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Autore: Kseniya    15/04/2011    6 recensioni
'My body is a Cage, that keeps me from dancing with the one I love.
But my mind holds the key.'

Per tutta risposta, Dimitriy iniziò a ridere istericamente. Non sapeva con esattezza cosa ci fosse di tanto divertente in quel gesto, tanto meno il perché lo avesse fatto. Ciò di cui fu estremamente sicuro fu che ogni sua sofferenza era svanita. Il senso di colpa aveva smesso di tormentare il suo cuore. Ora la figura di Irina era lontana, irraggiungibile. Era divenuta un semplice ricordo. Un ricordo da dimenticare.
Spin-off di Apocalypse - I Morti camminano sulla Terra.
IMPORTANTE!: non trovo l'avviso 'Spin-off', dunque ve lo indico io manualmente.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.My body is a Cage.


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*My body is a Cage,
that keeps me from dancing with the one I love.
But my mind holds the key.

 

Non ebbe neanche il tempo di salutarla; un secondo non gli bastò, non era stato sufficiente. In così poco tempo non poteva di certo farsene una ragione.
Rapide nella sua mente echeggiavano le grida disperate di Irina, cariche di dolore e frustrazione.
Le immagini scorrevano veloci, come un film mandato avanti in continuazione. Il corpo sfracellato al suolo della sua donna era costantemente davanti ai suoi occhi. Tutto quel sangue... e il suo viso, il suo splendido viso, ridotto in quelle condizioni così... disgustose.

Ricordava anche le lacrime troppo infide per poter essere trattenute. Ricordava ancora il pianto senza fine sulla spalla di Yurij. Le sue proteste urlate contro il cielo a squarciagola e i suoi pugni che sbattevano ripetutamente contro il pavimento. Lo stesso pavimento dove scorreva lento il sangue della sua amata.

Non era stato lui ad ucciderla. No, non poteva essere stato lui.
Come avrebbe potuto far del male a colei per cui avrebbe dato via tutto? Non le avrebbe toccato nemmeno un capello senza il suo permesso. Perché tutti si ostinavano a credere che fosse tutta colpa sua?

Per quanto fossero state fortificanti le parole di Yurij, la triste agonia che alloggiava nel suo cuore non dava alcun segno di andarsene, di lasciarlo quietare neanche per un misero secondo.
Era tutto inutile, il senso di colpa avrebbe continuato a torturarlo fino alla fine dei suoi giorni, fino all'ultimo dei suoi respiri. Fino a che il suo cuore spezzato non avrebbe cessato di battere.

Pianse. Dimitriy pianse ancora. Senza vergogna, senza alcun tipo di imbarazzo. La mancanza di Irina si faceva già sentire.


Seduto per terra con la schiena contro il muro, si accorse di quanto fosse vuota quella stanza senza la presenza benefica di Irina. Era tutto così strano, così insolito... persino il buio sembrava ancora più scuro di quanto fosse prima di allora.

Se solo non avesse prestato ascolto alle paura che quello squallido corpo gli offriva...
Se solo avesse ascoltato la sua testa...

 

*My body is a Cage,
that keeps me from dancing with the one I love.
But my mind holds the key.


Si sentiva prigioniero del suo stesso corpo. Si sentiva incapace di ragione con la sua testa, di ascoltare le sue idee anziché quelle degli altri. Se fosse stato un po' più maturo, forse, Irina sarebbe ancora viva. Sarebbe ancora lì, di fronte a lui pronta ad abbracciarlo forte. Sarebbe ancora lì appoggiata al suo petto ad ascoltare il battito del suo cuore.

Abbracciò le ginocchia con le braccia e se le portò al petto, come se stesse immaginando che qualcuno lo stringesse veramente. Si sentiva solo. Solo come quando trovò i suoi genitori morti. Si sentiva come intrappolato in una prigione dove i suoi peggiori incubi si scatenavano su di lui.

Era da sempre riuscito ad affrontare le sue paure, a bloccarle dietro le porte della sua mente. Era sempre stato forte. Eppure, in quel preciso istante, quelle porte si aprirono tutte insieme, dando la possibilità alle sue peggior fobie di aggredirlo con foga e senza pietà.

Ora che la sua unica ragione di vita era morta, non aveva più armi con cui difendersi. Era disarmato. Avrebbe dovuto affrontare le sue paure a mani nude, senza l'aiuto di nessuno.
Era tutto così... ingiusto. Maledettamente ingiusto.

Andò in balcone e guardò il panorama: al di fuori di quella specie di campo di concentramento era tutto morto. Quel mondo stava marcendo e nessuno faceva qualcosa per impedirlo. Gli sembrò di essere all'Inferno.
Sotto quel balcone, oltre agli altri tre piani, non vi era niente ad eccezione della piscina dove era solito allenarsi per gli Agenti di Morte. Se si fosse buttato, avrebbe fatto certamente un bel volo.

Aiutandosi con uno sgabello, si mise in piedi sulla ringhiera e restò a guardare il vuoto sotto i suoi piedi.

Se solo fosse stato un po' più maturo...
Se solo avesse ragionato con la sua testa...

*My body is a Cage,
that keeps me from dancing with the one I love.
But my mind holds the key.

 

Yurij fu preso di mira da un improvviso senso di preoccupazione; temeva che qualcosa di brutto stesse per accadere, qualcosa riguardante Dimitriy.
Il cuore iniziò a battergli forte e le mani cominciarono a tremargli. L'ansia si fece insopportabile, fino a portarlo a sudare freddo. “E se stesse facendo qualche cazzata?” si chiese, con lo sguardo fisso su una fotografia dove lo raffigurava insieme a Dimitriy. Sorridevano. La felicità esisteva ancora.

Senza perdersi in ulteriori pensieri, si precipitò fuori dalla sua stanza e corse verso quella di Dimitriy. Quando si trovò davanti alla porta, bussò furiosamente più volte, implorandolo in tutte le maniere possibile di aprire. Fu uno sforzo senza successo, invano.

Con il cuore che scalpitava all'impazzita, corse in cortile, nel punto esatto dove si affacciava il balcone di Dimitriy. Inciampò su una mattonella, ma si rialzò subito. Non badò neppure al bruciore delle ginocchia e dei gomiti, era troppo preoccupato per il suo migliore amico.
Se solo lo avesse aiutato a ragionare con la sua testa...

Arrivò finalmente a destinazione e per poco non gli venne un infarto: vide Dimitriy in piedi sulla ringhiera del poggiolo, intento a buttarsi giù. Iniziò ad agitarsi, a urlare imprecazioni poco ortodosse. “Non lo fare, ti prego!” lo pregò poco dopo.

Dimitriy, tuttavia, non lo ascoltò neanche un po'. Gli fece un segno con la testa e tornò a concentrare lo sguardo nel vuoto. Yurij stava letteralmente impazzendo; gli aveva riferito solo un inutile, anzi, un inutilissimo segno con la testa. Che diamine voleva dire?!

“Non è il caso di commettere stronzate! Possiamo risolvere tutto insieme!” cercò nuovamente di farlo ragionare, sperando con tutto il cuore di riuscire a impedirgli di commettere quel madornale errore. La paura di perderlo iniziò a stuzzicare il suo cuore, diventando sempre più fastidiosa e pungente.

Dimitriy prese un grosso respiro e, senza esitazioni, si lanciò giù dal balcone, avvertendo un forte senso di vuoto nello stomaco.

Yurij sgranò gli occhi terrorizzato; non poteva credere che Dimitriy si stesse togliendo la vita. Proprio lui che aveva sempre creduto in un'opportunità o una via di fuga da cui scappare...
Lo credeva davvero, ne era convinto. Eppure ora stava morendo, si stava suicidando. L'uomo che aveva da sempre tanto stimato ed ammirato, si stava negando l'esistenza con così poca esitazione. Era troppo per Yurij. Decisamente troppo. Se avesse perso anche Dimitriy, cosa gli sarebbe rimasto? A chi avrebbe potuto affidare le sue speranze?

*My body is a Cage,
that keeps me from dancing with the one I love.
But my mind holds the key.


Benché ogni fibra dell'anima gli dicesse di chiudere gli occhi e di non assistere a tale spettacolo raccapricciante, non poté fare a meno di rimanere fermo ed immobile. E mentre stava per immaginarsi il corpo di Dimitriy sfracellarsi contro il suolo, notò un particolare: Dimitriy era caduto all'interno della piscina. Un errore? No. Dimitriy aveva prestabilito tutto sin dall'inizio.

Yurij corse verso il bordo della piscina e lo guardò con occhi increduli: per quale assurdo motivo aveva compiuto quel gesto privo di  ogni sanità mentale?!
Lo vide tornare in superficie, con un'espressione impassibile in viso. “Tu sei pazzo!” esclamò additandolo, guardandolo con odio per lo spavento che gli aveva fatto prendere.

Per tutta risposta, Dimitriy iniziò a ridere istericamente. Non sapeva con esattezza cosa ci fosse di tanto divertente in quel gesto, tanto meno il perché lo avesse fatto. Ciò di cui fu estremamente sicuro fu che ogni sua sofferenza era svanita. Il senso di colpa aveva smesso di tormentare il suo cuore. Ora la figura di Irina era lontana, irraggiungibile. Era divenuta un semplice ricordo. Un ricordo da dimenticare.

 


NDA: Non è altro che il frutto di un piccolo momento di ispirazione. Mi sono riferita in particolare ad un episodio della serie Televisiva 'Dottor House', trasmesso ieri sera. In questo episodio, il protagonista (House), facendo credere a tutti di volersi suicidare, si butta in piscina dal balcone del monolocale dove alloggiava. Il tutto era accompagnato dalla melodia della canzone 'My Body is a Cage' cantata dal grande Peter Gabriel, dando, così, un vero tocco di classe alla scena. Dunque questa one-shot è stata creata prendendo spunto da quell'episodio, ci tengo a specificarlo. Sia mai che mi venga mossa una critica dicendo che mi approprio di ciò che non è di mia proprietà.
Come avrete sicuramente notato, questa è una spin-off di Apocalypse. Ho voluto descrivervi cosa provava Dimitriy quando Irina è morta. Come è stata uccisa ve lo illustrerò nel corso della storia, non temete!

*My Body is a Cage (Traduzione canzone): Il mio corpo è una gabbia che mi impedisce di ballare con colei che amo. Ma la mia mente è la chiave
*Qualcosa in più (Link YouTube della canzone):
http://www.youtube.com/watch?v=ev67C7Gts6Y&feature=related vi consiglio caldamente di ascoltarla, ne vale la pena.

   
 
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