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Autore: Nate__    17/04/2011    5 recensioni
N. B : Questa storia è di un sacco di tempo fa, l'amministrazione m'ha detto di dover mettere un' introduzione più lunga, perciò saltatemi, lo faccio per rispetto verso le altre storie che necessitano di recensioni. --- Ecco, la mia prima storia.
" Era abituata ad essere l'ultima arrivata.
Quell'anno era stata trasferita in circa quattro orfanotrofi. Ma lei non sapeva che il luogo in cui stava per alloggiare, era un posto davvero speciale. La Wammy's House. "
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Era abituata ad essere l'ultima arrivata.
Quell'anno era stata trasferita in circa quattro orfanotrofi. Ma lei non sapeva che il luogo in cui stava per alloggiare, era un posto davvero speciale. La Wammy's House.
<< Quanto manca? >>
<< Ancora qualche minuto. >>

Intorno a sè vedeva solo un bel panorama, nient'altro. Niente edifici, niente strutture. Niente di tutto ciò.
Non che fosse un tipo impaziente, anche perchè di pazienza ne aveva sempre avuta molta. Semplicemente, odiava viaggiare in auto.
Soprattutto, odiava i viaggi lunghi.
Quando la informarono che a breve avrebbe dovuto trasferirsi dall'Italia al Giappone, e dal Giappone all'Inghilterra, ebbe un sussulto: non era una ragazza particolarmente vivace, soprattutto non amava le polemiche. Decise quindi, di fare buon viso a cattivo gioco.
<< Quanti precisamente? La prego di essere il più preciso possibile. >>
L'autista non rispose. Come poteva sapere quanto tempo mancava esattamente all'arrivo?
Una cosa andava detta: era precisa, estremamente precisa.
Fortunatamente, prima che potesse avanzare altre domande, la macchina si fermò: erano finalmente arrivati.

                                                                                                                       ***

Scesero entrambi dalla macchina. Ad aspettarli c'era un signore distinto, che aveva l'aria di sentirsi a casa.
<< Finalmente sei arrivata. Benvenuta Tsunami. Vieni nel mio studio, ti spiegherò il perchè di questo trasferimento. >>
Tsunami entrò nell'orfanotrofio, e rimase colpita: non aveva mai visto qualcosa del genere. Tutti i luoghi in cui era stata non erano neanche lontanamente paragonabili alla Wammy's House.
Lentamente salì le scale e intravide una porta con una targa. In quest'ultima vi era scritto: "Direttore".
Tsunami entrò nella stanza.
<< Prego, siediti. >>
La ragazza si sedette come le era stato detto, senza fare il minimo rumore.
<< Tu saprai, che questo orfanotrofio non è come gli altri.. Te l' avranno detto questo no? >>
La ragazza fece cenno di no, con la testa.
<< Allora ti spiegherò tutto dall'inizio. Questo edificio, la Wammy's House, è stato fondato per tutti gli orfani che hanno abilità molto particolari. Una volta maggiorenni andranno via dalla Wammy's House. Perciò, quando sarai maggiorenne dovrai andare via da qui. >>

<< Che genere di abilità? >>
<< Bhè per esempio, c'è un ragazzo che se la cava egregiamente nello spionaggio. Oppure un altro che ha un quoziente intellettivo molto superiore rispetto alla norma. Sei stata trasferita qui, quindi, per sviluppare le tue capacità. So che anche tu sei molto silenziosa, e come spia te la cavi bene. So che sai suonare molteplici strumenti musicali, senza mai avere preso lezioni. So che sei molto forte da tutti i punti di vista. E so anche che sei molto intelligente.>>

<< Sì in effetti me la cavo.. >>
<< Dovrai sottoporti ad una serie di test di abilità intellettive prima di iniziare veramente a fare parte dell' orfanotrofio, ma vedrai che ti integrerai benissimo! >>

Tsunami sussurrò, quasi con un filo di voce:  << Sì certo, mi immagino.. >>

In quel preciso istante, entrò nell'ufficio un ragazzo alto, con i capelli rossi ed un videogioco in mano. Prima di tutto ciò però la ragazza notò i suoi occhiali: erano davvero strani, molto, molto strani.
<< Sì, dimmi Matt. E ti ho detto mille volte di bussare prima di entrare! >>
<< Bhè si il fatto è che ho finito le sigarette. Non è che potrebbe ..? >>

<< Mi auguro che tu stia scherzando. >>
<< Tu non ne hai vero? >> disse Matt, rivolgendosi a Tsunami, sorridendo quasi percettibilmente.
<< No. Il fumo mi fa schifo. >>
<< Pazienza. Comunque il mio nome è Matt piacere. >>

Il ragazzo tese la mano verso Tsunami. La strinse.
<< Tsunami. >> pronunciò il suo nome con una punta di imbarazzo e disprezzo. L'imbarazzo era dovuto alla situazione in cui si trovava.. Mentre il disprezzo era dovuto al suo nome. Al nome che le avevano dato i suoi genitori, che l'avevano abbandonata.
<< Ti chiami così? Originale. >>
<< Sì, direi di sì. >>

Il Direttore era allibito.
<< MATT! ESCI SUBITO DA QUESTO UFFICIO! E DOPO FAREMO UN BEL DISCORSETTO SUL TUO VIZIO! >>
Urlò la parola " vizio " con maggiore enfasi.
<<  Ok ok! Sto uscendo! E stato un piacere conoscerti Tsunami. >>
<< Anche per me lo è stato Matt. >>

Matt uscì.
<< Mi dispiace per questo inconveniente. >>
In realtà l'entrata di Matt non l'aveva turbata, anzi: il discorso del Direttore la stava annoiando a morte.
<< Penso che tu abbia capito come funziona qui. La tua camera è la 676. Sei da sola, non hai compagne di stanza. >>
<< Perfetto. >>
<< Ti accompagno alla tua stanza. >>
Lentamente Tsunami si alzò dalla sedia e, esattamente come si era seduta, fece attenzione a non provocare rumori: le davano molto fastidio.
<< Il pranzo và fatto all' una e mezzo, la cena alle otto e mezzo. Per quanto riguarda la colazione l'orario dell'apertura della sala mensa và dalle sette alle nove. E per finir.. >>

Roger non potè finire la frase che incontrarono per i corridoi un altro ragazzo. Questa volta era molto basso ed era un albino. Indossava un candido pigiama bianco, e aveva una grossa ferita che partiva dal labbro inferiore in giù.
Ad accompagnarlo c'era una signora vestita con un camice, che continuava a chiedere al ragazzo se la ferita gli facesse male, mentre gliela medicava più e più volte.
<< Near! Cosa è successo?? >> esclamò Roger, notando il sangue che macchiava la sua pelle candida.
<< Mello. >> disse il ragazzo.
<< Sì, Mello stava giocando a pallone fuori ed ha " accidentalmente " colpito Near. Sicuro di stare bene? Vuoi che te la rimedichi? Così, per essere sicuri. >>
<< No, stia tranquilla non è niente di grave. >>
confermò Near, simulando indifferenza.
<< Mi dispiace anche per questa interruzione Tsunami, mi dispiace davvero. Come avrai notato questo non è un orfanotrofio molto tranquillo. >> disse Roger, il quale stampò sulla faccia un sorriso falsissimo.
<< Non si preoccupi Signor Direttore. Comprendo perfettamente. >> rispose, simulando anche lei un fintissimo sorriso.
<< Tu sei la ragazza nuova giusto? >> esclamò Near.
<< Direi di sì. >>
<< Bel nome. Molto bello. E.. lasciati dare un consiglio: sta alla larga da un individuo con i capelli biondi, a caschetto>>
<< Cercherò di poter fare il dovuto. >>

Tsunami osservò meglio quel ragazzo così particolare.
Attorcigliava continuamente una ciocca di capelli, e i suoi occhi osservavano sempre un punto fisso, non erano mai sfuggenti.
Per circa qualche secondo entrambi cominciarono a fissarsi: l'uno era incuriosito dall'altro. In effetti Near fissava sempre così i nuovi arrivati, finchè non si ambientavano: non era quindi una situazione così strana per lui. Nemmeno Tsunami era stranita: fissava sempre le persone così, quando avevano grandi ferite.
<< Sali nella tua stanza e sistema le tue cose Tsunami. E' posizionata al sesto piano, seconda porta a sinistra. Ecco la chiave. >> esclamò Roger, imbarazzato da quell'improvviso silenzio.
<< Sì, credo sia meglio. Arrivederci a tutti. >>
Salì lentamente le scale, finche non intravide un cartello con scritto " Sesto Piano " .
Infilò la chiave nella fessura della seconda porta a sinistra e la aprì.
Era piuttosto carina come stanza, non troppo frivola, ma nemmeno troppo scialba. Non troppo piccola, ma nemmeno troppo grande. Perfetta.
Intravide uno specchio. Si osservò: era molto che non si specchiava. Notò grossi cambiamenti nel suo viso, e rimase sorpresa del suo cambiamento così radicale: i capelli ricci, molto scuri, le erano cresciuti a dismisura. Gli occhi color nocciola, erano di un taglio ancora più asiatico di quanto fosse mai stato. Ciò era molto strano dato che aveva entrambi i genitori di nazionalità italiana.
Appoggiati sul naso. gli inesorabili occhialoni neri, che, a dirla tutta, le donavano molto.
Che era davvero molto alta lo sapeva già.. L'aveva notato confrontandosi con l'altezza delle persone che le erano vicino.
Il naso era un pò più grande rispetto a prima, mentre la bocca era molto ampia, e rossa. Molto rossa.
Era cambiata. Non c'era nulla da fare. Faceva parte della crescita, e non poteva fermare lo scorrere inesorabile del tempo.
















Note.

















OOOOOOOOK! Questa è la prima volta che scrivo quindi siate gentili nelle recensioni ok? Anche se la mia storia è una cacca non siate troppo brutali.
Grazie comunque a tutti per essere arrivati fino a qui
!
   
 
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