Come la bambole
: annuire per negare. Braccia e gambe comandate, mosse giuste e calcolate,
impermeabili, imperturbabili. Un giorno un nome, poi un altro
e altri cento. Niente ansia, niente fretta, niente rabbia, niente caos. Tutto
nell’ordine del giudizio, ed è solo. La lotta della plastica che si piega, non
si spezza. Gli abiti di seta, labbra che non giustificano,
labbra che non macchiano, perché l’errore non esiste. Freddo dentro,
come il freddo fuori. Perché caldo è come male, la cicatrice,
la tua distinzione. Sangue per sporcare, per colorare. Sangue che
rimane, e non si ferma, e dimostra la tua vita. Bambole
ferme e composte. Felicità di plastica, una mano sicura che comanda e la
bambina che non si vede, quello specchio non riflette, quei
chili mai uguali contrapposti ai grammi inanimati. E la
voglia di violenza, quel dovere di recidere. La perfezione da mutilare, l’angoscia
del mutevole. Alice e il suo mondo, nell’inverno che non cola.
Per cosa si muore? Per cosa si vive? Cosa scegli? Il mondo
sottoterra. Alice sottoterra. Soffocare.
“Alice Sottoterra”
è il primo titolo dato ad “ Alice nel paese delle meraviglie”
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