchie di ombra. Ed entrambi sapevano che tenere una torcia con loro non era una grande idea.
La mano di Steve sfiorò quella di Danny. Il biondo si voltò immediatamente. Vide l’altro fargli un cenno, e l’ululato che seguì rese immediatamente chiaro cosa volesse dirgli.
L’avevano trovato.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Werewolf

 

 

 

Note dell’autrice: scritta per l’ultima settimana del Cow-t, con il prompt “fandom!AU”.
In questo caso quindi ho scritto una Danny/Steve ambientata nell’universo di Supernatural,
in cui loro sono dei cacciatori.

Scusate se è venuta un po’ più angst di quello che avevo progettato. Spero vi piaccia J

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

L’oscurità quella notte era densa ed impediva di vedere quasi ovunque. Nonostante la luna piena, l’intreccio dei rami in quel sottobosco fitto di alberi intercettava i deboli raggi di luce creando larghe macchie di ombra. Ed entrambi sapevano che tenere una torcia con loro non era una grande idea.

La mano di Steve sfiorò quella di Danny. Il biondo si voltò immediatamente. Vide l’altro fargli un cenno, e l’ululato che seguì rese immediatamente chiaro cosa volesse dirgli.

L’avevano trovato.

Danny imbracciò il fucile caricato con proiettili d’argento, e notò che l’altro lo aveva già fatto da un po’. Dopodiché si mossero cauti, cercando di non far rumore muovendosi nell’erba. Nonostante avanzassero furtivamente, bastarono pochi passi perché l’essere dinnanzi a loro percepisse la loro presenza e si voltasse di scatto.

“Maledetti licantropi – e maledetto il loro fiuto.” Pensò Danny fra sé e sé. Se fossero riusciti a coglierlo di sorpresa sarebbe stato tutto di gran lunga più semplice. Ma non si può avere tutto dalla vita.

Vide Steve farsi avanti di scatto e sparare dei colpi a raffica. Maledetto pure lui e la sua sconsideratezza da ex marines. Possibile che non avesse un minimo di senso di autoconservazione?

Se il suo primo istinto era stato quello di indietreggiare e aspettare il momento giusto, ora era costretto a farsi avanti a sua volta per guardare le spalle al partner. Oh, se gli avrebbe fatto un cazziatone più tardi…

Il lupo schivò i colpi, e balzò tanto alto da scavalcarli. Poi si fermò di fronte a loro e gli mostrò i denti in un ringhio feroce.

Danny si immobilizzò istintivamente. Nonostante lui e Steve cacciassero assieme da più di un anno, c’erano cose a cui non si sarebbe mai abituato. Il lupo fece un altro balzo, diretto verso di lui, e Steve gli si buttò addosso per proteggerlo. Fu questione di un attimo. Danny cadde a terra, mentre il partner veniva aggredito dal lupo; sparò un colpo, ma lo mancò. Ne sparò altri due, e il lupo guaì, poi si accasciò a terra.

Ma Steve non si mosse.

Danny si sentì raggelare.

«Steve!» Urlò, mentre gli toglieva il licantropo di dosso. «Steve, Steve!»

Ma il partner non si muoveva ed era coperto di sangue. Che fosse il suo o dell’essere che era appena morto, Danny non avrebbe saputo dirlo. Sapeva solo quali sarebbero state le conseguenze di quello che era successo.

No, non doveva pensare al peggio.

«Steve.» Chiamò ancora, scuotendolo delicatamente.

L’altro sbatté le palpebre, ma non le aprì ancora del tutto. «Mmm…»

«Steve!» Ripeté ancora Danny, con le lacrime agli occhi, la speranza nella voce. «Steve, riesci a muoverti? Riesci a sentirmi?»

Il moro tossicchiò, poi sembrò tentare di mettersi in piedi. Senza riuscirci.

Danny lo soccorse immediatamente, e aiutò l’altro a mettergli un braccio dietro le spalle per lasciarsi sorreggere da lui.

«Steve, io… mi disp --- »

«Non provare neppure a dirlo.» Lo interruppe l’altro. «Se non avessi sparato, sarei morto. Non hai nulla da rimproverarti.»

«Ma se io avessi reagito prima… tu non avresti dovuto…»

«Proteggerci a vicenda. Hai presente? Tu avresti fatto lo stesso per me.»

Danny abbassò lo sguardo. Già, avevano promesso di aiutarsi e proteggersi a vicenda, quando quella follia aveva avuto inizio.

 

A Danny sembrava fosse accaduto ieri, nonostante fossero passati diversi mesi. Era tornato a casa dal lavoro di poliziotto, come al solito, quando era accaduto. Aveva trovato Rachel sul soffitto, con gli occhi sbarrati, il sangue gocciolante dal suo petto, e all’improvviso il corpo della donna era stato circondato dalle fiamme. Il fuoco l’aveva consumata sotto lo sguardo del marito, dapprima impietrito, poi disperato nel vano tentativo di salvarla mentre urlava il suo nome. Avrebbe continuato a gridare «Rachel!» fino a che le fiamme non avessero raggiunto anche lui, se una vocina alle sue spalle non lo avesse risvegliato dallo stato di trance in cui si trovava.

«Danno, Danno cosa sta succedendo?»

L’uomo si era voltato di scatto. Grace.

L’aveva afferrata e portata via da quell’incubo, via da quell’immagine che lo avrebbe tormentato per mesi e mesi e Dio solo sapeva quando avrebbe smesso di perseguitarlo – da quell’immagine che non avrebbe mai permesso che tormentasse anche sua figlia.

 

Aveva incontrato Steve poco dopo. Tormentato dalla morte di suo padre, ucciso da un demone, aveva giurato di vendicarlo. Per questo era diventato un cacciatore. Per un po’ aveva scalato le gerarchie della marina, ma quando aveva scoperto la verità – che la morte del genitore era dovuta ad un essere sovrannaturale – aveva deciso di dedicarsi anima e corpo alla caccia di quegli esseri maledetti.

Era sulle tracce di Azazel quando aveva trovato Danny a fare domande in giro. All’inizio il biondo non riusciva proprio a capire che cosa volesse l’altro da lui, per quale motivo volesse a tutti i costi che unissero le loro forze. Ma alla fine, per qualche motivo, non aveva saputo dirgli di no.

Dopotutto, anche lui voleva la sua vendetta, e allo stesso tempo voleva proteggere la piccola Grace: voleva scoprire cosa quell’essere voleva da loro per annientarlo e tenerlo lontano dalla sua bambina.

Senza contare che quell’uomo, Steve McGarret, possedeva un fascino magnetico a cui lui non sapeva davvero resistere. Si sentiva stranamente impotente davanti alle sue richieste, stregato dai suoi occhi e dal suo carisma, desideroso di averlo accanto come mai gli era accaduto prima con nessun altro.

 

Ed ora era lì, con il compagno ferito tra le braccia e la consapevolezza che si trovava in quello stato solo per colpa sua. Se gli fosse accaduto qualcosa, lui…

“No” si disse. “Non gli sarebbe accaduto niente. Niente.”

Perché lui non lo avrebbe permesso in alcun modo.

 

 

* * *

 

 

La stanza d’ospedale era asettica e tranquilla, eppure Danny non poteva fare a meno di provare nausea.

Lo era andato a trovare ogni giorno da quando lo avevano ricoverato, e stava lì più tempo possibile.

«Allora,» disse Steve con tono allegro, «hai visto? Non ho niente che non vada.»

Danny abbassò lo sguardo. L’incredibile ottimismo del partner avrebbe facilmente contagiato anche lui, se non fosse stato consapevole del fatto che i medici non capivano molto di quel tipo di ferite.

«Oh, andiamo Danno, non fare l’apprensivo! Andrà tutto bene, vuoi ficcartelo in testa?»

«Normalmente dovrebbe essere la persona che ne è uscita illesa a incoraggiare il partner ferito e disteso su un letto d’ospedale.» Notò tristemente il biondo.

Steve sbuffò. «Non sarei su un letto d’ospedale se tu non avessi insistito. Per fortuna che hanno deciso di rilasciarmi domani.»

Danny sospirò. “Speriamo che sia davvero tutto a posto e che i medici abbiano preso la decisione giusta nel lasciarlo andare così presto,” pensò. Ma non lo disse ad alta voce.

 

 

* * *

 

 

Quando avevano cominciato a cacciare assieme, Danny non avrebbe mai creduto di potersi affezionare così tanto a Steve.

Ma era accaduto, a poco a poco, caccia dopo caccia.

All’inizio Steve gli era sembrato una specie di robot, con i suoi super poteri da ex marines. Saltava nel vuoto, si lanciava contro il pericolo, sembrava non aver paura di niente. Danny non credeva quasi che avesse dei sentimenti. Poi aveva scoperto che l’altro agiva per motivi simili ai suoi.

«Sai,» gli aveva detto una volta, «anch’io ho qualcuno che mi aspetta, a casa, senza sapere che cosa sto facendo veramente. È per lei che vado avanti: voglio che viva in un mondo più sicuro, e voglio sapere perché quel demone ha ucciso mio padre, così che non possa accadere anche a lei.»

Danny gli posò una mano sulla spalla. Lo capiva, oh se lo capiva. «Sono sicuro che ce la farai, ok? Ce la faremo, riusciremo a trovare quel maledetto demone dagli occhi gialli e vendicheremo le persone che amavamo. E quando accadrà, rimpiangerà tanto quello che ha fatto da desiderare di non essere mai nato.»

Steve annuì. «Sì. E poi finalmente potremo tornare dalle nostre famiglie.»

Danny si sentì improvvisamente avvolto da un’ombra di tristezza. Steve lo avrebbe abbandonato davvero così? Sarebbe tornato da quella persona – chiunque essa fosse – e si sarebbe scordato di lui?
Certo, anche lui desiderava tornare da Grace, ma per qualche motivo l’idea di non poter vedere mai più il partner non lo aveva mai sfiorato. E sapere che l’altro ci aveva pensato eccome, lo faceva star male.

«Già, la tua ragazza sentirà la tua mancanza.» Disse Danny senza guardarlo negli occhi, con una punta di gelosia nella voce.

Steve rise.

«Non è la mia ragazza. È mia sorella, Mary.»

Danny si sentì sollevato. «Da come parlavi di lei, credevo…»

«Oh no, non ce l’ho la ragazza. Cioè, c’era questa persona con cui avevo un rapporto di sesso, ma non provavo per lei ciò che avrei dovuto. E immagino si sia rifatta una vita, ora che sono sparito.»

«Magari sarebbe stato carino avvisarla. “Ehi, scopamica, sappi che la prima parte non ci sarà per un po’!”» Lo scimmiottò Danny, ma non c’era un reale rimprovero nella sua voce.

Steve rise di nuovo. «Non credo ce ne sia stato bisogno. Sapeva fin dall’inizio che non sarebbe durata, era più… un esperimento, se possiamo così chiamarlo.»

Danny si accigliò. «Un esperimento?»

«Sì.» Annuì il moro. Poi lo guardò con aria un po’ imbarazzata – e per la miseria, Danny sapeva che l’imbarazzo non faceva parte delle emozioni date in dotazione a robot-Steve. «Volevo vedere se riuscivo a farmi piacere le donne.»

Danny sgranò gli occhi e tossì, perché gli era andata di traverso la sua stessa saliva. «Tu… tu sei gay?!»

L’altro fece spallucce. «Spero non sia un problema.»

«No… no che non lo è. È solo che non me lo sarei mai immaginato! Cioè, tu sei così… così…»

«Sì, lo so. Non lo immagina mai nessuno.» Disse.

E Danny non ebbe problemi a credere che fosse vero.

 

 

 

* * *

 

 

La prima cosa che aveva fatto Danny, non appena Steve era stato portato all’ospedale, era stato fare un salto a trovare Ellen alla Roadhouse. Così, tanto per vedere se riusciva ad avere qualche informazione. Purtroppo non era servito a molto.
Aveva chiesto, con tono casuale, se sapesse di un modo per annullare la maledizione del lupo mannaro. La donna gli aveva chiesto il perché di tale domanda, ma lui era stato evasivo e lei non aveva insistito.

L’unica soluzione di cui si vociferava ad ogni modo, era che se il lupo mannaro che lo aveva generato fosse stato ucciso prima che questi si trasformasse, allora la trasformazione non sarebbe mai avvenuta.

Il lupo mannaro in questione era stato ucciso, e un improvviso senso di speranza si fece strada in Danny. Ma l’uomo si costrinse a non lasciargli spazio: se si fosse convinto che sarebbe andato tutto bene e poi così non fosse stato, ne avrebbe sofferto troppo.

 

 

 

* * *

 

 

Steve lasciò la stanza d’ospedale esattamente tre settimane dopo il suo ricovero. Non appena giunto nella stanza d’hotel che Danny aveva preso – era una doppia, nonostante il biondo non sapesse quanto tempo l’altro sarebbe stato via si era rifiutato di prendere una singola – si era messo a parlare di cose senza senso come ciò che avrebbe fatto ora che era fuori, perché non intendeva rimettersi subito al lavoro: aveva bisogno di una vacanza, e se la sarebbe presa. E disse a Danny che avrebbe dovuto assecondarlo, o lui si sarebbe arrabbiato, e molto.

 

 

 

* * *

 

 

 

Era una serata tranquilla, e loro erano seduti sul divano davanti al televisore, fianco a fianco, quando accadde.

Steve lo guardò, dimentico del film, e mormorò un «non ti ho ancora detto grazie.»

Danny sembrò non capire. «Grazie per cosa?»

«Per esserti preoccupato per me. Per essere venuto ogni giorno all’ospedale. Per… beh, per avermi dimostrato che ti importa davvero.»

Danny si sentì arrossire, e non sapeva cosa dire. Non lo sapeva davvero.

Certo che ci teneva, e non credeva che l’altro avesse bisogno di dimostrazioni per capirlo. A dirla tutta, ciò che provava per Steve non si limitava solo a questo.

E quei sentimenti riemersero lì, all’improvviso, come una marea che lo sommerse. Steve aveva rischiato la vita e questo lo aveva scosso più di quanto non fosse possibile immaginarlo – non solo, continuava ad essere in pericolo. Eppure adesso era lì, con lui.

E non seppe dire da dove venisse quel gesto, semplicemente accadde. Si avvicinò al volto di Steve e lo baciò.

E ne fu spaventato – cosa avrebbe fatto l’altro – e si ritrasse subito. Ma poi si accorse che l’altro lo fissava con stupore, non con odio o disgusto.

Rimasero immobili, entrambi, come alla ricerca delle parole giuste da dire.

Infine Steve si riappropriò delle labbra del compagno, e in breve i baci si approfondirono e passarono ad altro. Allora capirono che no, non c’era bisogno di parole.

 

 

* * *

 

 

I loro giorni trascorsero sereni, fino a quando non passò un mese esatto dall’aggressione ricevuta da Steve.

 

Mancava poco alla luna piena, e tra poco avrebbero saputo.
Danny aveva tirato fuori il fucile caricato a proiettili d’argento, anche se sapeva bene che, in qualunque modo sarebbe andata, non l’avrebbe utilizzato.

Poi si sedettero, uno di fronte all’altro, e semplicemente attesero. Con il cuore in gola e la paura negli occhi, attesero.

 

«Hai visto? Le tue paure non avevano senso. Nessunissimo assurdo senso.» Disse allegramente Steve non appena la Luna fu alta nel cielo.

Danny aveva sempre pensato che il moro fosse assolutamente convinto quando affermava che no, non ci sarebbe stata nessunissima fottuta trasformazione, quindi si stupì non poco nel notare dell’evidente stupore nella sua voce.

«Già.» Sorrise allegro. «Mi ero sbagliato. Ne sono felice.»

Steve non rispose, ma lo afferrò e lo attirò a sé, per poi baciarlo. E Danny non oppose resistenza.

«Siamo in vena di festeggiamenti?» Domandò suadente contro le labbra del compagno.

«Spero non ti dia fastidio.» Mormorò l’altro.

Danny sembrò pensarci un attimo. «No, direi di no.» Rispose infine, per poi lasciarsi trascinare nel vortice della passione.

 

 

* * *

 

 

Danny era ancora addormentato quando sentì dei movimenti accanto a lui, dove era sicuro che ci fosse Steve.

«Mmmm…» Mugolò, avvolto dal torpore e senza alcuna intenzione di aprire gli occhi.

Ma Steve non rispose, e quando allungò la mano non trovò nessuno al suo posto.

Così si mise a sedere, svegliandosi in un lampo. Cosa diavolo stava succedendo?

Sgranò gli occhi, e il suo cuore mancò un battito quando vide ciò che si trovava davanti a lui. Una bestia enorme e pelosa lo fissava con aria feroce, digrignando i denti. Era un lupo.

Un lupo mannaro.

«No.» Disse Danny, scuotendo la testa. «No, no, no.»

Ma l’essere non sembrava avere intenzione di rimanere lì, né di aggredirlo. Così si lanciò contro la finestra, spaccandola in mille pezzi di vetro che non scalfirono neppure la sua pelle coriacea.

Danny fece uno scatto in avanti, ma subito si bloccò.

Quello era Steve. Il suo Steve

Ed ora era diventato un mostro, tutto per causa sua.

Che cosa avrebbe dovuto fare?

 

 

* * *

 

 

 

Quando finalmente la mattina arrivò con i suoi caldi raggi, Danny era ancora seduto sul letto, con la testa tra le mani.

Non aveva potuto inseguire Steve: sapeva fin troppo bene che se lo avesse trovato avrebbe dovuto ucciderlo.

E lui non voleva. Non poteva.

Passarono due ore, prima che qualcuno bussasse alla sua porta.

Si alzò esitante, ed aprì con le mani tremanti. Si ritrovò di fronte un uomo a testa china, con i vestiti lacerati. Steve.

Per un tempo che parve infinito nessuno dei due si mosse. Poi Danny lo abbracciò di slanciò, e sentì il corpo dell’altro tremare come una foglia sotto il suo tocco. Non che lui fosse meno agitato.

Sentiva il cuore pulsargli in gola mentre lo stringeva fin quasi a stritolarlo, e cominciarono a scendere lacrime copiose dai suoi occhi.

«Steve, mi dispiace tanto. Steve.» Singhiozzò.

Il moro sollevò una mano, lentamente. Poi poggiò la testa contro la sua.

«Avevi ragione. L’hai sempre avuta. Sono stato uno stupido a non ascoltarti, a non… a non prendere precauzioni.»

«No che non lo sei stato! Maledizione Steve, come potevi anche solo immaginarlo?»

«Avrei dovuto.»

Danny singhiozzò apertamente, e affondò il volto nella maglietta a brandelli del partner.

«Troveremo una soluzione, vedrai. Ci – ci sarà sicuramente un modo.»

«Non c’è.» Rispose Steve, con voce vuota.

Danny percepì le sue parole come un pugnalata in pieno petto. «Sì che c’è. Deve esserci!»

«No, Danny…»

«Stai zitto!» Sbraitò il biondo, in preda all’isteria. «Non ti permetterò di abbandonare così! Non ti permetterò di darti per vinta!»

Steve gli accarezzò i capelli.

«Danny, voglio che tu sappia una cosa…»

«E non parlare come se dovessi morire oggi!»

«Ma accadrà, e lo sai meglio di me.»

Danny scosse la testa.

«Ti prego, Danny. Dammi la possibilità di dirti…» Si interruppe.

Danny alzò lo sguardo, gli occhi rossi e lucidi, le palpebre arrossate. Steve non era stato rumoroso come lui, ma si trovava più o meno nelle stesse condizioni, e il biondo si sentì sicuro che se non si fossero trovati in quella situazione, lo avrebbe trovato perfino divertente.

«Ti amo, Daniel.» Concluse Steve, fissandolo negli occhi. «Non credevo che avrei mai potuto amare qualcuno in questo modo, eppure è successo. E devo ringraziarti, perché anche se è durato poco ha voluto dire molto per me. Davvero.»

Danny scosse la testa, ma non riuscì a controbattere. Non a questo.

«Grazie.» Ripeté Steve, posando le proprie labbra sulle sue.

Il bacio fu breve e salato di lacrime.

«Ti amo anche io, lo sai vero, Steve?»

Steve annuì, ed un sorriso amaro prese forma sulle sue labbra.

«Per questo, devo farti una richiesta.» Disse infine, riluttante.

Danny attese, ma nel suo sguardo già c’era la consapevolezza di ciò che sarebbe accaduto.

«Voglio che sia tu ad uccidermi.»

«Non posso. Non posso, lo sai.»

Steve gli accarezzò una guancia con il dorso della mano. «Sì che puoi, e lo sai. Non te lo avrei chiesto, altrimenti. Sei l’unico che può farlo, l’unico da cui lo accetterei.» Abbassò lo sguardo. «Ti prego, Danny…»

Danny non si mosse. «Mi dispiace. È stata tutta colpa mia, se solo non fossi stato così lento…»

Steve lo baciò tra i capelli. «Sarebbe accaduto comunque, prima o poi. E sai che non avrei mai permesso che ti accadesse qualcosa. Non ho rimpianti, e se tornassi indietro nel tempo lo farei ancora.»

Poi si allontanò di qualche passo ed afferrò il fucile, ancora caricato con proiettili d’argento. Lo mise tra le mani di Danny, che lo fissava in trance.

«Fallo, ti prego Danny. Fallo. Non voglio vivere come un mostro.»

Danny lo guardò spaventato. «E come vivrò io, senza di te?» La sua voce uscì in un sussurrò talmente flebile che il biondo si domandò se l’altro l’avesse sentito.

«Sei forte. Troverai un modo, lo so.»

E Danny caricò il fucile con le mani tremanti, sperando che ci fosse un’entità superiore in grado di perdonarlo, perché lui di certo non poteva perdonare se stesso.

«Ti amo, Steve.» Ripeté di nuovo. E sapeva che, in qualunque modo sarebbe finita, l’avrebbe amato per sempre.

   
 
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