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Autore: F l a n    15/04/2011    5 recensioni
[Glee!HP Alternate Universe. I personaggi di Glee nel mondo Harry Potter :)]
Avete mai provato ad immaginare come sarebbero stati i ragazzi del Glee Club ad Hogwarts? A quali avventure e misteri avrebbero potuto incontrare? Questa fic è un tentativo di 'ricreare' (senza troppe pretese) le atmosfere potteriane mischiate a quelle un po' musicali, sentimentali e intricate di Glee.
[Il rating potrà subire dei cambiamenti!]
1: Prologo. "Incontri" Parte 1&2 [ambientata al 1° anno]
"La stazione di King Cross era veramente enorme agli occhi di Rachel; non che fosse la prima volta che prendeva il treno da lì, ma in quel momento gli sembrò più grande del solito. Immensa. [...]"
[Per più informazioni sulla fic vi raccomando di leggere le note ad inizio capitolo!]
- 1° avventura: Lo specchio delle brame (primo anno)
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Het, Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Finn Hudson, Kurt Hummel, Quinn Fabray, Un po' tutti
Note: AURaccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: "Something gleeked this way comes."
Fandom: Glee!HaryPotter AU
Rating: PG (per questa parte)
Personaggi: un po' tutti, ma Kurt, Rachel, Blaine, Brittany, Quinn, Santana, Finn, Puck, Artie e Mercedes sono i più nominati.
Capitolo: 1 di ?
Parte: 1&2 di 2

Wordcounter: 9984 [info]fiumidiparole 
Betareader: [info]nessie_sun (<3 la pazienza che ha questa donna con me...)
Scritta per: il cow-t con il prompt Fandom!AU, per l'ultima settimana in nome della squadra dei cavalieri!
Warning: Alternate Universe/Crossover, What if?
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e neanche il mondo creato da zia Row! È tutto frutto della mia immaginazione...
Note (IMPORTANTI):

- Questo è il 'prologo' di quella che potrebbe essere una raccolta di avventure. Lo scopo di questo è trovare una specie di punto d'incontro tra tutti i vari personaggi di Glee ad Hogwarts, quindi le loro conoscenze s'intrecciano tutte in modo più o meno superficiale. La mia intenzione sarebbe poi, descrivere avventure slegate da questo prologo per quanto riguarda l'età o la linea temporale ma mantenendo comunque il fatto che si conoscono tutti dal primo o secondo anno... non è una vera e propria fic a capitoli, solo una specie di 'raccoglitore' tipo le 'avventure di Sherlock Holmes', per intenderci!
- I personaggi hanno subito uno 'scalo d'età', la fanfiction è ambientata al primo anno di Hogwarts per alcuni, altri al secondo perché mi sembrava troppo 'piatto' fare l'inizio di ognuno di loro. Alcuni hanno 12 anni, alcuni 13 e soltanto Mike Chang 14. Per quanto riguarda il fatto dell'età, so benissimo che al primo anno in HP non tutti hanno 12 anni, ma non riuscivo a pensare all'idea che tutti i più piccoli ne avessero 11. Potreste dire ' e che sarà mai un anno in più o uno in meno?' secondo me per questioni di atteggiamenti e tematiche, erano esageratamente pochi. Non so, magari è un problema mio, ma ho preferito prendermi queste libertà. (Spero non sia troppo inappropriato :/)
- I ragazzi del primo anno possono dormire con quelli di altri anni. Lo so che non è così nei libri della Row, ma per questione di 'personaggi' mi sono presa queste libertà... perché, emh, odio creare OC inutili ed avevo bisogno che alcuni dei personaggi potessero dormire con altri!
- Kurt e Finn si conoscevano già dalle scuole elementari.
- Santana e Brittany idem ed entrambe sono purosangue.
- Chiaramente i rapporti romantici non sono 'trattati', ma solo accennati considerando l'età dei personaggi.
- La canzone finale "Double Trouble" è stata cantata nel terzo film di Harry Potter dal coro ed è questa: www.youtube.com/watch da una frase di questa canzone prende ispirazione il titolo della fic, dove ho sostituito 'wiked' con 'gleeked' (che cosa originale. Uccidetemi D:) (grazie cmq al suggerimento di un amico che mi ha assistito lungo la stesura di questa fic!)
- Mi dispiace se trovate altre eventuali incongruenze, ho cercato di attenermi quanto  più possibile ai libri ^^'. Ho cercato anche di mostrare il lato positivo e negativo delle varie Casate, per questo alcuni Serpeverde sono un po' stronzi ed altri un po' meno.
- Artie è sempre in carrozzella, nonostante sia un mago. Ergo, visto che la zia Row non ha mai pensato a persone invalide, ho creato uno scompartimento sul treno di Hogwarts per i disabili!
- Figgins come preside di Hogwarts è una cosa rivoltante per tutti, compresa me...

Sono più lunghe le note di qualunque altra cosa, temo, ma erano premesse necessarie... ed ora vi lascio alla fic, sperando che sia una gradevole lettura :)

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La stazione di King Cross era veramente enorme agli occhi di Rachel; non che fosse la prima volta che prendeva il treno da lì, ma in quel momento gli sembrò più grande del solito. Immensa.
I suoi due papà la stavano accompagnando al binario 9 e tre quarti, trascinando due pesanti bauli con sopra una gabbia dorata, all’interno della quale un gufo dimenava le sue ali ed arruffava le penne.
“Sono sicura che verrò messa a Grifondoro, dicono che sia la casa più rinomata di tutta Hogwarts, lì le stelle brillano davvero. Ed io sono sicuramente il genere di persona adatta a quella casata, non trovate?”
Rachel stava parlando delle quattro case di Hogwarts ai suoi due padri da quando erano partiti da casa; non aveva smesso un attimo di parlare della storia della magia, del castello e quant’altro. In verità i suoi due padri non ne sapevano moltissimo, certo si erano informati a dovere non appena avevano scoperto che la loro piccola aveva delle qualità magiche, ma loro non erano maghi, per cui non riuscivano a capire quanta differenza ci potesse essere tra “Tassorosso” e “Grifondoro.”
Rachel quasi non si mise a piangere alla vista dell’espresso per Hogwarts. I suoi occhi s’illuminarono e quel treno sembrava essere circondato da un qualche alone sacro.

*

“Finn, Finn! Aspettami!” Kurt velocizzò il passo, al suo seguito Burt e Carole. Finn era il più alto della famiglia, ed anche il più veloce; percorreva a grandi falcate il binario, con un’espressione emozionata dipinta sul volto. Kurt era suo fratello minore ed adottivo. Infatti, sia Finn che Kurt erano orfani rispettivamente di padre e di madre. Un giorno, tre anni prima Kurt aveva trascinato a scuola suo padre e gli aveva fatto conoscere Carole; da lì era nata la scintilla.
Kurt scoprì a soli sei anni di avere dei poteri e non fu difficile crederci, considerando che sua madre era una maga piuttosto potente e rinomata – mentre Burt era un semplice babbano – mentre, per quanto riguardava Finn e Carole, erano entrambi maghi purosangue. Si era scoperto, poi, che il padre di Finn e la moglie di Burt si conoscevano e per assurdo, erano morti entrambi nella stessa guerra nel mondo magico, seppur in periodi diversi.
“In che casa pensi mi smisteranno Finn?”
“Non saprei, ma temo che non sarai nei Tassorosso.”
Kurt storse il naso e alzò gli occhi verso il cielo. Tassorosso, non gli ispirava granché bene.
“Mamma era una Corvonero,” sussurrò il ragazzino, lanciando un’occhiata al padre, dietro di sé.
“Io sono rimasto sorpreso quando l’anno scorso mi hanno smistato a Tassorosso, volevo finire nei Grifondoro, ma non è andata così,” rispose, con un’alzata di spalle, Finn “comunque è andata bene, voglio dire, alla fin fine mi trovo molto a mio agio insieme ai miei compagni, seppur i Serpeverde si diano perennemente da fare per chiamarci ‘sfigati,” Kurt sbarrò gli occhi e pensò all’eventualità di esser smistato a Serpeverde… erano davvero tutti così cattivi?
Una mano più grande afferrò la spalla destra di Kurt “andrà tutto bene figliolo, fidati!” Burt aveva molta fiducia in suo figlio e sapeva che non avrebbe fatto molta differenza in quale casa sarebbe stato smistato. A Carole sarebbe piaciuto che Kurt si ritrovasse nella stessa Casa di suo figlio, ma lei stessa sapeva che non era molto possibile viste le differenze – evidenti – del carattere dei due.
Finn circondò le spalle di Kurt e lo trasse a sé, in un abbraccio fraterno.
“Tranquillo, anche se finirai a Serpeverde non sarà una tragedia, almeno anche quella casa acquisterà qualche elemento con un minimo di buon senso,” affermò Finn, con un alzata di spalle ed il tono ironico.
La famiglia si fermò di fronte alla prima porta del treno aperta, aspettando che i ragazzi davanti a loro salissero a bordo della vettura.

*

“Guarda Santana! È meraviglioso!” Brittany saltellò con le mani unite non appena sbucò dall’altra parte del muro. Santana, dietro di lei – seppur altrettanto emozionata di cominciare il suo primo anno alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts- aveva assunto un’espressione alquanto scocciata di fronte al comportamento dell’amica. Non capiva dove trovata tutta quell’energia per trascinare i bagagli a quella velocità.
“Sì, sì, Britt, lo è.”
“Fa ciuf-ciuf secondo te quando parte?” Santana si portò una mano sulla fronte, rassegnata, ed entrò sul treno lasciando che l’altra la seguisse.

Santana aprì la porta del primo scompartimento disponibile, vi era soltanto un ragazzino in carrozzina– infatti il vagone era un poco più grande degli altri, ed aveva un bollino sulla porta simile a quello che si mette sulle macchine, per gli handicap - con al fianco una cinesina con uno strano gusto nel vestire, ‘Gothic’ aveva suggerito Brittany prima di entrare nello scompartimento.
I due – un po’ strambi agli occhi di Santana – ragazzini, sorrisero ampiamente ad entrambe. Brittany ricambiò immediatamente porgendo la mano sia alla ragazzina stramba che aveva detto di chiamarsi ‘Tina’ che al ragazzino sulla carozzella che si chiamava invece ‘Artie’ – che razza di nome era Artie? Santana sbuffò, senza seguire l’esempio dell’amica si sedette al fianco del finestrino e non proferì parola – si concesse però un’occhiataccia veloce a Brittany; non le andava che facesse la sociale con persone di classe così inferiore alla loro. Loro erano delle purosangue e quelli non avevano l’aria dei purosangue.

*

“L’erba cattiva non muore mai, eh Karofsky?” un ragazzo con la cresta si avvicinò ad un altro, più ‘grosso’ di lui per quanto riguardava la stazza ed un bel po’ più imponente, al suo fianco un ragazzo nero con l’aria da bullo.
“Puckerman, sei ansioso di prenderle anche quest’anno? Sai che non mi rimane difficile pestare te e quel tuo amichetto del cazzo, Hudson. Io e Azimio possiamo frantumarvi e, stanne certo, quest’anno lo faremo. Non saremo soggiogati dai vostri scherzetti idioti.”
“Spero che tu quest’estate sia andato a lezione di ‘minacce’ perché le tue sono da sempre piuttosto scontate e antiche, dovresti rimodernizzarle.”
“Sfigato, il treno non è ancora partito e già vuoi prenderle?” Karofsky allungò le mani verso di lui, spintonandolo. Puck si spostò di qualche centimetro, urtando contro la porta di uno scompartimento e spaventandone gli ospiti.
“Emh, mi dispiace interrompervi ma… vorrei passare,” un ragazzino biondo, abbastanza alto e magro interruppe la discussione, bloccando i presenti. Puckerman si concentrò sulle sue labbra, aveva una bocca esageratamente grande.
“Tsk, l’ennesimo frocetto. Vai sfigato, finché non so in che Casa sei non posso giudicarti,” il ragazzino non ci mise troppo a passare tra i due, fiondandosi quanto più velocemente verso il fondo del vagone.
“Ah, questa mi è nuova, giudichi le persone in base alle Case in cui vengono smistate? Pensavo ce l’avessi semplicemente con noi perché siamo Grifondoro e sappiamo entrambi che la mia casa e la tua sono in rivalità da molti anni. Anzi, in verità comunque pensavo che tu bulleggiassi le persone semplicemente perché sei stupido, ma mi sbagliavo, picchiare per le differenze di casa è un motivo assai più nobile,” concluse sarcasticamente, Puck.
“Finitela!” una voce più gentile e femminile s’intromise tra di loro, apparteneva ad una ragazza bionda, dai lineamenti dolci ed un portamento di classe.
“Quinn!” esclamarono sia Puck che Karofsky, in coro.
“Invece che litigare, Puck, aiutami a portare i miei bagagli in uno scompartimento libero,” il ragazzo con la cresta annuì e lanciò un’ultima occhiata a Karofsky, puntandogli un dito contro.
“Non finisce qui.”
“Ne sono certo.”

*

Finn aiutò Kurt a caricare i suoi bagagli sul treno – aveva portato una marea di cose inutili, ne era certo, ma non osò contestare il peso della sua valigia –
“Grazie Finn,” disse il più piccolo, con un sincero sorriso di riconoscenza dipinto sul volto.
“Entriamo qua?” chiese il più grande, aprendo la porta di uno scompartimento semivuoto, al suo interno vi era solo una ragazza nera un po’ grassa ma dall’aria in gamba.
I due aggiustarono i bagagli dentro il piccolo spazio e sorrisero entrambi alla ragazza, la quale teneva saldamente stretto quello che sembrava un libro di magia.
“Piacere, sono Kurt Hummel” Kurt tese la mano in avanti e la ragazza sorrise riconoscente, stringendogli la mano.
“Mercedes Jones, siete anche voi del primo anno?”
“No, io sono Finn Hudson, secondo anno… invece Kurt è al primo, anche tu?”
“Sì, beh piacere di conoscere entrambi.”
“Erano liberi questi posti, vero?” chiese Finn, pronto a liberarli nell’eventualità non lo fossero stati.
“Tranquilli, non ho ancora amici maghi. Sapete, sono di origine babbana e non ho mai conosciuto persone con le mie stesse caratteristiche, a volte credo sia un dono dato solo a persone speciali…” disse la ragazza soffermando il suo sguardo su Kurt ed indagando i suoi lineamenti così… efebici. Aveva l’aria di essere un bravo ragazzo, oltre che molto affascinante.
“Tranquilla, è perfettamente normale,” disse Finn “piuttosto, hai una vaga idea della Casa in quale potrebbero collocarti?”
La ragazza si strinse nelle spalle ed assunse un’espressione sognante.
“Io spero in Grifondoro! Dicono sia la migliore! Tu in che Casa sei?”
“Tassorosso, non una delle più amate… ma mi trovo bene, sempre meglio di Serpeverde.”
“Spero di non finire a Serpeverde,” mormorò Kurt, guardandosi le scarpe.
“Io spero di no per te, più che altro ci sono elementi poco simpatici,” disse Finn, vedendo proprio in quel momento passare Dave Karofsky ed Azimio per il corridoio del treno; per fortuna non li avevano notati.
“Chi sono?” chiese Kurt, notando l’espressione perplessa apparsa sul volto di Finn.
“Due tizi che mi hanno reso il primo anno un po’ più difficile del normale,” mormorò il fratello maggiore, lanciando un’occhiata un po’ misteriosa al fratello acquisito.
Kurt sperava davvero di non finire nella stessa casata di quegli individui. Non gli piacevano per niente.

*

Il viaggio sembrava interminabile per Rachel Berry, si era spiaccicata contro il vetro del treno e guardava con ammirazione il paesaggio che la circondava; era tutto così fantastico da sembrare irreale. Inoltre ci teneva a sfoggiare tutto il suo sapere riguardo alla futura scuola, seppur, effettivamente, interessasse ben poco ai suoi compagni di scompartimento, alcuni si dimostravano anche abbastanza annoiati dalle sue chiacchiere ma non c’era davvero modo di arrestarla.
Aspettava da tanto tempo quel momento, le prudevano le mani dalla gioia. Si rigirò la bacchetta tra le dita con ansia, voleva fare qualche magia, voleva farla subito.

*

“È la cosa più… enorme che abbia mai visto in vita mia,” esordì Kurt, aggrappandosi al braccio di Finn e fissando a bocca spalancata il castello, in lontananza.
“Eh già, è immenso non è vero? Comunque ora devi andare con tutti gli studenti del primo anno, vi radunano per le smistamento. Ci vediamo in sala comune!” Finn lasciò il fratellastro accanto alla ragazza nera che avevano incontrato sul treno, ed entrambi si incamminarono verso i loro coetanei. Una bizzarra donna bionda dalla voce piuttosto squillante li stava chiamando a ripetizione.
“Gli studenti del primo anno da questa parte! Forza! Veloci!”
“Non è esattamente il tipo di accoglienza che mi aspettavo,” mormorò Kurt, lanciando un’occhiata alla nuova amica.
“No, in effetti… no. Questa tizia mi fa paura.”
“Spero proprio che non sia un’insegnante.”

***

La Sala Grande era… grande. Nella testa di Rachel lo era sempre stata, ma vederla dal vivo era tutto un altro discorso ed un’altra emozione. Non era soltanto grande, era immensa, gigantesca, magica.
Il soffitto era cosparso di stelle e si poteva notare la differenza del loro brillio, sembravano vere – ed in un certo qual modo, lo erano. –
Niente le era mai sembrato più bello di quel momento. I quattro tavoli si stagliavano lungo la sala ed una fila interminabile di studenti più grandi li osservava con curiosità, il momento più atteso di tutti era da sempre quello dello smistamento.
In cima alla sala, posto una sedia vi era il ‘Cappello Parlante’, quello usato per lo smistamento generale e dall’espressione un po’ crucciata – non che normalmente i capelli avessero una qualche espressione.-
Le mani di Rachel cominciarono a sudare e il suo cuore le palpitava fortissimo nel petto, chissà come sarebbe andata. Non poteva più aspettare.
Al suo fianco, un ragazzino dai capelli neri e ricoperti da quintali di gel, sembrava decisamente più tranquillo. Aveva un’espressione serena e lei non riusciva a capacitarsi di tutta quella tranquillità. Lei sarebbe esplosa volentieri proprio come un fuoco d’artificio.
“Tu non sei ansioso?” domandò, rivolgendosi a lui senza troppi problemi. In fin dei conti doveva pur farsi delle amicizie.
Lo sconosciuto sorrise, spostando i suoi occhi verdi su quelli di Rachel; scosse semplicemente il capo e sorrise.
“Certamente, ma riesco comunque a mantenere la calma…”
Rachel tornò a fissare davanti a sé, imbarazzata dalla sua probabile pessima figura. Si guardò intorno, avrebbe potuto attaccar bottone con chiunque, ma non le andava di fare un’altra figuraccia.
“Comunque sono Blaine Anderson, piacere,” il ragazzino, sorprendentemente, le rivolse di nuovo la parola, porgendole la mano.
Lei la strinse e gli sorrise, riconoscente. Forse aveva capito il suo timore nell’essere da sola in mezzo a quel mare di persone o forse era rimasto ammaliato dal suo indiscutibile carisma.
“Rachel Berry.”

*
Lo strappo che rappresentava la bocca del cappello si mosse e cominciò a cantare una canzone; Kurt la riconobbe subito, Finn gliene aveva parlato con una faccia piuttosto sconvolta, lui la trovava una cosa meravigliosa.
La canzone descriveva strofa per strofa le quattro casate. Non appena la canzone terminò, nella sala scoppiò un fragoroso applauso da parte degli studenti; alcuni di loro ridevano, altri avevano la faccia meravigliata.
Il preside, un omino non troppo alto dalla carnagione scura, fece un breve discorso introduttivo per gli allievi del primo anno e passò la parola ad un collega di nome Will Shuester.
Il professore dagli strani capelli riccioluti si affiancò alla sedia ed al cappello, in mano aveva una lunga lista scritta su carta gialla spessa; cominciò a srotolarla lentamente.
“Adesso avverrà lo smistamento per tutti quelli del primo anno. Qui, ho la lista dei vari studenti, quando vi chiamerò ognuno di voi si siederà su questa sedia e gli verrà detto dal cappello la propria casa di appartenenza.”
“Sto fremendo dall’eccitazione!” mormorò Mercedes, intrecciando le dita delle sue mani nervosamente.
“Santana Lopez!” chiamò il professore.
Una ragazzina piuttosto slanciata e dalla carnagione olivastra si fece spazio tra la folla, dirigendosi verso il cappello. Non ci volle molto per decidere, anzi, non appena gli fu posizionato sul capo, lo strano accessorio gridò: ‘Serpeverde!’ scatenando gli applausi da parte degli studenti di quella Casa.
Sulle labbra della ragazzina comparve un sorriso soddisfatto mentre si accomodava tra i suoi nuovi compagni di ‘squadra’, mentre essi si preparavano ad accoglierla.
Prima di sedersi, Santana aveva lanciato un’occhiata fugace alla sua amica Brittany; sperava di cuore che fossero nella stessa Casa.
“Mercedes Jones!” chiamò di nuovo.
Mercedes diede un’occhiata nervosa a Kurt, il quale le accarezzò il braccio e le strizzò un occhio in segno di buon augurio. Sapeva quanto Mercedes avrebbe voluto essere tra i Gridfondoro e lui sentiva che sarebbe successo – avrebbe desiderato la stessa sorte, ma il suo sesto senso gli diceva che non sarebbe stato così.
Ed infatti il verdetto fu forte e chiaro, il cappello indugiò qualche secondo sul capo di Mercedes, ma poi emise con soddisfazione il suo esito: “Grifondoro!”
Un fragoroso applauso provenne dal tavolo dei ragazzi dai colori oro e rosso, sembravano piuttosto vivaci, sicuramente più dei Serpeverde – o così era sembrato agli occhi di Kurt –
Hummel si lisciò i capelli, era in ansia e non vedeva l’ora di essere chiamato.

“Blaine Anderson!” il ragazzino che Rachel aveva conosciuto pochi minuti prima era appena stato chiamato, si fiondò il più velocemente possibile verso il cappello, facendosi spazio tra la marea di studenti e calpestando anche i piedi di alcuni di essi.
“Scusami!” mormorò velocemente Blaine, incontrando lo sguardo dolorante di Kurt, il quale agitò soltanto la mano troppo preso dal dolore, soltanto qualche attimo dopo riuscì ad inquadrarlo bene, mentre era seduto nell’attesa che gli venisse messo lo strano cappello in testa.
Aveva delle sopracciglia stranissime.
“Mmh, vedo dei buoni requisiti… mmh, probabilmente… sì, direi di sì. Corvonero!” il ragazzo si alzò con uno smagliante sorriso e corse verso il tavolo dei suoi nuovi e futuri compagni. Sembrava molto felice della sua sorte.
Rachel in parte ci rimase male, era l’unico di cui conosceva il nome, sarebbe stato carino che fossero finiti nella stessa casata, ma lei era piuttosto certa che Corvonero non fosse la sua via.
“Rachel Berry!” gridò l’uomo, scorrendo la lista.
“Arrivo!” la ragazzina portò in alto una mano e si fece spazio, con una certa prepotenza, tra la folla. Il grande momento era arrivato ed il suo stomaco pareva esser talmente attorcigliato dall’emozione da farle mancare il respiro.
Rivolse un gran sorriso il professore e con una mossa aggraziata si abbandonò sulla sedia.
Il cappello rimase in silenzio per qualche secondo, muovendo gli strani occhi fatti di stoffa e ripiegando i lembi di stoffa che componevano le labbra in una strana ‘espressione meditativa.’
“Mmh, hai un buon cervello… ma anche un carattere a dir poco egocentrico… sei una ragazzina enigmatica mia cara Rachel…” il cappello si soffermò un altro po’, corrugandosi fino ad abbassare la punta per poi rialzarsi con un’espressione risoluta “ho deciso che ti metterò… a Corvonero!”
Il mondo di Rachel si distrusse in due nano secondi; sorrise facendo un grande sforzo ma le sue speranze erano andate vane nel momento in cui era stata emessa la sentenza. Le sarebbe piaciuto tanto andare a Grifondoro. Non riusciva a capire, cos’aveva in comune con i Corvonero?
Sbuffò e si sedette al primo posto libero del tavolo, la maggior parte di loro parevano degli intellettualoidi ma l’accoglienza fu tutt’altro che fredda. Erano persone gentili e garbate ed alcuni di loro si presentarono addirittura.
Lanciò uno sguardo poco più avanti, quel Blaine che aveva conosciuto poco prima aveva già fatto un paio di amicizie o perlomeno così sembrava.
Rachel si sforzò di ricambiare un sorriso alla sua ‘compagna’ di posto alla sua sinistra una studentessa del secondo anno.
Magari era partita prevenuta, magari non sarebbe stata così male.

Lo smistamento continuò, il cappello chiamò un altro paio di ragazze e tre ragazzi, smistati un po’ a Tassorosso ed un po’ a Grifondoro.
“Sam Evans!” un ragazzo biondino apparve su quello che ormai era diventato il ‘palcoscenico’ di quello smistamento, era totalmente chiuso nelle spalle e la frangia era tanto lunga da coprirgli una parte dell’occhio destro.
“Senza indugio dico: Tassorosso!”
Le labbra del ragazzo si aprirono in un decisamente ampio sorriso – aveva una bocca dannatamente grande – e si accomodò proprio accanto a Finn.
“Piacere! Sono Finn Hudson,” il ragazzo gli porse la mano, strizzando l’occhio e lui la strinse amichevolmente.
In realtà i pensieri di Finnin quel momento, stavano andando tutti verso Kurt. Era curioso di sapere se sarebbe stato nella sua squadra e lui ci sperava davvero moltissimo!
“Kurt Hummel!” chiamò ancora, il professore.
Quando Kurt sentì il proprio nome riecheggiare nella sala gli ci volle qualche secondo per connettere che era stato nominato lui, quasi non ci sperava più e l’ansia era salita alle stelle.
Si diresse con passo svelto e braccia tese lungo il corpo verso il cappello ed il professore, rivolgendogli un imbarazzato sorriso e toccandosi lievemente i capelli prima che il cappello gli venisse appoggiato sulla testa.
“Mh, mi poni di fronte ad una forte indecisione… mh…” Kurt lanciò uno sguardo verso lo stendardo dei Tassorosso, che era calato giù dal soffitto magico della Sala Grande, poi scorse fino a rimirare quello dei Grifondoro. O la Casa di Finn o quella della nuova amica, l’idea di star da solo in una delle due rimanenti non gli piaceva granché ed a Serpeverde c’erano quei due brutti individui.
Chiuse gli occhi e trasse un respiro profondo.
“Vedo anche grandi ambizioni e voglia di mettersi alla prova… mmh, penso proprio che, sì, ti metterò a Serpeverde!”
Il cuore di Kurt sprofondò nel petto. Tutto ciò che aveva sperato non accadesse era appena successo ed aveva una gran voglia di gettarsi tra le braccia di Finn e piangere, ma non poteva.
Si diresse a capo chino verso i Serpeverde, alcuni lo guardarono dall’alto in basso per il suo portamento gentile, altri lo applaudirono, altri ancora fecero commenti poco carini sul suo conto.
“È il fratellastro di quel coglione di Hudson, come può essere tra di noi?”
Kurt tirò dritto, fino ad intravedere una mano bianca e longilinea appartenente ad una ragazza bionda e dal volto pulitissimo, che lo invitava a sedersi al suo fianco.
“Mi chiamo Quinn Fabray, benvenuto Kurt,” il ragazzino le strinse la mano, era morbida ed aveva delle unghie curatissime. Aveva anche un bel sorriso.
“Kurt Hummel!”
“Molto piacere Kurt, sono sicurissima che ti troverai bene tra di noi.”
Kurt si guardò intorno, non sembravano tutti malvagi, ma c’era qualcosa che non gli convinceva.
Certo, doveva ammettere che i colori di Serpeverde erano l’accostamento migliore di tutti, poteva provare a consolarsi con quello.


“Artie Abrams!” il ragazzino in carrozzella fu accompagnato dall’amica fino ai piedi delle due scalette che lo separavano dal cappello. Il professore prese l’oggetto e lo poggiò sulla testa di Artie.
Dopo pochi secondi, il cappello nominò l’ennesimo “Grifondoro!” seguito da un “Tassorosso” per quanto riguardava la sua accompagnatrice, Tina Cohen Chang.
Una donna arrivò tempestivamente per aiutare Artie a raggiungere i suoi nuovi compagni; Tina sorrise amaramente, le dispiaceva non essere nella stessa Casa del suo caro amico.

“Brittany S. Pierce!” gli occhi di Santana, dal tavolo di Serpeverde, lampeggiarono immediatamente sull’amica. Unì le mani sotto il tavolo e pregò che il cappello la mandasse nella sua stessa Casata; Brittany non sapeva badare a sé stessa, aveva assolutamente bisogno di lei.
“Corvonero!”
La ragazza si alzò dalla sedia con sguardo smarrito e lanciò un’occhiata al tavolo dei Serpeverde, cercando la figura dell’amica ma senza trovarla ad una prima occhiata. Non riusciva a capacitarsi della loro divisione, Santana le aveva promesso che sarebbero state smistate entrambe nella stessa Casa, considerando che entrambe erano delle purosangue.
Camminò con lo sguardo abbassato fino al tavolo dei Corvonero e si sedette nel primo posto libero disponibile sulla panca.
“Io sono Rachel Berry!” disse immediatamente la compagna, porgendole la mano. Brittany la guardò di striscio e la strinse; forse non sarebbe stata tanto male, anche se quella tizia sembrava un po’ esaltata, poiché in soli cinque secondi le aveva vomitato addosso un fiume di parole che pareva inarrestabile. Brittany si sentì in colpa a non capire il filo logico del suo discorso ma si era persa da dopo il nome.

*

Terminati gli smistamenti, il preside fece un breve discorso d’introduzione spiegando le divisioni delle Case e le modalità di vincita della gara per la ‘Coppa delle Case’, basata su un sistema a punti regolato sulla miglior condotta degli studenti di ognuna di esse. Ciò era programmato anche per ‘aumentare’ l’interesse da parte degli studenti nel socializzare.
“Quest’anno dobbiamo farli fuori, vinceremo noi la coppa delle case,” decretò Karofsky, rivolgendo un sorriso d’intesa ad Azimio, il quale rispose con un pugno sulla spalla “ci puoi contare, amico!”
Kurt li guardò storto, non erano molto lontani da lui ed in quel momento gli sembravano ancor peggiori di quanto non si era aspettato. Non sarebbe mai riuscito a socializzare. Trasse un profondo respiro e guardò il tavolo, quasi tutti si stavano abbuffando tranne lui.
“Non mangi?” chiese la ragazza al suo fianco, quella che aveva detto di chiamarsi Quinn.
“Oh… sì, certo, ma non ho molta fame,” confessò, con un timido sorriso.
“Lo capisco, anch’io l’anno scorso ero piuttosto intimorita. Ma vedrai, ti troverai bene.”
“Mh.”
“E così tu sei il fratello di Finn Hudson, giusto?” Kurt risollevò lo sguardo dal piatto e squadrò la ragazzina più grande.
“Fratello acquisito, ma sì…”
“Immagino che ti sarebbe piaciuto essere nella sua stessa Casata, ma non fartene un cruccio. Vi incontrerete comunque spesso, Hogwarts è gigantesca ma abbiamo diversi punti di ritrovo.”
Kurt apprezzò il comportamento di Quinn nei suoi confronti, ma non riusciva a trarre conclusioni sul suo comportamento e non sapeva bene che genere di rapporto avesse con Finn. Per quanto il suo stomaco non volesse smettere di bruciare, s’impose di rilassarsi e godersi il banchetto più che poteva.

Mercedes, lanciò un’occhiata al tavolo dei Serpeverde a fianco al loro, facendo un cenno a Kurt.
In fondo la casa di appartenenza non aveva poi tutta questa rilevanza, no?

*

Rachel entrò per la prima volta nel suo nuovo dormitorio. Capire come arrivarci non era stato facile, anche se i prefetti li avevano guidati fino a lì. Quelle maledette scale non facevano altro che muoversi e pensò che probabilmente una volta o l’altra si sarebbe persa in quel gigantesco castello, perlomeno finché non si fosse abituata.
La sua compagna di stanza era proprio la bizzarra ragazza bionda conosciuta poco prima nella Sala Grande, quella che aveva detto di chiamarsi ‘Brittany’ e che le ricordava tantissimo una cantante babbana.
Sistemò la sua cornicetta rosa che conteneva una foto sua con i suoi due padri sul comodino e sorrise; le sarebbero mancati. Prese carta e penna e decise che era giusto comunicargli la sua ‘posizione attuale’. Certo, non era stata messa a Grifondoro e magari ne sarebbero stati delusi – visto che per un mese intero, o forse più, aveva insistito con varie storie su quella Casata – ma sarebbero stati orgogliosi di sapere che secondo la descrizione del cappello parlante nella sua casa andavano proprio i ‘colti’.

*

Kurt entrò timoroso nella sua stanzetta, non era molto grande ed era accessoriata per tre persone. In realtà l’idea di vivere nella stessa stanza con altri tre ragazzi lo metteva a disagio, non sapeva esattamente perché. Aveva paura che i suoi spazi venissero invasi e che il senso dell’estetica degli altri due fosse decisamente troppo poco per i suoi occhi. Insomma, non poteva sapere come sarebbero stati, ma non era certo del tutto felice di questo.
Sfiorò le lenzuola argento e verdi, erano di un tessuto pregiato e stranamente gli piacevano.
Poco dopo la porta della stanzetta si aprì di nuovo, un ragazzo biondo fece il suo ingresso accompagnato da un altro un po’ più alto e dalla carnagione scura.
“Ehilà, ciao!” salutò il primo, quello con quella chioma biondissima. Kurt stava cercando di capire se i suoi capelli fossero tinti oppure no.
“Ciao, io sono Kurt Hummel,” il ragazzino porse la mano ad entrambi, che la strinsero a turno contraccambiando la presentazione.
“Io sono Jeff S. Sterling,” disse il biondo per poi lanciare un’occhiata al presunto amico.
“Ed io sono David Tomphson, piacere mio, Kurt!”
Kurt sorrise ad entrambi, non sembravano cattivi ragazzi a differenza degli altri Serpeverde che aveva avuto occasione di notare durante la cena qualche ora prima.
Si sentiva decisamente rincuorato.

*

“Immaginavo che Kurt non sarebbe finito a Tassorosso, spero che non si trovi male tra i Serpeverde. Dovrò costantemente proteggerlo da Karofsky!” Finn salì le scale che conducevano verso il proprio dormitorio e Puck lo seguì fino a quando non raggiunsero il punto di divisione, lui doveva raggiungere il dormitorio dei Grifondoro.
“Certo non gli sarà facile convivere con quei due gradassi… ma ci saremo noi a proteggerlo, non preoccuparti amico.”
“Già.”
“Prima era seduto vicino a Quinn, penso abbia già fatto amicizia con lei...” mormorò Puck, guardandosi intorno.
“No ehi, non voglio che Kurt sappia qualcosa di me e Quinn, andrebbe sicuramente a dirlo a mia madre… e lei mi direbbe che non sono abbastanza grande, che a tredici anni non si può andar a giro con le ragazzine.”
“Dai, abbi più fiducia in tuo fratello…”
“È pettegolo, non ho fiducia in lui quando si tratta di queste cose.”
“Comunque, non temere amico. Penso che Quinn sia più furba di quanto non credi, non gli avrà spiattellato tutto e subito.”
“Me lo auguro proprio.”
“Ci vediamo domani.”
“A domani.”

*

“E così tu sei il mio nuovo compagno di stanza,” Finn si trovò davanti il nuovo ragazzo biondo smistato a Tassorosso, quel Sam Evans. Sembrava un tipo apposto, ma aveva dei capelli davvero strani. Finn si morse il labbro inferiore, la riflessione sui capelli era soltanto il frutto di troppi mesi trascorsi con Kurt.
“A quanto pare…”
“Il mio coinquilino attualmente non c’è, più tardi conoscerai anche lui!”
Finn si perse in un lungo dialogo sul Quidditch con Sam; decisamente quel tipo sarebbe stato un ottimo compagno di chiacchierate sullo sport.

***

L’indomani gli studenti del primo anno avrebbero dovuto seguire la lezione di volo nel cortile della scuola, una donna corpulenta che si faceva chiamare ‘Professoressa Bist’ era la loro insegnante.
I primi due gruppi a ‘scendere in campo’ furono Grifondoro e Serpeverde; Kurt fu felice di quella notizia, considerando che non desiderava altro che rivedere la sua nuova amica Mercedes. Aveva sentito una strana chimica con lei, sapeva che si sarebbe trovato terribilmente bene. Con un po’ più di delusione, notò che non potevano parlare granché durante le lezioni, ma lo stacco iniziale e quello finale era più che sufficiente per scambiare due chiacchere.
Nel frattempo si era accorto di non trovarsi neanche tanto male con i suoi compagni di stanza, nonostante tutto sembravano abbastanza simpatici e si erano dimostrati piuttosto amichevoli.
Kurt scoprì, in quella lezione, di non essere per niente incline alla disciplina del volo. La professoressa gli ordinò di far alzare la scopa da terra e non fu facile quanto credeva; essa rotolò per almeno cinque volte e soltanto alla sesta si alzò verso la sua mano.
No, il volo non era la sua disciplina.

Mercedes poteva lamentarsi della stessa identica cosa ed in più l’idea di volare su quell’affare non la faceva sentire per niente sicura. In un certo senso finiva per invidiare Artie, un suo nuovo amico Grifondoro, che perlomeno era esentato da quelle lezioni – a meno che la Bist non trovasse un modo per far volare qualcuno in carrozzella e vista la tipa, forse non era così improbabile.


Una ragazzina invece che si era mostrata più incline a quella disciplina, una tipa chiamata Santana Lopez. Kurt la squadrò dalla testa ai piedi e non provava, a pelle, buoni sentimenti nei suoi confronti. Sembrava una di quelle tipiche ‘lecchine’ che facevano di tutto per farsi apprezzare dai professori. Ad ogni modo riuscì ad afferrare la scopa ed a sollevarsi da terra al primo tentativo, senza troppi sforzi. Kurt pensò che probabilmente doveva aver già volato qualche altra volta, non c’erano altre spiegazioni.
Lui al contrario non aveva mai toccato una scopa, un po’ perché Finn teneva la sua gelosamente nascosta agli occhi di tutti – neanche fosse stata un oggetto sacro – un po’ perché l’idea del volo lo affascinava fino ad un certo punto. Non era ciò per cui era portato, così come tante altre discipline che includevano la parola ‘sport’. Preferiva la moda, anche se la moda non era esattamente uno sport.
Anche Jeff e David si dimostrarono piuttosto bravi e spiccarono facilmente il volo, da come li stava guardando la Bist avrebbe giurato che in futuro li avrebbe scelti come candidati per il Quidditch – anche se ovviamente non sarebbe successo quell’anno; Kurt sapeva che il primo anno non si poteva far parte di una squadra a meno che non si fosse casi eccezionali.

Finita quella tremenda lezione, i membri delle due casate diedero il cambio ai Tassorosso e Corvonero; Mercedes si fermò al fianco di Kurt, visto che era prevista un’ora di buco per entrambi.
“Ehi, allora ti trovi bene?”
“Sì! I miei compagni di stanza sembrano simpatici, non tutti sono così cattivi come sembrano… e tu invece?”
“Non male, ma sono un po’ pomposi questi Grifondoro, alcuni pensano che essere in questa casata ti renda più ‘in’ di altri. Sono odiosi quelli che la pensano così. Per fortuna io mi sono trovata in stanza con una tipa strana di cui non ricordo il nome ed un’altra che si chiama Lauren. È un maschiaccio, ma sembra simpatica.”
“Ne sono contento…” rispose il ragazzino, aggiustandosi la cravatta.
“Rimaniamo a guardare le loro prove?”
“Massì!”
I due si piazzarono sotto il primo portico più vicino, sedendosi sul muretto e rimirando da poco lontano le prove degli altri due gruppi.

*

Blaine aveva già volato ed aveva una certa dimestichezza con la scopa; suo padre avrebbe voluto che il figlio fosse più incline agli sport, per cui gli aveva fatto provare un po’ di tutto; da quelli babbani a quelli magici – anche se chiaramente preferiva quelli magici, in quanto mago e soprattutto, in quanto purosangue. La sua famiglia non era ossessionata dalle questioni sanguigne ma in un modo un po’ particolare, ci tenevano comunque ad evidenziare la loro purezza.
Anche Brittany, una sua compagna di classe, si era dimostrata piuttosto brava. Il totale disastro invece, era quella Rachel Berry che Blaine aveva conosciuto nella Sala Grande al momento dello smistamento. Non faceva altro che gridare non appena la scopa si alzava di appena due centimetri da terra.
Blaine era abbastanza sicuro che non l’avrebbe rivista a quella lezione.
Accanto a lui, anche Wesley Montgomery, detto semplicemente ‘Wes’ si stava dimostrando piuttosto abile. Aveva stretto amicizia con quel ragazzo la sera dello smistamento, a tavola, per poi scoprire poco dopo che sarebbero stati anche compagni di stanza. Blaine pensò di essere veramente molto fortunato.

Kurt li guardava da lontano, appoggiato alla colonna lì vicino e con lo sguardo pensieroso. Quello era il tipo che gli aveva calpestato il piede il giorno prima ed era abbastanza bravo o così gli sembrava.
“Ehi Kurt, che fai?” una voce interruppe i suoi pensieri, quando si voltò incontrò il volto pulito di Quinn, tra le braccia aveva un paio di libri.
“Uh, stavo guardando gli allenamenti delle altre classi, sai avevo un’ora di vuoto tra una lezione e l’altra.”
Mercedes si concesse un paio di occhiate per squadrare Quinn, sembrava una tipa un po’ snob, con quei capelli biondi mossi e la pelle bianchissima. Il fatto che fosse a Serpeverde gliela diceva lunga, ma considerando che era amica di Kurt, forse non c’erano problemi.
Certo conosceva da pochissimo Kurt, ma sentiva di potersi fidare di lui: era una specie di sesto senso.
Quinn spostò gli occhi dal compagno a Mercedes e le sorrise con una certa aria di superiorità.
“Tu saresti?”
La ragazzina amica di Kurt le porse la mano e l’altra la strinse.
“Mercedes Jones.”
“Sei una Grifondoro,” vide Mercedes accigliarsi prima di riprendere il discorso, “ tranquilla, non nutro alcun tipo di razzismo nei vostri confronti. Per quanto non riesca a provare i migliori sentimenti del mondo, conosco alcune persone in gamba nella tua Casata.”
La Grifondoro si strinse nelle spalle, sforzandosi di sorriderle; aveva qualcosa che non la convinceva, ma non riusciva a capire cosa.
“Beh, ora comunque devo scappare a lezione, ho Pozioni e non vorrei che la professoressa Silvester si arrabbiasse per un qualche ritardo. Ci vediamo dopo, Kurt. Alla prossima… Mercedes,” Quinn si allontanò da loro, lasciandoli con un sorriso stiratissimo ed un gesto lieve della mano.
Kurt osservò Mercedes fissarla per un po’; lui sentiva che c’era qualcosa di strano in lei, ma anche la sua amica doveva aver intuito lo stesso. Erano quelle situazioni in cui non si riusciva a capire esattamente cosa nascondesse una persona, insomma.
*

Tina si scoprì piuttosto brava nel volo e ciò la rese non poco felice. Suo fratello maggiore – ed ormai aveva finito Hogwarts da un po’ – giocava a Quidditch nel ruolo di Cercatore al tempo ed a lei sarebbe tanto piaciuto seguire le sue orme. L’idea di librarsi in aria con la scopa, di sentire il vento tra i capelli e il senso di libertà erano qualcosa di impagabile.
Suo fratello, quando era più piccola, ogni tanto le faceva fare qualche giro e si ricordava tutte quelle belle sensazioni; per questo fu felice quando la prof Bestie gli disse che sì, era realmente dotata per quella disciplina per essere una ragazza – non per qualche razzismo in particolare, ma era più facile che gli uomini fossero più inclini a quello sport.
Finì la lezione e pensò subito che sarebbe stato il caso di avvertire il suo amico Artie, voleva comunicargli il suo successo.


Note finali: La seconda parte di questo capitolo verrà postata a breve, in quanto già scritta e betata :)
   
 
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